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Autore: thyandra    24/07/2013    5 recensioni
Il piccolo Sasuke alle prese con un dilemma: cosa regalare al nii-san per il suo compleanno?
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Il compleanno di Itachi si avvicinava inesorabilmente e il piccolo Sasuke era in preda ad una crisi non indifferente: cosa avrebbe regalato al suo nii-san?
Voleva sorprenderlo con un regalo bellissimo, qualcosa che potesse essergli utile e che gli potesse piacere. Ma non gli veniva in mente nulla che servisse allo scopo.
Così cominciò a pedinarlo.
Quel giorno si era appostato dietro una siepe, in giardino, inconsapevole del fatto che i suoi ciuffi blu ribelli emergevano distintamente dal cespuglio.
Eccola, l’idea geniale: spiandolo, avrebbe certamente compreso cosa servisse al fratello e avrebbe provveduto di conseguenza.
Itachi si stava allenando coi kunai. Era agile e in forma come sempre, ma tenersi in esercizio era importante. Ovviamente, si era anche accorto della malcelata presenza dell’otouto, ma non disse nulla per non scoraggiarlo. A volte, Sasuke sapeva essere davvero suscettibile.
Ma era comunque preoccupato; perché lo stava osservando di nascosto? Doveva avere qualcosa in mente.
“Meglio non pensarci, tanto non riuscirei comunque a prevenirne i danni” pensò.
 
Sasuke era scontento. L’appostamento non aveva dato frutti. Così a pranzo tornò all’attacco.
“Nii-san, questo pomeriggio possiamo andare in centro?” domandò.
Itachi stava per rispondere, ma Fugaku lo prevenne:
“Adesso che è diventato Chunin, tuo fratello non ha tempo per queste sciocchezze. Deve mantenersi in allenamento, per tener alto il nome del clan” obiettò, autoritario.
Sasuke si incupì.
“Mi sono già allenato stamattina, papà” ribatté Itachi, concliante “Un paio d’ore di riposo non saranno la fine del mondo.”
Fugaku lo guardò contrariato, pronto a ribattere a sua volta, ma Sasuke fece un sorriso così felice che si trovò costretto a sbuffare un tacito permesso.
 
Sasuke trotterellava per le vie di Konoha, adocchiando le vetrine. Si incollò sul vetro di un negozio di giocattoli, con aria ammirata. Itachi seguì il suo sguardo. Stava osservando un set di lucidi kunai; giocattolo.
“Nii-san, guarda! Non sono bellissimi? Ti piacciono? Eh, ti piacciono, nii-san?” osservò la sua reazione. Non appariva molto entusiasta.
“Quelli finti perdono il loro fascino, una volta che cominci ad usare quelli veri, otouto” rispose.
Sasuke si accigliò. Era vero. Ma non si scoraggiò e trascinò il fratello in giro, continuando di tanto in tanto a chiedere il suo parere su questa o quella meraviglia.
Ad un certo punto, Itachi si dichiarò affamato e si fermarono in un dango bar. Sasuke bevve in fretta il suo tè verde, rifiutando i dolci, e andò a sgranchirsi le gambe, irrequieto, mentre attendeva che Itachi terminasse la sua consumazione.
Sul retro del locale c’era una pescheria e il bambino si mise ad osservare divertito un gruppo di gatti che ronzavano lì intorno, attendendo il momento propizio per il colpo; che puntualmente avvenne, quando il proprietario si allontanò qualche minuto, per poi partire all’inseguimento delle bestiole una volta accortosi del furto.
Una lampadina si accese nella contorta testolina di Sasuke. Le parole che il padre aveva detto a pranzo assunsero senso. Sorrise. Adesso sapeva qual era il regalo giusto.
 
La mattina dopo Sasuke era sparito.
Itachi si ricordò, preoccupato, dello strano comportamento tenuto dell’otouto il giorno prima e comprese che le due cose dovevano in qualche modo essere collegate. Si maledisse per non aver investigato meglio e col pensiero vagliò diverse conseguenze per quella sparizione, una più cupa dell’altra.
“Dove può essere andato un bambino di 5 anni, da solo?” pensò, colmo di  apprensione.
Era appena uscito di casa per andare a cercarlo, quando intravide la sua figura sgattaiolare, furtiva, sul retro. Gli andò dietro.
“Otouto, lo so che sei qui. Esci fuori” lo chiamò.
Questi sbucò da dietro l’angolo. Sorrideva compiaciuto per chissà quale motivo e pareva non accorgersi della gravità delle sue azioni.
“Dove sei stato?” si informò il maggiore.
“E’ un segreto” rispose, sibillino.
Itachi si avvicinò ed esaminò il corpicino del fratello. Stava bene, a parte qualche piccolo graffio.
“E cosa hai fatto?” incalzò.
“E’ un segreto anche questo” il suo sorriso si allargò.
“Sasuke… hai idea di quanto mi hai fatto preoccupare, quando stamattina non ti ho trovato nel tuo letto?”
Il bambino assunse un’aria colpevole.
“Scusa, nii-san. Volevo farti una sorpresa” si giustificò.
L’aniki alzò un sopracciglio. “Sorpresa? Bella sorpresa che mi hai fatto! Non farlo più, va bene?”
Sasuke annuì. Itachi lo aveva già perdonato.
 
Itachi si svegliò nel cuore della notte, destato da un rumore strano. Un brontolio sommesso, costante, amplificato da un ambiente ristretto.
Che diavolo era?
Si alzò e a passi incerti si mosse al buio, seguendo l’origine di quel suono. Veniva dalla stanza di Sasuke.
Si accigliò. Come mai il suo otouto, che aveva il sonno leggero e che giusto qualche notte prima era corso in lacrime nel suo letto spaventato da un’ombra alla finestra, non si era ancora svegliato atterrito? La cosa era decisamente sospetta. Conosceva abbastanza bene il fratellino da prevedere un’apocalisse imminente. Entrò nella stanza, silenzioso, e si mise in ascolto.
Ma quello strano suono era cessato.
 
L’atteso compleanno, infine, arrivò. Dopo i festeggiamenti, Sasuke chiamò il fratello nella sua stanza, dove lo attendeva il suo regalo.
Prese una scatola, nascosta nell’armadio da alcuni vestiti.
Il pacco si agitò al suo tocco.
Il suo regalo si muoveva?
Itachi guardava la scatola, diffidente.
“Dai, aprilo, nii-san!” lo incoraggiò lo scricciolo.
Appena la scoperchiò, qualcosa balzò fuori, facendolo trasalire. Un gatto. Un adorabile felino dal pelo corto e arancione. Adesso, tutti gli strani eventi dei giorni precedenti acquistavano un senso. Ma non spiegavano perché proprio un gatto.
“Ti piace? Si chiama Pomodoro” trillò Sasuke.
Come a confermare le parole del bambino, il gatto prese a strusciarsi sulle sue gambe, pacioso.
Itachi starnutì. Poi di nuovo. E ancora.
“Dannazione, mi sa che sono allergico. E adesso che si fa?” pensò. Sasuke lo stava guardando preoccupato.
“Ti sei raffreddato, nii-san?”
Itachi cambiò discorso. “Come mai un gatto, otouto?”
Sasuke fece un gran sorriso. “Lo ha detto anche papà, ricordi?” spiegò “che devi tenerti in allenamento.”
Itachi continuava a non vedere il nesso. “Sì, ma… questo cosa c’entra?” chiese.
“Pomodoro ti aiuterà. E’ molto veloce, sai? Ci ho messo un sacco di tempo per catturarlo!”
Itachi sospirò. Ancora una volta, i processi mentali del suo fratellino avevano portato a un risultato imprevedibile. Ma doveva ammettere che c’era una discreta logica, in tutto quello. E soprattutto, era un pensiero premuroso.
“Allora? Ti piace?” ripeté Sasuke.
“E’ bellissimo. Grazie, otouto.”
Il bambino trotterellò felice fuori dalla stanza, seguito a ruota dal nuovo inquilino.
Rimasto solo, Itachi si massaggiò le tempie. Come avrebbe dovuto dirgli che non poteva tenerlo, senza deluderlo?
Starnutì.
 
 
 
Nota: se ve lo state chiedendo, sì, l'allergia di Itachi me la sono inventata. Serviva alla trama, non siate crudeli! 
  
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