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Autore: Jane41258    23/07/2013    17 recensioni
Sasuke festeggia il suo compleanno con una cassa di liquore, sigarette e decine di foto dei compleanni precedenti che raffigurano Naruto. Decide di farne un album che racconta la storia di un grande amore, un grande amore rovinato dallo stesso Sasuke. Sasuke che è maledetto.
“Non sei divertente dobe”
Naruto ridacchiò ancora.
“Io mi sto divertendo un botto a vederti cagare addosso. Sai uno nelle mie condizioni deve sapersi divertire con poco.
“Goodbye my lover.
Goodbye my friend.
You have been the one.”
Naruto strinse la mano di Sasuke e i suoi occhi azzurri si fecero tristi.

Fic per il compleanno di Sasuke, partecipa all'iniziativa ononima del Kizuna XD.
AUGURI TEME ♥
Genere: Drammatico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Intro: Questa fic è stata scritta per il compleanno del culo di papera, Mr Sasuke Uchiha ♥ e per l'iniziativa ''Il compleanno di Sasuke'' del forum Kizuna.
Ma soprattutto per Sasuke ♥ ♥ ♥ AUGURI TEME ♥!
E' partita questa cosa come una love comedy raccontata tramite raccolta di flashback sui compleanni, ma il capitolo di Naruto 640 col suo SasuNaru intenso e iperangst ha rimescolato le carte della mia ispirazione ;D
Quindi la storia è angst da strapparsi le vene.
Contiene influenze stilistiche della mia Vivi per i Vivi e La sottile linea rossa e di Let's open the Doors di Istant, è completamente ispirata a Goodbye my lover di James Blunt con l'ausilio dell'acolto di altre canzoni durante la stesura dal repertorio di Evanescence e di Now We are Free di Enya ed è CAUSATA dall'ultimo capitolo di Naruto, il 640.
Noticine per la comprensione:
-il Mou Tai è un liquore cinese di 75 gradi
-La formattazione sottolineata e STAMPATELLO che troverete a un certo punto è per riprodurre esattamente come Naruto ha scritto un biglietto
-il washlet è un misto hitech made in Japan tra WC e bidet, googlatelo perché è LOL
-non considero Hinata grassa ma bellissima. Hinata è grassa solo dal punto di vista geloso e rosicone di Sasuke.



Il telefono cellulare suona, le note di Goodbye My Lover di James Blunt si diffondono nell’aria, Sasuke afferra l’apparecchio, lo stringe e preme quasi alla cieca il tasto di chiusura-chiamate.

È il ventitré luglio, è il compleanno di Sasuke e Sasuke si è organizzato per una festa personale: lui, le sigarette, una cassa di bottiglie di Mou Tai d’importazione e Naruto.
Naruto è ovunque su quel divano lussuoso ma disordinato e decadente, il suo sorriso meraviglioso è impresso su decine di fotografie. Sono foto soltanto dei compleanni di Sasuke, ma Naruto appare in quasi tutte. Forse nel pomeriggio andrà da lui, se riuscirà a reggersi sulle proprie gambe, intanto si accontenta di riordinare le foto che lo ritraggono. Ha deciso di farne un album, cui in seguito avrebbe dato fuoco.
In questo momento centinaia di Naruto lo stanno guardando augurandogli un  bellissimissimo compleanno, dattebayo!, Sasuke sorride appena, prende un sorso di liquore e biascica un “Grazie'’ confuso.
Prende l’album su cui ha deciso di incollare le foto, ancora deve scegliere quella per la copertina. Lo sguardo crolla sulla foto del dodicesimo compleanno: Naruto è appeso con il braccio sinistro al collo di Sasuke e con la mano destra sta tentando di solleticarlo per farlo ridere, Sasuke tiene le braccia incrociate e la schiena diritta, determinato a mostrare la sua indifferenza a Naruto.
“Rappresentativa, neh, usuratonkachi?”


23 luglio 2000

Sasuke guardava scorrere il paesaggio, gli alberi e i campi tutti uguali. Quel giorno sua madre l’aveva portato al mare, gli aveva permesso di stare in acqua tutto il tempo che voleva e gli aveva persino comprato un gelato. Era evidente che avesse cercato di rendere speciale qual giorno perché era il compleanno di suo figlio. Sasuke odiava i compleanni in realtà, ogni volta che spegneva le candeline, era un anno in più senza Itachi, Itachi non avrebbe potuto più spegnere nemmeno una candelina quindi nemmeno Sasuke lo avrebbe fatto, non volentieri.

Non si era divertito nemmeno al mare in realtà, pensò salendo le scale svogliatamente e gli toccava anche farsi lo shampoo. Menomale che aveva tutto il tempo e la privacy che voleva, a quanto pare suo padre era d’accordo con lui sull’intenzione che nessun compleanno fosse festeggiato dalla morte di Itachi, così ogni 23 luglio si prendeva un giorno intero per andare in montagna.
Seguì sua madre nell’ingresso, pregustandosi il bagno fresco, quando il mondo lo aggredì.
“AUGURI SASUKE-KUN! AUGURI!”
Sakura Haruno era una sua coetanea che conosceva da prima della morte di Itachi e che si definiva la sua migliore amica. Sasuke sospettava che avesse pure una cotta per lui giacché ultimamente per farsi notare si copriva di ridicolo. Ad esempio, in quel momento, indossava un vestito troppo corto e si era truccata coi trucchi quasi sicuramente della madre.
Naruto Uzumaki, altro autodefinito suo migliore amico, gli saltò sulle spalle da dietro.
“SORPRESA! AUGURISSIMI TEME DÌ BELLISSIMISSIMO COMPLEANNO, DATTEBAYO!”
Poi tanti altri compagni di classe, che Sasuke in quel momento vedeva come personificazioni del concetto d’irritazione violenta, lo circondarono per dargli i loro auguri.
Ino riuscì stampargli un bacio sulla guancia.
A quanto pare gli avevano organizzato una festa a sorpresa.
Sasuke si lasciò abbracciare da tutti senza ricambiare e senza reagire, dopodiché si rivolse a sua madre “Che significa questo?” disse con fredda durezza.
“I tuoi amici mi hanno chiesto se potevano organizzarti una festa a sorpresa qui ed io ho detto di sì!” rispose la donna e sorrise amabilmente, chiudendo gli occhi e creando due fossette sulle guance.
Il salotto era addobbato per quella che sembrava una festa di compleanno di tre anni, con palloncini decorati coi pennarelli, e il tavolo era pieno di coca-cola, patatine e pasticcini.
Banale.
“Chi ti ha accordato il permesso?” chiese il ragazzo alla madre.
“Io stessa, ovviamente, essendo la padrona di casa e tua madre!” affermò Mikoto senza smettere di sorridere “E ora su su, divertiti con loro, io vado in cucina!”
Sasuke seppe che era un ordine.
“Iniziamo a mangiare!” propose Naruto e tutti seguirono il consiglio. Il padroncino di casa era a disagio e seguì il suo amico biondo. Naruto era difficilmente descrivibile, la definizione che più riusciva a cogliere la sua essenza era “Usuratonkachi”, un piccolo martello inutile ma insistente come nient’altro al mondo. Era anche colorato, sorridente e luminoso, era l’inverso di Sasuke, che da quando aveva perso Itachi aveva il buio dentro.
“Tieni, teme!”
Naruto ficcò un pasticcino in bocca a Sasuke, facendogli spalancare gli occhi per l’improvviso senso di soffocamento. Inoltre quel coso faceva schifo, sapeva di acqua di fogna.
“L’ho fatto io, ti piace Sasuke-kun?”
“No, è orribile'’ rispose Sasuke e sputò il pasticcino nella mano di Naruto, che senza nessuna esitazione se lo mise in bocca e lo ingoiò.
“CHE SCHIFO!” Sakura gli fece girare la faccia dall’altra parte con un poderoso ceffone, Sasuke liquidò il gesto con un “Coglione
 ma si umettò le labbra non sapendo distinguere cosa stesse provando davanti a quella scena grottesca.
Alla fine Naruto travolse tutto come al solito, proponendo di cantare tutti insieme. Le voci stonatissime e infantili si levavano in disordine, ognuno urlando una canzone diversa.
Sakura iniziò a cantare la sigla di Kodomo no Omocha, Naruto una canzone di qualche cartone animato che Sasuke non conosceva. Sasuke non sapeva cosa cantare e Naruto all’improvviso propose di giocare a carte.
“LE FOTO! LE FOTO!”
Sasuke si lasciò fare decine di foto, ma non sorrise mai.
“Sakura! Sakura-chan, scatta, ci penso io a far ridere questo musone!”
Naruto lo abbracciò e tentò di fargli il solletico, ma era lui a ridere e non Sasuke. Se non fosse stato tanto stupido da non vergognarsi delle proprie emozioni avrebbe riso anche Sasuke, il solletico non gli faceva nulla ma la faccia concentrata e divertita di Naruto era divertente e il suo sorriso era bellissimo.
Quando Sakura scattò la foto, Sasuke aveva le braccia incrociate e sembrava completamente indifferente a Naruto.


Sasuke non ricorda bene, ma sa che non era assolutamente indifferente a Naruto. Naruto gli era entrato dentro dal primo momento in cui si erano visti e gli era stato vicino nei momenti peggiori della sua vita, tranne questo che sta vivendo in questo momento. Tra lui e Naruto c’è un legame tanto intenso da essere fisico, come una corda che lega due guinzagli.
Quando uno si allontana, l’altro si sente soffocare e tirare.
Sceglie come prima foto del suo album quella in cui Naruto gli ha salvato la vita.


23 luglio 1996

Sasuke piangeva, non faceva altro che piangere in quell’anno.
Aveva perso il suo fratellone, perché? Nessuno voleva dirglielo. “Una brutta malattia” aveva spiegato brevemente il padre e si era rifiutato categoricamente di dire un’altra parola.
Sasuke era terrorizzato dall’idea che prima o poi questa brutta malattia prendesse anche lui e lo uccidesse, ne era terrorizzato ma nel frattempo sperava quasi di morire in modo da raggiungere Itachi.
Non aveva festeggiato il suo compleanno, perché Itachi non poteva farlo, ma Naruto e Sakura erano andati a casa sua. Sasuke non aveva avuto nemmeno la forza di cacciarli e così si era ritrovato sul letto nell’abbraccio di Sakura e con le mani strette a quelle di Naruto.
“Voglio morire'’ confidò all’improvviso ed era mortalmente serio. La prossima volta che sarebbe andato al mare avrebbe camminato nell’acqua fino a essere ricoperto e morire. Quando aveva visto quella scena in un film, ne era stato terrorizzato ma subito affascinato.
Sua madre gli aveva detto che Itachi brillava in cielo con le stelle, se Sasuke fosse morto, sarebbe andato pure lui insieme alle stelle e a Itachi.
“Sasuke-kun!” Sakura singhiozzò “E noi?”
“Se muori tu, Sasuke, moriamo anche noi, staremo sempre insieme ovunque, ti ricordi quando l’abbiamo detto?” rispose Naruto con un sorriso naturale e “Preferirei stare insieme vivi, però” aggiunse.
Sasuke si rivolse soltanto a Naruto.
“Ci sarai sempre?”
“Sì, teme-chan” rispose Naruto sicuro “Te lo prometto!”
“Io vivo ma ci devi stare anche tu” rispose Sasuke aggrottando le sopracciglia.
“Te lo prometto”
Sasuke si sentì come quando sua madre lo prendeva in braccio, una dolce tranquillità gli lenì di pochissimo le ferite brucianti del lutto.
Voleva a Naruto tanto tanto bene.
Sakura scattò una foto con la macchinetta usa e getta per bambini e li abbracciò entrambi mormorando che li amava.


Sasuke sfiora la foto che ha incollato alla pagina dell’album, gli piacerebbe che Naruto avesse potuto mantenere la promessa ma lui non gliel’ha permesso.
Il telefono squilla di nuovo e Sasuke lo lascia squillare
“...You have been the one for me. I'm so hollow, baby, I'm so hollow. I'm so, I'm so, I'm so hollow...”
Sasuke aspetta che il telefono smetta di squillare, poi guarda distrattamente lo schermo: ventitré chiamate senza risposta.
Tenere quella canzone come suoneria è proprio farsi del male, ma è quello che Sasuke vuole.  Prende un’altra foto per il suo album, lui e Naruto si stanno baciando, è il suo quattordicesimo compleanno.


23 luglio 2002

Non sapeva nemmeno perché si fosse lasciato convincere a passare la sera del suo compleanno alla “Festa di mezza estate'’, una scusa per ubriacarsi, sfondarsi di canne e scopare, messa su ogni anno dai rappresentanti d’istituto dell’Istituto Privato di Istruzione Secondaria di Konoha.
Sasuke si era adeguato alla plebaglia che si dimenava imbestialita al centro della discoteca solo per quanto riguardava l’alcool, rifugiandosi su una panca del privé.
Sakura aveva avuto la sua stessa idea dopo che uno di quarto aveva provato a toccarla di forza.
“Vammi a prendere altri due cocktail, è il tuo turno”
Si stavano alternando per andare a comprare da bere, anche se Sasuke, da bravo ragazzo Uchiha, era l’unico a pagare.
“Che cocktail?”
“Boh scegli tu”
Le mise tre banconote in mano.
“Non ci mettere un anno”
Sakura si alzò e si allontanò barcollando.
Naruto quella sera non era con loro, si era trovato una puttana... ops fidanzata, stava ballando con lei. Sasuke non capiva cosa Naruto ci trovasse nelle femmine.
Ok, a un certo punto della vita ti innamoravi di loro e servivano per fare sesso, ma Sasuke pensava che l’amore e il sesso fossero sostanzialmente una chimera che illudeva le masse, l’oppio dei popoli. Il sesso, come gli aveva spiegato suo padre, era necessario per riprodursi e sembrava piacere a molte persone, ma trovava assurdo che alcuni lo mettessero al centro della vita. Insomma quanto potevano valere una ventina di minuti di piacere alle parti basse? L’amore invece per lui era semplicemente un mito, come si poteva dire di amare una persona e poi lasciarla e subito dopo mettersi con un’altra? Una persona che si diceva innamorata per lui era solo una che elevava in maniera fraudolenta i propri sporchi istinti a sentimenti divini, per superbia, come Naruto che sosteneva di amare Hinata.
Solo si chiedeva che istinti dovesse mai elevare Naruto, dato che era un bambino.
Sasuke era sicuro che lo facesse per sentirsi grande, per adeguarsi alla massa e per questo gli faceva schifo, perché era conformista. Se poi lo mollava da solo in una discoteca per giocare ai grandi con quella sgualdrina allora gli faceva proprio girare i coglioni.
Guardò Sakura che stava venendo con due cocktail in mano e due stretti tra l’avambraccio e il petto come un angelo salvatore.
La ragazza posò i bicchieri sul tavolo e si sdraiò sulla panca.
“È andata”
Sasuke bevve i suoi cocktail e rubò anche quelli di Sakura, tanto non poteva farle che bene a non farla bere ulteriormente.
Si sdraiò sulla sua panca e chiuse gli occhi.
“OH SIETE QUI! AVI ABBIAMO CERCATO PER TUTTO IL TEMPO!”
La voce molesta di Naruto lo ridestò, Sasuke si mise a sedere. Guardò Sakura aggrappata ai bordi del tavolo col viso verdastro ed empatizzò con lei.
Naruto li abbracciò entrambi.
“Ecco amici, questa è la famosa Hinata”
Sasuke alzò gli occhi verso una ragazza mora e pallida, con gli occhi che sembravano smacchiati dalla candeggina e le tette grosse.
“Bellissima, neh Sas’ke?”
La sua onestissima opinione era che quella ragazza fosse una patata lessa.
“Con un cuscino in faccia magari” rispose biascicando. Non si sentiva più la faccia e la lingua.
“Ma che dici Sasuke-kun? È bellissima e ha le tette più grandi delle mie'’
protestò Sakura poggiando la fronte sul tavolino.
“Temeeee! Chiedi subito scusa alla mia fidanzata!”
Hinata era diventata rossa e aveva abbassato lo sguardo. Ogni tanto sembrava voler parlare ma apriva bocca e non diceva niente. Strinse le dita attorno al braccio di Naruto e Sasuke si irritò ancora di più.
“Se ti attacchi addosso un altro po’, lo schiacci con il tuo grasso, cicciona”
“Sas’ke, ti avverto, sto per perdere la pazienza”
“N-Naruto-kun, è ubriaco, lascia stare'’
Hinata gli aveva parlato nell’orecchio.
Quando Sasuke ribatté “Non sono io che sono ubriaco, sei tu che sei una troia”, entrambi i ragazzi avevano già perso la pazienza.
Si aggredirono simultaneamente, rovinando a terra al lato del tavolo.
“Naruto-kun!”
Sasuke, vulnerabile per l’ubriachezza, ebbe presto la peggio e incassò ben tre pugni in faccia prima di reagire, poi afferrò maldestramente i capelli di Naruto.
“Naruto-kun”
Quella balena era insopportabile.
Naruto scosse la testa e schiaffò una manata in faccia all’amico, Sasuke approfittò che si reggesse a terra con una mano sola per ribaltarlo-. Ora era lui sopra. Continuò a tenergli i capelli con una mano mentre con l’altra si teneva a terra, poi pensò bene di tirare un pugno utilizzando la mano di sostegno. Non riuscì nemmeno a caricare il colpo che crollò su Naruto.
Sentì bollire dentro, le labbra e le guance divennero caldissime.
Per sbaglio era caduto con la bocca su quella di Naruto: il suo primo bacio.
In quel momento non ebbe il minimo problema che Naruto fosse un maschio, le sue labbra erano calde e morbide e i suoi occhi spalancati erano semplicemente i meravigliosi. Era la persona con gli occhi più belli che conoscesse.
Sasuke già bruciava dentro ma cercò ancora calore dalle labbra di Naruto, schiuse la bocca e le succhiò.
Gli batteva fortissimo il cuore.
Era così emozionato che vedeva tutto vorticare, così chiuse gli occhi e si affidò alle mani. Gli accarezzò il viso, le spalle e un po’ di petto. Era così bello da sentire sotto i palmi.
Naruto inizialmente provò con forza a respingerlo poi, forse si rassegnò, forse piaceva troppo anche a lui quello che stavano provando, lo abbracciò stretto e rispose goffamente al bacio.
Sasuke tremò sotto la scarica di pura beatitudine che gli trasmetteva la lingua di Naruto e assestò il suo peso per poter continuare a tempo indeterminato, ma l’amico ritirò la propria bocca e rise.
“Sei ubriaco Sasuke, è meglio che ce ne torniamo a casa”
Sasuke guardò un po’ inebetito i bellissimi occhi azzurri e annuì.
Sakura doveva essere collassata sul tavolo, di Hinata non c’era traccia lì intorno.
Non si scoprì mai chi aveva scattato la foto, ma due giorni dopo tutta la scuola aveva visto quel bacio.



Deve ammettere che la sua tolleranza all’alcool è aumentata, pensa Sasuke succhiando il collo della bottiglia come fosse un cazzo. Ingoia cinque sorsi di Mou di seguito, poi si sdraia sul divano. La realtà tutt’intorno è psichedelica.
Sasuke si assesta tra le foto e sbuffa guardando il soffitto. Ha intensi impulsi di vomitare e di piangere, tanto che respira a fatica.
Non avevano più parlato di quel bacio per anni, archiviandolo come una cazzata adolescenziale da serata troppo alcolica. Peccato che Naruto non avesse bevuto nemmeno una birra e che Sasuke avrebbe ripetuto quell’esperienza dieci volte il giorno e da lucido, ad ogni modo non avevano avuto voglia di approfondire. O forse era Sasuke a non aver voluto approfondire e Naruto si era adeguato ai suoi comodi, come sempre.
Sasuke cerca alla cieca un altra foto e si ritrova con uno scatto di loro due sdraiati sulla sabbia, Naruto con il braccio alzato che scattava.


23 luglio 2004


Abito completo celeste in cotone, camicia bianca, scarpe nere lucide, profumo di marca, orologio di zio Madara, ciondolo di suo padre con lo stemma degli Uchiha, ... cosa gli mancava?
Sasuke si guardò davanti allo specchio, era esteticamente decente ma aveva la sensazione che qualcosa non andasse.

“Cosa fai ancora lì Sasuke?”
La voce di suo padre lo riscosse.
“Ehm...” si sarebbe reso ridicolo a fare a Fugaku una domanda del genere ma era l’unico in casa a quell’ora “Sto bene, padre?”
“Sei un figurino Sasuke, anche se non hai il fascino di tuo fratello” rispose l’uomo storcendo un po’ la bocca “Dipende chi devi vedere'’
“Uhm Naruto” rispose onestamente Sasuke.
“E per quel tizio tutte ‘ste preoccupazioni? Ti ha visto in pigiama. E poi che è, la tua fidanzatina?”
Fugaku emise una risata sbrigativa simile a un colpo di tosse e continuò “Scendiamo che ti accompagnò’
Sasuke lo seguì immediatamente.
Non aveva più festeggiato il suo compleanno dalla festa a sorpresa dei dodici anni e non aveva intenzione di farlo più, ma non stava andando a festeggiare quella sera, stava solo uscendo con Naruto. Uscita tra amici, semplice e lineare.
Perché era stato un’ora a prepararsi, allora?
Forse la data aveva influito un pochino.
Fugaku seguì le indicazioni del figlio e lo accompagnò fino alla Conchiglia Rosa, la pizzeria in cui aveva appuntamento con Naruto.
“All’una ti vengo a prendere qui. Se non ti fai trovare torni a piedi”
Sasuke annuì e salutò con la mano.
Si girò verso i tavoli ma non fece in tempo a muovere un passo che “TEMEEEEEE!” Naruto lo abbracciò da dietro. Era cresciuto, il suo petto era diventato ampio e duro e le braccia forti quasi quanto quelle di Sasuke.
“Auguri!” e  gli stampò un bacio sulla guancia.
Sasuke sentì il contatto di quelle labbra molto più umido di quello che era in realtà e la guancia e l’orecchio avvampare di calore.
Reagì male.
“E lasciami!”
Lo spinse via con tale forza da fargli fare qualche passo indietro, ma Naruto non sembrò restarci male, anzi tornò ad abbracciarlo, frontalmente.
“Sarà un bellissimissimo compleanno, dattebayo!”
Sasuke non ebbe la forza di scacciarlo di nuovo, si limitò a rimanere fermo e borbottò “Non festeggio nessun compleanno, non senza Itachi”
“Non stiamo festeggiando, stiamo uscendo a cazzeggiare'’ rispose Naruto sorridendo.
Sciolse l’abbraccio e raggiunsero uno dei tavolini, attorno al quale si sedettero per aspettare il cameriere con il blocchetto ordinazioni.
Naruto prese il menù e subito scelse: “Ramen al maiale, pizza con patatine e wurstel, patatine, Coca Cola, sashimi, dango e tè!”
Sasuke fece una breve smorfia disgustata e optò per un’insalata e una bottiglietta d’acqua.
Il sole calò mentre cenavano, mangiando e giocando. Naruto era veramente infantile e un gran maleducato a tavola, si sporcò il mento e la maglietta e non contento cominciò a lanciare pezzi di cibo a Sasuke.
Sasuke lo trucidò con lo sguardo e Naruto scoppiò a ridere, con uno spaghetto che pendeva dall’angolo della bocca.
“Vediamo di inaugurare questa macchina fotografica digitale'’
“Eh?” Naruto smise di ridere ma tenne la bocca aperte in un’espressione di stupore e perplessità.
Sasuke aprì velocemente la tracolla e CLICK!
Naruto protestò subito “Mi hai preso a tradimento!” puntandogli contro le bacchette minacciosamente ma era evidentemente divertito, infatti si tradì sorridendo e chiese “Che figata, te l’ha presa tuo padre alla fine? Me la fai toccare?”
“Certo...” Sasuke ghignò “...che no! Nemmeno morto.”
“Oh, che palle! Daidaidaidai!”
“No!”
“SASUUUUUKE!”
Naruto si sporse avanti facendo ballare il tavolino nel tentativo di colpire l’amico, in risposta Sasuke prese il bicchiere pieno di coca cola e lo scosse in modo da scagliare il contenuto sul viso di Naruto.
“Ma sei un bastardo!” Naruto si alzò, voltò le spalle e iniziò ad allontanarsi teatralmente.
Sasuke incrociò le braccia e sorrise. Era da tanto che non si divertiva così al suo compleanno, da quando suo fratello...
Naruto continuò ad allontanarsi e per un attimo a Sasuke venne il dubbio che fosse arrabbiato sul serio che forse lui avrebbe dovuto fare qualcosa come ad esempio andargli a chiedere scusa, ma Naruto si girò e aveva un broncio divertito.
Tornò indietro da lui correndo.
“Stavo scherzando” gli comunicò sorridendo.
“Immaginavo” rispose Sasuke calmo.
“Non ti sei degnato di alzare il regal fondoschiena eh, mi avresti lasciato andare via” scherzò l’amico con un tono fintamente sconvolto.
“Non mi metto mica a inseguire la gente, io” bofonchiò Sasuke, si alzò e propose di pagare il conto.
Raggiunse la cassa con Naruto che gli urlava cazzate nell’orecchio, divertito.
Negli anni successivi avrebbe voluto tanto ricordare tutte le parole, tantissime, che gli aveva detto Naruto, ma tutto ciò che gli era rimasto impresso la maggior parte delle volte era la sua voce calda, sempre felice e straripante d’amore.
Pagò il conto anche per Naruto, che girava sempre senza soldi, poi accettò con un cenno della testa  emotivamente avaro di andare a fare un giro sulla spiaggia.
Il ragazzo biondo si spogliò subito e si tuffò in acqua.
“Cretino, hai appena mangiato!”
“Cretino ci sarai tu che con questa bell’acqua te ne stai ad ammuffire a riva”
Sasuke sbuffò e imitò l’amico, piegò bene i suoi vestiti e pregò che a nessun passeggiatore notturno venisse la geniale idea di fare uno scherzo poco divertente, dopodiché avanzò nell’acqua fino alla vita.
“Sasukeeee!” Naruto si avvicinò con la grazia di un ippopotamo impazzito, poi volontariamente si tuffò in maniera da creare più schizzi possibili. Un ondata investì Sasuke bagnandolo completamente.
“Ti odio” reagì lui, guardandolo male.
Naruto si bloccò un secondo, poi si aprì nell’ennesimo sorriso “Lo so che non è vero! E tanto mi dovrai sopportare per tutta la vita comunque!”
A Sasuke venne l’impulso improvviso di abbracciarlo. Non lo fece perché da quando era morto Itachi, Sasuke non abbracciava nessuno e anche perché erano nudi.
Era vero che Naruto gli era sempre stato vicino. Aveva mantenuto la promessa e non aveva mai chiesto nulla in cambio. Tante cose erano capitate nella vita di Sasuke, aveva perso suo fratello, i suoi genitori si erano separati, lui stesso stava cambiando tanto che stentava a riconoscersi e non sapeva in che direzione sarebbe andato. La sua unica sicurezza era che Naruto c’era sempre stato, l’aveva aiutato sempre oltre ogni limite umano e ci sarebbe stato in futuro.
Qualsiasi direzione avrebbe preso, Naruto sarebbe stato con lui e quella certezza bastava per far reggere in piedi Sasuke nonostante tutto. Naruto non se ne sarebbe mai andato -l’aveva promesso- e lui non sarebbe mai stato così pazzo da mandarlo via.
Molte volte si era chiesto perché Naruto si prodigasse tanto, lui non l’aveva mai abbracciato ma Naruto lo abbracciava tutti i giorni senza mai fare accenno al fatto che non venisse ricambiato, Naruto gli sorrideva sempre e gli andava sempre dietro, quando Sasuke preso da scatti di ira o di tristezza gli si rivolgeva contro. Stava spendendo tutta la sua vita al suo fianco senza chiedergli nulla.
“Perché?” chiese all’improvviso, mentre camminavano con l’acqua che gli lambiva le cosce nude.
“Perché cosa?” chiese Naruto guardando la luna, ma Sasuke sentiva che l’altro aveva capito.
“Perché fai tanto per me, sempre...” mormorò Uchiha sentendo la voce morire in gola.
Naruto si fermò e si girò fronteggiandolo, allungò un braccio e gli scostò la frangia di capelli neri dagli occhi.
Sorrise.
“Perché io...”
Lo guardava come se fosse la cosa più preziosa del mondo e Sasuke si sentì amatissimo. Era bello.
“... sono tuo amico”
Nessun urlo o schiamazzo, nessun dattebayo, la sua voce era insolitamente calma, profonda e seria.
Ma nessun altro avrebbe potuto dare quella risposta, solo Naruto.
Sasuke dischiuse la bocca, stupito da tanta semplicità e sentì il cuore battergli talmente forte da rendergli il respiro irregolare.
Non poteva trattenere l’intensa emozione che gli stava scoppiando dentro, così si slanciò ad abbracciare Naruto. I corpi nudi cozzarono e le braccia li strinsero tra di loro.
Anche il cuore di Naruto batteva fortissimo.


Sasuke rotola giù dal divano e finisce a terra. Mentre si rialza si accorge che ha sparpagliato tutte le foto e ne ha stropicciate alcune.
Un panico irrazionale lo coglie, è come se avesse appena ucciso qualcuno, sente le viscere contrarsi per il terrore e il senso di colpa.
Raccoglie tutte le foto e le stende febbrilmente.
Finisce la bottiglia di liquore, si alza ruotando i piedi, per reggersi in piedi. Raggiungere il pacchetto di sigarette sul tavolo sembra un’impresa omerica. Artiglia la spalliera di una sedia e la usa come sostegno, così riesce nella sua missione. Impiega cinque tentativi per accendersi una sigaretta.
Il fumo sembra più aspro del solito e gli fa riempire gli occhi di lacrime. Qualcuna cola dagli angoli e gli riga le guance.
È in stato confusionale, ma riesce ad attaccare tre foto all’album. Ne nota una apparentemente normale, con lui, Naruto e Sakura in posa per una replica di una foto di gruppo che hanno fatto a tredici anni. Sakura sorride e mostra il segno della vittoria, Sasuke sembra lì per caso e Naruto abbraccia caloroso entrambi.
Con il pollice l’uomo sfiora il viso del suo migliore amico, quella foto immortala l’inizio della fine.


23 luglio 2005


“Sorridete TUTTI” intimò Kakashi-sensei e rimase a fissare Sasuke aspettando che almeno incurvasse gli angoli della bocca in un’espressione almeno serena, ma quando divenne chiaro che Sasuke avrebbe mantenuto quell’espressione di seccata indifferenza il fotografo non s’interessò oltre e scattò la fotografia.
In realtà non è che fosse proprio un fotografo, era l’insegnante di arti marziali di Sasuke e si era affezionato anche a Naruto e Sakura. Trattava i tre ragazzi come fratellini minori.
Quella sera Kakashi-sensei aveva organizzato un’uscita di gruppo e Sasuke, benché riluttante, si era lasciato convincere. Gettò l’ennesimo sguardo a Naruto, che quella sera aveva un aspetto insolitamente affascinante e curato: aveva indosso un paio di pantaloni jeans neri a pinocchietto, una camicia arancione a maniche corte di marca, sandali di cuoio e aveva sistemato i capelli con il gel. Profumava persino di sandalo, fragranza preferita di Sasuke, anche se in realtà come odore in generale preferiva quello della pelle naturale di Naruto.
Era quello che in gergo si diceva un gran bel pezzo di manzo.
Sasuke non era turbato dal guardare Naruto in quel modo, da mesi ormai aveva capito di essere orientato verso il suo stesso sesso, era quasi più perplesso dalla cura insolita dell’aspetto dell’amico, solitamente disinteressato all’estetica.
Senza rendersene conto i due ragazzi avevano allungato il passo e stavano camminando a una cinquantina di metri da Kakashi-sensei e Sakura.
Naruto ciarlava di cose senza senso come al suo solito, Sasuke guardava in cielo alle stelle.
“...’nnamorato di te'’
“Cosa?”
Sasuke aveva colto solo l’ultimo stralcio del delirio dell’amico e aveva capito una cosa assurda.
Guardò Naruto pretendendo spiegazioni con lo sguardo.
Naruto lo sorpassò, si girò verso di lui e gli piazzò un bacio sulla bocca dischiusa.
“Hai capito ora?”
Il cuore di Sasuke era imbizzarrito, il ragazzo non riusciva a pensare lucidamente. Se aveva capito quello che stava succedendo anche per un misero dieci percento, era una catastrofe.
“No, spiegati meglio...” espirò “... a parole”
“Sas’ke, credo... anzi no, è sicuro... io sono gay, anzi no credo di essere te-sessuale ahahah, vedi Sasuke non mi ricordo un giorno in cui non sia stato innamorato di te. Ecco sì, ti amo. Ho provato a farmela passare, a uscire con qualche ragazza, ma niente: tutto inutile. Mi sa proprio che sono rimasto fregato, mi sa proprio che sei l’amore della mia vita”
Naruto lo guardava con la bocca aperta come un neonato, gli occhi azzurrissimi spalancati e le guance arrossate.
Sasuke impiegò cinque secondi per razionalizzare quello che gli era stato detto e si sentì piccolissimo e indifeso come un uomo davanti a uno tsunami di cinquanta metri.
Si era fatto cullare dal suo legame con Naruto ed era stato cieco di fronte a come stava diventando, immenso e pericoloso, come un gigante privo di raziocinio.
“No”
“Sìsì, va bene, restiamo amici” propose Naruto grattandosi la testa nervoso e ridendo “Non ti stavo chiedendo di...”
“Intendo basta. È finito tutto. Dobbiamo troncare”
“Cosa?”
La voce di Naruto risultò bassa e debole come un pigolio, era anche un po’ spaventata.
“Il nostro legame, dobbiamo reciderlo prima che sia tardi”
“T-tardi?”
L’ultima domanda di Naruto risuonò carica di dolore e dal tono un po’ instabile come se il ragazzo stesse per crollare a pezzi fisicamente.
Sasuke prese un respiro profondo e iniziò a tremare leggermente. Era scosso, ma doveva farlo.
“Naruto io... io non sono una persona normale. Quando amo veramente qualcuno e lo perdo impazzisco, non riesco a continuare a vivere, quindi ho deciso di non amare nessuno. Ci sono già capitato con mio fratello, sembrava un paradiso il mio rapporto con lui, lo amavo tantissimo e mi ero illuso che saremmo rimasti insieme per sempre, poi lui morì. E io ancora sto crepando di dolore, quanti anni sono passati? Dieci. Non posso permettermi di vivere di nuovo una cosa simile”
Naruto fece un passo avanti e gli afferrò la mano destra, stringendogliela dolcemente.
Sorrise rassicurante e mormorò “Non me ne andrò Sasuke, te l’ho promesso”
“Non tutto dipende dalla nostra volontà, Naruto. Ogni legame è solo l’anticipazione di una perdita. Niente dura per sempre.”
Sasuke chiuse gli occhi, per cercare nel buio un po’ di conforto.
“Ma Sasuke, noi abbiamo già un legame, perché proprio ora ti metti a...”
“Noi siamo amici. L’amicizia è un legame forte e spezzandolo ci staremmo male per un po’ ma l’amore e il legame di sangue sono a un livello superiore. La fine di un legame del genere ti uccide dentro. Sono stato già fortunato a sopravvivere una volta”
Naruto iniziò ad arrabbiarsi visibilmente. Quando si arrabbiava l’azzurro dei suoi occhi sembrava più chiaro e teneva le arcate dentarie premute violentemente tra loro, quasi ringhiando come un animale in gabbia.
“Hai paura” affermò sprezzante.
“No, sono solo più intelligente della media” rispose Sasuke.
“Ma se ti amo e restiamo amici non va bene lo stesso? Non succederà mai ma se ci separassimo sarei l’unico a soffrire di più”
Naruto si stava disperatamente arrampicando sugli specchi, ma Sasuke per buttarlo giù dovette arrampicarsi ancora più su.
“Il solo fatto che tu mi ami muta la natura del rapporto” Sasuke era triste ma deciso, certo che stesse prendendo la decisione migliore.
“Non mi arrenderò mai, Sasuke, ti promisi che ci sarei stato per sempre per te e così sarà. Punto.”
Naruto strinse la mano destra a pugno e si batté il torace all’altezza del cuore.
“È finita, Naruto. Punto.”


Sasuke ha un dolore fortissimo che parte dall’occhio destro e si irradia per tutta la testa. Lo stomaco gli si rivolta e vomita sul tappeto persiano di zio Izuna, beve ancora, vomita ancora.
Senza curarsi di pulire gattona fino al bagno e raggiunge lo washlet, si appoggia al sedile e preme sospirando il tasto dell’erogazione dell’acqua: un getto gli investe il viso e gli bagna i capelli. Sasuke si sente leggermente meglio, ma ancora non riesce ad alzarsi così si appoggia alla parete di ceramica.
La sua mente erra nel delirio, torna a quella sera del 23 luglio 2005 e fantastica di cambiare il passato, di baciare Naruto, di portarlo sulla spiaggia per fare l’amore.
Non si perdonerà mai.
Non può evitare di ammettere di aver avuto ragione almeno su una cosa, ogni legame è l’anticipazione di una perdita.
E la perdita di un legame ti uccide dentro.


23 luglio 1995


Sasuke non capiva. Guardava il cielo stellato e non capiva come Itachi potesse essere lì sopra. Mamma aveva detto che chi moriva andava tra le stelle, ma non sentiva la presenza di Itachi.
Provò a chiamarlo.
“Niisan, NIISAN!”
Tese le braccia verso la volta stellata e per qualche secondo credette che Itachi potesse veramente arrivare e portarlo con sé.
Poche settimane prima erano felici, lui e il fratellone, e il fratellone gli aveva detto che l’avrebbe amato per sempre e che sarebbe rimasto sempre con lui, allora perché se ne era andato? Era un bugiardo?
Non gli importava, non poteva vivere senza Itachi.
“NIISAN!”

Sasuke si arrampicò sulla ringhiera del balcone continuando a urlare sempre più forte, così Itachi l’avrebbe sentito.
“NIISAN!”
“Maledizione, che cazzo combini?”
Sasuke si sentì afferrare rudemente da suo padre e scoppiò a piangere,
“NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN! NIISAN...”


“Niisan” borbotta Sasuke “se fossi stato vivo tu, sarebbe andato tutto bene.”
Riesce ad alzarsi, finalmente, ma si sente malissimo. Il suo ultimo ricordo l’ha scosso e la mente si sta accartocciando su se stessa per il dolore, per quietarla l’uomo apre un’altra bottiglia di Mou Tai e ne beve cinque sorsi.
Ormai è un uomo che vive nel passato, sbalzato violentemente da un ricordo all’altro, da un legame spezzato all’altro. Provare a guardare avanti è una follia, è impossibile, ci ha già provato e l’ha rovinato.


24 luglio 2007


Sasuke guardò l’orologio, erano le 03:00.
Non avrebbe voluto disturbare Naruto a quell’ora, ma benché non avesse più un legame con lui si sentiva in dovere di dirglielo. Erano settimane che cercava di raccogliere il coraggio, L’aveva trovato in quel momento -complice anche una canna di troppo- e aveva deciso di non farsi scappare l’occasione, non avrebbe scommesso nemmeno uno yen sul poter trovare lo stesso coraggio di nuovo in futuro.
Sbuffò e attaccò il dito al campanello, premendo a fondo.
“Chi è?”
Dall’altra parte c’era una voce femminile e stanca.
“Sono Uchiha Sasuke, dovrei parlare con suo figlio Naruto”
“Mi fa piacere che ti ricordi che esista. Comunque ora sta dormendo, torna domani o non tornare proprio che è meglio”
Sasuke ringhiò per la frustrazione. Non poteva pretendere un bel niente, ma si rianimò sentendo un’altra voce dal citofono. Ci fu un breve discorso di cui colse il suo nome ripetuto più volte, poi più nulla per un paio di minuti e infine la porta di casa si aprì.
Un Naruto in pigiama ma completamente sveglio lo accolse.
“Sas’ke!”
Il ragazzo si stupì dolorosamente del tono speranzoso e affettuoso di Naruto.
“Vado a Oto” rivelò duramente e senza preamboli.
“Oto?”
Ora Naruto appariva confuso.
“Università di Oto. Migliore facoltà di medicina veterinaria del Giappone, insegna lì Orochimaru”
Orochimaru era l’idolo scientifico di Sasuke fin dall’età di tre anni.
“Te ne stai andando per sempre, vero?” chiese Naruto, la voce e il volto malinconici e rassegnati.
“Esatto”
Naruto gli afferrò le braccia.
“Sas’ke, perché non ci manteniamo in contatto? Vivendo distanti non potremmo stringere quel legame così stretto da essere pericoloso da cui sei terrorizzato tu, ma... ma possiamo tornare, restare amici”
Sasuke fece scorrere lo sguardo su tutta la figura dell’ex-amico e sospirò con sufficienza, come l’altro non cogliesse qualcosa di ovvio e lampante.  
“Naruto guardati. Indossi un pigiama con gli orsetti. Non c’è spazio per te nell’uomo che ho stabilito di essere. Devo guardare avanti e per fare questo tagliare tutti i legami con il passato e tu sei il passato Naruto. Il tuo tanfo di passato è insopportabile.”
Il ragazzo biondo fece un passo indietro.
“Avevi detto che avevi paura di soffrire e ti ho giustificato, che cazzo è adesso questa stronzata?”
Sasuke era cambiato nell’ultimo anno. Era stato un bambino che si crogiolava nel passato, era diventato un uomo che puntava al futuro. Un futuro pieno di soldi e rispetto, privo di legami e quindi privo di dolore. Un futuro in cui Naruto  non era ammesso, anzi la sola presenza di Naruto nei suoi pensieri sabotava i suoi sogni. Se avesse potuto, avrebbe risolto la faccenda togliendogli la vita.
“Si chiama vivere, Naruto. Si chiama andare avanti. Dovresti farlo anche tu.”
“Immagino tu voglia lasciare indietro anche Itachi, visto che quest’anno hai organizzato un bel party di compleanno”
Sasuke ignorò la provocazione e cercò di mentire.
“N-non c’è stata nessuna fe...”
Non era capace a proferire menzogne, gli si era attaccata la lingua al palato e muoveva follemente gli occhi.
Naruto fermò la sua performance patetica: “Mi ha avvisato Sakura, mi ha detto che hai invitato tutta la classe tranne me, povera ingenua, credeva che venissi comunque. Non eri tu quello che “Non festeggerò mai più senza Itachi?”. Ah si giusto devi ‘guardare al futuro’, lascia che ti dica...”
La seconda volta Sasuke non riuscì a non accettare la provocazione e colpì forte Naruto in faccia, mandandolo a sbattere contro la terra.
“NON OSARE NOMINARE MAI PIU’ ITACHI! TU NON SEI NIENTE IN CONFRONTO A LUI!”
Se Naruto rimase ferito dall’esplosione verbale, non lo diede a vedere.
Anzi riuscì a sorridere leggermente.
“Può darsi che sia stato solo io a credere che fossimo legati da qualcosa di speciale, in tal caso mi vergogno”
“Non ero obbligato ad avvisarti, è stata una cortesia. Ma tu non meriti niente.”
Sasuke gli diede le spalle e se ne andò.


“Naruto, forse ero io a non essere niente in confronto a voi”
Sasuke trema tanto che non riesce a reggere le foto, ma si sforza di incollarle tutte al suo album e controlla che siano tutte diritte. Non è facile dato che ha difficoltà a mettere a fuoco ciò che vede, ma si sforza. Elimina i residui di colla, accarezza le foto ripetutamente per lisciarle.
Si affanna, come se con quello sforzo inutile potesse ripagare anni di egoismo e idiozia. Una foto gli fa tanto male che la accartoccia, poi si pente immediatamente e la distende, passandoci compulsivamente le dita.
Desidera con ardore di poter entrare in quella fotografia e sistemare le cose, cambiare tutto, rovesciare il mondo e distruggere il passato.
In quella foto c’è Naruto che piange.


23 luglio 2008

“Complimenti Sas’ke-kuun”
Sasuke ghignò compiaciuto: oggettivamente aveva organizzato un party strepitoso all’Oto’s Garden. Non c’era nemmeno l’ombra di una torta di compleanno ma nessuno ne sentiva la mancanza tra musica tecno, luci stroboscopiche, spogliarellisti e puttane che vendevano la mercanzia a un target decisamente entusiasta, alcool a fiumi e qualcosa di più forte e speciale che stava circolando con il suo implicito consenso.
Le studentesse di veterinaria erano tutte troie, la più pudica aveva preso più palle del portiere dell’Efushi Tokyo e la più troia era Karin Uzumaki, una delle persone con cui Sasuke preferiva scopare. All’inizio l’aveva respinta, messo a disagio dal cognome familiare, ma un pompino generoso in laboratorio di chimica era bastato a convincerlo.
Anche in quel momento se la stava sbattendo contro la porta del bagno.
“Sas’ke, Sas’ke!”
“Non rompere i coglioni, Suigetsu”
Suigetsu era simile a Naruto, solo cento volte meno impegnativo, serio e asfissiante, inoltre era allergico come Sasuke ai legami: era un ottimo acquisto.
“Juugo sta avendo una rissa”
Juugo era il quarto elemento del loro gruppo ed era un buonista noioso che coccolava i topi da laboratorio come fossero bambini, uno che avrebbe preferito tagliarsi un piede che picchiare qualcuno, quindi Sasuke poteva capire lo stupore di Suigetsu, solo che... solo che non gliene fregava un cazzo.
Ficcò due dita nella fessura vaginale di Karin, facendola gemere infastidita e cercò di liquidare Suigetsu con “Non mi interessa nulla, cavati dalle palle”
“Sas’ke, ma è l’evento del millennio! Le sta dando a un biondino che non è di qui”
Sasuke smise di masturbare Karin.
“Biondino?”
“Un certo Naruto Uzumaki, un degno parente della zoccoletta cessa”
Karin si ribellò, agitò le braccia con scatti ampi e veloci e urlò fortissimo: “SUIGETSU ASPETTA CHE TI METTA LE MANI ADDOSSO E TI RENDO PASSIVO A VITA!”
“Eh ti piacerebbe mettere le mani sul mio attrezzo, ma resterà un tuo sogno nel cassetto”
“Finitela”
Sasuke si allontanò si scatto da Karin, si ricompose velocemente e con passi pesanti si diresse sul luogo della rissa.
Si bloccò un attimo per lo stupore quando vide il suo compagno Juugo che centrava un calcio in pieno petto al suo ex migliore amico.
“Cazzo succede qui.”
Non diede nessuna sfumatura interrogativa alla sua domanda.
“Questo coglione è venuto qua e pretendeva che gli dicessi dov’eri, poi ha iniziato ad insultarmi ed insultarti, Sasuke'’
“Chi è, un tuo ex?” chiese Suigetsu guardandolo con discreto apprezzamento.
“No, ma gli piacerebbe. Aiutalo ad alzarsi”
Sasuke sentì il battito cardiaco accelerare e le viscere contrarsi. Avrebbe voluto tanto tendergli la mano e abbracciarlo, solo per una volta, solo per l’ultima volta, ma aveva troppo da perdere e sapeva di essere debole. Se solo avesse vacillato, sarebbe crollato tutto.
Suigetsu tese una mano a Naruto che la schiaffeggiò e si ti tirò in piedi da solo.
“Non mi piacerebbe essere il tuo ex, non ho mai voluto... Che cazzo è questa merda Sasuke? Ho visto gente che si drogava, Sasuke, tu...”
Naruto restò a bocca aperta in silenzio, non trovando parole abbastanza forti per ad esprimere il disgusto.
“Vattene, Naruto.”
“No, io devo parlarti! Sasuke... torna a Konoha”
Sasuke deglutì, insicuro se avesse capito bene. Quel coglione era lì soltanto per dirgli di tornare a Konoha? Che cazzo s’aspettava, che prendesse il primo treno e tornasse in quel paese di sfigati?
Incrociò le braccia.
“Ho l’università, qui”
“Non dicevo per sempre...” Naruto si grattò la testa “Non hai esami al momento, vero? Torna per quindici giorni. Sakura-chan è a pezzi, io non ce la faccio più.”
Nemmeno Sasuke ce la faceva più, nemmeno Sasuke.
“Inoltre...” Naruto gettò un’occhiata scandalizzata alla fauna che brulicava in quel forno  “...qui ti stai rovinando. Staccare quindici giorni da questo non può farti che bene.”
“Qui ho tutto quello che mi serve” mentì freddamente Uchiha “Tornatene da dove sei venuto”
“Sasuke...” Naruto si lanciò in avanti ma prima di scoprire cosa volesse fare, Juugo lo fermò con un braccio davanti al petto “Vedi di stare calmo, amico”
“Qui ho l’università, va a gonfie vele con una media superiore a ventotto. L’ultima volta che l’avevo calcolata era ventotto, poi ho preso due trenta”
“28.5, Sasuke-kun” gli venne in aiuto Karin, sospirando piena di ammirazione.
“Grazie” Sasuke ghignò “inoltre come vedi sono pieno di amici, mi diverto e scopo in continuazione. Tu resti il solito fallito, a quanto vedo.”
Il ragazzo si rendeva perfettamente conto che stava ferendo il suo amico, il suo ex-amico anzi, ma doveva spezzare definitivamente quel legame.
Ogni volta che guardava Naruto negli occhi rischiava di mandare a monte tutto, ti tornare a tuffarsi nel passato, di lasciarsi trascinare in un legame troppo più grande di lui. Era un legame che se lasciato crescere poteva evolversi in qualcosa che l’avrebbe dominato completamente e quando inevitabilmente si fosse spezzato, Sasuke non avrebbe avuto scampo.
Inoltre era già imponente, troppo stretto, asfissiante, gli impediva di viversi la sua vita e guardare al futuro con la mente sgombra da vincoli inutili.
“Non sarò mai fallito quanto te” protestò Naruto guardandolo triste “Lavoro dall’Ichiraku e esco poco fuori da Konoha, ma non ho perso me stesso”
Sasuke scoppiò a ridere.
Da quanto ricordasse non aveva mai riso davanti a Naruto, d’altronde non era una risata normale quella che stava eruttando dalla sua gola.
Rideva con la bocca spalancata, rigettando tutto il male che aveva dentro. Era una risata sadica e triste.
Quando si calmò prese la mano di Suigetsu e lo fece avvicinare, poi lo baciò in maniera voluttuosa, scese sul collo e iniziò a succhiare.
Sentì un breve lamento di sofferenza alle sue spalle e si voltò a fronteggiare Naruto, per l’ultima volta.
Gli mise la mano sulla spalla e gli sussurrò nell’orecchio.
“Me li scopo tutti. Ti ho lasciato indietro Naruto, ti consiglio di fare lo stesso. Le amicizie finiscono, la vita continua. Tornatene a Konoha e non venire mai più qui”
Sasuke aveva così tanta voglia di sfregarsi contro il suo ex migliore amico che per non tradirsi lo spinse via, facendolo cadere.
“Dategli una bella ripassata”
Sasuke non si trattenne ad assistere allo spettacolo, ma si guardò gli highlights in foto, una settimana dopo. Lo scatto di Naruto che piangeva gli si impresse a fuoco nella mente, ossessionandolo negli anni seguenti.


Sasuke si alza di scatto e raggiunge il lavello. Quella foto non la vuole più vedere, la accartoccia, prende l’accendino e le da fuoco.
Avrebbe dovuto farlo tanto tempo prima.
Torna al tavolo, fuma un’altra sigaretta e beve un altro bicchiere di Mou Tai.
Ha il presentimento che non smetterà mai.
“Naruto...”
Solo lui potrebbe salvarlo.
Did I disappont you or let you down? Should I be feeling guilty or let the judges frown? Cause I saw the end, before we'd begun...”
Sasuke sente il cellulare suonare ma non si muove, come se le parole di canzone maledetta lo stessero ipnotizzando. Alla fine decide di guardarlo: venticinque chiamate senza risposta da Haruno Sakura. Non gli importa, non gli importa niente di lei.
In uno scatto d’ira scaglia il telefono contro la parete e lo vede esplodere in pezzi.
Un istante dopo si pente e pensa che gli avrebbe fatto piacere sentirla ancora una volta.
Il suo ventiquattresimo compleanno l’ha trascorso a casa di lei, cercando di confortarla. Era stato un fallimento, era stata un’impresa impossibile fin dall’inizio. Come sarebbe mai potuto riuscire Sasuke a tenere insieme i pezzi di una persona, se lui stesso dentro era solo macerie?


23 luglio 2012


Sakura stava piangendo, stesa sul divano, con le ginocchia strette al petto e le braccia attorno alle cosce.
Sasuke era seduto accanto a lei. Non sapeva cosa dire, ma gli aveva poggiato una mano sulla fronte, sperando di riuscire a mantenerla in contatto con la realtà.
Sakura piangeva spesso ultimamente, ma Sasuke non ricordava di averla mai vista così sofferente, nemmeno quando Naruto se ne era andato.
Lo comprendeva però, era passato un anno preciso e aveva letto che la gente negli anniversari delle perdite tende a dare di matto.
Era stato lei a chiamarlo e benché Sasuke avesse da studiare quell’anno, aveva capito la gravità della situazione e era corso da lei, tanto il proprio compleanno non l’avrebbe festeggiato comunque.
Lui stava relativamente bene, proprio perché a differenza di Sakura sapeva che “Ogni legame è solo l’anticipazione di una perdita, tutti se ne vanno prima o poi, le persone adulte questo lo sanno. È inutile restare a marcire nel passato, bisogna andare avanti, tutti vanno avanti, Sakura. Anche Naruto l’ha fatto, a modo suo”
La ragazza  reagì a quelle parole mormorate affondando la faccia nel divano e piangendo ancora più forte.
Sasuke la sentì ingoiare saliva, dopodiché lei lo guardò con gli occhi verdi stravolti dalle lacrime, quasi irriconoscibili.
“Mi vai a prendere un bicchiere d’acqua, per favore, Sasuke-kun?”
L’uomo si alzò, sospirando, e andò in cucina. Conosceva quella stanza come le proprie tasche, prese due bicchieri e li riempì dal rubinetto.
Forse Sakura poteva aver bisogno anche di mettere qualcosa sotto i denti, così Sasuke aprì la dispensa e afferrò un pacco di fette biscottate. Mentre tornava al tavolo strusciò con il fianco contro il piano d’appoggio affianco al lavabo e udì il rumore di qualcosa che batteva a terra e crepava.
Sentì Sakura smettere di piangere e si girò verso l’oggetto che aveva rotto.
Il pacco di fette biscottate gli cadde dalle mani e lui stesso si accasciò a terra violentemente.
“No, no...”
Aveva fatto cadere la prima foto che avevano fatto quando avevano dodici anni, lui, Sakura e Naruto.
La prese delicatamente e la portò in salotto.
“Sakura... Sakura... l’ho rotta... l’ho rotta...”
Sakura si alzò di malavoglia dal divano.
“Cosa?”
Sasuke poggiò la foto sul tavolo e si sedette lentamente.
Uno spacco percorreva il vetro e sfigurava l’intera figura di Naruto.
“L’ho ucciso”
“Sasuke, non fare così è solo una foto”
“L’HO UCCISO!”
Sasuke afferrò il centrotavola e lo scagliò a terra.
“È solo una foto, possiamo metterci il vetro nuovo, Sasuke-kun...”
Sakura cercò un po’ di lucidità dal dolore e dalla paura e abbracciò Sasuke, spingendolo a sedersi e a stare fermo.
“Naruto...” Sasuke guardò la foto e si mise a piangere: in quel momento il mondo iniziò a crollare.


Sasuke caracolla verso il mobiletto su cui ha sistemato la base del cordless, ma il telefono non è lì. Preme il tasto per rintracciare e lo sente squillare dalla camera da letto, va a cercarlo nella stanza ma è troppo in disordine. Disperato, s’infila sotto il letto, poi strappa le coperte e le lancia in aria.
Alla fine capisce che non troverà mai quel telefono e si lascia cadere sul materasso. Gli viene ancora da vomitare ma riesce a trattenersi.
Chiude gli occhi, potrebbe essere tanto fortunato da addormentarsi?


23 luglio 2009


Sasuke dovrebbe studiare quel giorno, ha un esame il 26 luglio. L’organizzazione degli esami quell’anno doveva essere stata fatta da un cane per riuscire a distribuire un esame a gennaio e sei a luglio.
Non stava studiando e non avrebbe studiato per tutto il giorno. Aveva preso altri impegni.
Aveva chiamato Naruto. Aveva invitato Naruto nel proprio appartamento di Oto.
Più pensava a quello che stava per fare, più gli sembrava una follia e più gli sembrava l’ultima soluzione.
Erano sei mesi che non riusciva più a fare sesso con nessuno per colpa di Naruto, quando stava per arrivare al dunque gli veniva in mente il suo ex migliore amico con i suoi occhi belli come il mare e all’improvviso le mani altrui sul proprio corpo gli davano la nausea. Non sapeva perché prima ci riuscisse, aveva ipotizzato che un particolare desiderio verso Naruto era stato ignorato troppo a lungo e ad un certo punto aveva frantumato la superficie che lo reprimeva, sabotando la sua vita sessuale.
“L'unico modo per liberarsi da una tentazione è cedervi.”
Avrebbe fatto sesso con Naruto, risolvendo anche l’ultimo conto in sospeso con lui: dopodiché avrebbe potuto definitivamente tagliare tutti i legami con lui.


Naruto non sapeva cosa lui avesse in mente, non l’aveva avvisato, non ce n’era bisogno, l’avrebbe scoperto al momento giusto.
Il campanello suonò e Sasuke sussultò sulla sedia. Un lieve senso di panico si impadronì di lui, ma riuscì a mantenere abbastanza sangue freddo da andare ad aprire la porta.
Quando vide Naruto davanti a sé, tutti i suoi pensieri si sciolsero in una lava bollente e corrosiva.
“Quant’è bello...”
Indossava una maglietta bianca da cui si vedevano senza troppo sforzo i contorni dei pettorali e degli addominali, le spalle erano tondeggianti e - Sasuke c’avrebbe scommesso- dure come la pietra.
Chiuse la porta.
Il sorriso era lo stesso meraviglioso che aveva a dodici anni, gli occhi, se possibile, sembravano diventati ancora più azzurri.
“Vuoi qualcosa da bere?”
Non voleva saltargli subito addosso.
“Succo di frutta”
Naruto si guardava intorno, cercando di scoprire più possibile della casa di Sasuke.
Bevve il suo succo di frutta, poi sorridendo disse “Ah, Sasuke, ti ho portato un regalo, ecco buon compleanno”
Estrasse dalla tasca un ciondolo che raffigurava un serpente.
Sasuke aveva sempre amato i serpenti.
Gli occhi azzurri di Naruto erano pieni di soli sentimenti positivi: speranza, amore e fiducia.
Probabilmente l’idiota credeva che Sasuke gli avesse chiesto di venire per riallacciare la loro amicizia.
“Alzati, Naruto”
“Uh perché?”
Naruto con la sua espressione più stupida e ingenua si alzò e guardò l’altro.
Sasuke, dal canto suo, ritenne di aver adempito ai minimi onori di casa. Senza alcun preavviso si appoggiò sul corpo di Naruto, facendolo indietreggiare fino al bordo del tavolo.
“Che c’è?”
“Voglio fare l’amore con te'’ rispose Sasuke ansimando nel suo orecchio, poi fece sgusciare la lingua dalle labbra e gli percorse i bordi del padiglione auricolare, giusto per rimarcare il concetto.
“Sas’ke? Sei impazzito? Togl...”
Naruto gli poggiò le mani sul petto e  cercò di spingerlo via, ma Sasuke gli afferrò i polsi e glieli portò dietro la schiena, costringendoli in quella posizione con entrambe le mani.
Sasuke poggiò le labbra sul suo collo e si fece spazio, succhiando e leccando, mentre l’altro cercava debolmente di respingerlo. Molto probabilmente Naruto voleva quello che stava succedendo quanto Sasuke.
“Finalmente, è un sogno che diventa realtà” pensò Uchiha prendendo a strusciarsi energicamente sul corpo dell’altro. Era così ampio e solido, aggrappandosi a quel corpo tanto forte non sarebbe mai potuto cadere nel buio.
Quando Sasuke arrivò alla bocca, entrambi si resero conto che stavano per vivere ciò che avevano sempre voluto dall’età di quattordici anni, da quando a quella festa si erano baciati.
“Va bene...” mormorò Naruto “Va bene...”
“Sei una troia” lo rimproverò incoerentemente Sasuke.
“No, è che sai: tu sei l’amore della mia vita.”
Sasuke sentì spezzarsi qualcosa dentro e liberò i polsi di Naruto; quest’ultimo abbracciò l’amico stringendoselo contro. Sentirono che entrambi avevano il cazzo durissimo.
Il padrone di casa sfilò la maglia all’altro e prese ad accarezzare con la lingua i muscoli delle spalle, aveva la sensazione che fosse seta stesa sul marmo.
Era molto meglio di quanto avesse mai immaginato.
Stese Naruto sul tavolo deciso a prendersi tutto quello che gli spettava, lo baciò e lo leccò ovunque.
Naruto gemeva “Sasuke, Sasuke, ti amo, ti amo” e Sasuke si prendeva la sua anima succhiandogliela dalla bocca.
Amoreggiarono a lungo, finché Sasuke, stanco delle briciole e troppo eccitato, mise fine a quel gioco infantile e romantico.
“Succhiamelo”
Si sedette a gambe aperte sul tavolo e spinse la testa di Naruto tra le sue cosce.
L’amico chiaramente non aveva mai fatto un pompino ma era volenteroso e Sasuke compensava la sua inesperienza dettando personalmente il ritmo: aveva afferrato Naruto per i capelli e si stava scopando la sua bocca.
L’estasi gli scorreva nelle vene, sembrava che Naruto stesse aspirando tutto il male che era in lui, alleggerendo il suo cuore costantemente gonfio di dolore.
Quando sentì di star per venire, non volendo concludere tutto in un misero pompino Sasuke si alzò e baciò il partner sulla guancia.
“Girati e mettiti a novanta”
Fece leccare la sua mano a Naruto e si masturbò per qualche istante, per lubrificare il suo pene, poi senza altre preparazioni entrò bruscamente nell’ano contratto dell’amico tremante d’ansia.
Naruto urlò fortissimo e Sasuke lo sgridò “Zitto, che la gente chiama la polizia” poi bruciò tutti i suoi sentimenti in spinte veloci e potenti.
Quando venne si sfilò e si avviò verso il bagno. Si sentiva finalmente quieto, come se il guinzaglio che lo legava a Naruto fosse semplicemente scomparso senza conseguenze.
Non gli importava che Naruto non fosse arrivato all’orgasmo, non serviva alla sua causa.
“Puoi andartene adesso”
Era stanco e sentiva l’urgenza di lavarsi.
“Sasuke...”  
“Niente Sasuke. Sarò franco, te lo devo. Mi serviva scoparti per liberarmi anche dei residui del nostro legame'’
Sasuke s’indurì, stava sentendo il guinzaglio tornare a tirare e doveva spezzare la corda prima che la sentisse di nuovo integra.
“Togliti dal cazzo.”
Naruto lo seguì mentre l’altro si stava recando in bagno.
Sasuke si girò di scatto e lo colpì allo stomaco.
“Che aspetti che ti paghi la prestazione? Quanto costi? Credo che quattromila yen siano più che sufficienti”
Velocemente andò in camera da letto e sventolò delle banconote in faccia a Naruto.
“Bastano?”
Naruto lo guardò ferito per l’ennesima volta. Da quando aveva conosciuto Sasuke aveva incassato solo coltellate ed era sul punto di crollare al suolo e morire.
Il padrone di casa lasciò cadere i soldi ai suoi piedi.
“Quando torno da farmi la doccia, non ti voglio trovare qui”
Sasuke restò mezz’ora sotto l’acqua, cercando di lavarsi. Ma per quanto strofinasse la sua pelle pallida sembrava sempre opaca e sporca. Infine si arrese a una pulizia approssimativa, indossò l’accappatoio e tornò in salotto per controllare che Uzumaki avesse levato le tende.
Non le aveva levate.
Si era raggomitolato sul divano, con la faccia contro lo schienale.
“Ti avevo intimato di andartene'’
“Sasuke mi fa male la pancia”
“Vattene”
“Sasuke, sto malissimo”
Sasuke sentì la stima solitamente alta che aveva dell’amico scendere a minimi storici, non sopportava quelle commedie teatrali.
Afferrò Naruto per le spalle e una gamba e lo buttò fuori di casa, mentre il ragazzo insisteva a mantenersi la pancia.
Poi gli buttò i vestiti addosso.
Tornò in salotto, un po’ scosso. Sul tavolo c’era un biglietto, probabilmente prima di iniziare a fingere di sentirsi male il cretino aveva pensato bene di scrivergli una lettera d’amore.
Si stupì di non trovare monologhi deliranti, solo un pezzo di una canzone, leggermente modificato.

‘So you took what’s yours
by eternal right
Took my soul out
into the daylight(?)
It may be over,
but you won’t stop there
I AM HERE FOR YOU
IF YOU’D ONLY CARÈ



Sasuke sentì alcuni brividi, di causa sconosciuta, e posò il biglietto sul tavolo. La scritta in stampatello si era macchiata di sangue: Sasuke aveva le mani rosse, si era sporcato probabilmente quando aveva buttato fuori Naruto.
Ripose il biglietto in vetrina insieme alle bollette della luce e andò a lavarsi le mani.


Sasuke apre gli occhi scatto, non riesce più a dormire, è perseguitato dagli incubi. I suoi ricordi gli presentano il conto ogni notte ed è un conto salatissimo. Sasuke ha venduto tutto per pagare quel conto, non gli resta più niente, non gli restano più sogni, non gli resta più vita.
Sogna suo fratello marcire, non ha mai saputo che malattia gliel’abbia portato via e nella fase onirica la sua fantasia macabra lo tortura con visioni di carne che si scioglie e bolle giganti che sfigurano il volto bellissimo di Itachi, sogna a ripetizione tutti i momenti trascorsi con Naruto e fanno più male quelli belli; sogna di leggere sul giornale che Sakura è stata stuprata ed ammazzata; sogna i propri genitori che lo inseguono per ucciderlo, perché è il figlio del diavolo e finché vive sparge morte e sofferenza.
L’ultimo incubo è un ricordo e non riesce a riprendersi. Cerca di bere ancora per abbassare la sua coscienza, perché se soffre anche pochissimo di più muore.
Prova di nuovo il desiderio di chiamare Sakura, si è pentito di non averle risposto. Rammenta di quando era Naruto a chiamarlo e lui non rispondeva, non rispondeva mai: tanto Naruto l’avrebbe inseguito per sempre, no? Ci sarebbe sempre stato.


23 luglio 2010


Sasuke non riusciva a studiare. Quell’anno aveva studiato poco e niente, il guinzaglio che lo collegava a Naruto tirava tantissimo, lo soffocava, gli impediva di fare qualsiasi altra cosa.
Stava male Sasuke, steso sul divano, a guardare il cellulare squillare. Naruto aveva provato ad incontrarlo dopo aver fatto l’amore, ma Sasuke era sempre riuscito a sfuggirgli. Da circa sei mesi Naruto aveva smesso di presentarsi davanti casa sua e aveva iniziato a chiamare in continuazione.
Suigetsu aveva consigliato di denunciarlo per stalking, ma Sasuke non voleva.
Non gli dava fastidio che Naruto chiamasse, anzi avrebbe voluto rispondere e parlargli, ma si sentiva troppo in colpa anche solo per fare un piccolo passo come rispondere alle sue chiamate. Sarebbe morto di vergogna a parlargli al telefono. Quell’asfissiante senso di colpa da tre - quattro mesi lo tormentava, in combinazione con una nostalgia bruciante e un onnipresente malinconia.
Non sapeva perché si sentisse così, forse soffriva di depressione.
Il guinzaglio tirava tantissimo.
Il telefono squillò ancora, Sasuke guardò il nome del suo migliore amico sullo schermo finché l’apparecchio non smise di suonare e il contatore delle chiamate senza risposta aumentò di un’unità.
“Perché ti limiti a telefonare? Perché non alzi il culo e vieni?”
Sarebbe venuto, Sasuke lo sapeva, Naruto gli aveva promesso che gli sarebbe stato accanto per sempre.
E quando fosse venuto, Sasuke l’avrebbe accolto con il cuore in mano, ma doveva venire, doveva venire.


L’idea di alzare lui il culo e andare da Naruto non l’aveva nemmeno sfiorato. Sasuke nel 2010 era ancora nell’epoca in cui credeva assurdamente che tutto gli fosse dovuto.
Sfoglia l’album, l’ha finito.
Le foto con Naruto sono l’ultimo sacrificio che può fare per liberarsi della maledizione marchiata nella sua anima.
Forse è troppo ubriaco, ha talmente alcool in corpo che sta rischiando la vita ma in questo momento gli sembra lampante che lui è un virus, una peste destinata a corrompere e uccidere lentamente le persone che ama e bruciare egli stesso di sofferenza senza tregua. Sarebbe meglio che si ammazzasse, ma non ne ha il coraggio e ha paura di fare del male a Sakura: qualsiasi cosa fa, genera dolore.
Il dolore scorre nelle sue vene.
Butta l’album nel lavabo, lo condisce con abbondante olio e gli da fuoco.
Le fiamme sono belle, resta per un po’ a fissarle, poi va ad aprire la vetrina e prende il biglietto che gli aveva lasciato Naruto dopo la prima e l’ultima volta che aveva fatto l’amore con lui. Si pente ancora terribilmente di non aver sfruttato il tempo che aveva e fatto l’amore con lui almeno un’altra volta, con dolcezza, donandogli tutto se stesso.
Bacia le macchie di sangue e si siede, senza più capire cosa sta facendo e perché.


23 luglio 2011


Il sole era alto nel cielo ma Sasuke era ancora a letto.
In quell’ultimo periodo passava il tempo mangiando, dormendo e vomitando spesso.
Lo psicanalista da cui l’aveva mandato il padre gli aveva diagnosticato una depressione maggiore, ma si era rifiutato di prescrivergli psicofarmaci.
Naruto non si faceva sentire da quasi un anno.
Sasuke sapeva che era a causa di Naruto e l’aveva detto anche al medico, ma questi aveva ribattuto che si sbagliava e che la causa della sua sofferenza psicologica costante era il trauma infantile della morte di Itachi.
Sentì l’iPhone squillare e guardò pigramente il mittente, rispose leggendo il nome di Sakura.
“Nh?” mormorò pigramente.
“Sasuke ti devo dire una cosa importante”
La mancanza del suffisso onorifico destò l’attenzione di Sasuke.
“Naruto ha un carcinoma maligno del colon retto allo stato terminale. Credo che sia arrivato alla fine. È ricoverato all’Istituto Hashirama Senju di Konoha”
Sasuke non disse nulla per qualche istante, poi chiuse la telefonata.
Cercò di non pensare mentre si vestiva, gli tremavano le mani. Sakura aveva detto che Naruto stava per morire.
Sasuke non riusciva a credere che fosse reale, gli sembrava qualcosa come uno scherzo o un sogno. Cercò ancora di non pensare mentre era lanciato sulla macchina regalata da papà a duecento chilometri orari, se avesse permesso alla sua mente di elaborare qualsiasi cosa si sarebbe andato a schiantare da qualche parte, volontariamente.
Percorse i corridoi dell’ospedale con la testa che stava scoppiando, quei corridoi erano gli stessi che aveva percorso tante volte per andare a parlare con Itachi e i ricordi si stavano sovrapponendo alla realtà. Iniziò a correre.
Il cuore gli stava andando in cancrena e ogni passo verso la stanza di Naruto, moriva una piccola parte di lui. Si stava velocemente rendendo conto della situazione e nella sua mente stava urlando fortissimo.
Vide Sakura appoggiata di fianco a una porta e gli mancò il respiro per la rabbia, le strinse le mani attorno alla gola.
“Mal...”
Non riusciva nemmeno a parlare.
“Maledetta. Perché cazzo non mi hai avvisato prima? Perché? Io...”
Sakura non disse nulla limitandosi a piangere silenziosamente.
“PERCHÉ?”
Le colpì forte il viso con il fianco esterno della mano.
“PERCHÉ?”
“Mi ha detto lui di non avvisarti! Non voleva la tua cazzo di pietà! Non servi a niente qui, Sasuke! Dopo tutto il male che gli hai fatto venirlo a prendere per il culo in questo modo è l’ultimo affronto! Alla fine ti ho chiamato solo perché quel baka ha chiesto di vederti! Ha detto che non può morire se non ti vede per l’ultima volta!”
Era la prima volta che si ribellava a Sasuke, ma non riuscì a reggere oltre e scoppiò in lacrime, rumorosamente. Sasuke appoggiò la fronte sulla spalla di lei, privo di energia vitale.
“Posso entrare?” le chiese con un filo di voce.
“Appena esce il dottore” rispose lei.
Restarono abbracciati finché la porta non si aprì e ne uscì una donna bionda quasi in lacrime.
“Potete entrare, credo sia l’ora di salutarlo”
Sasuke si fiondò nella stanza di corsa ma raggelò e si fermò quando vide Naruto. Era una figura pallida e smunta, delicatissima.
Sembrava un bimbo di dodici anni immerso in un letto troppo più grande di lui.
Cinque sei tubi pieni di liquidi gialli e rossi partivano da sotto le coperte e conducevano a sacche di plastica appese a un albero di ferro.
Sakura controllò la flebo di fisiologica.
“Ah Sasuke!”
Naruto sembrò acquistare dieci anni mentre sollevava la testa per guardare l’amico, ma poi assunse un’espressione arrabbiata e chiuse gli occhi lasciandosi andare sul cuscino.
Sasuke sussultò per il terrore, inizialmente pensò che Naruto fosse morto davanti a lui.
Ma lo schermo del PC al suo fianco continuava a registrare i valori vitali.
“Naruto non sei divertente” Sasuke toccò timorosamente il braccio di Naruto “Usuratonkachi, sei un imbecille”
Naruto aprì un occhio.
“Smamma Sasuke o muoio” sussurrò con un filo di voce “Vedi che muoio veramente, se non ti togli quell’espressione di compassione dal viso”
Sasuke non riusciva a parlare, gli sembrava assurdo ma forse Naruto stava scherzando?
Stava scherzando in quelle condizioni?
“L’hai voluto tu.”
Naruto chiuse di nuovo gli occhi, fingendosi morto.
Sasuke avrebbe voluto tanto baciarlo o piangere o entrambi. Non riusciva a muoversi o a versare una lacrima, stava piangendo dentro.
Le lacrime scendevano lungo la sua gola.
“Che palle non c’è mai stato gusto a scherzare con te. Comunque non credevo fossi in grado di provare pietà, eheh teme”
“Non è compassione” Sasuke era raggelato per il terrore e bruciava di ammirazione per la forza di Naruto.
“Ti amo così tanto che preferirei essere al tuo posto” pensò ma non riuscì a dire niente. Prese la mano dell’amico, Naruto non ricambiò la stretta.
“Dai ora è serio, sto per andarmene” annunciò Naruto con un sorriso divertito.
“Finiscila” riuscì a rispondere Sasuke. Il suo umorismo nero era destabilizzante.
Naruto emise una risata brevissima e forzata e iniziò a canticchiare:

Goodbye my lover.
Goodbye my friend.
You have been the one.
You have been the one for me.



“Non sei divertente dobe”
Naruto ridacchiò ancora.
“Io mi sto divertendo un botto a vederti cagare addosso. Sai uno nelle mie condizioni deve sapersi divertire con poco.

“Goodbye my lover.
Goodbye my friend.
You have been the one.”


Naruto strinse la mano di Sasuke e i suoi occhi azzurri si fecero tristi.

“You have been the one for me.

I am a dreamer and when I wake,
You can't break my spirit - it's my dreams you take.
And as you move on, remember me,
Remember us and all we used to be
I...”

Quando Sasuke si lanciò a premere il tasto rosso d’allarme, Sakura stava urlando ed era troppo tardi.


Sasuke ha i brividi di freddo, seduto su una delle sue sedie scomode del salotto.
Gli era stato ripetuto centinaia di volte che non era colpa sua e che non doveva dire di aver ucciso Naruto, peccato che Sasuke sia certo che se Naruto non avesse sofferto così tanto non si sarebbe ammalato. O forse sì perché lui era maledetto e anche tutte le persone attorno a lui.
Certamente se non fosse stato così... così Sasuke, lui e Naruto avrebbero potuto vivere anni felici e Naruto non sarebbe morto con l’amarezza nei bellissimi occhi azzurri. Se Sasuke non avrebbe pensato solo “Io, io, io” nei suoi sentimenti egoistici e ossessivi, la loro storia sarebbe stata una fiaba triste, ma pur sempre una fiaba invece di una tragedia. Il guinzaglio è ancora intatto, intatta è la corda che lo collega al guinzaglio di Naruto e ora che Naruto è morto, la corda e il guinzaglio tirano fortissimo verso la morte.
L’album sta ancora bruciando, solo una foto ha salvato Sasuke ed è quella di gruppo della prima elementare, ai tempi in cui Itachi è ancora vivo, lui è ancora sano e tiene la mano di Naruto senza vergogna.
Sasuke ha freddo e stringe le braccia attorno al busto. All’improvviso non si regge più seduto e cade sbattendo il fianco a terra.
Non riesce a mantenere il contatto con la realtà e non è nemmeno importante.
Inizia a cantare per Naruto.
Ha freddo.

“I'd spend a lifetime with you.


I know your fears and you know mine.
We've had our doubts but now we're fine,

And I love you, I swear that's true.
I cannot live without you.

Goodbye my lover.
Goodbye my friend.
You have been the one.
You have been the one for me...”


 

Ha freddo, tossisce.
“Adesso stiamo bene, Naruto”
L’anima si perde in quegli anni felici, i suoi personali campi Elisi.


 

1 aprile 1994

Sasuke lasciò la mano di Itachi.
“Sicuro che mi vieni a prendere dopo?”
“Certo Oututo, non mi separerò mai da te”
Sasuke avrebbe voluto dare un bacio sulla guancia di suo fratello, ma Itachi bloccò il suo slancio
colpendogli la fronte con un dito. 

“Dai entra in classe ora”
“Va bene”
Sasuke gli fece la linguaccia ed entrò in classe con entusiasmo. La maestra ancora non era arrivata e c’erano tanti bambini ma parlavano tra di loro. 
La sua felicità si smorzò.
Nessuno sarebbe diventato suo amico e Itachi già gli stava mancando.
“Ehi tu! Come ti chiami?”
Un bambino biondo gli stava correndo incontro.
“Uchiha Sasuke”
Calcò su ‘Uchiha’, era una famiglia importante la sua.
“Io mi chiamo Naruto. Possiamo essere amici?”
“Sì” rispose timidamente Sasuke, ma era contento di aver trovato subito un amico così simpatico.
Il suo nuovo amico lo afferrò per la mano “Vieni a sederti vicino a me”
Naruto aveva gli occhi bellissimi.
Sasuke lo guardava ed era felice.

   



 

   
 
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