Disclaimer: I personaggi presenti in
questa storia (scritta senza scopo di lucro) sono stati creati ed appartengono
ai loro rispettivi autori, booyah o/
Non possiedo e non guadagno nulla 8D
Timeline: subito dopo la 3x07
Warning: Missing moment; pre
slash; canon character death.
Conteggio parole: 814
Note: Scritta per la Nottebianca
#10 @ maridichallenge con il prompt:
Teen Wolf, Derek/Stiles,
dopo la 3x07.
Titolo da Missing degli xx
because idk odio titolare
>:(
My heart is beating in a different way.
Derek
ha sentito il tintinnio delle chiavi di Stiles solo
per un istante prima di rendersi conto di essere nella sua jeep. Non ha idea di
come fosse successo e nemmeno gli importa.
Ringrazia
il fatto che per una volta Stiles abbia deciso di non
dire nulla durante il tragitto; qualsiasi parola sarebbe stata troppo e non sarebbe bastata allo stesso tempo.
Prima
di infilare la chiave nella toppa, Stiles si ferma un
attimo, prendendo un respiro.
“Penso
che, uh,” si passa una mano tra i capelli corti indicando con un gesto della
testa la finestra di camera sua. “Non so se mio padre sia a casa, ma… Non ho idea di come potrebbe prendere il fatto che tu
sia qui a quest’ora.”
Derek
annuisce e quando Stiles si volta di nuovo non è più
dietro di lui.
Il
soggiorno è silenzioso e le chiavi di casa di suo padre non sono sul tavolino.
Almeno qualcosa che va per il verso giusto c’è, pensa amaramente mentre accende
le luci.
Sale
le scale velocemente e quando apre la porta, Derek è appoggiato accanto alla
finestra, al buio; il suo sguardo è fisso sul pavimento ma in realtà
probabilmente è da tutt’altra parte -Stiles immagina fin
troppo bene dove sia.
“Andiamo”
comincia parlando piano “mio padre non è in casa, ti preparo una cioccolata
calda.” E sa che Derek non ha fame ma non può fregargliene di meno perché Stiles è ancora sull’uscio e la sua camera gli sembra già
troppo piccola e claustrofobica.
Quando
erano ancora nel loft, dopo quelle che erano sembrate ore, Lydia
aveva fatto segno di seguirla verso l’angolo più lontano della stanza. Il
trucco del suo viso era rovinato e aveva infilato le mani in fondo alle sue
tasche, cercando di fermare il tremore.
“Non
puo’ restare qui sta notte” aveva sussurrato,
indicando Derek con un gesto del viso.
Isaac
aveva annuito nonostante sentisse il suo stomaco rivoltarsi al solo pensiero.
“Qui ci pensiamo io e Cora.”
Cora si era passata una mano sul viso,
cercando di asciugarsi le lacrime che le avevano bagnato le guancie. “Chiamo
anche Peter.”
Stiles aveva alzato lo sguardo verso il
corpo di Boyd, ancora in mezzo alla stanza, ed aveva
abbassato subito gli occhi. Era come se fosse tornato indietro nel tempo di
dieci anni e tutti si stessero sforzando a rimanere forti nonostante il dolore
sia così pesante da essere quasi una presenza fisica nella stanza.
“Vieni
a casa mia quando hai finito.” Le aveva detto alla fine perché non aveva più
sei anni e anche lui doveva fare la sua parte. “Lascio la finestra di camera
mia aperta. Lydia e Isaac sanno dov’è.”
L’espressione
negli occhi di Cora si era addolcita ed aveva
annuito, sussurrando un “Grazie” a mezza voce.
Stiles aveva riportato lo sguardo di nuovo
sul pavimento ancora bagnato, il solo pensiero che qualcuno passasse la notte
in quel loft bastava da solo a fargli venire la nausea.
“Stiles, non dovresti…” comincia
Derek, la tazza che stringeva tra le mani era ormai fredda. “Questa non è la tua guerra. Non sono affari che ti
riguardano.”
Stiles sente la rabbia scorrergli nelle
vene veloce e ha voglia di lanciargli la cioccolata addosso e sperare che sia
abbastanza calda da ustionarlo. “Mi stai prendendo per il culo, vero? Questa è la mia guerra! Boyd
era un mio compagno di classe, un mio amico! Tu… tu
sei mio amico! Dio, non era questo che volevi quando chiedevi a Scott di unirsi
al tuo branco? Beh, ora ci siamo dentro.” Abbassa la voce e smette di parlare
per un istante; dopo tutto quello che è successo nelle ultime ore non anche ha
la forza per litigare con Derek. “Questo è esattamente il posto in cui dovrei
essere.” Conclude mordendosi l’interno della guancia mentre sente le guancie
arrossarsi appena.
Derek
rimane in silenzio e Stiles prende un piccolo sorso
dalla tazza, nonostante la cioccolata sia così fredda da essere a malapena
bevibile.
“Grazie”
risponde infine, appoggiando la schiena contro il muro della cucina.
Stiles vorrebbe scuoterlo per le spalle.
“Non mi devi ringraziare, questo non è un favore che ti sto facendo. E’ una
cosa normale, sai? Ormai siamo una squadra.”
E
forse è il fatto che è tardi e non pensa lucidamente, o forse è perché
nonostante tutti i suoi discorsi Derek non ha davvero idea di che cosa
significhi davvero branco, ma dopo un attimo Stiles
appoggia la tazza sul mobile della cucina, avvicinandosi a lui.
Trattiene
il respiro e si irrigidisce aspettandosi un pugno o come minimo una spinta
quando gli cinge le spalle in un abbraccio leggero. Derek non lo ricambia ma
con sua sorpresa non lo allontana nemmeno, e Stiles è
così vicino a lui che non ha bisogno di essere un licantropo per sentire il
battito del suo cuore accelerare.
“Gliela
faremo pagare” dice fissando il muro davanti a se. Derek continua a rimanere in
silenzio ma almeno questa volta non ha intenzione di replicare.