Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: Wren    04/02/2008    7 recensioni
[Spoilers post capitolo 136(Infinity)]
Perchè tieni lontano qualcosa che desideri?
[KuroFay]
Genere: Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Booo-hooo non ho più internet, vivo solo del pc dell'università! ç_ç
Questo per lamentarmi e far sapere che se non mi faccio sentire, un motivo c'è! XD

Su richiesta di Kagurachan: KuroFay con un tocco di angst!





Era appena entrato nella stanza, richiudendo la porta alle sue spalle, quando si lasciò sfuggire quel “Oh...”
Kurogane alzò lo sguardo verso l’ingresso della sua camera, trovandovi Fay, piuttosto sorpreso nonostante il suo imperativo attuale fosse di non esternare altra emozione nei riguardi dell’altro, se non il disprezzo. Eppure ritrovarsi davanti anche solo al torso nudo del ninja gli faceva lo stesso un certo effetto, per quanto fosse salda la risolutezza che si era imposto, e Fay fu molto felice di non aver sorpreso l’altro ad uno stadio più avanzato della sua svestizione. Con tutte le volte che aveva lasciato cadere lo sguardo su Kurogane mentre, senza ritegno, esponeva qualche accenno del suo corpo in sua presenza, Fay conosceva fin troppo bene l’effetto che lo spettacolo rubato gli causava: il guizzo di un brivido sotto la pelle che gli saliva fino alla testa, lasciandola in uno stato di piacevole leggerezza.
L’espressione dura eppure in qualche modo ferita del guerriero, probabilmente inconsapevole del turbamento che la vista del suo corpo provocava nell’altro, rimase immutata. “Hai bisogno di qualcosa?”
Maledizione! Se almeno fosse stato un tipo più pudico avrebbe avuto la decenza di coprirsi!
“Sakura-chan mi ha chiesto di informarti che l’incontro di domani è fissato nel pomeriggio.” gli rispose, sforzandosi perché il suo tono suonasse asettico ed impersonale. Era andato da lui soltanto perché Sakura era troppo stanca per farlo di persona. Lo faceva per la principessina, non era lì per lui. Non doveva avere niente a che fare con lui.
Si girò, sollevato di poter posare lo sguardo sul legno della porta, perché continuare a fissare senza sentimento l’uomo alle sue spalle a volte era davvero troppo difficile, ma distogliere lo sguardo da lui avrebbe rivelato più di quanto fosse disposto a rischiare. Kurogane era estremamente fastidiosamente attento e perspicace, Fay non si poteva permettere di lasciargli nessuna falla in cui farsi strada.
“Aspetta.” La voce profonda dell’altro sembrò vibrare attraverso la maniglia della porta su cui la sua mano si arrestò.
Non avrebbe dovuto fermarsi, sarebbe stato molto più semplice spingere la porta e mettere tutta la distanza necessaria, tutta quella possibile, tra sé stesso ed il guerriero. Ma scappare era un segno di cedimento, di debolezza, e non doveva offrirgliene più.
“Vuoi qualcosa, Kurogane?” Almeno non aveva bisogno di voltarsi.
“Sei rimasto ferito. E sono giorni che non ti nutri.”
Attento e perspicace, fino all’ossessione. Fay doveva aspettarselo.
“Sei senza speranza...” sospirò sarcasticamente, tornando a fronteggiare Kurogane.
Lui non raccolse il commento tagliente, affrontò lo scherno che gli veniva riversato contro con una decisa sicurezza riflessa nei suoi occhi. In un’illusione ottica della sera e della stanchezza, al mago sembrarono di metallo, di quelli impossibili da spezzare. Se Fay non aveva intenzione di cedere, Kurogane sembrava averne ancora meno.
Si fronteggiarono ancora un attimo, l’uno in attesa e l’altro perfettamente immobile. Fay non avrebbe fatto niente, non avrebbe incoraggiato quell’atto, non si sarebbe spinto oltre lo stretto necessario.
Aveva fame, una fame carnale, che lo destava e lo intontiva allo stesso tempo, e sicuramente più acuta, ora che aveva sotto gli occhi la nuda pelle di Kurogane, la forma delle sue spalle, la curva del suo collo. Riusciva a vedere il pulsare ritmico e regolare del sangue lungo la giugulare. Gli sembrava di sentirlo con tutto il corpo, mentre un languore liquido e bollente gli scendeva come gocce di cera lungo le vene.
Di questo né la Strega né i gemelli vampiri avevano parlato e Fay si era spesso chiesto se non l’avessero fatto per discrezione o perché quella fame, quel desiderio, poco avevano a che fare con il legame di sangue che lo univa alla sua preda. Era suo e lo voleva.
Eppure tutto si infrangeva sul sorriso ironico, quasi crudele, che Fay aveva indossato per l’occasione. Nessun frammento di emozione a cui appigliarsi.
Kurogane lo scrutò ancora un istante, prima di arrendersi all’evidenza che, ancora una volta, avrebbe dovuto far tutto da solo e voltarsi verso il letto, accanto al quale Souhi si reggeva ritta contro il muro.
Erano solo pochi passi, dal centro della stanza al muro, pochi momenti soltanto, ma furono più che sufficienti per offrire a Fay la vista della schiena del guerriero ed il brivido che gli scese giù per il collo fino alle spalle non somigliava più a lava. Era una secchiata d’acqua gelida.
Non era la prima volta che vedeva la sua schiena, ma era la prima dopo Tokyo. Segni irregolari di pelle più spessa e chiara avevano sostituito le ferite che Kurogane si era procurato e lo ricoprivano ora quasi interamente, per quello che riusciva a vedere della sua carne scoperta.
Fay non era stupido. Aveva visto cosa era rimasto delle fondamenta del Palazzo del Governo alla fine dello scontro. Una distruzione cieca e violenta aveva abbattuto i pilastri e sfregiato le pareti di cemento e metallo e, da quell’inferno in mezzo al quale si erano ritrovati, Kurogane ne era uscito nelle condizioni peggiori, coperto di sangue, ferito come se non avesse fatto alcuno sforzo per evitare i colpi, mentre lui con soltanto quell’unica ferita, inferta all’inizio di tutto.
Fay non era stupido e, anche se gli era stato portato via un occhio, vedeva ancora benissimo. La preoccupazione e l’attenzione di Kurogane nei suoi riguardi, quelle che un tempo stavano nascoste dietro il carattere bellicoso del guerriero, quelle così semplici da ignorare e fingere che non ci fossero, ora erano tanto evidenti da togliergli il fiato.
Il fischio stridente del metallo estratto dal fodero distolse lo sguardo di Fay dalle cicatrici sulla schiena di Kurogane e l’istante successivo il guerriero si era voltato verso di lui. Un rivolo rosso sbocciò sul suo braccio e cominciò a scappar via fino a lasciarsi cadere verso terra. Fay lo vide precipitare al rallentatore e, dalla luce diversa che sembrava aver circondato improvvisamente ogni cosa, comprese che il suo occhio aveva cambiato colore.
Si avvicinò, senza fretta ma senza indugi, verso il pasto che gli veniva offerto.
Niente di più.
Registrò appena il calore che emanavano il sangue e la pelle di Kurogane sotto le sue labbra e la sua lingua. Ignorò il brivido che le sue mani avevano scatenato, quando aveva toccato i muscoli tesi del suo braccio. Finse di non sentire il suo sguardo pesargli sulla nuca.
Bevve finché non fu sazio, come un processo meccanico, freddo e senza significato.
Si allontanò, senza indugi ma senza fretta, permettendosi di guardare per solo un istante il segno bluastro attorno alla carne ferita. Almeno non sanguinava più.
Non disse nulla mentre girava le spalle e se ne andava.
Per quanto gli lacerasse il cuore, non avrebbe più permesso al guerriero di avere cura di lui.
“Buona notte, Kurogane.”
Così almeno non ci sarebbero state per colpa sua altre ferite, o peggio, a lasciare i loro segni sull’uomo che amava.



Owari



Vieni a picchiarmi trovarmi su The Fangirl Within! Ho anche fatto una doujinshi di recente! XD
  
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