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Autore: HeavenMayBurn    24/07/2013    2 recensioni
[Pacific Rim]
Non importa da quale inquadratura lo riprendi, un kaiju ti fa sempre sentire una cazzo di formica che sta per essere schiacciata, nonostante tu sia con il culo al caldo sul tuo divano.
[Raleigh Becket, Yancy Becket. Scritta per il COWT #3.5 @ maridichallenge]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi presenti in questa storia (scritta senza scopo di lucro) sono stati creati ed appartengono ai loro rispettivi autori, booyah o/ Non possiedo e non guadagno nulla 8D

Warning: Canon character death.

Conteggio parole: 1.067

Note: Scritta per il COWT-T #3.5 @ maridichallenge con il prompt: famiglia

Titolo da Bleeding Out degli Imagine Dragons.

 

The day has come but I’ve lost my way around.

 

E’ appena passato mezzogiorno e il cielo di Seattle è così grigio e pieno di polvere che Raleigh è costretto a tenere le luci accese.

Yancy è seduto sul divano sfondato del loro appartamento e continua schiacciare i tasti del telecomando nonostante tutti i canali stiano trasmettendo la stessa cosa.

Raleigh stringe i denti fissando le immagini dell’ultimo attacco a Jakarta. Non importa da quale inquadratura lo riprendi, un kaiju ti fa sempre sentire una cazzo di formica che sta per essere schiacciata, nonostante tu sia con il culo al caldo sul tuo divano.

 

“Potremmo fare qualcosa” dice suo fratello dopo aver spento la televisione. “Sta mattina a lavoro sono passati i reclutatori, hanno lasciato un volantino.”

 

Raleigh si siede accanto a lui e Yancy apre una lattina di birra, passandogli un piccolo pezzo di carta. Solita propaganda, soliti slogan e, Dio, Raleigh ci pensa da quando aveva visto per la prima volta un jaeger in televisione; fare qualcosa di utile, di grandioso, e farla pagare finalmente a quei cazzo di mostri.

 

Gli ruba un sorso di birra e mette i piedi sul tavolino di legno, ormai mezzo divorato dalle tarme. “Sono anni che sono curioso di sapere che cos’hai nella tua cazzo di testa.”

E la risata di Yancy è così luminosa, in contrasto con l’aria pesante che da anni si respira in quella città, che Raleigh non può evitare di ridere a sua volta.

“Sarà divertente fare il drift con te” esclama riprendendosi la birra. “Non sono mai stato nel nulla assoluto”

 

*

 

Le prima notte ad Hong Kong è tutt’altro che rilassante.

Fa troppo caldo, Raleigh si sente ancora il jetleg addosso e, quando si risveglia nel mezzo della notte, per un secondo ha l’impressione di essere ancora in Alaska. Le fotografie appese al muro di cemento sono lì anche per ricordargli che, può anche riviverla nella sua testa ogni fottuto secondo, ma quella missione non è altro che un ricordo lontano.

Dopo essersi girato per qualche minuto tra le coperte decide di alzarsi, rassegnato a passare la notte in bianco.

 

Raggiunge la sala controllo e rimane qualche secondo in silenzio, lo sguardo puntato sui jaeger in riparazione.

Gypsy è grandioso e se Raleigh chiude gli occhi si ricorda ancora come ci si sentiva. Tutto il potere, quella forza, il drift sembrano cose di una vita fa e per un secondo si chiede se sia davvero quello il suo posto. 

Non che ne avesse altri tra cui scegliere.

 

*

 

Succede tutto molto velocemente. Un minuto prima Yancy è seduto al suo solito tavolo, un bicchiere di birra in mano e una nocciolina tra i denti, subito dopo si ritrova ad attraversare il locale spingendo la gente per farsi strada.

Nota un tizio più alto di Raleigh di almeno venti centimetri dargli un pugno in pancia e un altro con un sorriso sghembo e la prontezza di riflessi di un ubriaco avvicinarsi a lui con un coltellino.

 

“Che cazzo fai?” domanda tra i denti prima di spingere quello più grosso contro un tavolino e dargli un pungo in faccia con tutta la forza che ha, sperando magari di dislocargli la mascella.

Raleigh è di nuovo in piedi e ci mette davvero poco a torcere il braccio di quello con il coltello fino a fargli mollare la presa e poi ancora un po’, lasciandolo solo quando sente  l’osso rompersi.

In pochi secondi hanno tutta l’attenzione del locale e Raleigh afferra il suo braccio con una risata prima che siano raggiunti dai buttafuori, trascinandolo fuori.

 

Tra la corsa e le risate, Raleigh ha il fiato spezzato.

“Che diavolo era quello?” gli chiede Yancy appena girato l’angolo.

Lui alza le spalle e lancia ancora un’occhiata al locale. “Due cazzoni, nulla che non potessi gestire.”

Yancy scuote la testa e si accende una sigaretta, senza dire nulla. Come se fosse questo il punto e non sarebbe stato al suo fianco in ogni caso.

 

*

“A te è mai capitato di…’” Mako non continua la frase, nascondendo il viso dietro il bicchiere d’acqua che sta bevendo.

Raleigh lancia uno sguardo a Gypsy. “Le prime volte che mi collegavo al drift mi succedeva sempre. Rivedevo il primo attacco di Seattle, il fumo, le grida, la paura… Puoi addestrarti tutta la vita ma una volta che sei dentro è difficile mantenere il controllo,” deglutisce e sposta lo sguardo verso di lei, guardandola negli occhi. “E’ stata colpa mia, avrei dovuto sapere che -Mi dispiace.”

“Eppure tu sei riuscito ad uscirne” Mako scuote la testa, mordendosi le labbra. “Sono passati anni da quel giorno e ci sono cascata lo stesso, avrei dovuto saperlo”

Raleigh scuote la testa, perché nessuno meglio di lui sa quanto questo sia una stronzata. “Il tempo non rende un ricordo meno vivo. Drft o non drift non cambia un cazzo.”

 

Mako si ricorda di tutto quello che ha visto quando era collegata alla sua testa, dal dolore lancinante alla spalla, alla paura sul volto di suo fratello, a quando l’ha visto sparire nell’acqua scura ed è stato come se l’aria che aveva nei polmoni fosse uscita tutta in una volta.

Lo sguardo di Raleigh è ancora fisso su Gypsy Danger e Mako vorrebbe dirgli che anche lei sa come ci si sente; che quando chiude gli occhi sente la polvere nella gola e il rumore di quel maledetto kaiju avvicinarsi, rivede il sorriso dolce di sua madre e la mano di suo padre accarezzarle una guancia proprio qualche istante prima dell’attacco. Ma si rende conto che in realtà non sa un cazzo, e così continua a mangiare in silenzio.

 

*

 

“Riesci a crederci?” domanda Raleigh fissando il soffitto della loro piccola camera.

Yancy vorrebbe lanciargli un cuscino perché da quella sera sono di turno e Dio solo sa che ha già troppe notti insonne davanti a se senza che Raleigh tenga svegli entrambi.

“Sono ancora un po’ indeciso su di te, ad essere onesto. Probabilmente anche con i loro computer c’è un margine di errore.”

E Railegh sorride perché sa che probabilmente non dureranno una settimana (nessuno di loro due era fatto per l’esercito, solo a pensarci gli veniva da ridere), e anche se per qualche miracolo ci fossero riusciti, c’è solamente un numero di volte in cui puoi rimandare l’apocalisse prima che questa ti travolga in pieno con tutta la sua merda. Ma anche se gli avessero dato l’occasione non avrebbe scelto diversamente.

In questi tempi dove tutto gronda polvere e macerie, se doveva assistere alla fine del mondo era felice di avere un posto in prima fila con Yancy.

   
 
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