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Autore: EndZeit    24/07/2013    3 recensioni
- 33 giorni
Questo è il mio personale countdown.
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L'ospedale è il luogo dove ci si sente più soli al mondo. Non conta quanta gente possa venire a farti compagnia e a darti il suo sostegno: la distanza che passa tra sani e malati è uno spazio infinito che nemmeno l'amore può colmare. La malattia mette chi viene colpito al di fuori del consorzio umano.
Song-fic dedicata alla canzone "Cancer" dei My Chemical Romance
Genere: Angst, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Cancer





- 33 giorni

Questo è il mio personale countdown.

 

Nonostante le tende coprano completamente la finestra, la luce arriva fino ai miei occhi intenti ad osservare le venature del legno logoro, dipinto di un bianco sterile. 
L'ospedale è un'intera macchia bianca ai miei occhi. Un'antisettica, ostica e dolorosa macchia bianca: le lenzuola, le tende, le pareti, il secchio semi-trasparente per raccogliere il mio vomito, la divisa delle infermiere che mi rivolgono quel sorriso pietoso di quelli che si rivolgono ai barboni per strada.
Credo che il bianco sia il colore che odio di più.

Sento il calore della mano di mia madre sul mio braccio sinistro, non so da quanto tempo sia qui e nemmeno mi importa, al momento persino quell'odioso bianco sembra più interessante.
Lei è l’unica, insieme a mia zia Maria, che mi sia rimasta accanto a me fino ad ora, poi amici e la maggior parte dei parenti hanno deciso di aspettare il mio necrologio sul giornale, giusto per farmi visita in abiti formali.
 

Ma la verità?
Non voglio vedere nessuno. Non voglio farmi vedere da nessuno. 
Chi cazzo vorrebbe vedere una donna dal cranio pelato che vomita tutto il giorno e riesce a malapena a stare in piedi? Nemmeno nel mio ultimo mese mi eliminano la chemioterapia.
Riduce il dolore e forse riusciamo a darti qualche settimana in più”
Così il dottore aveva detto a me ed a mia madre.
Come se fosse una guerra tra la scienza e la malattia.
Idioti.
Nessuno tiene conto che il campo di battaglia sono io? Un campo pieno di piaghe, debole, in costante ipossia, attaccato ad una maschera ad ossigeno la notte per non morire di asfissia.
 

Noi uomini siamo creature strane, bizzarre, certe volte amiamo le cose più impensate... Persino la morte e la sofferenza hanno i loro estimatori. Ma la malattia, quella non piace a nessuno. Tutti cercano di fuggire da lei, ci sono persone pronte ad uccidersi pur di non incontrarla mai. Hanno mai scritto una poesia su di lei? La morte e la guerra ne hanno un'intera collezione. Per secoli le persone hanno preferito morire sui campi di battaglia, in guerra, piuttosto che nelle sue braccia, nei loro letti.
Disprezzata e combattuta sin da quando l'umanità ha visto la luce.”

 

Hai già chiamato zia Maria per le ultime decisioni?”
Non la guardo nemmeno perché so già quale sarà saranno la sua espressione e la sua risposta
Ne parliamo un altro giorno tesoro, va bene?”
 

Come se il rimandare potesse in qualche modo esorcizzare la cosa, perché lei non si vuole arrendere. Si informa, cerca nuove cure o palliativi che possano spostare la mia morte di mesi, settimane, o anche solo di giorni.
 

Ma io mi sono già arresa da tempo, io sono già morta da tempo, quello di adesso è solo uno scorrere statico del tempo fino al giorno in cui lascerò per sempre questo letto di un bianco insopportabile.
Credo che sia capitato a tutti una cosa del genere: aspettando un evento importante, i giorni precedenti diventano un semplice scorrere di momenti privi di nota prima del grande evento. Come quando un bambino attende con ansia Natale o il giorno del suo compleanno.
 

No mamma non voglio parlarne un altro giorno, voglio parlarne ora. Ho già dato tutte le disposizioni per il mio funerale e voglio che siano mantenute. Maria sa che tutto deve essere di blu, è il mio colore preferito e vorrei che tu cercassi qualcosa da farmi mettere per quel giorno, riesci a farmi questo favore? Mamma?”
Flavia toglie la sua mano calda dal mio braccio, non riesco ancora a girarmi verso di lei ma sento i suoi singhiozzi arrivare al mio timpano con la potenza di una stella che sta collassando.
Vorrei piangere anche io, guardarla e dirle tutto quello che vorrebbe sentirsi dire da me: “Va tutto bene, andrà tutto bene” alimentare le sue speranze non sulla mia guarigione, sarebbe alquanto utopico il pensiero, ma su una mia morte tranquilla, con un ultimo debole sorriso sullo spettro che era il mio viso.
 

Ma sono troppo stanca anche solo per piangere, mentire è uno sforzo che non mi posso permettere.
 

Cancro ai Polmoni. Non operabile. 
Arriverà il giorno in cui l'ipossia diventerà tale da non poter muovermi senza mascherina, le metastasi potrebbero arrivare al midollo osseo bloccando l'uso delle gambe, ma per l'uso che ne faccio ora la cosa non mi tange... il catetere che esce dalle mie gambe ne è la conferma. La costante sensazione di annegamento, l'AGONIA, mangiare letteralmente l'aria per averne il più possibile ma non poterlo fare perché ogni respiro è un incrinarsi di costole, la bocca riarsa, la lingua che si incolla al palato.

L'unico momento in cui torno momentaneamente in forze? Quando mi raggomitolo su me stessa vomitando in quel secchio graduato per misurare la quantità di acqua, pseudo-cibo e succhi gastrici che espello. 
Mangio la metà e vomito il doppio, l'invidia di ogni bulimica.
In quei momenti ho anche la forza per piangere, rantolare e pregare un Dio ipocrita e intangibile di uccidermi all'istante pur di non dover più sentire l'esofago annodarsi ed andare a fuoco sotto gli impulsi dei conati.
 

Vuoi anche che cerchi una... una..”
Una parrucca intendi? No”
 

No, niente parrucche, niente finzioni, voglio che tutti mi vedano. Voglio che guardino con disgusto il vero volto di chi ha sofferto, non quei manichini inquietanti con cerone e parrucca modellati in un espressione di falsa beatitudine.
Niente trucco e niente mascherone.
Solo il mio corpo abbandonato da ogni pelo o capello possibile, solo il mio viso scavato, le mie occhiaie e le mie rughe. Ho 35 anni e sono sono qua dentro da quasi un anno, ho faticato per averle, non permetterò a qualche giovane truccatrice di celarne nemmeno una.
 

Con la coda dell'occhio vedo mia madre che si asciuga le lacrime e tenta di calmarsi.
Organizzare un funerale non è mai stato il sogno di nessuno, credo. Mi ricordo che da ragazza fantasticava sul mio matrimonio, su come sarei stata bellissima in un abito bianco e vaporoso come una meringa, ma fin dall'ora sapevo di non essere una di quelle donne.
Il principe azzurro con gli anni non è mai arrivato, ma in compenso è stato surclassato da dalle metastasi ai bronchi principali nel mediastino medio, constatando in modo grottesco la mia tesi. 
Con amara ironia mi dissi, il giorno del primo ciclo di radio, che alla fine sono entrambe cerimonie religiose, che si svolgono al chiuso e per molti il matrimonio è davvero un funerale.
Un giorno glielo feci notare, a mia madre. Non mi rivolse la parola per una settimana.
 

Ti prego potresti guardarmi per favore? Aurora ho bisogno che tu mi guardi”
Madre non ci riesco, non posso.
No. Non ti ho chiesto io di venire qui, ho esplicitamente detto di non voler vedere più nessuno e nonostante tutto sei qua solo per... cosa? Vedere come sto? Male. Sto morendo mamma. Prima o poi non potrò nemmeno parlare senza ansimare come un cazzo di cane. I miei amici non non sopportano più di vedermi in questo stato e mi hanno lasciata sola, tutti voi in famiglia mi trattate come un'appestata o peggio come fai tu: negando fino allo sfinimento. Cosa aspetti a realizzare l'inferno che sto passando? Vuoi vedere il sangue che vomito? Vuoi vedere gli ematomi, le vene rotte per tutti i Venflon* che mi cambiano? O vuoi aspettare di vedere il mio cadavere in una busta nera lucida prima di capire che QUELLA sarà la mia vera destinazione dopo tutto questo?”
 

Sento il ticchettio delle scarpe di mia madre, si sta alzando per andarsene, l'ho offesa di nuovo ma questo era l'unico modo per poterla mandare via.
Va bene ti lascio sola, tornerò tra qualche giorno per farti vedere i vestiti ok?”
 

Sento il suo tono smorzato dalle lacrime che riaffiorano sul suo viso, non ho bisogno di vederle, le sento come se fossero mie. Riesco ad immaginare con precisione chirurgica l'espressione di sofferenza mentre varca la soglia verso il corridoio. Sento un suono, simile ad rantolo, che esce in automatico dalla mia bocca.
Grazie mamma”
 

Ma non credo che mi abbia sentito.
Finalmente sono sola.
 

L'ospedale è il luogo dove ci si sente più soli al mondo. Non conta quanta gente possa venire a farti compagnia e a darti il suo sostegno: la distanza che passa tra sani e malati è uno spazio infinito che nemmeno l'amore può colmare. La malattia mette chi viene colpito al di fuori del consorzio umano. E per quanto amici e parenti possano volerti bene, nella parte più atavica del loro cervello ci sarà sempre un uomo delle caverne ansioso di allontanarsi dall'animale infetto che sei diventato. Del resto... agli occhi di chi sta male, quelli in salute saranno sempre manchevoli, perché incapaci di comprendere il loro bisogno, perché ignari della loro sofferenza e perché colpevoli di potersene andare sulle proprie gambe. Il malato è un vampiro assetato di vita e poco importa quante lacrime vengano versate per lui... non saranno mai abbastanza da placare la sua sete.
La malattia non celebra alcuna unione.
I letti di una stanza di ospedale sono come le camere di scoppio di un revolver, con i pazienti a fare da proiettili e la guarigione come unico obiettivo, quello che conta è colpire il bersaglio personalmente, perché non c'è alcuna ricompensa nel successo degli altri. Nessuno è triste nell'abbandonare l'ospedale e quel lieve senso di rammarico per i compagni lasciati indietro di scioglierà come neve al sole appena tornati in libertà.
Qualcuno ha detto che nessun uomo è un'isola** ma sono ragionevolmente certa che a dirlo è stata una persona in buona salute.” 

 

Il tramonto sfonda con la sua luce vermiglia dentro alla stanza, un'altra giornata priva di nota sta volgendo al termine.
Un'infermiera entra per mettermi la mascherina d'ossigeno per la notte, Dio se solo avessi la forza per alzarmi e scarnificarle la faccia per levarle quell'espressione pietosa.
Un medico che probabilmente avrà la mia età entra snobbandomi completamente e chiede all'infermiera perché il letto 8*** non avesse cenato. Solo dopo che la signorina “facciapietosa” dice che io sono il letto 8 il dottore decide di guardarmi, sul suo viso riesco a scorgere la stessa pietà che il resto del personale mi dedica quotidianamente e per me è troppo, chiedo cortesemente di essere lasciata sola.
 

Solo adesso riesco a piangere, senza sospiri o singulti, semplici lacrime che mi solcano il viso mosse dalla pigra forza di gravità. Perché nessuno capisce, nessuno riesce a intuire che dietro il muro che ho creato si trova l'ostacolo più arduo da superare.
 

L'ultimo saluto.
- 32






Note:
* Il Venfoln (Ago cannula per i veri PRO) è un catetere venoso utilizzato per la somministrazione di sostante in via endovenosa (sto facendo la grossa per dire ago delle flebo) vi lascio qui la pagina wiki giusto per chiarire
** Thomas Merton
*** ho scelto l'8 perchè la canzone "
Cancer" è l'ottava nel CD "The Black Parade" dei My Chemical Romance

Come mio solito ho voluto strafare, volevo fare una semplice Song-fic ma l'argomento tocca il mio corazon nell'intimo quindi ho inserito più citazioni del previsto. Le parti in grigio tra le virgolette sono pezzi tratti dal numero 280 di Dylan Dog "Mater Morbi" che tratta proprio della malattia e del paziente all'interno dell'ospedale (per chi legge DD, consiglio vivamente di recuperare questo albo, ma anche per chi è un neofita perchè è godibilissimo anche senza sapere molto dell'argomento)
Per il resto spero di non avervi fatto morire e che vi sia piaciuta, ci tengo molto a sentire le vostre opinioni, sopratutto se avete critiche costruttive  ma anche che i complimenti non li schifo u.u
Ringrazione quell'anima in pena di
Shallation che ha avuto voglia di betare la storia *sonocommossa*

Un saluto a tutte/i

Little Black Korova

  
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