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Autore: umavez    24/07/2013    1 recensioni
Dal testo: E quindi, davanti alla scena imbarazzante di un Itachi in lacrime per essersi fatto male per l'ennesima volta, Sasuke decise di abbandonare immediatamente le ipotesi di concepimento extra coniugale o di mutazione genetica, e decise di guardare in faccia la realtà. "Sei uno stupido, Itachi."
Sicuramente non è l'idea più originale del mondo, ma trovavo divertente vedere Sasuke alle prese con il ruolo che forse gli si addice di meno: quello del genitore. Buona lettura!
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Che fosse o non fosse stata una coincidenza, Sasuke era ormai convinto che ogni cosa fatta da lui aveva come unico scopo quello di farlo impazzire, o di mandarlo su tutte le furie, e notò con disappunto che ogni suo gesto, ogni suo strano gorgoglio, ogni suo ripugnante rigetto da neonato e ogni suo incomprensibile verso da primato, arrivavano esattamente nel momento in cui lui, Pater familias, cercava di imporre autoritariamente la sua volontà.

Proprio come era successo qualche minuto prima, quando si era visto catapultare in faccia quel miscuglio di altissimo valore nutrizionale di cui Itachi si nutriva, o meglio, di cui si sarebbe dovuto nutrire.  
 
A Sasuke non piacevano nemmeno i cibi vagamente simili ai paté, con quelle consistenze strane e mollicce che ti si appiccicano al palato e di cui si ha difficoltà a liberarsi pur essendosi lavati i denti almeno una decina di volte. Eppure Sakura gli aveva intimato di mangiarne un po’ anche lui davanti ad Itachi, a quanto pare per fargli vedere che era buono e gustoso, e che tutti i bambini del mondo avrebbero voluto mangiarne quantità industriali.
 
Tutti i bambini del mondo, tranne il mio stupido figlio.
 
Sasuke si sentì subito in colpa per aver definito stupida la propria progenie, e sapeva che se era addirittura riuscito a procreare, dando alla vita un altro Uchiha, non doveva far altro che ringraziare tutti gli dei della galassia e ogni tipo di forza o energia naturale che aveva permesso al suo DNA di ripresentarsi in un altro essere umano. Ma quando poi vide Itachi osservare attentamente la propria mano per poi mettersela interamente in bocca, Sasuke non si stupì del motivo per cui il primo aggettivo che gli era venuto in mente era stato stupido, e non “ancora leggermente inconsapevole della propria fisicità”.
 
Inoltre quando sembrò farsi del male da solo, mettendosi un dito nell’occhio, il padre del neonato non seppe davvero più cosa pensare di suo figlio.
 
Per un certo periodo di tempo aveva sperato addirittura che Sakura lo avesse tradito con Naruto, o con Kiba, o con una qualsiasi persona a cui potesse essere associato geneticamente quell’atteggiamento del tutto disorientato e poco sveglio dell’erede degli Uchiha. Quando aveva provato a sottoporre l’ipotesi a Sakura però, lei non aveva reagito nel migliore dei modi, accusandolo di non avere spina dorsale sufficiente per affrontare la nascita di un figlio e addirittura di essere deviato mentalmente, e, come a sminuire ulteriormente la sua virilità, lo aveva paragonato ad una donna in preda alla depressione post partum più acuta.
 
Non che Sasuke avesse mai tentato di uccidere proprio figlio, ma solamente di rinnegarlo fino a quando non sarebbe riuscito a produrre un pensiero coerente e sarebbe riuscito a toccarsi senza ferirsi con le proprie dita.
 
Sakura, come al solito, non aveva preso bene nemmeno l’altra ammissione del marito.
 
E quindi, davanti alla scena imbarazzante di un Itachi in lacrime per essersi fatto male per l’ennesima volta, Sasuke decise di abbandonare immediatamente le ipotesi di concepimento extra coniugale o di mutazione genetica, e decise di guardare in faccia la realtà.
 
« Sei uno stupido Itachi. » gli disse seccamente, posando con violenza il vasetto di cibo sul tavolo.
Il bambino, dal suo seggiolone, aveva ripreso a ciucciarsi l’intera mano con quello sguardo vacuo e assente che mandò il padre nello sconforto più totale.
 
« Perché sei così stupido? » alla domanda, naturalmente, non seguì risposta.
 
Per un attimo il cervello dell’uomo cercò di trovare una soluzione a quell’enorme problema chiamato Itachi pensando che magari il bambino, invece di essere particolarmente stupido, aveva in realtà colto l’essenza della vita, e quel suo rifiutarsi di mangiare era forse un modo per uccidersi privandosi del cibo per scampare alle sofferenze dell’esistenza, o magari aveva semplicemente intuito che quei paté, più comunemente chiamati omogeneizzati, facevano vomitare: altra cosa in cui Itachi si dilettava almeno tre volte al giorno, superando di gran lunga la media nazionale.
 
E magari anche quei continui autolesionismi a prima vista innocenti erano semplicemente tentativi di suicidio.
 
Scacciò comunque dalla mente quei pensieri con una scrollata di spalle, ma non rinunciò del tutto all’idea di provare a cibare suo figlio con un qualche alimento più appetibile, per vedere davvero se Itachi avesse un palato sopraffino che esigeva solamente i cibi più buoni. Prese una mela e la spezzettò ben bene, schiacciandola e frantumandola un poco per renderla commestibile anche al bambino. Ma poco dopo, proprio come l’omogeneizzato, anche la mela venne lanciata con noncuranza sul volto di un Sasuke Uchiha sempre più sconvolto.
 
« Adesso basta! » asserì in modo violento, rafforzando l’incisività delle sue parole sbattendo violentemente la mano sul tavolo. Il bambino smise di ridere sull’immediato, guardando il padre con i suoi grandi occhi neri leggermente spaventati, ricominciando però pochi secondi dopo a barcamenarsi tra risatine e urletti vari.
 
Lo trova divertente. Questo maledetto mostriciattolo lo trova divertente, pensò tra sé e sé Sasuke, scrutando il bambino senza nessun riguardo paterno. Andava bene non mangiare gli omogeneizzati, andava bene non mangiare le mele, ma il rispetto! Dove era finito il rispetto?
 
« Sas’ke-kun, sono a casa! » disse Sakura, entrando trafelata dentro casa portandosi appresso le buste della spesa e interrompendo con giovialità quell’atmosfera di tensione non detta che aleggiava nell’aria.
 
« Oh, siete qui. » disse poi la donna entrando in cucina e schioccando un fugace bacio sulla guancia all’uomo seduto scompostamente sulla sedia e lasciandosi invece incantare dal bambino che zampettava allegramente sul seggiolone, pronto per essere preso in braccio e, constatò Sasuke, sporco di cibo e bava.
 
Eh no, si disse l’uomo, ormai sul punto di non ritorno, la bava non l’accetto.
 
Si alzò di scatto dalla sedia, provocando quello sgradevole rumore di un qualcosa che struscia stridentemente su qualcos’altro, lasciando di stucco sia Sakura che il pargoletto – il bimbo aveva addirittura smesso di ridere per concentrarsi sul comportamento del padre.
 
« Sas’ke-kun, è tutto okay? » chiese Sakura apprensivamente prendendo in braccio Itachi e portandoselo dietro fino al salone, dove aveva visto Sasuke intento a sdraiarsi sul divano dopo essere letteralmente fuggito dalla cucina, probabilmente esaurito. L’uomo si limitò ad indicare provocatoriamente il neonato che la donna teneva stretto a sé.
 
« E’ lui, » soffiò con cattiveria « è lui che non è okay. »
 
Sakura alzò gli occhi al soffitto.
 
« Ancora con questa storia? »
 
« Sakura, si rifiuta di mangiare. Quale essere umano potrebbe rifiutarsi di mangiare? Non ce l’ha un diavolo di istinto di sopravvivenza? Non lo sa che se non ingurgita nulla poi muore? » rispose immediatamente l’uomo, rimessosi a sedere compostamente sul divano per affrontare al meglio la conversazione.
 
« Devo per caso ricordarti per l’ennesima volta che ha a malapena un anno, Sas’ke? »
 
L’uomo incrociò le braccia al petto. L’ennesima scusa di Sakura per giustificare i suoi comportamenti del tutto irrispettosi.
 
« Il rispetto, Sakura. Manca di rispetto! » tuonò imperioso, alzandosi dal divano e andando a guardare più da vicino suo figlio. Il bambino, del tutto inconsapevole delle accuse, ridacchiò divertito alla vista del volto vicinissimo del padre, e senza pensarci troppo, con una torsione non indifferente del busto, si allungò verso l’uomo e posò le sue piccole mani sulle guance pallide e ben rasate di Sasuke.
 
A quel gesto gli occhi indagatori dell’uomo si addolcirono fino a diventare sprovvisti di qualsiasi traccia di rimprovero.
 
Portò una mano sopra quella del proprio figlio che, divertito dalla differenza di grandezza tra la propria e quella del padre, rise nuovamente. Anche Sakura si lasciò andare ad un sospiro di sollievo.
 
« E adesso a nanna. » disse la donna allontanando i due maschietti Uchiha l’uno dall’altro e cominciando a salire le scale, pronta per andare a letto e per far coricare – sperava nel minor tempo possibile – anche Itachi. Sasuke la vide sparire oltre la gradinata.
 
« Rimane comunque insopportabile! » disse alzando un po’ la voce per farsi sentire anche dal piano superiore. Sakura rise sguaiatamente.
 
« Anche tu non dovevi fare proprio una bella figura in confronto a tuo fratello! » rispose la donna divertita.
 
Sasuke si lasciò cadere di nuovo sul divano, un po’ meno sicuro di se stesso e anche sorpreso dalla risposta impertinente di Sakura, che immaginava adesso essere piena di sé per aver colto nel segno.
 
« Dannazione. » sussurrò, portandosi una mano tra i capelli. « Dove è finito il rispetto? »
 
Poi guardò attentamente la stessa mano che poco prima si era passato tra i capelli, e al ricordo di quella più piccola e paffutella del figlio posata sulla propria, Sasuke non poté fare a meno di sorridere.
 
« Bah. Rispetto. » 
  
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