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Autore: emanuele0933    24/07/2013    2 recensioni
Quest'opera parla delle avventure di un ipotetico me stesso che dovrà affrontare i famosi 7 anni ad Hogwarts. Il progetto è un'opera abbastanza lunga e complessa, dato che percorrerà tutti gli anni accademici, perciò come lunghezza sarà paragonabile (più o meno) a quella creata da J.K. Rowling stessa.
E' mia intenzione essere il più preciso possibile e non lasciare mai nulla al caso, perciò i primi capitoli presenteranno parecchie situazioni abbastanza criptiche che verranno svelate solamente in seguito e, naturalmente, aggiungerò parecchi personaggi e luoghi inediti, di mia completa invenzione.
E' consigliabile leggere le 'Note dell'Autore' all'inizio del primo capitolo.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Note dell’autore

Quanto state per leggere non è altro che una stesura delle mie idee riguardo ad una serie di ipotetiche avventure che mi avrebbero potuto coinvolgere se da ragazzino avessi ricevuto la famosa “Lettera del Preside di Hogwarts”, perciò il protagonista principale dell’intera storia (che è abbastanza lunga) sarò interamente io, anche se ovviamente riprenderò luoghi, situazioni e personaggi della saga creata dalla penna di J.K. Rowling. Essendo quest’ultima estremamente Pottercentrica (insomma, in 7 libri non è mai successo nulla in cui Harry non fosse coinvolto) ho cercato di allargare il mondo della saga stessa creando una mia mitologia, sottolineando la storia e specificando alcuni avvenimenti che nella saga principale sono dati quasi del tutto per scontati, perciò quello che leggerete è totale frutto della mia immaginazione e non ho preso in considerazione alcuna enciclopedia, almanacco o qualsivoglia “allargatore del lore” ufficiali della Rowling, perciò non scervellatevi chiedendovi da dove ho preso questo nuovo incantesimo, o chi è quel personaggio che lavora al Ministero, poiché è inutile: se quel dato personaggio, incantesimo, luogo, racconto non appare nei 7 libri “canonici” allora l’ho inventato del tutto io.

Poi ho due piccoli ma importantissimi punti da farvi notare: uno riguardante la forma, l’altro il contenuto. Iniziamo:

 

La forma

Sono un semplice ragazzo che è rimasto affascinato dalla saga Potteriana in età adolescenziale, perciò riconoscendone i pregi ed i molti difetti, non riesco a far altro che esser grato all’autrice di aver creato questo mondo e a Chris Columbus e John Williams di avermelo fatto conoscere grazie al loro film e fantastica colonna sonora. Ho voluto puntualizzare su questo per due motivi:

- primo, perché non ho fatto studi, corsi e specializzazioni in scrittura in prosa quindi non voglio dimostrare alcun talento letterario a nessuno, e anzi, se trovate errori di sintassi, logici e grammaticali ditemelo, li correggerò all’istante, perché nonostante l’attenzione con cui riguarderò i miei capitoli prima di pubblicarli qualcosa sicuramente rimarrà, o per distrazione o per ignoranza scaturita dallo scorretto uso della lingua italiana che purtroppo applichiamo nei discorsi di tutti i giorni. Siccome il non essere laureato in letteratura, in lettere o in giurisprudenza non rende meno gravi i miei errori, vi prego di segnalarmi ogni errore e/o bruttura che troverete e se avete dei consigli su un tale passaggio troppo pesante e prolisso o addirittura illeggibile senza una bombola di ossigeno, fatevi avanti!

- Secondo, perché come preciserò nella nota riguardante il contenuto, sarò costretto a cambiare alcune vicende viste nella saga della Rowling perché troppo centrate su Harry e che danno poco spazio alla creazione di un altro personaggio almeno un filino interessante, senza per questo significare che disprezzi il lavoro svolto dall’autrice. Insomma, sono costretto a cambiare alcune fasi, ma non perché mi sento superiore a lei, ecco.

Inoltre vi voglio avvertire che quello che state per leggere non è propriamente un racconto classificabile come romanzo, poiché elencherò una tale marea di informazioni, lezioni di magia, personaggi e situazioni del presente e del passato che in un romanzo fatto come si deve, devono esser necessariamente omessi, poiché a conti fatti non portano per nulla avanti la trama, né servono a qualcosa se non a scoprire qualcosa in più di questo mondo a noi celato ed a renderlo più affascinante e verosimile; insomma, dargli credibilità.

Perciò essendoci a tutti gli effetti una “trama lineare” (il mio personaggio avrà un bel da far durante i suoi anni ad Hogwarts) questa sarà abbastanza diluita a causa della natura diarista del racconto. Non farò dei salti di due mesi scolastici solo per far andare più spedita la trama in pratica.

Ciò non toglie che se la mia storia vi piace e mi chiedete una versione più “romanzesca” non dovete far altro che chiederlo e creerò una seconda versione riveduta e concisa della prima, senza per questo abbandonare la prima versione più dettagliata ma non per questo noiosa (almeno, non noiosa ai superfan come me).

 

Il contenuto.

Come ho già detto prima, sarò costretto a cambiare qualcosa durante il mio racconto. All’inizio saranno piccoli cambiamenti, in seguito saranno più consistenti, perché più avanti si andava nella trama più la saga diventava un Potter - Granger - Weasley vs The World, rendendo impossibile un approccio meno secondario possibile, diciamoci la verità.

Uno dei primi cambiamenti che penso solo i più accaniti si accorgeranno sarà lo slittamento in avanti di dieci anni degli avvenimenti che coinvolgono Harry ed i suoi amici. Infatti Harry inizierà a studiare ad Hogwarts nel 1991, ma io in quell’anno nascevo, perciò non ho avuto altra scelta che spostare tutto negli anni 2000, tanto alla fin fine la Rowling non ha mai riportato avvenimenti “di cronaca babbana” che potessero crear conflitto con la mia decisione. Inoltre vi svelo una chicca: essendo del ’91 avrei compiuto 11 anni solamente nel 2002 e non nel 2001 come dirò nel mio racconto, ma è stato proprio nel 2001 che Harry Potter è entrato di prepotenza nella mia vita e perciò questo piccolo paradosso temporale mi sembra piuttosto poetico ed azzeccato.

Essendo italiano e non inglese leggerete le mie difficoltà nell’ambientarmi nel nuovo Paese, per fortuna mi aiuterà la magia per i primi tempi ma comunque un problema resta: il nome di alcuni personaggi, luoghi, sostantivi ed incantesimi cambiano dalla versione inglese a quella italiana, perciò il mio personaggio udirà i nomi “originali” mentre voi leggerete le versioni adattate in italiano, questo sia per non sforzare chi non conosce i nomi in inglese (Silente addirittura verrebbe tradotto in Dumbledore) sia perché a me piacciono di più le versioni italianizzate (i dissennatori su tutti, direi). Ciò non toglie che in alcuni passaggi sarò costretto ad elencarvi entrambe le versioni se utili per la comprensione di successivi passaggi, prediligendo la versione italiana dei termini in caso di neutralità.

 

Bene, con questo ho terminato il mio biblico editoriale (LOL) e se non vi ho già annoiato a morte con queste mie precisazioni, facendovi decidere che è meglio lasciar perdere, vi auguro buona lettura!

 

 

Strane lettere

 

Era un’estate afosa, insomma, non che le altre lo fossero state di meno, ma ogni estate pare sempre più afosa della precedente nella mente delle persone e questa non faceva eccezione.

Come ogni periodo estivo come si deve lo passavo a far nulla fino alle sei di pomeriggio, poi si usciva a giocare fino alle dieci, undici di sera. A cosa giocare non era mai un problema, se eravamo sotto i sei membri si giocava a nascondino, oppure ci si rincorreva senza nessun motivo per tutta la serata ed io essendo il più lento solitamente facevo la “guardia” almeno 3 volte su 4. Se eravamo in buon numero, invece, si prendeva un pallone e si giocava a calcio, sempre e solo a calcio, non c’era via d’uscita da questo limbo: se eravamo almeno sei, tre a squadra e via col pallone. Non che mi dispiacesse, alla fin fine dare calci ad un pallone e agli stinchi degli amici era stranamente divertente, ma io più degli altri soffrivo la ripetitività della situazione, così una sera vedendo come si stavano mettendo le cose, tirai fuori il mio Game Boy dalla tasca e mi misi a giocare a Pokémon, nemmeno mi fregava più che qualcuno potesse prendermi in giro perché giocavo ad un videogame invece che a pallone. Impensabilmente però, successe l’esatto contrario.

Nemmeno una settimana dopo quasi tutti giù al quartiere avevamo un Game Boy con una copia del gioco dei Pokémon: chi aveva Rosso, chi Blu, chi sfoggiava il suo Game Boy Color con relativo Pokémon Giallo per far crescere l’invidia ai comuni mortali... Insomma, normale amministrazione, c’è sempre il galletto che vuole mostrare che i suoi genitori guadagnano più degli altri e che cerca di farlo ricordare in ogni modo.

Fatto sta che tra scambi, lotte, nascondini, acchiapparelli, gelati e partite a pallone, quell’estate così afosa fu la migliore in assoluto fino ad allora, cosa non di poco.

Le elementari ormai erano finite, l’esame per l’ammissione alle medie lo affrontai senza problemi ed un altro capitolo della mia vita stava per iniziare, perciò prima che mi dividessi definitivamente coi vecchi compagni cercai di restare con loro il più a lungo possibile per tutta l’estate.

Ma il destino aveva altri piani per me, talmente singolari che non avrei mai creduto possibili.

 

Tutto iniziò un pomeriggio verso la fine di giugno: scendendo come ogni mattina le scale, vidi la cassetta delle lettere piena fino a scoppiare. Molto strano, dato che controllavamo la posta ogni giorno; dovevano essere arrivate tutte quella mattina. Citofonai a mia madre per farmi dare la chiave della cassetta, accorgendomi così che le lettere erano solamente due, ma così spesse che riempivano da sole l’intero spazio.

Cosa conterranno per essere così grosse? Speriamo non siano bollette...

Ma non avevano un tono minaccioso: c’era il mio nome impresso sulle buste... Il mio, non quello di mio padre o di mio nonno, ma proprio il mio! Al sig. Emanuele M. Burgio... Così c’era scritto.

Addirittura il puntino sul mio secondo nome, dev’essere importante...

Dovevo assolutamente aprirle, così salii in casa veloce come un furetto e mi lanciai sul letto aprendo le buste nella maniera più delicata possibile...

Depliant. Entrambe contenevano stupidi depliant pubblicitari di una qualche scuola privata che voleva mi iscrivessi nei loro istituti per spillare soldi ai miei. E tanti saluti all’importanza!

Ero così arrabbiato che dovevo sfogarmi con qualcuno:

-Mamma! Vieni a vedere ‘sti cosi!

Mia madre si precipitò in camera mia con una scopa in mano, pensando avessi trovato qualche sgradito animaletto vicino al letto.

-Cosa c’è? Che sono quei volantini?

Era in un bagno di sudore: incredibile come le donne, nonostante portino vestiti molto leggeri, continuino a soffrire il caldo peggio degli uomini.

-E leggili!

Dopo averli letti un po’ si schiarì la gola e mi spiegò:

-Sembrerebbero delle scuole private che ti vorrebbero come studente, ma a quanto ho capito questa azzurra è francese, la Lamesfortes, mentre quest’altra tutta strana è addirittura finlandese, la Falcons Maailman, non so nemmeno cosa diamine significhino. Hai solo 11 anni, non puoi andartene all’estero così giovane, e non sai né il francese né il finlandese, che cosa gli passa per la mente...

-Pensi che anche ai miei compagni siano arrivate?

-Penso di sì, non abbiamo mica fatto domandine o cose del genere, penso che le avranno spedite a tutti quanti: più inviti, più possibilità di capitare il pollo... Che poi cercano polli ricchi, questa qua si fa pagare seimila franchi a trimestre, non so a quante lire equivalgano ma sicuramente sarà un sacco!

Mentre mia madre parlava con la coda dell’occhio mi accorsi che la foto di gruppo dell’ultima pagina faceva strani giochi di luce che, una volta controllata meglio, fu chiaro che non si trattava di uno strano effetto ottico... I ragazzi sorridenti ritratti in quell’immagine si muovevano proprio!

-Mamma, guarda quella foto: si muove!

-Ma cosa dici? E’ vero... Che diavoleria è questa? Se ne inventano una più del diavolo per farti pagare, una foto animata, ma guarda, chissà come funziona...

La cosa non mi convinceva: quel depliant era fatto di semplice carta, non c’era un display dentro... Era evidente che quella foto non fosse normale. Prendendo il depliant della scuola finlandese e leggendo con attenzione trovai la dicitura Scuola di Magia!

Non si trattava di un’altra scuola media o paritaria, ma proprio di Magia! E facendo un po’ più di attenzione, la statua del cavaliere di marmo dell’ingresso dell’elegante cortile faceva ondeggiare lievemente la spada, quasi come per passare tempo mentre io la guardavo e la riguardavo...

-Mamma, anche quell’altro dice che la scuola francese è una scuola di magia?

-Cosa? Scuola per maghi? No, certo che no, che sciocchezze stai... Aspetta! E’ vero, qui, dove elenca i requisiti di ammissione: undici anni, maschio, che ha conseguito il minimo grado di istruzione, cittadino dei seguenti Stati Europei ed... In possesso di poteri magici! Cos’è, uno scherzo?

-Ahahah, non lo so, ma sarebbe fantastico, ti immagini se esistesse la magia? Sarebbe stupendo, per prima cosa imparerei a fermare il tempo, così sparirei dalla vista di chi mi vuole rompere!

-Calma con l’entusiasmo, stasera farò vedere questi foglietti a tuo padre e vedremo di che si tratta realmente... Tsk, magia, che buffonata!

 

Per il resto del pomeriggio restai a letto a leggere e rileggere quei volantini, imparando a memoria tutti i luoghi che apparivano in quelle foto, i nomi dei tizi che studiarono lì in passato e di altri che invece tutt’oggi ci insegnano, le varie lezioni e attività extrascolastiche che è possibile svolgere durante gli anni, gli sbocchi professionali, l’importanza del nome della scuola nel mondo, come fare per pagare per la retta, di cosa si ha bisogno per le materie più impegnative... Sedici pagine stranissime ed ipnotizzanti che nonostante la loro evidente assurdità sembravano quasi vere. Per fortuna nessuno dei miei amici mi chiamò per scendere a giocare, così potei dedicare tutto il tempo a me stesso e non a restare fossilizzato in porta.

A tavola, come promesso, mia madre passò i depliant a mio padre come se lui potesse cambiare ciò che c’era scritto in qualcosa di sensato. Dato che non potè far molto, sospirò e disse semplicemente:

-Beh, che strano eh?

Ed iniziò a mangiare, così, come se nulla fosse...

Io mi sentii un po’ deluso per questa reazione, forse mi aspettavo un’indagine per scoprire se quei foglietti potevano essere seri, ma sinceramente neanch’io credevo ad una singola parola scritta in quei due pezzi di carta, perciò mi misi il cuore in pace e a metà tra il deluso ed il divertito per quella strana situazione fuori dal comune, me ne tornai in camera, sentendo mia madre che in cucina stropicciava i depliant per poi buttarli nella spazzatura...

 

Dlin-Dlon!

Chi diavolo può essere alle due di notte?

Le opzioni erano due: o un gran maleducato o, peggio, un ladro. I ladri non suonavano certo il campanello, ma poteva anche essere una tattica per immobilizzare con un attacco a sorpresa chiunque rispondesse alla porta... Sperai fosse solo uno dei soliti parti della mia mente troppo cinematografica, ma notai che anche mio padre fece più o meno i miei ragionamenti, data la sua evidente agitazione.

-C-Chi è?

-Ehm, signor Burgio? Scusi l’ora ma sa, per quante volte venga in Italia, mi dimentico sempre di come siano poco organizzate qui le città e di come perdersi sia facilissimo. Ma mi faccia presentare, sono ser Richard Uppercut, delegato per i maghi nati babbani, di cui fa parte vostro figlio, dell’ufficio Relazioni Internazionali sottosezione Iscrizioni Paesi Cadetti del Ministero della Magia Britannico, sono qui come portavoce sia del Primo Ministro stesso che del preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts per parlare ed eventualmente convincere lei e vostro figlio ad iscriverlo alla nostra scuola, perciò se mi fa entrare ne parliamo con più calma, nonostante l’ora tarda.

-M-magia?

-Sì signore, magia; penso abbia già dato un’occhiata allo spioncino della porta, sono solo, non porto armi e non ho un adeguato vestiario da scasso, perciò penso che converrà con me che non sia un volgarissimo ladro e mi aprirà gentilmente la porta, no?

Solo un’idiota poteva credere a queste scuse ed aprire la porta nel cuore della notte.

-Ci dispiace, ma siamo in pigiama e non vorremmo...

-Ma si figuri! Qui l’unico che si dovrebbe scusare sarei io e lo farò rubandovi meno tempo possibile, perciò se finalmente apre questa porta possiamo inziare, che ne dice?

Evidentemente imbarazzato per aver trattenuto lo strano individuo fuori casa così a lungo, mio padre titubando aprì la porta e lo fece entrare: abbigliato come l’ispettore Poirot, portava in testa una bombetta ed una giacca di velluto marrone. La camicia che indossava era persino più bizzarra con grossolani pizzi e merletti nelle estremità ed una larga cravatta si perdeva sotto il panciotto. Anche senza ghette o baffi era fuori moda di almeno un paio di secoli, anche se c’era da ammettere che riusciva a trasmettere un senso di eleganza anacronistica che riusciva a tranquillizzarti e a cancellare definitivamente l’ipotesi della rapina a mano armata.

-Oh, ecco il giovane mago! Prego, è tua!

E mi consegnò un’altra lettera intestata a me ma decisamente meno gonfia e più precisa già nell’intestazione delle altre:

Al Signor Emanuele M. Burgio, 6° stanza ad est del 5° appartamento al 3° piano del condomino Tamigi”

E nel retro c’era anche il mittente:

“Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts”

Alla parola magia rizzai lo sguardo verso il signor Uppercut che come se se lo aspettasse mi rivelò:

-Sì, hai capito bene, sei un mago Emanuele!

  
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