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Autore: Idolsforever1D    25/07/2013    1 recensioni
Amore mio, lo sai che il mio metodo migliore per comunicare è la scrittura. Odio vederti soffrire così tanto, odio semplicemente esserti distante e non poterti abbracciare, perché se fossi lì non parlerei, semplicemente ti abbraccerei lasciandoti piangere tra le mie braccia. 'Le parole che non esisteranno mai sono scritte nei nostri cuori' ricordi?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche se non l’avevo ancora vista piangere, sapevo che lei dentro lentamente stava morendo. La ragazza che aveva amato per mesi e mesi adesso non c’era più e meglio di me, che avevo provato la sua stessa esperienza, nessuno la poteva capire.
La sua vita andava avanti continuava a fare le stesse cose di sempre, ma i suoi occhi erano spenti, era come se la sua voglia di vivere si fosse esaurita prima del previsto.
Sua madre era al lavoro ed eravamo rimaste sole in casa. Io ero seduta sul suo letto a leggere, più che altro osservavo Eleonora, volevo farla sentire meglio in qualche modo, ma quando capii che l’unico per dargli un po’ di felicità non era in quella stanza tornai a testa bassa a leggere quelle righe che mi sembravano così insensate e prive di significato. La mia mente era troppo occupata per pensare ad altro, se non a lei.
“Vado a fumare” disse semplicemente. Non trasmetteva emozioni. Dolore, delusione, tristezza. Nulla. Era spenta.
Annuii piano con la testa. Le parole non erano il mio forte, non ero mai stata abbastanza brava a consolare le persone in quel modo, ma poi mi ricordai improvvisamente che ogni voglia che faceva un tiro con una sigaretta per lei era una liberazione.
Mi alzai lentamente raggiungendola sul piccolo balconcino. Non parlai e tutti i miei movimenti furono silenziosi, però lei si accorse lo stesso della mia presenza e parlò.
“Sto bene”.
Non obbiettai e lasciai che finisse di parlare, perché sapevo che in qualche modo si dovesse sfogare.
“E’ finita? E allora? La mia vita va avanti lo stesso. Sto bene.” La sua voce in quel momento mi trasmetteva solo freddezza e nel momento il cui emise l’ultimo fiato per parlare finì anche la sua sigaretta.
Mi passo di fianco senza degnarmi di uno sguardo, ma io non mi sentivo né delusa, né ferita. Era normale il suo comportamento, era il suo carattere quello.
Rimasi un momento in cucina per prendere da bere e quando tornai in camera finalmente si era lasciata andare sul proprio letto ad un pianto di liberazione.
Non singhiozzava, non aveva spasmi: aveva le ginocchia rannicchiate al petto nell’angolo più remoto del suo letto, gli occhi chiusi con le guance rigate di lacrime.
Silenzio, tutto era silenzioso e penso che non ci possa essere pianto peggiore. Perché il silenzio valeva più di mille parole.
Nell’attimo esatto che vidi quella scena, iniziai veramente a capire il suo dolore. Avevo paura nel toccarla, perché pensavo mi avesse allontanata, appunto in un primo momento, mentre mi avvicinavo, lei indietreggio fino ad arrivare con la schiena al muro, così mi fermai subito e le strinsi solo la mano che stava sul suo ginocchio. Era fredda ed il contatto con la mia mano calda provocò un brivido in entrambe.
Quando fui certa che si sarebbe lasciata abbracciare la strinsi tra le mie braccia, senza mai lasciarle andare la mano. Era come se in quel momento fossero loro a trasmettere tutte le nostre emozioni, come se fosse il nostro legame a parlare e non noi.
Il muro non fu più il suo punto di appoggio, ma la mia spalla lo era diventato.
Mi trovavo in difficoltà, le parole erano un’ottima comunicazione, ma in quel momento non sapevo cosa dirgli.
“Ele..” sussurrai al suo orecchio e sentii che piano, piano le sue lacrime stavano finendo. Alzò la testa e mi strinsi le braccia al collo ed io le accarezzai la schiena cercando ancora di confortarla.
“Lo sai..” lei mi blocco subito per parlare.
“Lo so, anche io”.
Ecco perché era la mia migliore amica, perché riusciva a capire tutto quello che volevo dire solo con uno sguardo.
 

  
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