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Autore: Evazick    25/07/2013    1 recensioni
[Raccolta di flashfics; CielxAlois]
Ogni peccato, un momento strappato alla loro intimità.
#1: Wrath. Prima che potesse riprendersi del tutto, un’altra mano gli afferrò il volto e lo costrinse a guardare davanti a lui, dentro due occhi azzurri agitati come l’oceano in tempesta.
#2: Sloth. “Per quello c’è ancora tempo. Rimani qui ancora per un po’.”
#3: Lust. Non c’erano né dominato né dominatore, solo una passione selvaggia che li controllava come un burattinaio le sue marionette.
#4: Greed. Lo aveva desiderato a lungo, e adesso era lì accanto a lui, completamente alla sua mercé, e viceversa.
#5: Gluttony. “Hai uno sbaffo di panna all’angolo della bocca.”
#6: Envy. Ciel lasciò vagare i suoi occhi sulla sua schiena e gli si strinse il cuore nel notare quanto fosse perfettamente liscia, senza nemmeno la più piccola imperfezione.
#7: Pride. “Rimpiangerai presto la tua presunzione.”
Genere: Erotico, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Alois Trancy, Ciel Phantomhive
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ira
 
La porta era a pochi passi di distanza, ma non appena si voltò per raggiungerla una mano gli afferrò il braccio con forza, lo strattonò e lo spinse violentemente contro il muro, togliendogli di colpo il respiro e facendolo boccheggiare. Prima che potesse riprendersi del tutto, un’altra mano gli afferrò il volto e lo costrinse a guardare davanti a lui, dentro due occhi azzurri agitati come l’oceano in tempesta. Alois strinse la presa di entrambe le mani e si avvicinò a Ciel finchè i loro volti non furono a pochi centimetri e i loro respiri non si unirono.
“Dove pensavi di andare, esattamente?” Il ghigno che gli si dipinse sulle labbra aveva ben poco di ironico. La sua voce si ridusse ad un sussurro minaccioso quando aggiunse: “Sono io che decido chi viene e chi va. E i bambini cattivi che fanno come vogliono saranno puniti.”
“Non fare lo spaccone con me, Alois,” replicò Ciel con un sorriso furbo. “Non oseresti alzare una mano su di me.”
Il maggiore lo fulminò con lo sguardo e strinse ancora la sua presa. L’altro dovette mordersi un labbro per non urlare dal dolore e non dargli soddisfazione, ma riuscì comunque a mantenere il contatto visivo. Quasi non si accorse che il suo braccio era finalmente libero e che la mano di Alois era tornata ai bottoni della sua camicia quasi completamente aperta. Gli carezzò lievemente il petto e mormorò: “Sarà meglio riprendere da dove ci siamo fermati, non trovi?”
 
 
Accidia
 
“Credo che dovrei alzarmi.”
Alois mugolò qualcosa di incomprensibile e si rannicchiò mezzo addormentato contro il fianco nudo di Ciel, che continuò, serio: “Dico sul serio. Devo tornare alla villa prima che diventi troppo tardi e Sebastian si preoccupi.” Aveva pronunciato di proposito il nome del maggiordomo per far reagire l’altro, ma quest’ultimo sembrò non accorgersene ed abbracciò il suo petto. Ciel sospirò e proseguì: “Dovrei alzarmi, vestirmi e trovare un passaggio finchè c’è ancora luce. Ho del lavoro da sbrigare per domani e ci terrei a finirlo prima che…”
“Ssh.” Alois gli mise un dito sulle labbra per zittirlo e tirò le lenzuola sopra di loro come se volesse nascondere i loro corpi al mondo intero. Gli baciò l’angolo della bocca e sorrise. “Per quello c’è ancora tempo. Rimani qui ancora per un po’.”
Ciel sospirò. “Alois, ho da fare.”
Lui ridacchiò prima di montargli addosso. “Certo, con me.”
 
 
Lussuria
 
Erano partiti lentamente, con delicatezza, come se nessuno dei due volesse fare del male all’altro più del necessario. Si erano toccati a lungo accuratamente, accarezzandosi e baciandosi ovunque ci fosse spazio, dapprima mormorando a vicenda i loro nomi e poi in silenzio. In un istante era improvvisamente cambiato tutto e alla gentilezza era subentrata la ferocia dell’animale segregato per troppo tempo in gabbia e adesso finalmente libero. Si muovevano in fretta, ora, come se non ne avessero abbastanza e ne volessero sempre di più, mai contenti, mai soddisfatti. Non c’erano né dominato né dominatore, solo una passione selvaggia che li controllava come un burattinaio le sue marionette.
Non parlavano più, ormai, anche perché non ne avrebbero avuto il fiato e la forza. La lotta li stava stancando, ma nessuno dei due avrebbe ceduto per primo per il troppo orgoglio. Alla fine crollarono uno sopra l’altro, sfiniti, mentre il blu della notte si trasformava nell’oro dell’alba.
 
 
 
Avarizia
 
Alois sfiorò delicatamente la guancia di Ciel, beatamente addormentato al suo fianco da qualche minuto. Si aspettava che battesse all’improvviso le palpebre e si svegliasse, ma rimase deluso quando invece continuò a dormire senza muoversi di un centimetro. Sospirò e gli passò la mano tra i capelli arruffati, poi afferrò una ciocca e iniziò a giocherellarci, arrotolandola e srotolandola attorno a un dito. Un sorriso soddisfatto gli si disegnò pian piano sulle labbra mentre osservava il corpo nudo vicino al suo: lo aveva desiderato a lungo, e adesso era lì accanto a lui, completamente alla sua mercé, e viceversa. Si appartenevano a vicenda come parti di uno stesso tutto.
Alzò momentaneamente lo sguardo e vide con la coda dell’occhio la benda che giaceva sul comodino. Il suo sorriso si distorse in una smorfia disgustata al pensiero di ciò che si nascondeva dentro l’occhio sinistro di Ciel, e strinse a sé il ragazzo addormentato senza smettere di fissare minaccioso il vuoto. Non sarà mai tuo, cane, nemmeno la sua anima, pensò mentre riprendeva a giocherellare con i capelli dell’altro. I suoi occhi erano pieni di cupidigia. Lui è mio in ogni sua parte. Soltanto mio.
 
 
Gola
 
“Hai uno sbaffo di panna all’angolo della bocca,” ridacchiò Alois, guardando Ciel di sottecchi da sopra il bordo della tazza prima di bere.
Il più giovane spalancò leggermente gli occhi, sorpreso, poi poggiò la sua tazza sul tavolino e cercò di pulirsi con un dito, ma non riusciva a trovare il punto esatto. L’altro osservò divertito i suoi tentativi, poi posò anche lui la tazza, allungò una mano e tolse la macchia bianca dal volto di Ciel. Quest’ultimo lo ringraziò con un borbottio e fece per bere di nuovo, ma il dito del biondo si avvicinò alla sua bocca e dovette ritrarsi per evitare il contatto. Alois rise e lo provocò, in tono falsamente offeso: “Adesso sei diventato così schizzinoso da non leccarmi nemmeno il dito?”
Ciel tenne per sé le varie risposte poco gentili che gli attraversarono la mente e replicò: “Questa è una cosa che piacerebbe a te, non a me.”
“Capisco.” Il biondo sogghignò e si porto il dito alla bocca, spalmandosi poi lentamente la panna sulle labbra senza distogliere lo sguardo dall’altro ragazzo. Si sporse sopra il tavolino finchè il suo volto non fu a pochi centimetri da quello di Ciel e gli sussurrò: “Tu preferiresti un semplice bacio, non è vero?”
“Mi stai sfidando, Trancy?”
“Paura di perdere?”
Evidentemente no, perché quella fu l’ultima frase che riuscì a dire prima che le labbra di Ciel fossero sulle sue.
 
 
Invidia
 
Era la prima volta che vedeva Alois nudo fuori dal letto. Solitamente non amava andare a giro per la camera senza vestiti addosso, soprattutto se lui lo stava osservando, e si infilava di nuovo i vestiti sparsi qua e là sul pavimento. Stavolta, però, si era alzato poco dopo aver finito e si era messo davanti alla finestra ad osservare il giardino, coprendosi le parti intime con la tenda. La luce della luna faceva sembrare i suoi capelli bianchi e la sua pelle ancora più pallida del solito, e gli scivolava addosso mettendo in evidenza le curve del suo corpo. Ciel lasciò vagare i suoi occhi sulla sua schiena e gli si strinse il cuore nel notare quanto fosse perfettamente liscia, senza nemmeno la più piccola imperfezione; lui si era ormai scordato cosa si provasse a guardarsi allo specchio senza incappare in quel marchio rosso con cui era stato segnato a vita. Sapeva che le cicatrici di Alois non si trovavano sul suo corpo, ma all’interno, e che erano profonde quanto le sue, ma provò comunque una tremenda fitta al cuore che lo lasciò senza fiato. Strinse le coperte nel pugno per non gridare, ma un rantolo gli scappò involontariamente dalle labbra socchiuse. L’altro ragazzo, assorto nei suoi pensieri, tornò alla realtà e si voltò verso di lui, ma non vide nient’altro che il suo corpo addormentato e rannicchiato sotto le coperte.
 
 
Superbia
 
Ciel alzò l’alfiere bianco e lo posò con un toc leggero vicino al re nero. Sorrise soddisfatto e si sistemò più comodamente sulla poltrona. “Scacco matto.”
Alois fissò a lungo la scacchiera cercando un modo per ribattere e uscire da quella ragnatela di possibili attacchi, ma alla fine rinunciò con una smorfia di disprezzo. “Hai avuto solo fortuna,” si limitò a dire mentre accavallava le gambe. “In un altro momento sarei riuscito a batterti.”
Il giovane Phantomhive alzò un sopracciglio e sorrise sarcastico. “Davvero?”
“Pensi che non ne sarei capace?” replicò, punto sul vivo.
Ciel si limitò a continuare a sorridere e a guardarlo con sufficienza, divertito dalle sue bugie. Alois si sentì ferito nell’orgoglio e fece per rovesciare tutte le pedine sul pavimento con una manata, ma si trattenne non appena ebbe un’idea migliore. Sistemò in silenzio i neri e i bianchi nella loro posizione iniziale, poi guardò l’altro ragazzo sorridendo furbamente. “Un’ultima sfida. Il vincitore deciderà il modo migliore per umiliare l’altro. Cosa ne pensi?”
Cadde consapevolmente e di propria volontà nella trappola e si chinò per muovere un pedone. “Rimpiangerai presto la tua presunzione.”
Fece saltare alla regina d’ebano la pedina davanti a lei. “Oh, questo è ancora tutto da vedere.”









Stranamente, mi è tornata un pò d'ispirazione per scrivere yaoi. Stranamente.

xoxo
Zick
  
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