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Autore: lionesseyes13    24/07/2013    1 recensioni
Dopo aver commesso un’enorme sciocchezza, Ben Skywalker comprende quanto voglia bene a suo padre.
Ambientato tra le serie “Legacy of the Force” e “Fate of the Jedi” (ma non richiede molta conoscenza dell'EU per essere letto).
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Luke Skywalker
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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DICHIARAZIONE DELLA TRADUTTRICE: Ho tradotto dall'inglese in italiano la seguente fanfiction e la pubblico dopo averne chiesto il permesso esplicito dell'autrice. Star Wars appartiene alla Lucasfilm e né io né l'autrice ricaviamo guadagno da questa fanfiction.

FANFICTION ORIGINALE: A Shot at Family

UNA POSSIBILITÀ PER LA FAMIGLIA


In quel preciso momento, Ben Skywalker aveva una lunga lista di desideri. Tanto per cominciare, desiderava aver bevuto meno Coruscant Coolers nel locale dove era sgattaiolato fuori dall’appartamento di famiglia (orribilmente vuoto adesso che la mamma era morta oppure si era unita con la Forza, a seconda dall’alterigia della persona che descriveva la sua assenza dolorosa) per sballare, in modo da poter forse dimenticare per un po’ che non avrebbe mai più sentito la voce di sua madre o riso insieme a Jacen, oppure che accendeva l’ologiornale e sentiva suo padre incolpato per l’ascesa di Darth Caedus.

Non aveva ottenuto la pace che voleva. Tutto ciò che aveva ottenuto era un mal di testa. Il suo cervello stava pulsando come un livido enorme e desiderava che smettesse di martellare. Desiderava anche che la sua testa dolente non centuplicasse ogni suono, inclusa la musica squillante (che sicuramente desiderava venisse spenta prima che i suoi poveri timpani scoppiassero) nel taxi, che aveva preso per tornare a casa.

Ah!, e desiderava anche che il suo stomaco smettesse di agitarsi, minacciando di spedire fuori, in una rivoltante ondata di vomito, tutto l’alcol che aveva bevuto. Sì, e desiderava anche che il guidatore volasse tra le corsie con un po’ più di attenzione, in modo che non fosse continuamente tentato di rimettere a ogni sterzata, e le sue orecchie non fossero assalite regolarmente dalle strombazzate indignate degli altri veicoli, quando il taxi aereo tagliava loro la strada, rubando la precedenza.

«Ha mai preso una lezione di guida?» chiese Ben bruscamente, chiedendosi se fosse un ubriaco aggressivo e, se sì, da quale parte della famiglia venisse quella caratteristica. Forse aveva ereditato la sbornia violenta dal nonno, insieme agli occhi azzurri. O forse la lingua affilata di sua madre sarebbe stata così, quando avesse avuto troppo alcol in lei.

«Hai almeno l’età per bere?» gli rispose per le rime l’autista, lanciando a Ben uno sguardo aspro che comunicava, in modo molto efficace, come si sentisse libero di essere maleducato verso un adolescente Jedi, chiaramente non in grado di lasciare una generosa mancia. «I Jedi possono mai bere? Non è contro il vostro codice di esseri virtuosi dell’universo?»

«Quando mi saprà dire il codice di guida aerea, le parlerò del codice Jedi», Ben rispedì al mittente, mentre il taxi finalmente atterrava nella rampa dell’appartamento di famiglia. Pagò, con un grugnito, la tariffa esorbitante per il trasporto in quella ecumenopoli e poi incespicò fuori dal veicolo.

Provando a mantenere il traballìo al minimo, camminò fino alla porta e, con solo tre errori, riuscì ad aprirla. Fece qualche passo dentro casa e richiuse la porta il più silenziosamente che gli fosse possibile in quello stato goffo. Poi, cercò di intrufolarsi in camera sua, solo per urtare quasi immediatamente contro il tavolo.

«Ben.» Al suono del suo nome, Ben voltò la testa ed emerse dalla nebbia della sua sbronza abbastanza per riconoscere suo padre sul divano. Ciò voleva dire che i Coruscant Coolers avevano evidentemente interferito con la sensibilità di Ben alla Forza. Un papà sdegnato avrebbe dovuto meritare almeno un minimo disturbo nella Forza, soprattutto perché si dava il caso che papà fosse il capo dell’intero Ordine dei Jedi.

Desiderando di poter sprofondare sotto terra (e perché non avrebbe dovuto, adesso che la mamma era morta e anche Jacen, passato al Lato Oscuro, era perso?), Ben ascoltò, mentre suo padre proseguiva con la stessa voce severa, la quale insinuava lui fosse un ragazzino ribelle che aveva spento di nuovo il droide baby-sitter: «Sto aspettando il tuo ritorno da un po’, figlio.»

«I Jedi non hanno il coprifuoco,» Ben fece notare difensivamente, alzando il mento e sperando di non collassare nello sforzo di discutere, quando tutta la sua attenzione avrebbe dovuto concentrarsi nello stare in piedi e non vomitare.

«I Jedi non frequentano nemmeno i locali tutta notte e bevono fino al punto di ubriacarsi,» disse Luke nello stesso tono calmo, ma inflessibile. Lo adottava ogni volta che suo figlio commetteva un’altra enorme sciocchezza. Ciò che Ben faceva al meglio.

«Peggio per loro,» rispose Ben e, nella sua mente confusa, gli sembrò una dichiarazione stupendamente inoppugnabile.

«Ben.» Le mani di suo padre gli afferrarono le spalle, esigendo la sua attenzione. «Hai guidato per venire a casa o hai preso un taxi?»

«Taxi.» Ben detestava l’espressione di sollievo che passò sul volto di suo padre, perciò aggiunse stizzosamente: «Non sono stupido, papà. Lo so che se riesco appena a stare in piedi, non devo guidare.»

«Non ho detto che sei stupido.» Scuotendo la testa, Luke lanciò a suo figlio uno sguardo tagliente. «Penso che la consapevolezza della tua pessima scelta ti stia facendo proiettare su di me il tuo severo giudizio di te stesso.»

«Io penso che tu dica delle stronzate,» borbottò Ben, considerando che solo Luke Skywalker avrebbe tentato di avere una conversazione ragionevole, piena di parole polisillabiche, con un sedicenne ubriaco. Chiunque altro l’avrebbe valutata come impossibile per antonomasia.

«E io penso che tu sia fortunato che non ti laverò la bocca con il sapone per questo commento,» rispose Luke, non perdendo ancora il suo autocontrollo.

Con un gemito, Ben scivolò sul divano di fianco a suo padre. Quello era un tipico commento di papà, perché, quando Ben si comportava male, papà andava sempre dicendo cose del tipo come fosse fortunato a non dover riparare i vaporatori di condensa. Ciò gli fece sentire ancora di più la mancanza della mamma. Lei avrebbe risposto con una delle sue imprecazioni. Ma non aveva più la mamma o Jacen. Aveva solo papà, l’uomo che lo faceva sempre sentire a disagio e in qualche modo mancante.

«Dai, dillo!» sputò fuori, sfogando finalmente a parole ciò che stava bollendo in lui da anni. «Non sono il figlio che volevi. Sono una delusione per te e una disgrazia per la famiglia.»

«Sei ubriaco.» Luke appoggiò gentilmente una mano sulla fronte del figlio e Ben sentì i rivoli curativi fluire dal palmo di suo padre al suo cervello, allentando la sua sensibilità intensificata al rumore, ridandogli il senso dell’equilibrio, restituendogli l’abilità di controllare le emozioni, rimuovendo il suono martellante nel cranio ed eliminando l’intenso desiderio di vomitare. «Ti ho desiderato dal momento stesso in cui ho saputo che tua madre era incinta e ti ho voluto bene dall’esatto secondo in cui ho percepito la tua presenza nella Forza, Ben. Non posso essere sempre d’accordo con le tue scelte, ma non sono deluso da quello che ti fanno. Stasera hai preso una decisione imprudente e pericolosa, ma questo non mi impedisce di volerti bene e di essere felice che non ti sia successo niente. Non so veramente come faccio a spaventarti tanto, quando non ho mai alzato le mani su di te e ho fatto del mio meglio per non alzare la voce, indipendentemente da quanto tu mi provochi.»

Dopo che lo zio Owen l’aveva allevato (letteralmente) con le sue mani, Luke Skywalker sembrava aver raggiunto la conclusione che essere un buon padre significasse essere severo quando il figlio la combinava grossa per la novecentesima volta, ma anche evitare di picchiarlo ripetutamente in testa con un cucchiaio di legno per fargli capire la lezione. Ben sapeva che le figure paterne di suo padre si limitavano a un Signore dei Sith, che aveva amputato la mano di Luke, e a un burbero estrattore di umidità, che non avrebbe riconosciuto una battuta manco a fargli il disegno. Con questi due modelli (per niente) ispiratori, Luke Skywalker stava probabilmente facendo del suo meglio per essere un buon papà e come al solito Ben stava solo combinando un pasticcio.

«Non ho paura che tu mi faccia del male,» sussurrò Ben, distogliendo lo sguardo dalla schietta amarezza e dall’onestà negli intensi occhi azzurri del padre. «Solo non voglio che tu sia deluso di me, ma lo so che ho preso delle decisioni di cui non sei felice e che continuerò a prenderne, perché sono semplicemente così cocciuto. So che la nostra conversazione non finirà che tu sei soddisfatto di me, ma triste per la direzione verso la quale sono incamminato. Questo mi fa male.»

«Capisco. Grazie per avermi spiegato come ti senti.» Luke fece una pausa, sospirò e poi chiese: «Ma lo sai che dobbiamo parlare delle tue scelte di stasera, non è vero Ben?»

«Sì, papà.» Ben annuì, preparandosi alla classica ramanzina da Jedi da parte del Maestro della Calma.

«Allora cominciamo con ciò che hai fatto di giusto stasera,» iniziò Luke, solo per essere interrotto immediatamente da suo figlio.

«Ciò che ho fatto di giusto?» ripeté Ben, fissandolo. «Le mie orecchie devono avere ancora dei problemi. È senz’altro arrivato il momento di fare un giuramento solenne di perpetua sobrietà.»

«Ciò che hai fatto di giusto,» confermò suo padre, sorridendo leggermente, «perché hai fatto bene qualcosa di molto importante e, per me, conta tanto come tutto ciò che hai fatto di sbagliato. Hai pagato un taxi per portarti a casa, invece di provare a guidare da solo. Questo può aver salvato la tua vita e le vite di altri guidatori. Sono orgoglioso che tu abbia avuto la prontezza di spirito e la maturità di fare questa scelta.»

«Chiunque non sia un completo idiota avrebbe noleggiato un taxi, se fosse stato nelle mie condizioni,» si schernì Ben.

«Non tutti avrebbero preso la tua stessa decisione.» Luke squassò la testa. «Hai visto nelle statistiche come gli incidenti con guidatori ubriachi siano la terza causa di morte a Coruscant?»

«Questo prova solo che ci sono molti completi idioti che volano a Coruscant, provocando la morte di civili innocenti,» borbottò Ben. «Non significa che presto vincerò qualche concorso di saggezza.»

«Non devi vincere alcun concorso di saggezza, ma non voglio vederti più così ubriaco.» Gli occhi del padre si fissarono su quelli di Ben, riuscendo in qualche modo a farsi strada nel suo cuore e nella sua mente. «Lo so che sei ancora in lutto per la mamma, figlio, e che hai sofferto in un modo in cui nessuno dovrebbe, quando sei stato tenuto prigioniero da Darth Caedus, e che il tradimento di Jacen non ti dà pace. Ma non puoi mettere a rischio la tua salute annegando i dispiaceri nell’alcol. Se adesso prendi l’abitudine di rifugiarti dietro a un bicchiere per non affrontare i tuoi problemi, farai lo stesso in futuro. I tuoi problemi peggiorano solo, non migliorano, quando provi a negarli, e a negare la sofferenza, attraverso l’alcol. Hai bisogno di accettarli insieme al dolore che portano o, altrimenti, il tuo bicchiere crescerà tanto che finirà per ingoiarti. Mi aspetto che tu affronti il tuo lutto in modo salutare, attraverso la meditazione e il dialogo. Capito, Ben?»

«Sì, papà.» Ben annuì, pensando che era stata una lunga paternale alla Luke Skywalker, ma probabilmente meritava ogni parola per essere entrato dentro l’appartamento incespicando, più ebbro di un H'nemthe in calore.

«Allora suppongo sia solo giusto dirti che comprendo il tuo comportamento, perché, prima di essere un Jedi saggio, ho fatto una serie di sbagli persino peggiori, quando stavo crescendo a Tatooine.» Luke rise sommessamente.

Riconoscendo una storia in arrivo sull’infanzia di suo padre nei tuguri della galassia, Ben interruppe con impertinenza: «Ritorniamo ai giorni in cui gli olodrammi erano muti e si vedevano solo in bianco e nero. Torniamo a quando, per andare al mercato, gli speeder dovevano essere spinti in salita sia all’andata che al ritorno. Torniamo ai giorni tetri in cui persino il centro luminoso della galassia era stretto dalla malvagia presa dell’Impero oppressivo. Torniamo a quando si doveva tirare su l’acqua dal pozzo con il secchio, se si voleva fare una doccia. Torniamo a quando la vita era veramente dura.»

«Racconti tu la storia, Ben, oppure io?» volle sapere Luke, inarcando un sopracciglio.

«Sto solo aiutando a creare l’atmosfera, papà,» spiegò Ben con innocenza e allegria.

«Fantastico.» Suo padre fece un gran sorriso. «A ogni modo, come stavo dicendo prima che l’atmosfera fosse adeguatamente preparata, quando avevo sedici anni, non c’era molto da fare su Tatooine, a meno che l’agricoltura con i vaporatori fosse la grande passione della tua vita. Io e miei amici abbiamo dedicato la nostra adolescenza alla ricerca costante di guai, per alleviare la nostra noia perpetua. Un giorno, decidemmo che andare all’osteria di Anchoread per sbronzarci sarebbe stato il massimo del divertimento. Perciò abbandonammo il nostro lavoro a diversi livelli di incompiutezza e viaggiammo fino a Anchorhead. Provammo davvero l’esperienza di ubriacarci per la prima volta nelle nostre giovani vite, ma, alla fine, ci venne in mente che dovevamo tornare a casa prima che scendesse la notte e i Sabbipodi attaccassero. Tornammo ai nostri speeder (appena in grado di distinguere l’acceleratore dai freni, potrei aggiungere) e guidammo fino a casa. Perciò, come vedi, fummo molto fortunati a riuscire a tornare alle nostre fattorie tutti quanti d’un pezzo, anche se non la pensai così quando vidi lo zio Owen.»

«Scommetto che fece salti di gioia quando vide e annusò come eri ubriaco, papà,» commentò Ben causticamente.

«Non potei sedermi per una settimana, dopo che ebbe finito di spellarmi il fondoschiena a cinghiate,» constatò Luke con sarcasmo amaro e Ben rabbrividì. Non poteva capire cosa avrebbe indotto qualcuno a picchiare in quel modo il suo pacato padre. «Era furioso con me, perché avevo trascurato il mio lavoro un’altra volta ancora, perché mi ero ubriacato disgustosamente, perché avevo messo a repentaglio la mia vita e uno speeder buono guidando fino a casa sbronzo. Infatti, non l’ho mai visto più arrabbiato di così.»

«Non mi piace tuo zio,» dichiarò Ben, incrociando le braccia. «Mi sembra un prepotente, papà. Non avrebbe dovuto farti tanto male.»

«Era un uomo molto rigido, Ben, e non poteva proprio capire il mio spirito libero,» disse Luke. «Era sempre spaventato che una delle mie assurde bravate mi avrebbe ucciso, perciò ritenne che fosse necessaria una punizione severa. Questo non ne fa una cattiva persona, solo in errore, e, al di là di ciò che fece, sapevo che mi voleva bene, anche se l’irritavo e lo deludevo. Non sono d’accordo con la maggior parte dei suoi metodi per educare i bambini, ma, per i miei primi anni, è stato quanto di più simile a un padre io abbia avuto e perciò ne ho rispetto.»

«Grazie che non mi picchi, papà.» Ben poteva sentire le lacrime salirgli agli occhi e non riusciva a individuarne la ragione. «Persino quando potresti averne avuto voglia, perché ero appena arrivato a casa ubriaco e maleducato o perché non la smetterei di fare battute.»

«Non ho mai desiderato picchiarti, figlio.» Luke tirò a sé Ben in un abbraccio stretto. «Ho sempre desiderato evitarti del dolore, non causartene.»

«Ti voglio bene, papà.» Per la prima volta in anni, Ben appoggiò la testa sul torace del padre come un bambino, invece che un uomo. «Io ti sosterrò; non importa ciò che l’amministrazione idiota di Daala dice su di te, come saresti la causa della rovina di Jacen. Hai fatto abbastanza per la galassia, per liberarla e per tenerla al sicuro, che il governo e i media devono smetterla di perseguitarti.»

«Non sono perfetto, Ben.» Sospirò Luke. «Vorrei proprio esserlo. Forse allora Jacen non sarebbe passato al Lato Oscuro.»

«Ha preso le sue decisioni,» argomentò Ben. «A ogni modo, Daala ha commesso abbastanza atrocità che non è nella posizione di giudicarti perché non sei perfetto. Oh Forza, non sono nemmeno sicuro che abbia l’autorità morale per bollare come malvagio Darth Caedus.»

«Parole di saggezza che escono dalla bocca di mio figlio.» Luke arruffò i capelli di Ben, strappandogli grida indignate.

«Non i capelli!» esclamò Ben, stendendo le braccia verso l’alto per proteggere la sua capigliatura rosso fuoco. «Metterla così sottosopra è veramente una punizione crudele e insolita. Non posso proprio sopportare una tortura come questa.»

«Penso che gli dia un allegro effetto scompigliato.» Luke ridacchiò. «Sembra molto alla moda.»

«Detto da chi porta ancora i capelli nel taglio a scodella tanto di grido tra i contadini di Tatooine.» Facendo un sorrisetto, Ben alzò gli occhi al cielo. «Grazie, papà, ma piuttosto prendo consigli di moda da un barbone.»

«Che insolenza tollero dal mio proprio figlio!» Rise Luke. «E Yoda diceva che non ero abbastanza paziente per essere un Jedi.»

«Su Dagobah, dove la palude puzzava, tu puzzavi dopo che avevi arrancato nella palude, R2 puzzava dopo che era caduto nella palude e il cibo di Yoda, rastrellato dalla palude, puzzava.» Ben fece un risolino derisorio. «Lo so che tu sopporti la mia maleducazione perché ti faccio ricordare i tuoi giorni di gloria.»

«O, più probabilmente, per assicurarmi che non abbia mai avuto dei giorni di gloria e che la mia giovinezza è ben lontana,» Luke corresse impassibilmente. «In una galassia piena di incertezze, è un sollievo comprendere che posso contare su di te per rimanere umile.»
 

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Traduzione di NonSoCheNickMettere2

  
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