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Autore: HacchanADL    24/07/2013    3 recensioni
Shampoo e Mousse dovranno affrontare cose che mai avrebbero immaginato. Per Mousse, questi eventi riaffermeranno soltanto il suo amore per Shampoo, ma per lei... potranno questi avvenimenti aiutarla a scoprire a chi davvero appartiene il suo cuore?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mousse, Shan-pu
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa fanfiction non è opera mia, ma è stata scritta da un autore di fanfiction.net, Dr Facer. Tutti i diritti appartengono a lui, compresi i personaggi di sua creazione. Il mio impegno è stato quello di tradurla per condividerla col pubblico italiano, ovviamente dietro suo consenso.
Qui potete trovare il primo capitolo in lingua originale: http://www.fanfiction.net/s/3217138/1/La-Saga-de-Shampoo-y-Mousse

Ranma ½ e tutti i suoi personaggi sono proprietà della Star Comics e di Rumiko Takahashi.
Nota: la prima parte di questa storia si colloca fra i volumi 35 e 36 del manga.
La maggior parte della storia si sviluppa in Cina e, pertanto, molti dei dialoghi sono in cinese e per questo motivo Shampoo quasi non utilizza il suo giapponese storpiato nel parlare.



- Prima Parte -
Il Drago di Giada
Capitolo 1
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Shampoo non era per niente felice; la lettera che la sua bisnonna aveva appena ricevuto… era terribile! E la cosa più brutta era che era arrivata nel peggior momento possibile. La giovane amazzone aveva escogitato di presentarsi alla madre di Ranma nei prossimi giorni, ma a causa di questa lettera i suoi piani erano andati in fumo.
«Temo che non ci sia modo di scamparla, bambina mia», disse Cologne a Shampoo, la quale era sul punto di arrampicarsi sulle pareti per la disperazione. «Voi due dovrete fare ciò che dice la lettera».
«No essere giusto!» piagnucolò la ragazza. «Shampoo no fare questo!».
«Si tratta di una petizione del consiglio delle anziane, non c’è modo di ignorare gli ordini».
«Perché Shampoo dovere fare questo?» domandò la giovane amazzone borbottando mentre cercava di pulire i tavoli del Neko Hanten.
Cologne chiuse gli occhi e sospirò; in realtà era sua la colpa se Shampoo si trovava in questo guaio. Se solo fosse stata più forte…
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…180 anni addietro…
Cologne, ancora un’incantevole e giovane donna, stava spazzando tranquillamente l’ingresso di casa sua. Era di ottimo umore ed aveva un valido motivo per esserlo. Quello era il suo ultimo giorno da donna nubile. Giusto una settimana prima era stata battuta da un affascinante soldato imperiale che formava parte della guardia privata dell’imperatore.
Vi era solo una nube che macchiava il suo orizzonte. L’uomo che la sconfisse prima del suo soldato: quell’uomo chiamato Happosai o Happy, come lei era solita chiamarlo. Però Cologne amava il suo soldato, doveva farlo però… Happosai era così… così incredibilmente sconsiderato. Così incredibilmente arrogante. Così incredibilmente stupido. Così incredibilmente attraente. Lei era cosciente che egli sarebbe stato sempre il suo unico errore dinanzi gli occhi del consiglio delle anziane.
Happosai era stato il primo uomo di Cologne in tutto. Sarà stato forse perché le attraevano gli uomini pericolosi e strampalati, però… Dio, Happosai era letteralmente un nano e anche abbastanza brutto! Ma anche in questo modo… quegli occhi da cane bastonato quando era triste e quel sorriso sbieco… ricordare ciò era tutto quello di cui lei aveva bisogno per sospirare mentre si domandava cosa stesse facendo Happosai in quel momento.
Improvvisamente, una pietra cadde ai suoi piedi. Vi era un biglietto attaccato. Cologne la raccolse e lesse il messaggio con rapidità e il suo cuore sussultò quando lesse chi glielo aveva inviato.
Happosai.
Il suo peccato.
Il suo errore.
Il suo primo amore.
La stava chiamando, chiedendole di incontrarsi per un’ultima volta. Ma non poteva andarci! Cologne non poté evitare di ricordarsi tutte le volte che aveva ignorato Happosai, tutte le occasioni nelle quali lo aveva cacciato a calci fuori dal villaggio e dalla sua vista, quante volte lo aveva piantato in asso, ma inutilmente. Non poteva resistergli. Quando ricordava le poche volte in cui era stata con lui, tutta la sua forza di volontà scompariva. Doveva incontrarlo per un’ultima volta e… magari, per un ultimo… bacio.
Più tardi quel giorno, Cologne entrò nel bosco che circondava Joketsuzoku. Sapeva che non avrebbe dovuto essere lì, ma non poteva evitarlo. Non aveva la forza di resistere all’incanto che egli aveva si di lei. L’incanto di tutto ciò che per lei era proibito.
La giovane amazzone sorrise quando lo sentì chiamare il suo nome; e incluso mantenne il suo sorriso quando vide che si avvicinava avvolto dalla sua aura di combattimento, quell’aura che era tanto travolgente e ammaliante per lei. Cologne lo amava davvero, ma lui era un pessimo uomo per il futuro del villaggio delle amazzoni; per questo doveva sposarsi con un uomo che totalmente l’opposto di Happosai.
«E così ti sposerai con un noioso soldato?» esordì Happosai avvicinandosi, a piccoli passi, «dopo tutto quello che abbiamo fatto, ti sposerai con un altro!» gridò. «Sai come mi fa sentire questo?».
«Posso immaginarlo» rispose Cologne.
«No, non puoi!» esclamò Happosai, la sua aura di combattimento che cresceva mentre parlava. «Non ne hai la minima idea!».
Cologne sospirò e chiuse fortemente gli occhi. «Happy, io amo soltanto te».
«Che cosa hai detto? Credo di non aver sentito».
«Ho detto che ti amo, idiota!» gridò Cologne. «Non ho mai voluto provare questo sentimento per te, ma non posso evitarlo!».
L’aura di combattimento di Happosai scomparve mentre si sedeva su una pietra. «Allora perché?» chiese, «perché ti sposerai con questo stupido soldato?».
«Perché lui è tutto ciò che mia madre e mia nonna hanno sempre voluto in un uomo».
«Come se davvero t’importasse quello che pensano tua madre e quella mummia pazza!» si lamentò Happosai.
«Mia nonna non è una mummia!» esclamò Cologne.
«Va bene, allora non lo è» disse lui. «Senti Cologne, questo non è importante adesso».
«Allora che cosa è importante?».
«Noi» rispose lui.
«Perché?» gli chiese lei.
«Perché…» cominciò Happosai, «ci sono occasioni in cui bisogna rompere le regole» disse il minuto artista marziale, «e già le rompesti con me una volta, perché non vuoi continuare?».
«Ho le mie ragioni» rispose Cologne, sedendosi vicino al giovane Happosai.
Cologne prese le mani al suo compagno e le strinse gentilmente. «Però… se lo dici e lo dici davvero, forse potrei farlo; forse potrei rompere le regole per te».
Happosai cominciò a sudare nervosamente, «te l’ho già detto prima…» le rispose. «Non lo ricordi, la notte nel granaio quando abbiamo fatto l’am…».
«Questo è stato una settimana fa!» lo interruppe Cologne. «Voglio sentirlo adesso».
Happosai sbatté le palpebre e cominciò a tremare come una foglia al vento. «Io… Cologne, io…».
«Sì?».
«Io… ti…».
«Dillo, su!» pensò Cologne, «il nostro futuro dipende da queste tre parole!».
«Nipote, fermati!».
Cologne e Happosai si allontanarono con un salto l’uno dall’altra. Cologne era spaventata e Happosai era in guardia, immaginando ciò che sarebbe successo, avrebbe ricevuto una sberla dalla bisnonna di Cologne.
«Ben fatto nipote, ti ringrazio di avermi portato dove si nascondeva questa sanguisuga!».
Happosai guardò Cologne senza poter credere a ciò che aveva appena ascoltato. «Mi hai teso una trappola?» chiese.
La bisnonna di Cologne rispose alla domanda. «Certo che l’ha fatto, dovevamo disfarci di te prima che la mia pronipote si sposasse!» gridò l’anziana. «Vattene di qui, peste!».
Il giovane Happosai era furioso, non c’era nulla che potesse fare; era ancora troppo debole per battere la vecchia amazzone e portare via Cologne. Aveva una sola possibilità: scappare e tornare al villaggio più tardi.
Girandosi per guardare Cologne, Happosai non cercò di nascondere la sua furia nel sentirsi tradito. «Dovevo saperlo che le tue stupide leggi t’importavano più di me!» gridò mentre correva a nascondersi nel bosco. «Ma il tuo prezioso villaggio sprofonderà molto presto nel caos più totale, lo giuro!» e questa minaccia furono le ultime parole di Happosai che sentì in molto tempo.
Cologne rimase immobile e, nonostante i suoi sforzi, cominciò a piangere. «Non ti ho teso una trappola… io non ti ho tradito» mormorò, «se me l’avessi detto prima… sarei venuta con te».
«Torniamo al villaggio, bambina mia. Abbiamo molte cose da fare» disse la bisnonna di Cologne. «La tua vita inizia ora».
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«Bisnonna, cosa pensare tu?» chiese Shampoo, guardando Cologne con grande curiosità. Non era solito per Shampoo vedere l’anziana tanto pensosa. «Tu avere piano per tirare fuori Shampoo da stupida missione?».
«No» replicò Cologne, «anch’io voglio che tu lo faccia, Shampoo, è molto importante».
Shampoo ringhiò il suo disappunto. «Perché dovere essere lui? No potere io andare con Lanma?».
Cologne saltò sul tavolo per poter guardare Shampoo dritto negli occhi. «No, deve essere lui» affermò l’anziana. «Ora va’ e incontra quell’inutile quattr'occhi, devo spiegargli di cosa si tratta tutto questo!».
Shampoo annuì e uscì dal Neko Hanten, però dalla sua espressione era facile riconoscere che non era felice di farlo, per niente.
«Perché diamine dovrei fare questa stupidaggine?» si domandò Shampoo mentre camminava lentamente per la strada. Dove diavolo si era cacciato Mousse?
Poco dopo, Shampoo riuscì a vedere Mousse saltando da un tetto all’altro trasportando qualcosa simile a una cassa. Il ragazzo si muoveva a una velocità incredibile. Shampoo aveva visto Mousse muoversi così rapidamente solo un paio di volte prima. La sua velocità la impressionava, solo un poco.
Accigliandosi, Shampoo saltò sul terrazzo più vicino e aspettò che Mousse si avvicinasse e allora, con un altro salto e una rapida capriola, la ragazza atterrò giusto difronte a lui.
«Altolà Mousse!».
«Shampoo!» gridò Mousse sorpreso, «che ci fai qui?».
«Bisnonna volere vedere te».
«M-m-me?» domandò lui leggermente spaventato. «Perché?… Non ho fatto nulla per farla infuriare ultimamente».
«Questo ora no importare!» disse Shampoo. «Lei volere solo dire te qualcosa su una missione».
Gli occhi di Mousse s’illuminarono. «Una missione? Avrà qualcosa a che vedere con questo?» disse mentre apriva la cassa affinché Shampoo potesse vedere il suo contenuto. «Me l’ha consegnata una donna un attimo fa, disse che era importante per una missione».
Shampoo guardò con curiosità cosa ci fosse nella scatola e la prese per esaminarla alla luce del sole.
Era un piccolo drago. Un drago fatto di giada che brillava meravigliosamente alla luce del sole. La statua, d’altronde, era in una strana posa, accovacciata come una sfinge, col suo lungo collo puntato verso il cielo e il volto del drago era abbastanza strano. Non sembrava il muso di un drago qualsiasi, assomigliava di più a quello di un lupo che sorrideva con malvagità. Fissare quel volto fece sì che a Shampoo venissero i brividi e, con un po’ di ribrezzo, rimise la statua nella scatola.
«Stavo seguendo la donna che mi ha dato la scatola quando tu sei arrivata, Shampoo» spiegò Mousse mentre si aggiustava gli occhiali, «però l’ho persa di vista».
«Silenzio, Mousse! Questo drago no essere statua normale» disse lei pensierosa, «no piacere me».
«Neanche a me» commentò Mousse mentre conservava la cassa in una delle sue maniche. «Perché mai lo avrebbero dato a me?».
«Bisnonna dovere sapere, meglio noi chiedere lei» disse Shampoo, che scese dal terrazzo e s’incamminò verso il Neko Hanten.
Mousse si limitò a seguirla, tutto ciò era molto misterioso e lui d’altro canto odiava i misteri. Con un po’ di fortuna, la vecchia mummia sarebbe stata capace di spiegar loro cosa stesse accadendo.
Di ritorno al ristorante, Mousse e Shampoo si sedettero in silenzio mentre osservavano Cologne bere il suo tè e fumare la sua pipa. Il Drago di Giada era posto su un tavolo vicino.
«Bisnonna, tu sapere cosa essere questa cosa?» chiese Shampoo indicando verso la statua di giada.
«Sì, lo so».
«Allora dicci di cosa si tratta!» pretese Mousse.
Cologne bevve un ultimo sorso del suo tè e sospirò. «Molto bene, ve lo spiegherò. La statua rappresenta il drago malvagio. Sicuramente voi due avrete sentito parlare di lui, no?».
Shampoo e Mousse assentirono.
«Bisnonna, tu parlare di malvagio drago di vecchio racconto di villaggio di amazzoni?» domandò Shampoo.
«È così, bambina mia» rispose Cologne, che con un salto giunse affianco al drago. «Il drago malvagio che possedeva tanta lussuria da tentare di sposarsi con tutte le donne del nostro villaggio».
«Shampoo ricordare resto di storia. Quando drago malvagio braccato e ferito da amazzoni, rubare tutto tesoro di Joketsuzoku per vendetta».
«Certo, anch’io ricordo questo racconto» intervenne Mousse. «Il drago scomparve in una colonna di fumo, lasciando al suo posto solo una statua identica a lui per burlarsi delle amazzoni» il ragazzo si fermò e sbatté le palpebre. «Tutto ciò significa che questa è la statua che il drago lasciò nel villaggio, secondo quanto dice la leggenda?».
L’anziana fece un cenno col capo. «Sì, e il consiglio delle anziane ha detto che abbiamo a che fare con lui».
«No potere Mousse fare lavoro da solo?» chiese Shampoo con la speranza di ricevere una risposta affermativa.
«No, anche tu dovrai cooperare nella missione, Shampoo. Se andrà a buon fine, ti accetteranno nella lista di futuri membri del consiglio delle amazzoni» spiegò l’anziana, «io, tua nonna e tua madre fallimmo questa prova» Cologne fissò Shampoo negli occhi, «adesso, bambina mia, è il tuo turno».
Mousse si grattò la nuca. «Cosa dovrà fare Shampoo? È tanto difficile?».
«Sì, è molto difficile» rispose Cologne. «Dovrà portare la statua fino al centro del Labirinto Spirale e tu dovrai aiutarla».
«Perché io?».
«Il drago l’hanno dato a te» replicò Cologne.
«Shampoo no volere fare questo con lui!» gridò la giovane amazzone sbattendo le mani sul tavolo.
«Devi farlo!» esclamò Cologne. «Se almeno non ci provi, sarai esiliata da Joketsuzoku!».
Shampoo si pietrificò. «E-esiliata?».
«È così» disse Cologne con espressione molto seria.
Shampoo tornò ad accigliarsi e chiuse le mani a pugno mentre respirava profondamente per controllare la sua crescente frustrazione; quando riuscì a calmarsi, parlò. «Bene, io fare ciò che consiglio chiedere… però no essere giusto! Mousse essere solo intralcio!».
«Fa parte del lavoro» disse Cologne. «Adesso vai in camera tua e preparati per il viaggio, si è fatto tardi ed entrambi dovrete partire domani».
L’anziana aspettò che i ragazzi la lasciassero sola e allora guardò il Drago di Giada. Lei conosceva la sua vera storia, poiché aveva avuto un ruolo molto importante in essa.
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…180 anni addietro… (un’altra volta)
Era il giorno del matrimonio di Cologne, si supponeva che dovesse essere felice, si supponeva che dovesse sorridere, ma non poteva farlo. Aveva passato la notte precedente domandandosi cosa stesse tramando Happosai. Non aveva idea della vendetta che aveva architettato, ma aveva la sensazione che si trattasse di qualcosa di molto crudele.
Alcune ore più tardi, Cologne, che ora vestiva il suo abito da sposa, aspettava l’arrivo del suo sposo. Era in piedi al centro della sala del consiglio e tutte le anziane la osservavano, molte di loro con sguardo perplesso. La sua piccola avventura con Happosai l’aveva coperta di vergogna e solo la parola della sua bisnonna, che aveva riferito alle anziane come Cologne avesse teso una trappola ad Happosai, fece sì che tornassero a fidarsi di lei, almeno in parte.
Fu allora che si levarono le grida, tutte le donne del villaggio gridavano e maledicevano. Cologne fece per uscire in strada, le anziane le ordinarono di fermarsi, ma non obbedì. Quello che Cologne vide fuori fu Happosai perseguire tutte le donne del villaggio, molestandole, tentando di toccar loro il seno e invitandole a uscire con lui. Era, proprio come egli aveva giurato, un caos totale. Ma questo non gli era bastato, giacché fece un’altra cosa. Rubò il tesoro delle amazzoni. TUTTO il tesoro.
Cologne prese parte all’orda delle furiose amazzoni che stavano inseguendo il ladro e, quando l’ebbero braccato, il giovane Happosai utilizzò una cortina di fumo per coprire la sua fuga, lasciando di fronte alle amazzoni soltanto quell’orribile Drago di Giada. Però questa non era tutta la verità. Happosai lasciò anche una donna incinta al villaggio delle amazzoni.
Il nome di questa donna?
Cologne.

 


Primo capitolo terminato! :D Spero proprio che vi sia piaciuto. Trovai per caso questa storia diversi mesi fa e me ne innamorai subito, tanto da arrivare al punto di volerla tradurre per farla conoscere a un pubblico più vasto. Certo, siamo ancora agli inizi, ma cercherò di mantenere un ritmo costante nella pubblicazione dei capitoli.
Devo dire che è stato alquanto difficile orientarmi sul tipo di parlata da dare a Shampoo; certo, nella versione animata i suoi difetti di pronuncia spariscono quasi del tutto dopo alcuni episodi, ma in questa storia questi assumono una certa importanza e ne viene fatto quasi un continuo riferimento. Sono stata sin da subito indecisa se usare la terza persona singolare o l'infinito, ma alla fine ho optato per quest'ultimo, per restare fedele alla versione originale ed evitare complicazioni con i tempi verbali. Ho tentato anche di trascrivere la sua "r" moscia alla cinese, ma le parole scritte risultavano molto spesso illeggibili, quindi vi ho rinunciato.
Grazie in anticipo a chi deciderà di seguire questa saga e anche a chi vorrà commentare (sono ben accette anche critiche negative, purché costruttive) e un caloroso saluto a tutti!
   
 
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