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Autore: xzaynsmeches    24/07/2013    2 recensioni
Harry ama Louis più del ghiaccio nella cocacola, della colazione a letto la domenica mattina, della sua canzone preferita alla radio, perfino più del football.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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In paese si dice che la bicicletta di Harry Styles -quindici anni e mezzo, un metro e sessantasei di altezza e  (a detta di sua nonna) decisamente troppo magro- conosca a memoria la strada da casa del ragazzo al campo da football comunale. Insomma, il messaggio vi è arrivato forte e chiaro? Quel ragazzino ha una vera e propria passione per quello sport che –‘Harry, dio mio, prima o poi tornerai a casa con una gamba rotta! E corri a tavola, sei sempre in ritardo per la cena!’- sua madre proprio non sopporta.

La verità è che, siete liberi di non crederci, il football lo rilassa. Mentre corre in mezzo ai suoi compagni con la palla tra le mani non pensa a nulla. Vede la palla, la porta e il goal che sta per segnare. Nulla di meno, nulla di più. Sparisce suo padre che l’ha abbandonato, sua sorella che forse non entrerà all’università, sua madre che non può mai prendersi un giorno di ferie dal suo lavoro sottopagato e suo nonno che è malato gravemente.
(Ah, dimenticavo! Spariscono anche le voci dei suoi compagni che ‘Harry! Harry sono libero, passa qui!’ perché sì, Harry è davvero permaloso e si vuole prendere sempre tutto il merito della vittoria, ma non ditegli che ve l’ho detto o potrebbe prendersela!)
Spesso, quando non può allenarsi, passa intere ore disteso a pancia in su sui gradoni del pubblico – a quanto dice, il quindicesimo a partire dal basso è il suo preferito, racconta barzellette divertenti - a pensare a tutto e a niente. Da grande, dice spesso, si comprerà un campo da football tutto suo, per lui e nessun altro. Sua sorella Gemma dice che è da egoisti, ma lui non ci ha mai fatto tanto caso.


Il giorno in cui conosce Louis Tomlinson fa freddo, si sente il profumo della neve nell’aria e lui non vuole, non può tornare a casa. Sua sorella si è trasferita nella sua stanza perché nella sua si è rotto il riscaldamento, e l’ha anche sfrattato dal suo letto, con la scusa che essendo più piccolo a lui dormire per terra non farà male la schiena. E mamma non ha fatto niente per impedire tutto questo. Ed è ‘non è possibile!’ che sta farfugliando arrabbiato quando una palla lo colpisce dritto in testa. ‘Non è possibile!’ ripete ancora più infuriato portandosi una mano sul punto che gli duole. Dopo poco sente uno scalpicciare di passi e un respiro affannato -perché insomma, il quindicesimo gradone sarà anche simpatico ma ti toglie il fiato- e
‘Oops’ Louis Tomlinson (ma Harry ancora non lo sa) si porta una mano alla bocca. Ecco adesso Harry si trova in un bel casino. Non ha idea di cosa abbia detto l’altro, se si sia scusato o l’abbia preso in giro, perché si è perso quando ha detto.. ah, scusate, si è perso e basta. Così alla fine opta per
‘Ciao’ ed è stata di sicuro la scelta migliore, visto il sorriso sghembo che è spuntato al ragazzino dai capelli a scodella.
‘Ti ho fatto male?’ chiede poi senza levarsi quel sorriso -che Harry prenderebbe a schiaffi e bacerebbe allo stesso tempo- dal viso.
‘Per così poco?’ chiede massaggiandosi la parte in cui l’ha colpito, mentre sente la testa scoppiare all’inverosimile, e spera che non gli si legga in faccia che sta per gettarsi a terra a gridare ‘dove sei quando servi mamma?’. Poi il cellulare del ragazzino strano suona, una suoneria insopportabile direbbe Harry, e l’altro si riscuote rispondendo.
‘Pronto? Si, si mamma, arrivo, mhmh, ok, ciao’ poi infila il telefono in tasca e semplicemente corre via. Harry vorrebbe alzarsi e chiamarlo, ma semplicemente non ha un nome da urlare. E quando decide che potrebbe semplicemente rincorrerlo e fermarlo realizza che è troppo tardi, perché il ragazzino sembra già sparito. Perciò raccoglie la palla che l’ha colpito e dopo un ‘fanculo’, rivoltogli con disprezzo, se ne va, senza sapere che a quell’involucro di cuoio  dovrà tutto, un giorno.
 

Harry torna al campo da football ogni giorno –come sempre, del resto- per le seguenti due settimane, ma non  rivede più quel ragazzino che gli ha lasciato solo una palla da football e un bernoccolo sulla testa. E.. oh, ma che gli importa dopotutto? Al diavolo lui e la sua palla, gli allenamenti stanno per cominciare e lui deve correre negli spogliatoi. Se arriva in ritardo il coach, un omone peloso di due metri, non lo metterà in campo domenica e non può assolutamente permetterselo. Il suo orgoglio non può, almeno.

È il giorno in cui Anne, sua madre ‘Harry, tesoro, vai a prendermi quel maledetto giornale dal tabacchino o giuro che ti sbatto fuori di casa! Con l’emicrania che mi ritrovo non riesco nemmeno ad alzarmi!’ ed Harry è sicuro che sua madre stia continuando con una sfilza di lamentele, ma lui non le sta ascoltando. Si è già convinto dopo che gli ha allungato tre sterline. Beh, dicevamo? Ah si, è quel giorno che incontra nuovamente Louis. Dopo cinque minuti che cammina le mani gli si sono già congelate, apre la porta scassata della tabaccheria e ‘Ahia!’ non potrebbe fare entrata migliore: colpito da.. un pacchetto di sigarette! Lui odia le sigarette! Odia il fumo in generale! Il ragazzo che sta cercando di.. aspetta che sta cercando di fare? Harry non lo capisce. Comunque il ragazzo si gira e ‘Oops’ dice di nuovo e ‘Ciao’ risponde lui, come da copione. Perché, guarda un po’, quello che gli sta di fronte è proprio il ragazzino del campo di football.
‘Ti ho fatto male?’
‘Per così poco?’ domanda Harry con un sorriso furbo, ha deciso di stare al gioco.

Davvero non capisce che ci faccia Louis dentro la tabaccheria di Holmes Chapel. Abita lì da quando.. beh veramente non lo ricorda da quando, ma crede di esserci anche nato. Comunque, in quindici anni (e mezzo, non dimentichiamolo) -o quelli che sono- ha sempre visto lavorare lì il vecchio che abita all’angolo. Ha sempre avuto paura di entrarci, in effetti. Quel posto è sempre pieno di fumo e quel vecchio è più scorbutico di sua sorella Gemma la mattina presto. Oh, forse era suo il funerale a cui era andata Anne il mese prima. Se ascoltasse un po’ di più sua madre forse lo saprebbe. Beh, in qualsiasi caso gli sta bene, quel tipo non gli dava mai le figurine degli animali glitterate. Comunque, al momento è occupato a sentirsi infinitamente stupido, ancora di più quando semplicemente torna a casa a mani vuote e sua madre ‘Se avessimo un cane giuro che stanotte ti manderei a dormire nella sua cuccia’. E’ uscito dal tabacchino senza dire più una parola (e senza giornale), correndo verso il campo di football, e ha passato le ultime due ore a sentire le barzellette del quindicesimo gradone. Oggi nemmeno quelle l’hanno consolato, si sente infinitamente stupido. Deve aver fatto una figura di merda. Uscire a mani vuote così, correndo via semplicemente. Senza spicciare parola. Chissà cosa ha pensato il ragazzino di lui, e poi.. oh, basta! Deve smetterla di pensare a lui! E’ solo un ragazzino dagli occhi schifosamente azzurri e un sorriso da far girare la testa e.. aah, basta! Corre in camera e, fanculo, c’è Gemma che si mette lo smalto ai piedi. Sopra al suo letto. Con le sue amiche.
Harry non ha una camera, un amico e nemmeno un gradone a portata di mano. Cosa gli resta?Anzi, cosa gli manca? O meglio…chi?
 



(Louis Tomlinson)
 
 


Passa una settimana prima che Harry trovi il coraggio di entrare di nuovo dentro quella tabaccheria. A spingerlo sono di nuovo sua madre e, questa volta, quattro sterline, perché ‘Mamma ho quindici anni e mezzo! Come faccio a coprire le mie spese senza il tuo contributo?’ e poi basta fare gli occhi dolci ed Anne ci casca ogni volta, ormai lo sa. Ora sta facendo dei respiri profondi, come fa per calmarsi prima delle partite importanti, davanti alla porta del negozio. Chissà cosa pensa la gente di lui. Quando non si sente più le dita delle mani dal freddo si decide ad entrare e aprendo la porta fa suonare dei fastidiosissimi campanellini che avvertono la sua entrata. La scorsa volta non c’erano, crede. Muove un passo incerto, portandosi una mano a coprirsi il viso (precauzioni anti pacchetti di sigarette in piena faccia, ha una certa esperienza ormai in queste cose) ma niente lo colpisce, poi sente una risata provenire dalla sua destra e si gira. Quel ragazzino fastidioso sta ridendo a crepapelle, le mani a tenersi la pancia e le lacrime agli occhi. Harry non sa se sentirsi offeso o felice. Alla fine sorride, ma ormai ha tutte le guance rosse e può cercare tutte le scuse del mondo, ma non è per il freddo.
‘Tranquillo, non ho nulla a portata di mano mano’ riesce poi a dire lui, quando ha finito di ridere. Harry si rende conto di aver ancora una mano a mezz’aria, così
‘Non si sa mai’ poi il silenzio, Louis si avvicina e Harry fa un passo indietro.
‘Non vorrai scappare di nuovo senza aver comprato nulla, di cosa vivrò dopo?’ domanda e ridacchia divertito. Allora non si è dimenticato della figuraccia di Harry, merda. Ormai potrebbe spacciare le sue guancie per pomodori e innaffiarle una volta al giorno. La presenza di quel ragazzo lo mette in imbarazzo.
‘Lavori qui?’ e, insomma, davvero Harry? Con tutte le cose che potevi dire te ne salti fuori con un ovvissimo “lavori qui?”
‘Aiuto i miei genitori. Ma non sono molto bravo, faccio scappare i clienti’ gli fa l’occhiolino. Sta ancora alludendo a quando Harry è scappato, la settimana scorsa.
‘Io.. avevo da fare’ le punte delle sue scarpe non sono mai state così interessanti prima d’ora. Può sentire il ragazzo sghignazzare divertito. Lo prenderebbe volentieri a sberle.
‘Allora, come posso aiutarti?’
‘Mi serve un giornale’
‘Ho nove diversi tipi di giornale, magari dovresti sceglierne uno’
‘Uno a caso, grazie’mormora, e Louis adesso ride così forte da stordirlo. Ride di lui? Comunque, forse dovrebbe ascoltare di più Anne, e ora non si troverebbe in questa situazione.
‘Mia madre mi ha allungato quattro sterline e allora sono corso fuori senza ascoltare la fine, avevo paura che cambiasse idea’ gli sorride. Lui ride di nuovo. L’ha fatto ridere. Com’è bello quando ride.  ..No, aspetta,che diavolo sta dicendo!
‘Tieni, scommetto che questo le andrà benissimo’ Louis gli allunga un giornale sorridendo. I suoi occhi sono più azzurri del solito, più azzurri delle ultime (e uniche) due volte in cui li ha visti, almeno.
‘G-grazie’ gli lascia i soldi sopra il bancone e scappa correndo verso il campo da football, perché davvero non ne può più di quegli occhi così chiari puntati addosso, e non ne può più di pensare a quanto sia bello. Lui è Harry Styles, è un maschio, e i maschi non pensano certe cose di altri maschi.


Il giorno dopo però, alle quattro in punto, è di nuovo davanti alla tabaccheria. Perché sì, perché proprio non ce la fa a stare lontano da lui e dai suoi occhi, perché ormai è entrato e i campanelli hanno suonato e lui si è voltato e l’ha guardato sorridendo. E questo basta.
‘Scapperai anche oggi?’ chiede, e Harry vorrebbe sotterrarsi, invece
‘Forse’ sceglie di buttarla sul ridere, per una volta.
‘Ci devo fare l’abitudine?’
‘Forse’
Poi il ragazzo si fruga nelle tasche, la lingua tra i denti, l’espressione concentrata.
‘Trovato! Ieri sei scappato senza prendere il resto’ estrae delle monetine dalle tasche dei jeans e gliele porge sorridendo.
‘Grazie’ allunga la mano, e quando sfiora quella del ragazzo rabbrividisce, anche se sa che non dovrebbe.
‘Avrei voluto correrti dietro e fermarti, ma non so il tuo nome’
‘Mi chiamo Harry Styles, solo Harry per gli amici’ e ‘però non ne ho’ vorrebbe aggiungere, ma lo tiene per sé.
‘Harry’ ripete Louis, e il riccio cerca di trattenersi dal supplicarlo di ripeterlo ancora un’altra volta perché, mio dio, detto da lui fa tutto un altro effetto.
‘Cosa posso fare per te, Harry?’ gli chiede poi.
 


Da quel pomeriggio Harry torna quasi ogni giorno al negozio, per comprarsi chewing-gum, fumetti, figurine di calciatori, per vedere Lo.. ehm dicevamo? Ah, già, un giorno compra perfino delle sigarette –che schifo, lui odia l’odore del fumo- e pensa che ci sta mantenendo Louis (così ha scoperto che si chiama) e tutta la sua famiglia con tutte le sue paghette. Ogni tanto trova i suoi genitori al bancone, al suo posto, e torna a casa col morale a terra e risponde male a sua madre che ‘Sei peggio di Gemma quando ha le sue cose, Harry’ ma non  ci fa più di tanto caso ormai. Quella tabaccheria, Louis stesso in verità, sono diventati un po’ il suo posto sicuro, il suo campo da football.
Louis è un tipo apposto. Ok, forse più che apposto. Come dice di solito Gemma? Ah, sì, forte!  È simpatico, carino, fa battute divertenti (mai quanto il quindicesimo gradone però, sia chiaro) e  non dice mai ‘te l’avevo detto’.

‘Harry, sono caduti tutti i giornali! Te l’avevo detto che dovevamo metterli nell’altro scaffale’

Ok, quasi mai.
 
 


Quel pomeriggio Harry è appoggiato al bancone con entrambi i gomiti, siede su uno sgabello, sono le sei e mezza, fuori è già buio e si muore di freddo, nessuno entrerà più nel negozio per oggi. Louis gli sta raccontando un film –deve dire anche noioso- che ha visto ieri sera alla tv, ma lui non sta ascoltando. Ad un tratto lo interrompe
‘Perché non sei più tornato al campo di football?’ chiede, e Louis rimane un po’ sorpreso dalla sua domanda.
‘In verità, non me la cavo molto bene col football, e la tua testa dovrebbe ricordarselo’ sorride, ma Harry sa che prova una punta di imbarazzo in fondo. E ne è felice, ora sono pari.
‘Già.. potrei.. potrei insegnartelo io’

Il giorno dopo sono nel bel mezzo del campo, Harry ha la palla in mano e sta mostrando a Louis come posizionarsi prima del fischio che segna l’inizio della partita. Il ragazzino prova ad imitarlo ma ‘No Lou, devi tenere giù il culo’ ride Harry, per poi posizionarsi dietro di lui e aiutarlo a trovare la posizione adatta. E, ecco, Harry non ne sa molto di queste cose, ma ogni tanto origlia Gemma parlare con le sue amiche e, mio dio,  è davvero un’erezione quella che sente nei pantaloncini quando fa aderire il corpo a quello di Louis? Così si sposta velocemente e
‘Così? Sono messo bene?’ chiede Louis sorridendo come al solito.
‘S-sì, be..nissimo’ farfuglia Harry . Louis non è affatto messo bene, la sua postura è completamente sbagliata e ha il culo ancora troppo in su, ma magari, pensa, è stato così fortunato che Louis non se n’è nemmeno accorto (della sua erezione, intendo).

Ormai corrono per il campo da un’ora, Louis è completamente negato e scoordinato –aveva ragione- e adesso Harry gli sta spiegando come fare un placcaggio. È tutto sudato e appiccicaticcio ma se c’è Louis con lui il resto non conta. Quindi ‘Corri!’ gli urla e lui lo guarda perplesso perché ‘Corri?’ insomma, che razza di ordine è? Però il riccio annuisce e lui esegue, e dopo nemmeno venti secondi si ritrova a terra, un Harry col fiatone sopra di lui e le farfalle –ma che farfalle?! Quelli sono pterodattili!- che gli divorano lo stomaco.
Poi d’improvviso sono troppo vicini e.. oh, stavolta non è un sogno, tutto quello è reale e sulle sue labbra ci sono quelle di Louis. Sono piccole, morbide e.. sanno lo stesso gusto delle chewing-gum alla fragola che sua madre gli comprava da piccolo.

‘Questo è un placcaggio, più o meno’ perché dice sempre le frasi più inopportune nei momenti più inopportuni?
‘Compresa la parte del bacio?’ chiede Louis, ridendo. Harry non risponde, arrossisce e si lascia andare accanto a lui. La pancia in su, gli occhi socchiusi, il cuore.. aspetta, quale cuore? Gli è schizzato via dal petto nel momento in cui Louis l’ha baciato.
Se i placcaggi fossero tutti così, pensa, placcherebbe Louis molto più spesso.
 


Harry è tornato alla tabaccheria di Louis il giorno dopo, quello dopo ancora, e quello dopo  dopo dopo ancora,  ma lui non si è presentato. Ha provato con ‘Signora Tomlinson, c’è Louis?’ e una volta ha trovato perfino il coraggio di chiedere a suo padre. Ma, a quanto pare, la risposta è sempre la stessa:‘sta studiando’. Quindi, facendo per bene i conti, Louis sta studiando da quattro giorni ininterrottamente, e non ha nemmeno un minuto per lui. Louis non è un tipo che impiega ore nello studio, anzi, per la verità Louis non è proprio un tipo da studio. Per caso lo sta evitando? Non può baciarlo e poi nascondersi e lasciarlo a macinarsi tra i dubbi e fanculo, fanculo, fanculo! Fanculo Louis, il football e sua madre che ‘Harry smettila di fare su e giù per la casa come uno zombie’! E non gli importa se non lo vuole più vedere, tornerà domani, dopo domani e dopo domani ancora, tornerà anche tra cent’anni se fosse necessario, ma lui tornerà sempre,che Louis lo voglia o no. (E Louis lo vuole)

Da quattro giorni Harry esce di casa alle quattro in punto, cammina fino alla tabaccheria di Louis e sta seduto sulla panchina lì davanti per ore, guardando attraverso la vetrina, sperando che da un momento appaia un ragazzino magro con i capelli a scodella. Ieri si è perfino portato il libro di storia, l’ha aperto a pagina trenta e, tra un’occhiata e l’altra al negozio è riuscito anche a studiacchiare qualcosa. La sua media si è abbassata e la preside ha voluto parlare con sua madre. Anne non era molto felice ieri quando ha rimesso piede in casa, Harry l’ha capito dal suo ‘Harold Edward Styles’ e quando lo chiama col suo nome intero non si preannuncia nulla di buono- ‘Tu non uscirai più di casa fino al tuo diploma! Corri in camera tua a studiare!’ E, maledizione, non ci voleva proprio! Però ora Anne pensa che sia da Niall, il suo compagno di banco, a lavorare al progetto di chimica.  A Harry non piace mentire a sua madre, ma se si tratta di Louis.. per lui mentirebbe anche alla regina d’Inghilterra!

Comunque, il sesto giorno, parte un po’ prima del solito, per evitare tutte le amiche di Gemma che ‘Gem, mio dio, tuo fratello è carinissimo, non ce l’avevi detto’ e il loro urletti fastidiosi mentre gli tirano tutti i ricci. Ormai è davanti alla tabaccheria e guarda dentro, attraverso la vetrina, ormai ha perso anche la speranza che.. Miseriaccia! Ma quello è lui! È Louis e i loro sguardi si sono appena incrociati e lui ha appena spalancato gli occhi e.. sta scappando. È corso sul retro, dietro la porta di servizio. Harry vorrebbe che gli parlasse, che gli dicesse cosa c’è che non va, che gli urlasse anche contro, potrebbe pure farsi prendere a pugni. Qualsiasi cosa sarebbe meglio del suo silenzio. E di essere evitato.
Il giorno dopo torna alla stessa ora, Louis c’è come previsto e lui si è preparato un discorso lunghissimo, sembra uno di quei monologhi da film. Entra spavaldo e gli si avvicina, lui alza lo sguardo e.. oh merda, si è dimenticato ogni parola. Così, alla fine, opta per l’unica parola che vorrebbe dire davvero, quella che ha sulla punta della lingua da giorni, quella che

‘Vaffanculo, Louis!’

Ecco l’ha detta. E ora gli si è buttato al collo e lo sta baciando. Lo bacia come ha visto fare nei film che noleggia Gemma il sabato sera e lui è costretto a guardarsi, seduto tra sua madre e sua sorella. Talvolta deve anche consolarle e passare loro i fazzoletti perché ‘No, non può finire così! Michael deve tornare da Cindy, e sposarla, e passare il resto della vita con lei!’ Comunque ora basta, perché sta divagando troppo e davanti a lui c’è Louis e non è scappato e si stanno baciando.
‘Bel placcaggio’ sorride Louis quando si allontanano.
‘È per questo che scappavi? Non volevi essere placcato?’ e, mio dio, questo linguaggio in codice lo confonde.








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 ello pippol! :)
eccomi con una nuova os larry a intasare la sezione 'one direction'! che dire, mi è venuta l'ispirazione e ho dovuto buttare giù queste sei pagine di schifezze! spero non sia così pessima (ne dubito)
spero che mi lasciate una recensione e mi diciate quello che ne pensate! grazie per essere passate!
baci xx


ps. crediti banner a @hjdjmples su twitter

  
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