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Autore: Professor Snape    24/07/2013    0 recensioni
Severus Piton riesce a sfuggire alla morte e ad aiutare Harry Potter e i suoi amici a sconfiggere definitivamente Lord Voldemort.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Mentre a Hogwarts la battaglia proseguiva, il Signore Oscuro stava avendo un colloquio con uno dei suoi più fidati e preziosi seguaci, Severus Piton.

“Dimmi, Severus, ti è chiaro perché ti ho convocato?” chiese Voldemort.

“No, mio Signore.” rispose Piton con calma. Un'ora prima era fuggito dalla Sala Grande della scuola di cui lui stesso era attualmente preside, dopo aver avuto un violento scontro con le bacchette con la professoressa McGranitt. Dopo Lucius Malfoy era venuto a cercarlo. Gli aveva riferito che il Signore Oscuro lo attendeva per un incontro alla rimessa delle barche e, immediatamente, Piton si precipitò dal suo Signore, sebbene quest'ultimo ignorasse la vera lealtà del suo seguace.

“Purtroppo, è sorto un lieve problema con la mia nuova bacchetta, Severus. Gradirei risolverlo con te, perciò ti ho mandato a chiamare.” spiegò.

“Mio Signore? Di che problema si tratta?” domandò Piton. Non sembrava per niente agitato, anzi. Sosteneva lo sguardo del Signore Oscuro con naturale calma, come pochi ci riuscivano.

“Essa non risponde a me completamente. Ma occorre che invece mi risponda, perché ne avrò bisogno per uccidere il ragazzo. Invece no, pare che la Bacchetta di Sambuco risponda a qualcun'altro.” disse Voldemort. Sapeva di dover porre fine alla vita di Severus Piton, e, sebbene non avesse pietà per nessuno che (volontariamente o non) lo ostacolasse, sentì una punta di dispiacere, per lo più dovuto alla consapevolezza che l'acutezza, la scaltrezza e l'abilità del suo seguace sarebbero andati sprecati, uccidendolo.

“E nutrite qualche sospetto su chi il reale possessore sia? Suppongo di sì.” osservò Piton e notò la luce malvagia negli occhi rossi che si distinguevano perfettamente dal volto serpentesco completamente bianco di Voldemort.

“Proprio così. La bacchetta risponde all'assassino di Albus Silente, ovvero il precedente proprietario di tale bacchetta, ovvero tu. Mi è costato molto dover prendere questa decisione, Severus. Sei un uomo molto abile e molto utile per il mio esercito, pochi sono come te. Ma solo io dovrò vivere per sempre.” spiegò Voldemort come se fosse la cosa più giusta e più ovvia del mondo.

Piton, stranamente, non si scompose.

“Capisco.” tagliò corto Piton.

“Credimi, avrei preferito che non accadesse, ma...”, fu interrotto da Piton che freddamente disse: “Chiaramente è successo. Bene. Mi uccida, dunque.” concluse.

“La tua devozione mi allieta, Severus. Rende questa,” pensò un attimo per trovare la parola esatta, “operazione, sì, meno difficile. Ti prometto, mio fedele servitore, che sarà una morte veloce e indolore, e sarà Nagini stessa a occuparsene. Ma prima...” si interruppe. Rapidamente, scagliò la bacchetta ed eseguì un movimento. Ma non successe nulla. Piton lo aveva parato.

“Mio Signore, neanche lei sarà mai capace di utilizzare i miei stessi incantesimi contro di me. Avrebbe dovuto saperlo o non avrebbe vantato le mie abilità rare.”

“Piton, ti avverto. Lascerò correre ciò che è appena successo ma non costringermi a rendere la tua inevitabile morte lenta e dolorosa.” lo minacciò sorridendo lievemente e malvagiamente.

“Inevitabile? Prima di ogni cosa, sappia che è stato davvero divertente fingere con lei. È tanto grande, è tanto famoso per la sua mostruosa malvagità, ma è stato, ecco come dire... Fregato. Ha davvero creduto che io fossi tornato da lei o che avessi ucciso Silente volontariamente? No, era programmato perché sarebbe morto comunque, dal momento che aveva una maledizione irreparabile in corso. Perciò, non è così che morirò, non oggi. Mi dispiace, mio Signore.” disse freddamente e accentuando quasi in modo ridicolo le ultime due parole. Ne approfittò. Aveva sbalordito completamente Voldemort, e perciò levò la bacchetta in aria e con un gesto rapido provocò un'esplosione al soffitto e, con una scia, fuggì, lasciando il Signore Oscuro con Nagini, mentre gli lancia quante più maledizioni possibili, dopo che finalmente si era ripreso dall'incredulità.

 

L'obbiettivo principale di Piton, ora che aveva rivelato a Voldemort la verità sul suo conto, era trovare immediatamente Harry Potter e affidargli dei ricordi, come d'accordo con Silente. Dopo un po' che aveva sorvolato sulla battaglia, lo intravide mentre duellava insieme ai suoi fidati amici contro un trio di Mangiamorte.

“Potter! Granger!” urlò e catturò immediatamente la loro attenzione. Atterrò vicino a loro, e prima che potessero fare qualsiasi cosa, stese con un colpo di bacchetta tutti e tre i Mangiamorte avversari dei ragazzi.

“Non c'è tempo per discutere o per duellare. Prendi.” disse rapidamente e porse a Harry una fiala contenente un striscia argentata.

“Cosa dovrei farci?” domandò acidamente Harry.

“Nel mio ufficio. Dubito che sia ancora imposta una parola d'ordine, ma nel caso ci fosse è “Api Frizzole”, come piacevano a Silente. Getta il contenuto nel Pensatoio. Voi due,” e si rivolse a Ron e Hermione, “pensate a sconfiggere quanti più Mangiamorte, mostri o qualsiasi nemico vi capiti sotto tiro. È importante e non domandate perché vi stia aiutando o semplicemente perché non vi abbia giù uccisi. Dopo che Harry avrà terminato con il Pensatoio, capirete. Ora, eseguite.” li congedò e scomparve.

 

Era quasi l'alba, e ormai Harry e Voldemort erano faccia a faccia, e il duello finale era agli goccioli. Dopo che Harry aveva visto i ricordi Piton nel Pensatoio, non ebbe modo di parlargli, ma diffuse la notizia tra i suoi amici, notizia che giunse anche alle orecchie dei Mangiamorte, inclusa Bellatrix Lestrange. Severus Piton stava duellando con Rodolphus Lestrange, marito di Bellatrix.

“Avada Kedavra!” gridò Rodolphus, ma Piton lo scansò rispedendogli lo stesso anatema. A differenza di Rodolphus, Piton non lo mancò.

Bellatrix Lestrange, tra la confusione generale che veniva interrotta dai dialoghi tra Harry e Voldemort, si diresse verso Piton, furiosa. Sembrò che l'imminente duello catturò l'attenzione di tutti, perfino di Voldemort.

“Brutto codardo viscido animale, ho sempre sospettato di te. E avevo ragione.” gridò Bellatrix.

“Preferisci ritirare il premio per la perspicacia o ti basta che ti applaudi?” la schernì Piton.

Bellatrix non rispose, almeno, non a parole. Tirò fuori la bacchetta e gli scagliò una serie di lampi di luce verde, che Piton prontamente mancò.

“Subito al dunque, quindi?” chiese Piton e non attese la risposta. Il duello cominciò subito, lampi di luce verde, rossa e blu, in ogni direzione, ma senza che nessuno dei due fosse mai colpito. Più proseguiva, più i due duellanti sembravano in difficoltà, ma non mollavano mai. Erano entrambi abili, ma prima o poi uno avrebbe sopraffatto l'altro. Era un duello talmente spettacolare che neppure il Signore Oscuro stesso intervenne. I lampi continuavano ad essere scagliati da entrambe le bacchette. Piton e Bellatrix si muovevano da una parte all'altra, tentando invano di sopraffare l'altro. Poi, all'improvviso, Bellatrix smise di duellare con incantesimi muti e urlò, con tutto il fiato che aveva in gola: “AVADA KEDAVRA!” e un lampo di luce verde fu spedito in direzione di Piton che, però, lo mancò di un soffio e ne approfittò: disarmò Bellatrix e, semplicemente, le scagliò un Anatema Che Uccide, che la colpì in pieno petto. L'ultima espressione di Bellatrix era agghiacciante. Un'espressione spaventata, di una persona che sa che sta per andare incontro alla morte. Gli occhi vuoti. E cadde a terra, morta, con le urla di trionfo che si contrastavano con quelle di rabbia, tra cui l'urlo più forte, quello di Voldemort che decise che era il momento di duellare per un'ultima volta con il suo nemico mortale.

 

Voldemort giaceva a terra, morto. Avevano vinto. I Mangiamorte erano o morti o catturati. Era finita. Hogwarts stava medicando i suoi feriti e salutando i suoi defunti. La professoressa McGranitt, con la veste verde smeraldo diventata grigia per lo sporco, i capelli spettinati e in complo disordine, gli occhi stranchi ma trionfanti, andò da Severus Piton, che stava parlando con alcuni professori e spiegando loro come aveva raggirato Lord Voldemort.

“Severus, posso parlarti?” domandò.

“Certo.” rispose Piton.

“Hogwarts è chiaramente in difficoltà. Bisognerà ricostruirla e ripristinare i corsi. Ma vorrei che sia tu a guidarla, ancora. È anche grazie a te che abbiamo ottenuto questo tanto desiderato trionfo. Ne ho parlato con gli altri insegnanti... Vorremmo che rimanessi il Preside di Hogwarts.” disse orgogliosa.

Piton sorrise. Era da tanto che non lo faceva.

“Ma certo. Nel bene e nel male e finché la morte non me lo impedirà, rimarrò il Preside di Hogwarts, Minerva.” disse Piton e, insieme alla McGranitt, andò ad unirsi a un gruppetto di persone che piangeva in silenzio intorno tre salme: quelle di Fred Weasley, Remus Lupin e Ninfadora Tonks.

  
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