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Autore: Ehyca    24/07/2013    3 recensioni
Quando Sehun si svegliò nel bel mezzo della notte, non poteva essere meno sorpreso di trovare un’alta figura che torreggiava sopra il suo letto.
“Ma vi dimenticate il concetto di ‘dormire’ non appena morite?”
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kris, Kris, Sehun, Sehun, Tao, Tao, Un po' tutti
Note: Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Sono tornata con una nuova traduzione, yay *esulta da sola*
Questa storia è stata scritta da 
theirblinggirl e devo essere sincera con voi, non sono del tutto soddisfatta della mia traduzione *sob* Quando l'ho letta ho provato davvero tante emozioni e non mi sembra di aver reso giustizia alla storia originale, ma spero davvero che vi piaccia comunque <3 Ora mi ritiro, vado a nascondermi in un angolino, addio <3


~*~

Quando Sehun si svegliò nel bel mezzo della notte, non poteva essere meno sorpreso di trovare un’alta figura che torreggiava sopra il suo letto.

“Ma vi dimenticate il concetto di ‘dormire’ non appena morite?” si accigliò, e l’alta figura – un ragazzo, probabilmente di qualche anno più grande di lui – aggrottò la fronte. Ovviamente era giovane, rifletté Sehun. Giovane e scomparso prima del tempo, solitamente questo rendeva più difficile accettarlo. Si era occupato molte volte di questo genere di ‘persone’ e sperava di non avere troppi problemi anche con lui. Avrebbe anche desiderato che la smettessero di sconvolgere il suo bioritmo.

“Okay facciamola finita in fretta così posso tornare a dormire. Io faccio le domande e tu rispondi.
Uno – sai esattamente perché sei qui?” – chiese, sbadigliando. Si era stancato dei fantasmi che rimanevano indietro, ma non riusciva a capire precisamente per quale motivo.

“Pensavo che prima dovessi sapere chi sono…” il ragazzo sollevò un sopracciglio, chiaramente non impressionato. Buon Dio, un altro so-tutto-io.

“Senti, non me ne potrebbe importare di meno di quale nome decoroso i tuoi genitori abbiano scelto venti e qualcosa anni fa. O di quale luminoso e fantastico futuro avresti avuto davanti a te – davvero non è più importante, sappilo. Dobbiamo solo capire perché sei rimasto indietro, risolvere velocemente il problema, e poi potrai dirigerti verso la bianca luce luminosa o quello che è.” Sospirò Sehun. Non era davvero dell’umore giusto alle 3 di notte. Si sedette con le coperte tirate fino al mento prima di continuare – rendevano sempre l’aria gelida, anche se aveva il condizionatore al massimo.
“E poi non sembri nemmeno il tipo perso-e-vagante. Per non parlare del fatto che non sono uno psicoterapeuta, quindi...”

“So esattamente quello che sei e non sei, Oh Sehun. Sono morto e diventato fantasma, e tu puoi vedermi, bene. Quindi puoi risparmiarti la fatica di farmi capire?” il fantasma lo interruppe con un cipiglio chiaramente irritato, ma Sehun non si faceva intimidire facilmente. Non da giovani persone morte e irritanti che lo svegliavano nel bel mezzo di una notte pacifica e libera da fantasmi, comunque.

“Questo ci riporta alla mia prima domanda – cosa vuoi? Cosa ti trattiene dall’andare avanti?” chiese alla fine, decidendo di non lasciarsi sopraffare dal comportamento di questo visitatore notturno.
Per la prima volta da quando era apparso nella sua camera, il fantasma sembrò esitare.

“Io… Voglio che trovi qualcuno.”
Oh merda.

“Ok guarda... Mi dispiace davvero se qualcuno ti ha ucciso – accade a più persone di quanto potremmo immaginare, ma non posso vendicarti. Se c’è un’indagine aperta sulla tua morte, beh, potrei essere in grado di passare qualche informazione alla polizia, ma la vendetta non è mai la risposta…” disse Sehun, sorprendentemente dolce. Poteva solo immaginare quanto potesse essere dura per qualcuno vedere il proprio assassino libero e impunito – gli omicidi avvenivano sempre troppo vicino a casa sua per lui. Si sentì improvvisamente dispiaciuto per il giovane ragazzo di fronte a sé, e voleva aiutarlo, ora voleva davvero, ma sapeva anche che non era di sua competenza.

Il fantasma, ad ogni modo, non sembrò sorpreso dal suo rifiuto. Anzi, sorrise come se Sehun avesse appena detto la cosa più divertente che avesse mai sentito, e scosse la mano.

“Non è niente del genere, però. È stato un incidente – uno davvero brutto. Ho visto il mio corpo a pezzi in pratica, uggh… Ma questo non è il punto” scosse la testa, senza lasciarsi distrarre, e Sehun pensò che dovesse avere qualcosa di davvero importante che gli frullava in testa se riusciva a mettere la sua morte da parte in questo modo.

“Già, scusa. Questo... qualcuno che voglio che trovi... non è collegato alla mia morte. È – beh, era – un mio buon amico. E penso – no, sono abbastanza sicuro – che sia come te ora.”

“Privato dolorosamente del sonno?”

“No. Voglio dire che... può vedere i fantasmi. E vorrei che lo aiutassi a capire tutto.”
Sehun aprì la bocca – e la richiuse senza che uscisse alcun suono.

“Inoltre, ti starò attorno portandoti alla pazzia fino a che non lo aiuterai quindi... Puoi chiamarmi Wufan. Ho pensato volessi saperlo.”

~*~

“Quindi vuoi che pedini questo tuo amico.” Mormorò Sehun al telefono – con nessuno dall’altra parte della linea, ma con Wufan che camminava al suo fianco, passando attraverso le persone come se fosse un’illusione. E Sehun avrebbe davvero desiderato che lo fosse, in questo momento. Stava andando alla sua prima lezione della giornata, cosa che da sola lo irritava a prescindere dato che erano le otto del mattino e la notte prima non era riuscito a dormire bene, quindi non si era svegliato in tempo per finire i suoi compiti e non era nemmeno riuscito a prendere l’autobus dato che un certo qualcuno – morto – continuava a seguirlo bombardandolo di idee fantastiche.

Aveva adottato questa tecnica, questo modo di conversare con i fantasmi in pubblico da anni ormai, perché si era stancato dei continui sguardi dei passanti – e anche perché sapeva per esperienza che le persone che parlano da sole sono inquietanti come non mai.

In questo preciso momento, comunque, Sehun non voleva far altro che rimettere il cellulare in tasca (o buttarlo via), e mandare via Wufan con il simbolo internazionale dei disabili mentali, perchè come cazzo sarebbe riuscito a fare quello che questo ragazzo gli stava chiedendo?

“No! Voglio che gli parli e che gli dica tutto quello che c’è da sapere.” Il ragazzo-fantasma scosse la sua testa-fantasma e alzò i suoi occhi-fantasma al cielo, cosa che, secondo Sehun, era totalmente non necessaria. Non era lui quello che stava dicendo cose insensate, dopotutto.

“…quindi, tipo, dovrei semplicemente avvicinarmi a lui e dire ‘Hey, tu non mi conosci e io non ti conosco ma ascolta, c’è questo tuo amico che è morto recentemente e vuole che ti illumini sul fatto che puoi vedere i fantasmi!’ Ti rendi conto di come suoni tutto questo, vero?”

A questo punto cominciò una gara di alzata di occhi al cielo e Sehun dovette tristemente ammettere che non stava vincendo, cosa che in ogni altra situazione – in ogni ora più umana che non sia mattina – sarebbe stata sorprendente, dato che Sehun era sempre stato il migliore nell’incredibile arte di ruotare gli occhi.

“Perché non vai tu di persona e glielo dici? In modo che possa immediatamente rendersi conto di come funzionino le cose. Sei davvero fortunato, sai, ad avere qualcuno che conosci che ti possa aiutare nei tuoi affari postumi…”

“Non posso farlo. Te l’ho già detto.” Sospirò Wufan, e per un momento, Sehun potè sentire qualcosa come rassegnazione nella sua voce.

“Non mi hai mai detto perché, però…” scrollò le spalle, fingendo che gli importasse. Fino a che l’altro parlava, Sehun non era obbligato a rispondere, e poi aveva ormai imparato quanto ai fantasmi piacesse parlare ininterrottamente della propria vita. Era un buon modo per distrarli da Sehun per qualche momento.

“Perché eravamo molto vicini e non penso che gli sia passata... ancora. Darebbe di matto, e lo rattristerebbe. La volta che mi ha accidentalmente visto, e fu allora che ho capito, ha... beh, l’ha presa abbastanza male. Credo abbia pensato di esserselo immaginato, comunque. Ma devi parlagliene, perché presto altri lo troveranno e uscirà fuori di testa.”

Sehun con riluttanza ammise che Wufan aveva ragione – ma non riusciva a capire perché dovesse essere affar suo.
Per lui non c’era stato nessuno che gli avesse spiegato niente, dopotutto.

Presto raggiunsero il campus e il fantasma ebbe almeno la decenza di non continuare a parlare durante le lezioni, quindi Sehun cercò di rimandare la situazione fino alla pausa pranzo.

Anche se quando trovò un volantino che pubblicizzava una scuola di Arti Marziali Cinesi Tradizionali (abbastanza vicino all’università) in uno dei suoi libri di testo, che decisamente non aveva messo lui, ebbe il presentimento che ci fosse lo zampino di Wufan.

“Zitao lavora part-time come istruttore in quel centro. Pensavo che magari se ti iscrivessi, potresti cominciare a conoscerlo senza sembrare sospetto.” Una voce giunse all’improvviso da dietro di lui e Sehun quasi si strozzò con il suo kimbap.

“Potresti, non lo so, non sgattaiolarmi alle spalle?” mormorò a voce bassa, sperando che nessuno si accorgesse che stesse parlando da solo. Di nuovo.

“Ci ho pensato a fondo okay? È un piano a prova di stupido. Conosco Tao, gli piacerai da subito non appena comincerai ad allenarti. È abbastanza strambo.” Continuò semplicemente Wufan, ignorando lo sguardo assassino di Sehun.

“Amico, ti sembro il tipo di ragazzo che fa arti marziali?!” sibilò, accartocciando il foglio che aveva in mano. “Non c’è assolutamente niente che tu possa fare per convincermi a farmi prendere a calci in culo da esaltate casalinghe e bambini iperattivi con bastoni lunghi il doppio di loro. Assolutamente niente.”

~*~

Due giorni dopo, il pomeriggio, un Sehun molto, molto irritato, con pantaloni consumati e una vecchia maglietta Red Devils si ritrovò nell’unica stanza di un piccolo centro di Arti Marziali Cinesi.
Il tappeto sotto ai suoi piedi sembrava dolorosamente duro – o meglio, sembra doloroso venirci buttato sopra più e più volte. Degli specchi coprivano tre delle quattro pareti della stanza – sarebbe perfetto per ballare, pensò Sehun -, e mentre si guardava intorno, la sua irritazione divenne più accesa per il fatto che tutti i suoi presentimenti circa questa ‘roba wushu’ sembravano essere corretti.

Dato che questa era la classe per principianti, Sehun era circondato più che altro da bambini. Grazie al cielo c’era solo una donna di mezza età nel gruppo, ma Sehun non era sicuro se per la sua autostima sarebbe stato meglio essere picchiato da dei bambini o da una donna.

E non aiutava che la maggior parte dei bambini sembrava conoscersi e si riuniva in piccoli gruppi, sussurrando tra loro, e guardando Sehun di tanto in tanto.
Qualche volta si sentiva come se fosse tornato alle scuole medie.
Sehun lanciò uno sguardo assassino ai bambini che sussurravano, facendoli zittire istantaneamente, e portò lo sguardo sulla porta. L’istruttore (i ‘sussurranti’ lo chiamavano Master, ma Sehun non era il tipo di ragazzo a cui piacevano quel tipo di perversioni) doveva ancora arrivare, e questo faceva incazzare Sehun ancora di più perché avrebbe potuto elencare almeno un centinaio di cose che avrebbe potuto fare al momento, invece che aspettare un (presumibilmente terribile) amico cinese di un terribile fantasma cinese.

Poi la porta si aprì, e – oh. Sehun davvero non si aspettava questo.
Beh, almeno c’era un lato positivo in questa pazzia, pensò, mentre adocchiava la parte superiore del corpo di Huang Zitao ricoperto da una canottiera nera. Pensò anche che era arrivato il momento di chiedere a Luhan di sistemarlo di nuovo con uno dei suoi amici, perché il livello di frustrazione sessuale nella sua vita stava raggiungendo il ridicolo.

Dopo essere entrato, Zitao salutò tutti con un ampio sorriso e disse che era felice di vedere volti nuovi. Il suo coreano aveva un leggero accento e il modo in cui sorrideva rendeva a Sehun difficile pensare che potesse mai far male a una mosca. Sehun pensava anche che le espressioni che stava facendo – aveva controllato allo specchio – non davano affatto l’impressione che fosse felice di essere lì, quindi cercò velocemente di eliminare il cipiglio, perché prima fosse diventato ‘amico’ di Zitao, prima avrebbe concluso questa sceneggiata. Anche se in qualche modo gli sarebbero mancate le braccia scoperte del ragazzo. Chiaramente il mondo ce l’aveva con lui.

Trentacinque minuti dopo venne messo in coppia con la Sig.ra Kim per qualche esercizio e decise che no, nessun fisico scolpito e abbronzato valeva questa cosa.

Quella notte decise che Luhan era il suo unico amico al mondo perché lo fece ubriacare e sembrava dispiaciuto per i suoi lividi, chiamando il fantasma di Wufan uno stronzo. E più importante di tutto, ancora, Sehun si ubriacò davvero, davvero tanto.

~*~

“Stai facendo progressi... Sehun, giusto?”

Sehun si immobilizzò momentaneamente nel bel mezzo di cambiarsi le calze e sollevò lo sguardo su Zitao. Erano nel piccolo spogliatoio, poco prima della lezione, e anche se non aveva visto Zitao entrare, sapeva che questa era la sua occasione per velocizzare le cose. Sorrise come ringraziamento – non aveva idea di quali miglioramenti stesse parlando dato che si sentiva sempre rotto dopo ogni allenamento – e tirò fuori una barretta di costoso cioccolato d’importazione dal proprio zaino.

“Ecco... è una mazzetta. Spero ti piaccia?” disse, alzandosi in piedi con solo un calzino, e Zitao sembrò abbastanza confuso, esitando prima di prendere il cioccolato.
(“Gli piacciono le cose dolci... e anche le cose costose.” Gli aveva detto Wufan, prima di scomparire nel nulla, e Sehun era sorpreso che fino ad adesso tutte le idée del fantasma sembravano funzionare.)

“Una... mazzetta?” chiese lentamente Zitao, e Sehun si chiese se fosse la parola stessa che non avesse capito.

“Sì, una mazzetta per non mettermi più in coppia con la Sig.ra Kim? Perché, sai, ferisce il mio orgoglio essere sbattuto a terra due volte a settimana da una donna che potrebbe essere mia madre…” rispose Sehun, scegliendo con cura le parole. La comprensione si fece strada sul viso di Zitao, il quale sorrise nuovamente (sorriso che Sehun aveva rinominato come ‘sorriso fuorviante da bambino’).

“Okay… Okay capisco. Avresti semplicemente potuto dirmelo, sai. Ma comunque, grazie per il cioccolato.” Rispose allegro. “Ti lascio cambiare ora. Ci vediamo tra qualche minuto?” Zitao gli fece un occhiolino, e tutto quello che Sehun poté fare fu annuire, perché tutto questo non sarebbe dovuto essere così semplice.

Mezz’ora dopo l’inizio dell’allenamento Zitao annunciò che sarebbe stato il partner di Sehun per ‘aiutarlo ad eseguire più accuratamente le mosse’ e Sehun desiderò essere inglobato dal tappeto.

“Visto, tutto quello che dovevi fare era chiedere!” gli disse l’istruttore una volta che furono uno di fronte all’altro. Il sudore infradiciava la maglietta di Sehun e gli attaccava i capelli al viso mentre sembrava che Zitao non avesse nemmeno mosso un dito. E aveva senso, a dire il vero, dato che tutto questo non sarebbe dovuto essere difficile per qualcuno che, a quanto diceva Wufan, praticava arti marziali dai tempi dell’asilo, ma irritava comunque Sehun.

“Hey, non preoccuparti, okay? Non andrò giù duro con te... Esegui semplicemente le mosse esattamente come ho mostrato prima, okay?” sorrise Zitao, arruffando i capelli di Sehun – come gli aveva visto fare ai bambini più piccoli dopo essersi complimentato – e socchiuse gli occhi perché nessuno aveva il permesso di trattarlo come un lattante. Eseguire le mosse esattamente come aveva mostrato era qualcosa di dolorosamente familiare per lui, comunque.
Quindi fu esattamente quello che fece, sorprendendo persino se stesso per come ogni mossa sembrasse fondersi perfettamente con la seguente, per come tutto sembrsse avere senso, sebbene si rendesse conto che i suoi movimenti mancassero di forza .

L’allenamento sembrò finire molto prima del solito, e Sehun ne fu grato dato che la sua mente stava già pensando al progetto che doveva consegnare a breve, ma poi Zitao gli apparve di fronte di nuovo, e fu davvero troppo facile mettere tutto da parte.
Dopotutto, Sehun era solo un normale studente del college, e come tale, procrastinazione era praticamente il suo secondo nome.

“Sei stato bravo, Sehun! Ti manca la forza ancora, ma quella arriverà col tempo, davvero.” Zitao sorrise, una volta che furono tornati allo spogliatoio, e Sehun avrebbe voluto dargli un pugno perché aveva sempre odiato quando le persone gli dicevano esattamente le stesse cose che sapeva già.

“Già, beh, immagino tu abbia ragione?” annuì, ri-considerando il pensiero. Per un breve secondo, si guardarono in un silenzio imbarazzato e improvvisamente Sehun fu più che cosciente del fatto che aveva la camicia abbottonata solo a metà.

Poi, prima che potesse anche solo pensare a qualcosa da dire, Zitao prese un sorprendentemente esitante respiro, e “Allora stavo pensando che forse... visto che, sai, sei l’unico ragazzo della mia età di questo corso e tutto... che forse, umm... ti piace il caffè?”

“Sì, praticamente vivo di caffè” rispose Sehun. Era probabilmente una delle risposte peggiori che si potesse dare ad una domanda del genere, ma Sehun era troppo sbalordito perché le cose davvero non sarebbero dovute essere così facili.

~*~

Sehun aveva solo cinque anni quando vide il primo fantasma. Ma fu solo quando ebbe undici anni e sua nonna morì che capì perché strani uomini e donne continuassero ad apparire a casa sua, nonostante vedesse i suoi genitori chiudere tutte le serrature, e gli parlassero di cose che non riusciva a capire. Non sapeva come queste persone lo conoscessero – lo chiamavano sempre per nome – non aveva idea del perché non la smettessero di disturbarlo, ma imparò quasi subito a non parlarne con nessuno. Le prime volte aveva cercato di dirlo alla mamma – correva nel suo letto nel bel mezzo della notte, piangendo, perché uno strano, vecchio uomo era sul ciglio della sua porta e lo fissava, ma lei diceva a Sehun che era solo un brutto sogno, sebbene Sehun sapesse che non era così.

Dopo un paio di altre volte – erano andati da lui al supermarket mentre faceva compere con il padre, a scuola mentre giocava a calcio con Jongin durante la pausa, e una volta persino a casa dei nonni – sua mamma lo portò da una donna gentile, che si fece dire tutto su di loro, e che gli disse che aveva una fervida immaginazione. Gli fece disegnare tutte le persone strane, guardò i disegni con le sopracciglia aggrottate, e parlò alla mamma a bassa voce così che Sehun non sentisse. Ma gli diede delle caramelle e gli disse che quelle persone non erano reali, e Sehun dovette crederle perché era un’adulta e Sehun credeva sempre a quello che gli adulti dicevano.

Non smisero mai di venire, comunque, ma Sehun aveva troppa paura di dirlo alla madre perché poi avrebbe pensato che era un cattivo bambino che non ascoltava gli adulti e non voleva farla arrabbiare.
Fu solo quando sua nonna morì e venne da lui dopo il funerale che capì.
La donna gli parlò dei fantasmi, gli disse che quello di Sehun era un dono e che era speciale, e ancora una volta, non volle andare contro le parole di un adulto. Gli disse anche che era rimasta indietro solo per poter parlare con lui e che gli voleva bene per poi svanire nel nulla.
Imparò l’intero concetto di ‘maledizione’ solo un anno dopo, e per quel tempo, non gli fregava più un cazzo di quello che gli adulti, o altre persone dicevano, perché onestamente, che ne sapevano loro.

Kim Jongin divenne il suo migliore amico alle elementari – il suo unico amico per la maggior parte delle elementari. A Jongin piaceva parlare molto – di sé e di sua mamma, e ancora di sé e dei suoi altri amici, e anche delle sue ragazze, cosa che Sehun non aveva mai capito, e ancora di sé e di questo grande teatro in cui una volta sua mamma l’aveva portato, dove tutti ballavano in bei vestiti e sulle punte e c’era questa noiosa musica classica che in qualche modo a Jongin piaceva, anche se doveva essere circa lo schiacciare noci o qualcosa del genere... e a Sehun piaceva ascoltare.

Sebbene Jongin fosse un bambino popolare e avesse molti, molti altri amici, Sehun pensava che in qualche modo lui gli piacesse di più perché gli altri non lo lasciavano mai parlare abbastanza. Sehun era sempre stato bravo ad ascoltare – ascoltava sua mamma parlare dei problemi di lavoro, delle bollette, di suo padre e dei suoi nonni sin da prima che riuscisse a ricordare, e ascoltava anche i fantasmi. Non era mai stato bravo a risolvere i loro problemi, ma aveva scoperto per esperienza con Jongin che spesso, bastava ascoltare e lasciarli parlare.

Jongin fu anche chi lo aiutò a scoprire la danza.

La mamma di Jongin iscrisse il figlio a lezione di ballo e trascinò pure Sehun. Non gli piaceva particolarmente il balletto – Jongin lo amava ed era il migliore del corso quando Sehun se ne andò – ma quando iniziarono le medie, Jongin cominciò a provare ogni tipo di danza e portò ancora una volta l'altro ragazzo con sé.

Avevano quindici anni quando conobbero Luhan, uno studente cinese in interscambio della loro scuola, e crearono un trio di ballerini, e Sehun aveva sedici anni quando scoprì di essere gay.
Si innamorò di Luhan perché conosceva Jongin da troppo tempo e Luhan era la seconda persona a lui più vicina, e come ogni altro primo amore, fu travolgente ed eccitante e doloroso e breve.

Compiuti i diciassette anni, furono in grado di riderci sopra liberamente, e quando si ubriacarono per la prima volta nella loro vita, a casa di Jongin, i cui genitori erano via per il fine settimana, Sehun confessò a Luhan l’unico segreto che non aveva mai rivelato a Jongin.
La sbronza gli aveva sciolto la lingua e aveva iniziato a parlare, più liberamente di quanto non avesse mai fatto, e Luhan lo ascoltava con attenzione, dicendogli che gli credeva e ringraziandolo per essere stato onesto.

Pomiciarono sul divano quando Jongin si addormentò, sperimentando e ridacchiando costantemente sulla bocca dell’altro, ma niente cambiò tra loro e Sehun non era mai stato tanto grato per qualcosa.

~*~

“Tra le novità, credo di avere un appuntamento, hyung.” Disse Sehun a Luhan al telefono, prima di allontanare il cellulare dall’orecchio aspettandosi le grida eccitate dell’amico. Si sdraiò supino sul letto, libri di testo sparsi sulle coperte, evidenziatore in mano, e sorrise quando Luhan chiese tutti i dettagli.
Percepì la presenza di Wufan prima ancora che il fantasma apparisse, e con un sospiro, salutò Luhan perché se il tremore della lampada sul suo comodino era un indizio, Wufan non era contento.

“Che cazzo sta succedendo?” il fantasma lo guardò minaccioso, chiaramente furioso. Sehun alzò gli occhi al cielo.

“Volevi che mi avvicinassi a lui, giusto? Perché ti stai lamentando ora?”

“Sì, ma intendevo... come amico o qualcosa del genere! Non un appuntamento del cazzo! Ti avverto, se lo deludi ti ammazzo Oh Sehun…” ruggì Wufan e Sehun quasi si mise a ridere per quanto iperprotettivo fosse. Quasi.

“Se ricordo bene, sei tu quello che non ha il coraggio di mostrarsi e parlargli, quindi non provare ad usare la carta del migliore amico su di me, ora. E poi, è solo un caffè. Non ci stiamo sposando…” Sehun buffò irritato, riportando lo sguardo sul libro di fronte a sé.

“E comunque, hai voluto tu che lo facessi, quindi lo faccio a modo mio.” Aggiunse, e sentì Wufan prendere un profondo respiro, come se volesse continuare a discutere, prima che sbuffasse e scomparisse, lasciando Sehun con la debole, fastidiosa idea che forse il fantasma aveva ragione, e tutto questo non stesse andando per niente secondo i piani.
Ovviamente, non riuscì a studiare per il resto della serata.

~*~

Poteva essere solo un caffè (e un’incredibile quantità di torta per Zitao) ma era anche indiscutibilmente un appuntamento, perché Sehun non era la persona socialmente più esperta, ma era certo che un’uscita amichevole per un caffè non includesse questo numero di sorrisi imbarazzati e domande onestamente interessate circa la propria vita.

Sembrava che anche a Zitao piacesse parlare, sebbene fosse pieno di domande, e Sehun trovava sorprendentemente facile rispondergli. C’era qualcosa nel modo in cui Zitao sorrideva da sopra la tazza del suo cappuccino che faceva aprire Sehun, e a metà della loro conversazione, capì che stava cercando di impressionare il ragazzo in qualche modo.

Zitao gli disse molto su se stesso – come fosse arrivato a Seoul con una borsa di studio e come lavorasse part-time al centro fitness per finanziare la propria dipendenza dalle marche (disse questo con un’imbarazzata, seppur adorabile risatina), come gli piacesse studiare in un’Università coreana, sebbene probabilmente avrebbe finito per diventare istruttore di wushu a tempo pieno perché gli piaceva troppo, come partecipasse periodicamente a dei tornei quando era in Cina e di come avesse dovuto rinunciarci a causa della scuola. Sehun ci si ritrovava abbastanza facilmente, cosa che disse al ragazzo che gli aveva anche chiesto di chiamarlo Tao.

Arrivata l’ora di chiusura del cafè (come aveva fatto a farsi così tardi, così presto?) Tao perse ogni rimasuglio del suo aspetto intimidatorio, caratterizzato dalla sua figura tonica e dai suoi tratti marcati (e bellissimi), e dopo essersi separati con la promessa di rivedersi al centro due giorni dopo, Sehun ebbe il presentimento che potesse essere assolutamente fottuto.

Grazie ad anni di meticoloso allenamento, se si impegnava duramente, Sehun riusciva ad ignorare ogni singolo essere umano, eccetto sua madre.

Quindi quando Wufan si mostrava ogni notte dopo che tornava da un appuntamento con Tao, Sehun se la cavava con uno stanco ‘Va all’Inferno e lascia fare a me’. Aiutava anche il fatto che la sua mente fosse ancora invasa da calorose risatine e spigliati commenti in un coreano accentato. Si preoccupava leggermente per la propria cucina – le sue tazze e i suoi piatti tendevano a rompersi nelle credenze quando Wufan si arrabbiava particolarmente, e Sehun non gli aveva ancora detto del veloce bacio della buonanotte della serata precedente. Perché sarebbero dovuti essere affari suoi, comunque? Non è che Tao fosse il suo ragazzo prima che morisse, in fondo.
O almeno così sperava Sehun, perché nonostante si fossero avvicinati molto, Tao ancora non aveva menzionato il nome di Wufan.

Il persistente senso di colpa non se ne andò mai, comunque. Anzi, cresceva sempre di più ogni volta che Tao ‘accidentalmente’ sfiorava il dorso della sua mano mentre camminavano, o quando diceva a Sehun quanto fosse stato fortunato a iscriversi al suo corso.

Sehun non aveva mai smesso di allenarsi perché rendeva davvero felice Tao (e forse sarebbe stata una bugia se avesse detto che non stava cominciando a piacergli il regolare esercizio fisico, ma non parlava mai di questo, in nessuna circostanza, soprattutto dopo che Luhan gli aveva detto che alla fine non ne avrebbe più fatto a meno).

“E comunque, cosa vuoi da lui in realtà?” gli chiese una notte Wufan, e forse Sehun era troppo stanco, ma quando alzò lo sguardo sul fantasma gli riuscì impossibile rispondergli.

Il giorno seguente si incontrò con Tao per cena e il ragazzo cinese insistette per pagare dato che aveva appena ricevuto lo stipendio.
Quando aprì il portafogli, Sehun notò una piccola foto di tre ragazzi e due ragazze 
che ridevano e il senso di colpa tornò a tormentarlo più forte di prima quando riconobbe la figura snella al centro, che aveva un braccio attorno al collo di Tao. Era Wufan.

~*~

“Sono così eccitato di vedere i tuoi amici esibirsi!” Tao sorrise con entusiasmo e Sehun ringraziò mentalmente Jongin e Luhan perché non avevano mai deluso il loro pubblico.
Dopo essere stato ammesso all’Università Sehun aveva abbandonato la danza perché non riusciva più a seguire le prove. Jongin, ad ogni modo, si stava laureando in danza moderna, mentre Luhan in musica, quindi portavano avanti il duo e Sehun non si era mai perso una performance. Erano bravi – forse anche meglio senza Sehun – grazie all’armonia che si era creata con gli anni, e ogni volta che Sehun li guardava, le storie che i loro movimenti fluidi raccontavano, lo aiutavano a distogliere la mente da qualsiasi problema lo tormentasse.
Non era comunque stata una sua idea quella di portare con sé Tao, no, era un’idea di Luhan, più che altro un ordine, e Sehun aveva da tempo rinunciato a discutere con il maggiore.
Ripensandoci, forse era stata una cattiva idea perché non appena entrarono nel piccolo pub a Hongdae, Sehun individuò i suoi amici – più precisamente Chanyeol, con la testa chilometri sopra il resto della piccola folla – e porco cazzo erano venuti tutti.

Il ragazzo di Luhan, Kim Minseok, era lì; Byun Baekhyun e Zhang Yixing, gli amici del dipartimento di musica di Luhan, erano lì; Park Chanyeol, il compagno di stanza di Jongin, e Do Kyungsoo erano lì, così come il collega dell’Università di Sehun, Kim Junmyeon, che miracolosamente, dopo una festa a cui era stato invitato dal più piccolo, era diventato buon amico anche di Luhan. Sehun conosceva Luhan troppo bene per sperare che non avesse ancora detto a nessuno di Tao, e ovviamente quando arrivarono al tavolo, il sorriso di Baekhyun era sin troppo ampio e Chanyeol guardava Tao con un po’ troppo interesse mal celato, mentre Kyungsoo e Minseok si chinarono, sussurrando tra loro.

Solo Yixing fu abbastanza gentile da alzarsi in piedi e presentarsi a Tao con un sorriso educato, ma d’altronde, Sehun aveva sempre pensato che Yixing fosse il meno imbarazzante tra tutti i suoi amici.
Dopo le presentazioni, Tao si ritrovò a conversare in cinese veloce con Yixing, e Baekhyun approfittò della situazione per scivolare accanto a Sehun e dargli una gomitata suggestiva sulle costole. Sehun ebbe l’improvviso istinto di mostrargli le sue da poco apprese abilità Wushu.

“Allora... qual è il segreto? Perché è ovviamente troppo bello per te” Baekhyun inarcò le sopracciglia. Sehun gli lanciò un’occhiataccia, che venne puntualmente ignorata dal maggiore dato che era uno stronzo bastardo.

“Perché? Lo useresti per entrare finalmente nei pantaloni di Chanyeol?” chiese invece Sehun, e fu la volta di Baekhyun di guardarlo male. Alcune volte, Sehun pensava che lui e Baekhyun avrebbero potuto tenere una gara di occhiatacce per ore.
Questa, comunque, non era una di quelle volte.

“Vado a prendere da bere” annunciò, alzandosi dal proprio posto, e decise che non sarebbe stato giusto trascinare via anche Tao, quindi lanciò un’occhiata implorante a Yixing, chiedendogli di prendersi cura del ragazzo mentre era via.

L’inquietante vista di Tao che rideva con Baekhyun e Chanyeol lo accolse, e una parte di sé sapeva che sarebbe dovuto essere felice che Tao si trovasse così bene con i suoi amici, ma un’altra parte di sé era decisamente terrorizzata perché... Byun Baekhyun.
Ebbero la decenza – grazie anche al non sottile senso del dovere di Junmyeon – di non ubriacarsi prima che Luhan e Jongin salissero sul palco. Come al solito, misero su un bello spettacolo, dove Jongin era tutto energia e potenza e forza, Luhan era invece eleganza e grazia e delicatezza. Si completavano a vicenda come luce e oscurità, fuoco e ghiaccio e tutto ciò di poetico a cui Sehun riusciva a pensare mentre li osservava con meraviglia.
A metà esibizione Tao intrecciò le loro dita sotto al tavolo, e si chinò sul suo orecchio.

“Sono fantastici” sussurrò e il suo respiro era caldo e umido e odorava leggermente di tequila. Non che a Sehun desse fastidio.
“Sai Sehunnie, è la persona più sexy che abbia mai visto…” Luhan ridacchiò in faccia a Sehun qualche momento dopo, che poteva essere minuti o ore, per quanto ne fregasse a Sehun. La sue mente era troppo offuscata dall’alcol per preoccuparsi del fatto che Tao fosse seduto proprio accanto a sé e poteva probabilmente sentire Luhan parlare – dopo un veloce controllo, Sehun era sicuro che nessuno fosse più sobrio e questo lo rassicurava più che abbastanza, perché la prima e più importante regola della loro amicizia era che nessuno potesse essere ritenuto responsabile per qualcosa accaduto mentre erano ubriachi.
Anche Tao non sembrava reggere molto l’alcol, a giudicare dalla sua mano posata sempre più in alto sulla coscia di Sehun. Il suo accento si faceva sempre più marcato, ma in compenso utilizzava parole che Sehun non gli aveva mai sentito usare, cosa che aveva annotato sulla sua lista di ‘cose magiche’ dell’alcol sin da quando Luhan e Yixing gli avevano detto che fosse quasi fluente in Cinese da ubriaco, sebbene non si ricordasse nemmeno una parola il giorno seguente.

Erano più o meno le 2 quando Luhan cominciò a lanciare inconfondibili sguardi a Minseok e i due se ne andarono qualche momento dopo. Sotto altre circostanze, Sehun sarebbe stato felice di rimanere a sbellicarsi dalle risate insieme a Jongin per i simili tentativi che Baekhyun rivolgeva ad un ignaro Chanyeol, ma gli occhi di Tao brillavano più luminosi delle luci al neon del locale e puntualmente si imbronciava quando Sehun non parlava con lui, cosa che non poteva essere descritta con nessun’altra parola se non adorabile.

Quindi Sehun finì il suo ultimo shot di tequila, che non avrebbe dovuto bere dato che il mondo intorno a sé cominciò a girare quando si alzò, prese la mano di Tao e salutò gli altri in tempo record.

Quando uscirono dal pub, l’acquazzone più grande della storia diede loro il benvenuto, e Sehun era sicuro che sarebbe riuscito a vedere delle piccole faccine ridacchianti in ogni goccia, se ci fossero state gocce invece che uno spesso muro d’acqua.

Si infradiciarono nel giro di un secondo, riuscendo a malapena ad attraversare la strada e a ripararsi sotto alla tettoia di un negozio di animali chiuso. Tao rise forte e Sehun pensò che la luce dei lampioni gli avesse corrotto la vista perché tutto, intorno a sé, acquistò un leggero bagliore e all’improvviso non sentì più freddo.

Prima ancora di accorgersene – i suoi pensieri erano diventati considerevolmente più lenti delle sue azioni – Sehun baciò Tao sulle labbra. Il ragazzo sapeva di tequila e birra scadente e pioggia e, sorprendentemente, qualcosa che assomigliava a fragole artificiali; ma tutto sommato, aveva un sapore davvero buono, e Sehun non aveva provato qualcosa del genere da tanto, tanto tempo.

“Potremmo aspettare qui fino a che non smette di piovere, ma ci prenderemmo sicuramente un raffreddore…” mormorò Sehun contro i denti di Tao, e l’altro ragazzo rise – sembrava ridere per tutto ormai. Per qualche motivo l’idea di tornare dentro il pub non attraversò la mente di nessuno dei due.

“Oppure io abito molto più vicino rispetto a te quindi potremmo farci una corsetta…” suggerì Tao. L’aspettativa nella sua voce mandò scariche elettriche lungo la schiena di Sehun e sebbene avesse fatto più di qualche cosa stupida da ubriaco, nessuna di esse sembrava lontanamente un così buon piano come la proposta di Tao in questo momento.
Sehun annuì e baciò Tao un’ultima volta prima di afferrargli la mano, e un secondo dopo, si ritrovarono a correre per le vie piovose di Seoul, con le dita intrecciate e i vestiti attaccati ai loro corpi.

Fortunatamente il ragazzo cinese non aveva mentito quando aveva detto di abitare vicino, perché Sehun poteva già aver perso la cognizione del tempo, ma quando Tao si fermò davanti ad un alto, vecchio edificio e premette il codice d’accesso, i denti di Sehun stavano sbattendo.

Il ragazzo cinese viveva in un piccolo appartamento al quinto piano, da solo, situazione davvero, davvero fortunata, perché non appena entrarono cominciarono a lanciare i vestiti bagnati ovunque.
La felpa di Sehun era già a terra e si stava togliendo le calze fradice quando Tao gli lanciò un asciugamano gigante, annunciandogli che si sarebbe fatto una doccia molto, molto calda visto che era un ghiacciolo, e dicendogli di fare come se fosse a casa sua (ovvero accoccolarsi contro il condizionatore dopo averlo acceso a tipo cento gradi).

-*-

Tao uscì dal bagno dieci minuti buoni dopo, con solo un morbido asciugamano bianco intorno ai fianchi. Oh, e un paio di infradito. Erano interessanti – Tao sembrava quel genere di persona a cui non piace indossare le calze a casa.
Sehun non riuscì a concentrarsi sulle ciabatte per più di dieci secondi però – il suo sguardo cambiò direzione non appena Tao fece un passo avanti, e gli occhi di Sehun si sollevarono lentamente, percorrendo le toniche gambe lunghe, l’asciugamano fradicio e si fermarono un poco sulla pelle bagnata dell’addome di Tao.
Cercò di godersi il più possibile l’intera vista – stava fissando, questo lo sapeva, ma non poteva smettere adesso, non quando notò le goccioline d’acqua scivolare lungo il petto scolpito di Tao, la sua pelle scura in contrasto con il bianco del tessuto.

Tao era bellissimo, tanto da fare quasi male, e Sehun pensava di poterlo stare a guardare per ore – ma i loro occhi si incontrarono e riconobbe i suoi stessi pensieri nello sguardo del maggiore.
Non ci si poteva più fermare ora, quando Tao sciolse il nodo del suo asciugamano, facendolo cadere silenziosamente a terra.
Sehun tese una mano; che fosse per far scorrere le dita tra i suoi capelli neri bagnati o lungo i suoi turgidi capezzoli scuri o la definita linea dei muscoli sotto la pelle di Tao, questo non lo sapeva. Tao fece subito un altro passo avanti e sebbene volesse davvero osservarlo fino a che ogni millimetro della sua impeccabile figura non fosse incisa nella sua memoria, Sehun non potè ignorare un fatto ancora per molto.

Il semplice, ma ridicolmente evidente fatto che Tao fosse già mezzo duro, così come Sehun stesso.
Queste erano acque pericolose, Sehun lo sapeva – acque tempestose, con enormi onde che minacciavano di risucchiarli entrambi, ma era passato troppo tempo da quando Sehun aveva sentito questo bisogno, questo desiderio; così tanto che le dita di Sehun tremarono quando Tao finalmente fu abbastanza vicino da essere toccato, così delicatamente e quasi incredulo all’inizio.

“Mi... vuoi, Sehun?” sussurrò Tao, e l’altro ragazzo volle quasi gridare perché sì, voleva Tao così tanto, forse l’aveva voluto dal loro primo incontro, sin da quando Tao aveva riso di lui con quei denti bianco perla, sin da quando con una mano gli aveva arruffato i capelli affettuosamente; forse questa era la risposta alle domande di Wufan, questa e probabilmente molte altre.
Eppure tutto quello che potè fare in quel momento in cui Tao stava di fronte a lui, fu annuire e tirare il ragazzo sulle sue ginocchia.
Le sue parole erano a malapena udibili quando sussurrò un “sì” sulle labbra di Tao.

~*~

Un cinguettante “Buongiorno” si insinuò tra i sogni di Sehun e il suo buon giudizio gli suggerì di ignorarlo, ma poi si rese conto che qualcuno gli stava parlando, il che significava che qualcuno era nel suo letto e, aspettate, questo non era nemmeno il suo letto e che giorno era o che anno e – oh, Tao.

Lentamente aprì gli occhi mentre i ricordi della sera precedente rifluivano – buon Dio, ricordi stupendi – e venne accolto da un sorriso smagliante, sin troppo sveglio per quest’ora del mattino, sebbene Sehun non avesse la più pallida idea di che ora fosse.
Si ricordò vagamente che ieri era Venerdì, comunque, quindi oggi sarebbe dovuto essere Sabato, il che significava che aveva il pieno diritto di rimanere a letto per un altro paio d’ore, ma poi... era odore di caffè?

“Allora sei finalmente sveglio o hai intenzione di rotolare a letto per un’altra mezz’ora?” chiese Tao, ancora sorridente, e Sehun poteva non essere una persona del tutto mattiniera, ma questo di sicuro lo fece alzare, perché nessuno aveva il permesso di prenderlo in giro appena sveglio. Nemmeno Huang Zitao.

“Ti ho fatto il caffè…” continuò l’altro ragazzo, neanche minimamente toccato dallo sguardo omicida di Sehun, ma in sua difesa, il caffè era davvero buono.

“Allora... Stavo pensando... che magari potremmo fare qualcosa insieme oggi? Visto che sei già qui…” disse Tao mentre risaliva sul letto e si accoccolava contro Sehun, il quale beveva e cercava di svegliarsi completamente, idea che sarebbe potuta essere buona se non per il fatto che non indossava niente eccetto un paio di boxer e beh. I ricordi.

“Se vuoi lasciare l’appartamento presto, ti consiglio di non strusciarti su di me in questo modo…” disse lentamente Sehun, e Tao rise, chiaramente divertito dalla sua sfrontatezza, prima di accucciarsi contro il collo di Sehun.
Qualcosa in Sehun scattò, per la pura intimità e strana tenerezza di tutto questo, e il suo caffè all’improvviso sembrò amaro e freddo.

“Sai che ti dico Tao? Andiamo a fare una passeggiata dopo che faccio una doccia. Voglio mostrarti qualcosa.”

~*~

Sehun portò Tao in un parco, che non era proprio vicinissimo ma a Tao sembrava che piacesse viaggiare. A dire il vero, sembrò adorare tutto quello che Sehun fece quel giorno, e in qualche modo spezzò leggermente il cuore di Sehun.

Arrivarono intorno all’una, e il piccolo spiazzo di verde era, ovviamente, pieno di persone, più che altro famiglie con i loro bambini, le quali si godevano un giorno di riposo insieme ai loro cari.

Tao intrecciò con cautela le loro dita una volta che oltrepassarono la zona più affollata del parco, e Sehun voleva ridere per la sua preoccupazione, perché chi mai li avrebbe potuti vedere qui? Qualcuno la cui opinione fosse importante comunque.

Ma la sua bocca era ancora troppo amara per poter ridere.

Ben presto, Sehun trovò la cosa che stava cercando – o meglio, la persona; una piccola donna di mezz’età, seduta su una panchina e che guardava dritto davanti a sé, in fondo alla strada e alla fila di casette dall’altra parte.

“Guarda Tao... guarda quella signora, riesci a vederla?” indicò la donna, ed ogni cellula del suo corpo sperò che Tao dicesse di no, ma il ragazzo annuì, passando lo sguardo da Sehun a lei.

“Sì, ma... perché? Chi è? La conosci?” chiese, curioso. Dannazione.
“Perché... perché nessun altro in questo parco può. Direi in questa città, ma non sono sicuro di questo. La ragione per cui non possono vederla è che... è morta, Tao. È morta da due anni ormai.” Rispose a bassa voce Sehun, aggiungendo “È il mio più grande fallimento” nella propria testa.

Come c’era da aspettarsi, Tao lo fissò, ma Sehun non vide alcuna traccia di incredulità nel suo sguardo. C’erano più che altro eccitazione e comprensione e qualcos’altro a cui non riuscì a dare un nome.

“Che vuoi dire... come, come in un film? Che tu, tu e io, noi possiamo vedere i fantasmi delle persone? Possiamo parlarle?” chiese ancora Tao, e ora fu il turno di Sehun di non capire, perché l’altro ragazzo avrebbe dovuto ridere di lui o pensare che fosse uno scherzo, forse anche uscire fuori di testa, e niente del genere accadde.

“Certo” Sehun annuì – cos’altro poteva fare? In che altro modo poteva reagire al fatto che Tao non avesse avuto un esaurimento e che non l’avesse mandato a cagare e non l’avesse preso a calci in culo per essere uno strambo che aveva di recente sedotto Tao sul suo letto? Beh, il letto di Tao, per essere precisi, ma non è questo il punto.

Il punto era che Tao non l’avesse mandato immediatamente affanculo, non stava prendendo Sehun per pazzo – continuava a spostare lo sguardo da Sehun alla donna, gli occhi spalancati e vicini mentre cercava di comprendere l’intera ridicolezza della situazione mentre Sehun, ancora una volta, imprecò al cielo per la sua mancanza di trattare con le persone come Luhan.

“In effetti sembra un po’... diversa” annunciò alla fine Tao, e Sehun non era mai stato sicuro se fosse la sua mente a giocargli qualche scherzetto o veramente i fantasmi fossero realmente in qualche modo diversi dai vivi, completamente differenti da quegli aloni grigi e tetri che mostravano in TV ma definitivamente non-umani.

“Vuoi... vuoi dire che mi credi?” mormorò Sehun, scuotendo la testa perché tutto questo non stava accadendo, tutto questo decisamente non stava accadendo, niente degli ultimi due giorni poteva essere accaduto, eppure stava di fronte a Tao il quale gli toccava i capelli e sorrideva.

“Perché dovresti mentirmi, Sehun?” chiese con tono allegro, e improvvisamente Sehun desiderò essere ingoiato dalla terra e preferibilmente essere mandato nel punto più profondo dell’Inferno perché non si meritava questo.
Invece di discendere, però, annuì tremolante.

“Ti... spiegherò un sacco di cose dopo, okay? Prova a parlare con lei se ti va... È così da molto tempo ormai. Solitamente vengono da me, ma l’ho trovata l’anno scorso – era seduta su quella panchina e osservava la casa dall’altra parte della strada... là è dove vive la sua famiglia. Ha detto che non poteva lasciare i suoi figli... e io non ho potuto dirle niente per farle cambiare idea.” Iniziò Sehun, optando di partire dalla parte più facile dell’argomento, e Tao sospirò. C’era qualcosa di inesprimibilmente triste nei suoi occhi mentre osservava la donna, la quale li notò proprio in quel momento, e salutò Sehun.

Le faceva visita davvero spesso per cercare di aiutarla ad andare.

“Ti va... di andare a parlare con lei, magari? Ha delle storie interessanti da raccontare, ed è davvero una donna gentile. Non preoccuparti, non può ferirti. Nessuno di loro può, credo che in qualche modo siano incapaci di far del male ai vivi…”

“Sì, mi... piacerebbe…” rispose piano Tao, lasciando la mano di Sehun quando l’altro lo spinse delicatamente verso la panchina.

“Torno subito, okay? Ho solo bisogno di... sì, di fare due passi…” disse Sehun spostando lo sguardo, e persino a lui sembrava la peggior scusa mai sentita, ma non poteva sopportare l’atteggiamento di comprensione di Tao ancora per molto.
Quindi lasciò il ragazzo, passeggiando tra gli alberi e sull’erba, evitando di proposito i sentieri e cercando di darsi un contegno.

Aveva sempre pensato che non appena l’avesse detto a Tao, sarebbe tutto finito, che Tao non gli avrebbe creduto perché sinceramente, che motivo aveva di credergli; aveva sempre temuto questo momento e non avrebbe potuto rimandarlo ancora a lungo. La maledizione di vivere tra i fantasmi gli era costata così tanto, gli aveva fatto guadagnare occhiate stranite e nomignoli e discussioni dei suoi genitori se Sehun fosse o meno normale, ed era giunto alla conclusione che non c’erano più persone come Luhan.
Ma ora all’improvviso Tao era qui, e a differenza di Luhan, sarebbe stato in grado di capire completamente, di condividere tutto questo con Sehun e per qualche inspiegabile ragione, sembrava essere intenzionato a farlo. Sehun non ci aveva mai sperato – ad essere sinceri non era mai stato sicuro che esistessero altre persone come lui fino a che non aveva parlato con Wufan.

Sehun fece ritorno alla panchina, una piccola parte di sé temeva che Tao potesse già essersene andato, ma la scena alla quale si ritrovò davanti era ancora più sorprendente.
Tao era seduto sulla panchina, da solo, e quando Sehun si avvicinò, notò il rossore dei suoi occhi.
“Dove... come? Dov’è?” Sehun era a bocca aperta e Tao scosse la testa, picchiettando il posto accanto a sé.

“Abbiamo solo... parlato, sai?” cominciò, non appena Sehun si fu seduto, e sollevò lo sguardo su di lui con un’espressione indecifrabile sul viso. “Mi ha detto tutto circa la sua famiglia, i suoi figli e come non riuscisse a lasciarli e io... Le ho detto che doveva farlo. Che doveva se davvero li amava, perché le persone che ci amano capiscono se c’è qualcosa che non va, e... e anche se non erano in grado di vederla, sapevano che era ancora qui intorno, e non sarebbero stati in grado di lasciarla andare e continuare con le proprie vite se lei fosse rimasta. Le ho detto che doveva andare per loro... perché potessero essere di nuovo felici.” Continuò Tao, le parole fuoriuscivano dalle sue labbra e mentre guardava Sehun, vide qualcuno di completamente diverso.

Tao sapeva, capì Sehun; Tao in qualche modo sapeva e in quel momento, desiderò poter tornare indietro nel tempo e prendere a calci Wufan fino a farlo arrivare a Tao sin dal principio perché cazzo, cazzo, cazzo lui sapeva.
“Io... mi dispiace così tanto Tao” fu tutto quello che potè dire Sehun, allungando una mano con esitazione, forse per asciugare la singola lacrima che scese sulla guancia del ragazzo, quando lo percepì.
Non aveva bisogno di guardare per sapere che Wufan era lì.

“Taozi…” giunse un roco ma debole sussurro, e le spalle di Tao tremarono quando voltò la testa verso il fantasma. “Taozi non piangere…”

Questo fu tutto quello che Sehun riuscì a capire della loro conversazione spezzata, ed era anche più di quello che avrebbe dovuto sentire, quindi fece per alzarsi e andare via, per dare loro un po’ di privacy e magari arrivare fino all’Han River e affogare lì, perché le lacrime di Tao erano la scena più triste a cui avesse mai assistito.

Ma Tao gli afferrò la mano, una supplica silenziosa per farlo restare, quindi lo fece, la sensazione di tristezza e rimorso nel suo petto crebbe sempre di più con ogni parola tremante che sentiva.
Wufan sembrava molto più piccolo di quanto si ricordasse rispetto a qualche giorno prima – aveva la testa e le spalle basse, gli occhi erano scuri e la voce debole e rassegnata e Sehun pensò di non aver mai visto un fantasma tanto triste quanto Wufan fino ad ora.
Tao cominciò presto a tremare per i singhiozzi e Sehun avrebbe voluto abbracciarlo forte e far scomparire il suo dolore perché non gli sembrava giusto vederlo così triste.

Dopo un po’ Tao si alzò, le braccia aperte per un abbraccio, ma Wufan scosse la testa e con un grande, tremolante sospiro, Tao annuì.
Non potevano abbracciarsi perché Wufan non aveva un corpo solido, e dopo qualche altra parola, scomparve del tutto, cessando la propria esistenza.

Sehun afferrò immediatamente Tao e lo tirò in un abbraccio stretto e scomodo, ma allo stesso tempo confortante, e per lungo tempo Tao singhiozzò sulla sua spalla.
Quando alla fine smise di piangere e sollevò la testa, il suo viso era bagnato dalle lacrime, ma la leggera sfumatura di un sorriso era presente sulle sue labbra.

“Sai cos’è stata l’ultima cosa che ha detto... prima di andare? Ha detto che da ora in poi, non potrà prendersi cura di me, ma tu lo farai.”
“Lo farò” annuì Sehun, tenendo forte Tao, e questa fu probabilmente la più seria promessa che avesse mai fatto.
  
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