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Autore: TheSlayer    25/07/2013    1 recensioni
Non potevano essere più diversi, ma non potevano essere più perfetti l'uno per l'altra. Alexandra pianificava la sua vita da un anno all'altro. Sapeva già esattamente dove sarebbe stata dopo dodici mesi e anche cosa avrebbe indossato per la sua prima laurea in medicina.

Harry viveva la vita momento per momento. Era già tanto se sapeva il colore di calzini che avrebbe messo dopo la doccia, figurarsi il resto. Era un cantante in una boyband famosa in tutto il mondo e la maggior parte delle volte non sapeva nemmeno in che città si sarebbe svegliato.
Alexandra era terrorizzata da tutte le cose improvvise per colpa di un trauma vissuto anni prima. Harry aveva dei problemi a fare progetti per il futuro. Quando si incontrarono per caso, però, rimasero entrambi affascinati l'uno dall'altra.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Flawless

 

She planned ahead for a year, he said "Let's play it by ear"
She didn't want him to run, he didn't want her to fear
Nobody said it'd be easy, they knew it was rough
But, tough luck

Non potevano essere più diversi, ma non potevano essere più perfetti l'uno per l'altra. Alexandra pianificava la sua vita da un anno all'altro. Sapeva già esattamente dove sarebbe stata dopo dodici mesi e anche cosa avrebbe indossato. Per la precisione il completo blu scuro con la gonna al ginocchio che aveva comprato per l'occasione. Per la sua prima laurea in medicina.

Harry viveva la vita momento per momento. Era già tanto se sapeva il colore di calzini che avrebbe messo dopo la doccia, figurarsi il resto. Era un cantante in una boyband famosa in tutto il mondo e la maggior parte delle volte non sapeva nemmeno in che città si sarebbe svegliato.
Eppure quando incontrò Alexandra in una discoteca del West End a Londra decise cosa avrebbe fatto, almeno per le successive ore. Sarebbe andato a conoscere quella bellissima ragazza dai lunghi capelli ramati, gli occhi verdi e le lentiggini sul naso. E sì, avrebbe cercato di portarsela a letto perché era stupenda.

Alexandra notò subito il ragazzo con i ricci scuri che la stava guardando dall'altra parte del locale con quegli occhi verdi quasi ipnotici. Quegli occhi che esprimevano quanto la voleva. Per qualche minuto si guardò intorno, convinta che stesse fissando qualcuno alle sue spalle. Non poteva essere interessato proprio a lei, giusto? Non era abituata a fare cose del genere ma, complici i bicchieri di troppo che le aveva offerto Hannah, sua sorella maggiore, per festeggiare il compleanno, decise di stare al gioco quando le si avvicinò per presentarsi.

Era bello, diverso da tutti i ragazzi che aveva conosciuto Alexandra, perché non era uno studente, ma un cantante famoso. Era affascinante. Era pericoloso.
 
Dopo qualche minuto di conversazione Harry tentò la fortuna e invitò Alexandra a casa sua, aspettandosi un due di picche o uno schiaffo. Invece la ragazza rise divertita e declinò l'invito, proponendogli invece una passeggiata per conoscersi meglio.
 
Si ritrovarono a camminare per le vie illuminate di Londra, parlando come se si conoscessero da tutta la vita. Harry le offrì un gelato, contento di quella strana ondata di caldo. Le temperature di quel giorno erano le più calde da quasi dieci anni ed era il momento perfetto per mangiare qualcosa di fresco mentre conosceva quella bellissima ragazza. Era perfetta, dal modo in cui parlava a quello in cui si muoveva. Era una studentessa di medicina, aveva ventun anni come lui, era intelligente e appassionata di quello che studiava. E Harry aveva fatto qualche pensiero impuro su come sarebbe stato tornare a casa e trovarla solo con il camice da dottore e le autoreggenti bianche, doveva ammetterlo. Quel pensiero gli causò un'improvvisa secchezza alla gola e un rossore alle guance. Sperò che la ragazza non se ne accorgesse, ma era troppo concentrata su quello che gli stava raccontando. Non vedeva l'ora del giorno della sua laurea. Lo aspettava da quando era una bambina e aveva visto sua madre al lavoro all'ospedale.
La ragazza sentiva che si stavano avvicinando troppo a quello di cui non voleva parlare, quindi cambiò discorso.
La conversazione virò quindi sulle ultime vicende della Casa Reale, sulla nascita del Principe George Alexander Louis di Cambridge e sulle immagini del momento in cui il Principe William e la Duchessa Kate erano usciti dall'ospedale con il bimbo in braccio.
Alexandra sapeva che quello non era un argomento da primo appuntamento, ma disse lo stesso al ragazzo che pianificava di avere due figli e sarebbe stato bello se fossero stati un maschietto e una femminuccia. Ma prima voleva fare carriera, perché quello era importante per lei.
 
Harry la ascoltò per tutta la sera, affascinato. Non aveva mai conosciuto nessuno come lei e sapeva di essersene innamorato in pochi secondi. Alexandra era quella giusta. Non sapeva nemmeno lui come facesse a saperlo, ma era la verità.
Anche Alexandra provava le stesse cose per lui, lo sapeva. Non aveva pianificato di innamorarsi così, ma era successo e non poteva negarlo. Non si era mai sentita così con nessuno. Anche se Harry era il suo completo opposto ne era attratta come le api lo sono dal miele.
 
Quella sera Harry la riaccompagnò a casa e la baciò sotto il portone, tenendole una mano e accarezzandole il viso con l'altra. Lei era terrorizzata dall'idea che lui potesse scappare da un momento all'altro, che potesse già lasciarla perché era troppo strana o troppo diversa. Lui la rassicurò, dicendole che l'avrebbe chiamata e che non aveva intenzione di andare proprio da nessuna parte.
 
Così cominciarono ad uscire insieme e a conoscersi sempre meglio. Ogni uscita rendeva più evidente le loro differenze su tutto. Non amavano lo stesso cibo, lo stesso tipo di film e nemmeno la stessa musica, ma non era importante. Nessuno aveva detto che la loro storia d'amore sarebbe stata facile. Si amavano e quando erano insieme non serviva nient'altro. Entrambi erano disposti a scendere a compromessi su tutto, così una volta facevano quello che piaceva a lui e la volta dopo quello che piaceva a lei.

Per Harry quello era abbastanza. Lei era innamorata di lui ed era tutto ciò che contava. Anche Alexandra la pensava così. Non le era mai capitato di provare sentimenti così forti per qualcuno e soprattutto non era mai successo che il ragazzo che le interessava ricambiasse i suoi sentimenti.
 
Si completavano e più passavano le settimane, più i sentimenti crescevano. Harry aveva imparato ad apprezzare i film medical thriller di cui Alexandra andava pazza e lei aveva cominciato a guardare le commedie romantiche che piacevano a lui. Avevano assaggiato nuovi tipi di cucina e scoperto insieme nuove cose.
 
La prima volta che si dissero 'ti amo' fu uno dei ricordi più belli per entrambi. Harry aveva affittato una cabina del London Eye solo per loro e stavano cenando con Londra illuminata come sfondo. Avevano stappato una bottiglia di champagne e Harry aveva mormorato quelle parole come se avesse quasi paura di pronunciarle. Alexandra aveva sorriso, l'aveva baciato e gli aveva risposto che anche lei era pazza di lui. Lo amava come non aveva mai amato nessuno ed era felice. Si sentiva come se fosse la protagonista di un film, perché alle ragazze come lei non capitava tutti i giorni di andare ad un appuntamento sul London Eye con un cantante famoso in tutto il mondo. Ma quando erano insieme Harry era un ragazzo normale e si comportava come se non esistesse nessun’altra realtà oltre a quella che stavano vivendo in quel momento.
 
Il ragazzo andò in tour e Alexandra rimase a Londra a studiare, come aveva pianificato. Harry le aveva donato il suo cuore e lei non aveva intenzione di ridarglielo. Gliel'aveva anche detto. “Non osare lasciarmi, perché altrimenti mi ci vorrebbero settimane per riprendermi. Mesi.” Aveva pronunciato quelle parole in un tono scherzoso, ma era seria. Non poteva permettersi che qualcuno la distraesse dal suo studio, dal suo lavoro. La realtà, invece, era che era terrorizzata dall’idea che lui potesse spezzarle il cuore e non voleva ammetterlo.
 
Un anno dopo il loro incontro, Alexandra si stava preparando per ritirare la sua prima laurea in medicina ed era la ragazza più felice del mondo. Aveva intenzione di presentare Harry ai suoi genitori e il ragazzo era riuscito a trovare un momento libero nella fittissima schedule della sua boyband per partecipare a quell'evento così importante. Ormai erano inseparabili e si amavano incredibilmente.

Fu proprio quello l'inizio dei loro problemi perché Harry regalò un abito elegante ad Alexandra, pensando che fosse un gesto carino.

“Non posso metterlo.” Rispose la ragazza. “E' bellissimo, Harry, ma è da un anno che preparo questo giorno, non… non posso permettermi di cambiare nulla.” Aggiunse.

“Non preoccuparti.” Replicò il ragazzo, nonostante ci fosse rimasto male. Le diede un bacio e uscì dalla stanza in cui si stava preparando per raggiungere i suoi genitori e Hannah sulle sedie pieghevoli nella piazza del campus.
Tutto era pronto per consegnare le lauree agli studenti e quello avrebbe dovuto essere un giorno bellissimo, ma Alexandra non riusciva a smettere di pensare alla sua reazione quando aveva visto il regalo di Harry. Avrebbe voluto essere diversa, riuscire ad accettare quel bel pensiero e a cambiare i suoi piani all'ultimo minuto, ma il solo pensiero la faceva andare in panico. Doveva essere tutto perfetto ed era un anno che ci stava lavorando. Non poteva permettersi di cambiare una sola virgola.
 
Da quel giorno si resero entrambi conto di quanto le loro differenze continuassero a creare problemi. Cominciarono a litigare più spesso, un po' su tutto. Lei non riusciva a fare qualcosa senza aver prima pianificato ogni minimo dettaglio e lui non era in grado di prendersi impegni a lungo termine. 

Alexandra aveva cominciato il tirocinio all'ospedale, mentre studiava per completare la laurea di specializzazione, e Harry aveva finito di registrare un nuovo album con la sua band e stava per andare in tour promozionale con i suoi amici. Passarono la domenica pomeriggio prima della sua partenza a letto insieme, facendosi le coccole e non parlando dei loro problemi, che ormai erano diventati troppi da gestire. Sapevano entrambi che la loro storia era giunta alla fine, ma non volevano ammetterlo.

“Alex…” Cominciò a dire Harry, guardandola negli occhi. La ragazza provò una stretta allo stomaco e il suo cuore cominciò a battere più forte. “Perché non vieni in tour con noi?” Le domandò. “Hai una settimana di vacanza, no? Poi torni qui e continui a lavorare e a studiare.”

“Non posso.” Rispose immediatamente lei. Avrebbe voluto farlo, ma non riusciva proprio a pensare di fare qualcosa senza averlo pianificato almeno sei mesi prima. Odiava le cose improvvise, la mettevano a disagio e non le piacevano. Era convinta che sarebbero finite male. Harry abbassò lo sguardo e sbuffò.

“Sai che con il lavoro che faccio non possiamo avere tanto tempo insieme e nemmeno molti mesi di preavviso.” Commentò lentamente. “Vorrei dirti un anno prima dove sarò e cosa farò, ma non ne ho idea. Il mondo della musica è veloce, cambia tutti i giorni. Non posso controllarlo.”
“Lo so.” Disse Alexandra, sentendosi gli occhi bruciare. Non voleva piangere. E Harry non voleva che lei fosse triste, ma non sapeva più come gestire la situazione.
 
Quando l'aveva incontrata pensava che fosse perfetta, ma non era vero. Alexandra aveva molti problemi e Harry non era in grado di risolverli tutti. Soprattutto perché lei non riusciva ad aprirsi completamente con lui. Sapeva che c'era qualcosa che non andava, sapeva che c'era un motivo per cui lei era così, ma si era sempre rifiutata di parlargliene. Ogni volta che sfioravano l'argomento lei si chiudeva come se fosse stata un riccio e, proprio come l'animale, sembrava che le spuntassero degli aculei per tenerlo lontano da lei e proteggersi. E proteggerla era tutto ciò che Harry voleva fare, ma lei non glielo permetteva.

“Alex, non possiamo continuare così.” Mormorò il ragazzo, abbassando la voce. Alexandra chiuse gli occhi e una lacrima scivolò sul suo viso. Lo sapeva. Si odiava per non essere in grado di raccontargli tutto, ma sapeva che non poteva continuare a farlo vivere in quel modo. Lo amava troppo per vederlo soffrire. “Non posso aiutarti se non mi permetti di farlo.”

“Lo so.” Ripeté la ragazza. Avrebbe voluto pregarlo di non lasciarla, perché non sarebbe mai riuscita a superare la cosa. Le ci sarebbero voluti giorni, settimane, mesi. Forse anche anni. In fondo non le era mai capitato di perdere l'amore della sua vita. 

Invece rimase in silenzio e provò un brivido quando lui le si avvicinò per darle l'ultimo bacio. Non voleva che lui le dicesse addio. Era una parola che non voleva sentire.

Harry si alzò dal letto su cui erano rimasti sdraiati tutto il pomeriggio e si rivestì senza dire una parola. Alexandra strinse le coperte a sé e cercò di obbligarsi a non piangere. Non voleva che lui la vedesse in quello stato. 

“Mi dispiace, Alex.” Disse Harry, voltandosi verso di lei.

“Anche a me.” Replicò la ragazza. Perché non era in grado di raccontargli quello che era successo? Doveva pur farlo prima o poi.

Harry la guardò per qualche istante, e lei si accorse che anche i suoi occhi erano lucidi. Le sue labbra erano più rosse del solito, perché continuava a mordersele, probabilmente per non piangere. Aveva anche le guance un po' arrossate e i capelli ricci spettinati gli incorniciavano il viso. 

Quando il ragazzo si decise finalmente a uscire da quella porta, Alexandra si alzò dal letto, avvolta nel lenzuolo, e la raggiunse. Sfiorò il legno con una mano, come se stesse toccando la guancia di Harry e lasciò che le lacrime scorressero sul suo viso. Era stata una stupida.
 Appoggiò la schiena alla porta e si lasciò scivolare finché non raggiunse il pavimento, dove si rannicchiò, con le ginocchia al petto. Cominciò a singhiozzare, sentendo la porta dura contro la sua schiena ad ogni movimento.

Harry non era mai stato così triste in tutta la sua vita. Si sentiva come se gli avessero portato via un pezzo di se stesso, come se avesse perso la cosa più importante che aveva. Fissò la porta di legno che lo separava dalla camera da letto perfettamente ordinata del monolocale di Alexandra, chiedendosi se fosse il caso di cominciare a bussare, per poi sollevarla, baciarla e mormorarle che tutto sarebbe andato bene. Voleva farlo, ma sapeva che non era quello che avrebbe voluto. Per quanto si amassero non erano compatibili e la situazione sarebbe solo peggiorata andando avanti e avrebbero solo rischiato di farsi ancora più del male. 

Appoggiò la schiena alla porta e si sedette sul marmo freddo del corridoio di quel palazzo vicino a Paddington Station, prendendosi la testa tra le mani. Non piangeva spesso, ma in quel momento si sentiva distrutto. Le lacrime che aveva tentato di trattenere per tutto il giorno, perché sapeva che in un modo o nell'altro si sarebbero lasciati, cominciarono a scorrere sulle sue guance.
 Nessuno dei due sapeva che solo una porta li stava separando in quel momento.
 
Alexandra rinunciò alla sua settimana di ferie e invece si concentrò ancora di più sullo studio extra. Quando non era all'ospedale era in biblioteca o in libreria a comprare qualche libro sull'argomento che le interessava di più: la medicina.
Per quanto ci provasse, però, non riusciva a dare tutta se stessa al lavoro. C'era qualcosa che le mancava, qualcosa che la stava facendo impazzire. Le sembrava di avere un buco nel petto, dove una volta c'era il cuore che batteva forte ogni volta che incrociava lo sguardo di Harry. Harry, che aveva conosciuto in un bar senza averlo pianificato. Scosse la testa e girò la pagina del libro che stava cercando di leggere. Le cose improvvise non finivano mai bene, lo sapeva. Avrebbe dovuto capirlo dall'inizio.
 
Harry era circondato dai suoi compagni di band ventiquattro ore al giorno e i primi giorni aveva persino chiesto ai suoi amici di non abbandonarlo di notte, perché conviveva con un vuoto che non riusciva a colmare. Louis, il suo migliore amico e compagno di band, gli aveva suggerito di uscire e di trovare una ragazza qualunque con cui fare sesso per dimenticarsi tutti i suoi problemi, ma Harry non riusciva nemmeno a pensare all'idea di stare con qualcuno che non fosse Alexandra. Erano giorni che non riusciva a dormire per più di un paio d'ore, perché ogni volta che chiudeva gli occhi si ricordava l'espressione della ragazza l'ultima volta che avevano fatto l'amore. Era triste, come se avesse perso tutte le speranze. Come se sapesse che si stavano per lasciare.
 
Alexandra era arrivata al punto di non riuscire più a dormire. Si odiava perché non era riuscita ad aprirsi con Harry e continuava a rivedere la sua espressione prima di uscire dal suo appartamento. Non riusciva a perdonarsi per averlo fatto piangere, per avergli spezzato il cuore. Non sapeva come convivere con l’idea di aver perso l’amore della sua vita per essere stata una stupida. Doveva fare qualcosa, ma non aveva il coraggio, perché odiava improvvisare.

Hannah aveva deciso di intervenire. Era il completo opposto di sua sorella. Anzi, era proprio simile a Harry. Viveva la sua vita momento per momento, si lasciava andare in tutte le situazioni e si divertiva. Alexandra era sicura di non aver mai conosciuto una persona più libera e felice di lei, a parte Harry. Desiderava segretamente riuscire ad essere di più come Hannah, ma non trovava la forza. 

Un giorno, un paio di mesi dopo quel maledetto addio silenzioso, la ragazza più grande si presentò all'appartamento di Alexandra con la soluzione a tutti i suoi problemi.

“Un biglietto aereo per Berlino?” Domandò, guardando il foglio che la sorella teneva davanti al suo viso. “Per chi è?”

“Per te.” Rispose Hannah. “Sono stufa di vederti così. Non fai altro che piangere su te stessa, fai fatica a concentrarti e stai male. E anche lui sta male, lo so. Lo so perché si vede nelle interviste e perché eravate troppo innamorati per farla finire così.” Spiegò.

“Ma non posso andare a Berlino, Han. Non sono pronta, non ho pianificato niente, ho il tirocinio…”

“Stai zitta un secondo.” La interruppe la sorella. “Anche se tu non te ne rendi conto, perché non guardi mai il calendario e studi o lavori tutto il tempo, dovresti avere dei giorni di ferie. Sai com'è, domani è la vigilia di Natale. Harry è a Berlino e so anche il nome dell'hotel in cui starà fino a dopodomani. Devi solo mettere il tuo grazioso didietro su quell'aereo e smettere di pensarci.” 

“Ma è tutto così improvviso, Hannah, non so se sono…”

“Alexandra!” Esclamò la sorella, interrompendola e alzando la voce. “Smettila di avere paura. Non puoi smettere di vivere la tua vita per quello che è successo tredici anni fa.” 
Alexandra sapeva che sua sorella aveva ragione. E voleva andare a Berlino e rivedere Harry con tutte le sue forze, ma se non ne avesse avuto il coraggio?

“Ho paura, Han.”
“Per fortuna ho preso due biglietti, allora.” Rispose la sorella, estraendo il secondo foglio. “Ti accompagno a Berlino, così sono sicura che entrerai in quell'hotel.”

“E poi cosa farai?” Domandò sconvolta Alexandra.

“Andrò in giro per la città e la esplorerò. Ho preso un biglietto per Colonia e anche uno per Monaco. Voglio fare un giro della Germania e fotografare tutto quello che trovo.” Spiegò Hannah con un sorriso radioso. 
Alexandra sospirò e decise che avrebbe affrontato quell'avventura, anche se era spaventata a morte.
 
Harry non era ancora riuscito a stare con nessun'altra ragazza. Nessuno catturava la sua attenzione come aveva fatto Alexandra quella sera e gli mancava incredibilmente. Sapeva che non doveva farlo, ma ogni tanto si metteva a guardare le foto che avevano scattato insieme sul suo cellulare e si addormentava con un sorriso triste. Quando si svegliava il mattino successivo trovava il telefono, che non aveva mai spento, sul suo petto o da qualche parte tra le lenzuola.
 Si svegliò sentendo la sua suoneria e quando vide il nome di Hannah sul display il suo cuore cominciò a battere più forte. Cosa voleva la sorella di Alexandra da lui?

“Pronto?” Rispose in fretta. Aveva appoggiato il telefono all'orecchio e non si era nemmeno accorto che fosse sottosopra, almeno finché provò a parlare e Hannah non sentì quello che stava cercando di dire. Lo girò e ci riprovò. “Pronto?”

“Harry?” Sentì la voce squillante della ragazza. “Ciao, sono Hannah. La sorella di Alexandra.” Spiegò.

“Sì, so chi sei. Ciao, Hannah.” 
Sperò con tutto se stesso che non fosse uno di quei terribili casi in cui la sorella della ex si era innamorata di lui e gli voleva chiedere di uscire. Non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere ad Alex.

“Ciao.” Replicò Hannah. “Senti, sono a Berlino e ti devo parlare. So in che hotel sei perché me l'ha detto Louis, ma non so il numero di stanza e il tizio alla reception non ha intenzione di farmi salire perché crede che io sia una fan stalker.” 

Harry sorrise, nonostante tutto. 

“Sono nella 405, dì in reception che stai cercando Jack Sparrow.” Rispose, rivelandole il nome finto con cui aveva prenotato la camera.

“Aye, Aye, Capitano. Le porterò una bottiglia di rum!” Esclamò Hannah, interrompendo la chiamata. A Harry era sempre piaciuta la sorella di Alexandra. L'aveva sempre trovata simpatica e divertente e sperava che il suo arrivo a Berlino potesse aiutarlo a risolvere la sua situazione con la sorella minore. Magari stava testando le acque per una possibile riconciliazione? Harry lo sperava davvero tanto.

Quando sentì un leggero bussare alla porta si alzò dal letto in cui si era svegliato da pochi minuti e andò ad aprire in mutande. Non si sarebbe mai aspettato di trovarsi davanti la sua Alexandra, con le guance rosse per l'emozione e gli occhi lucidi.

“Alex?” Domandò Harry. “Ma… mi ha chiamato Hannah.” 

“Voleva farti una sorpresa.” Spiegò la ragazza. “Mi ha accompagnata a Berlino per assicurarsi che non scappassi a metà strada.” Aggiunse con un sorrisetto.
Harry era sicuro di non aver mai visto niente di più bello in tutta la sua vita. Non riusciva nemmeno a esprimere a parole quanto gli era mancata. Il suo cuore ormai stava battendo all'impazzata e aveva le farfalle nello stomaco. I palmi delle mani avevano cominciato a sudare e non sapeva se essere felice o triste, perché non sapeva il motivo di quella visita.

“Cosa fai qui?” Domandò Harry, ancora incerto su quello che avrebbe dovuto fare. Alexandra non rispose e lo abbracciò stretto in un gesto che gli fece capire tutto. Harry la baciò come non aveva mai fatto prima. Alexandra riusciva a sentire il cuore che martellava nel petto del ragazzo, contro il suo. Era la sensazione più perfetta che avesse mai provato.

“Mi dispiace.” Disse la ragazza. Harry scosse la testa, appoggiando la fronte contro la sua e guardandola negli occhi. 

Lei non riusciva a smettere di fissarlo, come se non credesse di averlo davvero davanti a sé. Gli prese le mani e intrecciò le sue dita a quelle del ragazzo. Chiuse gli occhi e inspirò profondamente, perché sapeva che era arrivato il momento di parlargli.

Si sedette sul letto sfatto della camera d'hotel di Harry e rimase in silenzio per qualche minuto, per decidere cos'avrebbe detto. Non era un discorso che aveva pianificato e non sapeva cosa dire, ma ormai sapeva che non importava. Era un argomento da affrontare così, improvvisato. Non poteva studiare le parole che avrebbe detto, come faceva per gli esami. Era sempre stata abituata a prepararsi fogli con risposte a possibili domande che avrebbero potuto farle e studiava sodo, per non permettere a nessun professore di trovarla impreparata.

“Tredici anni fa, quando avevo nove anni, ero una bambina felice e spensierata. Ero diversa da adesso, molto più simile a mia sorella Hannah, che allora aveva dodici anni. Amavamo la vita, giocavamo sempre insieme e ci piacevano le gite di famiglia. I nostri nonni venivano spesso a trovarci, magari anche durante l'anno scolastico e ci portavano a fare dei weekend da qualche parte nel Regno Unito.” Cominciò a dire la ragazza. “Ci portavano a vedere i castelli in Scozia, passavamo le estati in campagna… insomma, facevamo tantissimi viaggi non organizzati.” Continuò.

Harry la ascoltò attentamente. Sapeva che quella storia non sarebbe finita bene, perché lo capiva dal tono di voce di Alexandra e dall'espressione ferita. Sembrava che ogni parola pesasse come un'incudine e che le facesse male pronunciarla. Non voleva che si sentisse così. Le prese una mano e la strinse dolcemente.

“Quando ero piccola abitavo a Bristol, mi sono trasferita a Londra solo da quando ho cominciato l'università e Hannah è venuta con me per intraprendere la carriera da fotografa.” Riprese il racconto Alexandra. “I miei nonni mi hanno fatto una sorpresa e il giorno della fine della scuola sono venuti a prendermi per portarmi a fare una gita in Cornovaglia. Hannah era a un campo estivo in Galles con le sue compagne di classe e i miei nonni non volevano che mi sentissi sola.” 

Il labbro inferiore della ragazza aveva cominciato a tremare e i suoi occhi si erano riempiti di lacrime. Harry la strinse a sé e le diede un bacio sui capelli.

“Non sei obbligata a dirmelo.” Le sussurrò, ma Alexandra scosse la testa e si asciugò le lacrime.

“Devo parlarne con qualcuno o non lo supererò mai.” Disse. Harry annuì e attese che la ragazza continuasse con il racconto. Gli si spezzava il cuore vederla stare così male. “Durante il viaggio di andata mio nonno si è sentito male ed è andato fuori strada, sbattendo a tutta velocità contro una barriera. E' stato tutto così improvviso…” Alex cominciò a piangere ricordando i momenti terribili di quell'incidente. Si era svegliata al lato della strada, sentiva dolore ovunque e c’erano alcuni paramedici che le dicevano che sarebbe andato tutto bene, ma di stare ferma perché aveva alcune fratture. Chiese immediatamente dei suoi nonni e l'espressione della ragazza che la stava aiutando le fece subito capire che la risposta non era quella che avrebbe voluto sentire. “Sono morti sul colpo entrambi.” Disse, con la voce tremante. “E da allora ho il terrore di fare qualsiasi cosa improvvisa.” Confessò infine.

Harry non disse nulla per un po', la attirò a sé e la cullò finché non smise di piangere. Ogni tanto le sussurrava qualche rassicurazione e le dava un bacio sui capelli.

“Mi dispiace per quello che è successo, Alex.” Replicò quando trovò la voce. “Non sono bravo in queste situazioni e quello che sto per dirti potrebbe sembrarti cliché e stupido… ma non tutte le cose improvvise finiscono male.” 

“Lo so.” Disse la ragazza. “Devo superarlo e credo di aver fatto un passo nella direzione giusta.” Aggiunse, cercando di sorridere.

“Io ti aiuterò, Alex. Starò sempre al tuo fianco.”
La ragazza annuì e appoggiò la testa alla spalla di Harry, che non si era ancora rivestito. Hannah l'aveva aiutata tanto, spronandola ad avventurarsi in un viaggio così improvvisato. Era anche felice di aver finalmente rivisto Harry e di essere tornata tra le sue braccia. Sapeva che avrebbe dovuto parlare con uno psicologo una volta tornata a Londra. I suoi genitori le avevano proposto di andare quando era una bambina, subito dopo l'incidente, ma lei non aveva mai voluto. Era andata alla prima seduta, ma lo psicologo l'aveva spaventata e non era riuscita a dire una parola. Non riusciva a raccontare quello che era successo a nessuno, perché ogni volta scoppiava a piangere. Ma adesso sentiva di essere pronta ad affrontare finalmente il suo passato.

“Ti amo, Harry.”

“Anch'io ti amo, Alex.”
 
Da quel momento i due avevano ricominciato a frequentarsi e Alexandra aveva mantenuto la sua parola ed era tornata a vedere uno psicologo, che la stava aiutando ad affrontare le sue paure e i ricordi traumatici del suo passato. Harry si era impegnato a cercare di pianificare un po' di più la sua vita, almeno negli aspetti in cui poteva farlo. Non aveva voce in capitolo sugli impegni a cui avrebbe dovuto prendere parte con la sua band, ma aveva intenzione di chiedere alla sua ragazza di diventare sua moglie. Da lì avrebbe potuto fare progetti per andare a convivere con lei e andare a vedere potenziali case ogni volta che tornava a Londra. Era una bella esperienza, diversa dal solito. L'ultima volta che aveva affittato casa aveva mandato i suoi manager a trovarla per lui, perché non aveva tempo e soprattutto non aveva voglia. Non riusciva a scegliere il colore della maglietta da indossare insieme ai pantaloni, figuriamoci scegliere una casa in cui vivere per il resto della vita.

Ma Harry era cambiato, era cresciuto e aveva imparato a prendersi le sue responsabilità, così come Alexandra stava imparando a non pianificare ogni minimo dettaglio della sua vita con almeno sei mesi di anticipo.
 
Il giorno del loro matrimonio fu uno dei più belli per entrambi. Ormai si conoscevano da tre anni e sapevano tutto l'uno dell'altra. Conoscevano ogni piccolo difetto del partner ed erano entrambi convinti che erano proprio quei difetti li rendevano perfetti l'uno agli occhi dell'altra.
 
Quando Alexandra scoprì di essere rimasta incinta fu una sorpresa, perché non se lo aspettava. Non stavano provando ad avere un figlio, ma ne avevano parlato e avevano deciso che ormai erano marito e moglie da cinque anni, lei aveva fatto carriera e poteva permettersi di fermarsi per avere un bambino e lui aveva girato il mondo in lungo e in largo con la sua band e poteva prendere un periodo di pausa per stare con la sua famiglia.

Dopo un momento di sorpresa, Alexandra annunciò la novità a Harry al telefono, che in quel momento si trovava in Australia per le date del nuovo tour. Il ragazzo scoppiò a piangere per la gioia e le disse che non vedeva l'ora di tornare a casa per stare con lei, per accompagnarla alle visite mediche e, soprattutto, non vedeva l'ora che il bambino nascesse.

E nonostante la notizia fu improvvisa, Alexandra non poté fare a meno di sorridere e di essere felice, perché aveva imparato che non tutte le cose non pianificate erano un male.
 
Il giorno del parto Harry tornò a Londra e si precipitò all'ospedale dove Alexandra aveva appena dato alla luce il bambino più meraviglioso del mondo. Harry si commosse quando la moglie gli porse quel fagottino da tenere in braccio per la prima volta. Era piccolissimo, aveva gli occhi chiusi e teneva le manine alzate vicino alla bocca.
Alexandra non riusciva a credere a quello che era appena successo ed era felice. Felice di essere con Harry, felice di avere conosciuto suo figlio e felice di come era riuscita a migliorare da quando aveva raccontato il suo passato a Harry in quella stanza d'hotel a Berlino.

“Come lo chiamiamo?” Domandò Alex, riprendendo il bimbo in braccio e portandolo vicino al petto. Gli sorrise e sentì una lacrima di felicità scorrere sul suo viso.

“George Steven Styles.” Rispose il marito con naturalezza, sorridendo. E Alexandra non aveva nemmeno bisogno di chiedergli il motivo, perché lo sapeva. George era il nome del Principe di Cambridge, quello di cui avevano parlato la sera in cui si erano conosciuti. E Steven era il nome del nonno di Alex, quindi quello era un modo per ricordarlo sempre. Sorrise al bambino e poi alzò lo sguardo su Harry, che le diede un bacio sulla fronte.

“Il nostro piccolo Principe.” Commentò.

“E' perfetto.” Rispose Harry.

 

The End
 



Ogni tanto torno con una OS anche se sto postando una long (Teenage Kicks, potete leggerla qui)
Stanotte non riuscivo a dormire per il caldo e stavo ascoltando un po' di musica. Quando ho sentito le note e il testo di "Flawless" dei The Neighbourhood ho avuto l'ispirazione per questa storia e ho dovuto scriverla subito. E' un po' triste, un po' malinconica, ma ha un lieto fine.
Mi piaceva l'idea di due personaggi completamente opposti che però si completano e volevo che la protagonista avesse vissuto un evento traumatico che non riusciva a raccontare e che non le permetteva di vivere la sua vita in modo sereno.
Questo è il risultato, credo di averla iniziata verso le 23:30 e di averla finita verso l'1:00 o le 2:00. Spero che vi piaccia! :)

Ho delle idee per scriverne tantissime altre e prima o poi lo farò. Al momento sto scrivendo Teenage Kicks, una OS Larry (non rossa) e un'altra fan fiction che non so ancora se sarà una OS o una long o cosa sarà. Ma diciamo che mi sto concentrando soprattutto sulla long che sto postando adesso, perché è la più complessa che abbia mai scritto (ci sono tantissimi personaggi). Ogni tanto però sento il bisogno di staccare un po' e di scrivere qualcosa di completamente nuovo, così quando torno a scrivere la long sono più fresca, più concentrata.

Vi lascio i miei link se volete aggiornamenti sulle mie storie o se volete conoscermi :)

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