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Autore: Fede_    25/07/2013    3 recensioni
Erano passati solo sei settimane da quando lasciai la mia casa, i miei genitori, i miei amici, il mio clan per poter finalmente vedere com'era il mondo al di fuori di quella foresta.
Non avrei mai immaginato che durante la mia assenza potesse accadere un fatto così terribile.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kurapika
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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                                           Eyes Burning Scarlet

 
 
Erano passati solo sei settimane da quando lasciai la mia casa, i miei genitori, i miei amici, il mio clan per poter finalmente vedere com’era il mondo al di fuori di quella foresta. Non avrei mai immaginato che durante la mia assenza potesse accadere un fatto così terribile.
Queste erano state sei settimane stupende, forse le più belle di tutta la mia vita. Anche se era solo un piccolo periodo di tempo ho visto molte città gremite di gente e imparato moltissime cose e ne volevo sapere molte, molte di più.
Mi sembrava di aver aperto gli occhi per la prima volta e vedevo ogni cosa con meraviglia e curiosità. Gli altri non potevano nemmeno immaginare quanto fosse bello l’oceano, le montagne, il deserto,le spiagge, le costruzioni e la tecnologia inventata dagli umani al di fuori del villaggio. Io di queste cose ne avevo visto solo una piccola parte ed ero sicuro che avrei scoperto molti altri posti magnifici.
Non vedevo l’ora di tornare a casa per raccontarlo a tutti, raccontare quanto il mondo potesse essere bello e ricco ed esortarli a seguirmi per poterlo vedere con i loro occhi.
Ma c’erano ancora due cose che dovevo fare prima di tornare. La prima era una promessa fatta al mio migliore amico, la seconda era un mio obbiettivo personale, ma sempre e comunque legato a quella persona che consideravo molto speciale.
Lui si chiamava Pyro e praticamente eravamo cresciuti insieme. La sua famiglia abitava di fianco alla mia, non che questo importasse date le dimensioni del nostro piccolo villaggio, ma da quando eravamo nati siamo stati insieme tutti i giorni. Era molto più che un amico, era un prezioso fratello.
Ma a causa mia, per aiutarmi dopo essere caduto da un burrone, i suoi occhi e le sue gambe si danneggiarono permanentemente.
Il mio obbiettivo era di trovare un medico che potesse curare le sue ferite e non sarei tornato prima di trovarlo.
Pyro sarebbe venuto con me a vivere mille avventure, quindi deve essere al pieno della forma! Erano i miei pensieri da ragazzino.
La promessa che gli feci invece riguardava un’avventura, avrei dovuto vivere un’avventura strepitosa e quando lui mi avrebbe fatto la domanda se fosse stata divertente io gli avrei dovuto rispondere “Sì!” con tutto il cuore.
Non ero riuscito a raggiungere neanche uno di questi obbiettivi quando arrivò quel giorno. Quel giorno che cambiò completamente il mio mondo trasformandolo da un paradiso ad un inferno.
Lo ricordo come se fosse ieri e il dolore che provai lo sento ancora oggi, anzi sembra che ogni giorno aumenti sempre di più. Stavo passeggiando per le strade di Yorknew City, una delle più grandi città del mondo quando tutte le televisioni della città riportarono la stessa notizia.
Io per caso mi fermai davanti ad una di queste, in una vetrina di un negozio di elettrodomestici.
-Questa è un’edizione speciale del telegiornale per riportare un fatto di cronaca nera di estrema crudeltà…- iniziò a parlare la giornalista.
-Una viaggiatrice, persa nella foresta, si è imbattuta in un piccolo villaggio che dopo riuscirono ad identificare come quello del clan Kuruta. Il fatto sconvolgente è che tutti i suoi abitanti, 128 persone, sono state brutalmente massacrate da una banda di assassini professionisti…-
Mentre tutta la gente riunita intorno commentava la notizia sgomenta, io guardavo dal televisore le immagini del mio villaggio, completamente distrutto e sentivo una parte di me che moriva.
-…Il massacro si è svolto in questo modo da come ha analizzato la scientifica: tutti i membri sono stati costretti a mettersi uno di fronte all’altro e accoltellati uno ad uno, sono stati prima dilaniati i corpi dei membri esterni al clan insieme ai bambini. Questo perché i membri effettivi posseggono una particolarità, quando si arrabbiano i loro occhi diventano rossi e più è la rabbia più lo scarlatto si intensifica. Questi hanno un valore inestimabile nel mercato nero. Perciò si pensa che siano queste le ragioni per torturare così quelle persone. Successivamente tutti furono decapitati e privati dei loro bulbi oculari. La banda di assassini ha lasciato un messaggio “Noi non rifiutiamo nulla. Quindi non toglieteci nulla”. La polizia sospetta di una nota banda criminale, la Brigata Fantasma oppure chiamata “Il Ragno”.
La giornalista continuava a parlare e nuove immagini passavano sulla televisione ma io non vidi ne sentii più niente.
Solo un grande vuoto e un senso di smarrimento. Non capivo più chi ero, dove ero, perché fossi lì e perché non fossi morto insieme a loro.
Rividi nella mia mente l’immagine dei miei genitori. Di mia madre che mi rimboccava dolcemente le coperte la sera e mi dava la buona notte, di quando mi prendeva fra le braccia e mi stringeva forte dicendomi che mi voleva bene, di quando mi sgridava perché non avevo pulito camera mia ed ero corso a giocare fuori. Rividi mio padre che ogni mattina leggeva il giornale mentre beveva una tazza di caffè, che giocava con me quando non era impegnato nella caccia e nel raccolto. Ricordai di come mi insegnò a sopravvivere nella foresta e delle lodi quando riuscivo a fare qualcosa di nuovo.
Infine pensai a Pyro, ai nostri sogni, il futuro che dovevamo avere fuori da quel piccolo villaggio, le avventure che avremmo dovuto vivere insieme in questo grande e immenso mondo. L’esame per Hunter che avevamo sognato di fare, la cura per il suo corpo che ero certo di trovare, la promessa… Tutto ormai era andato in fumo, distrutto, dilaniato, squarciato da persone che non volevano altro che i nostri occhi.
Questi dannati occhi che ci distinguevano e avevano portato la nostra gente a nascondersi da tutto per paura che ci additassero come mostri.
Sentii la rabbia crescermi dentro, cercai di sopprimerla ma ormai era troppo tardi.
Lo capii dalla gente che si era piano piano allontanata da me e mi accerchiava bisbigliando.
“Q…quegli occhi…sono gli stessi del video…quindi lui è un sopravvissuto?...quanti anni avrà?Sembra solo un bambino…dovremmo andare a confortarlo?...mamma, ha gli occhi rossi!...che paura…e se fossero tutti dei demoni?...forse è per questo che li hanno uccisi tutti…ma che state dicendo? Queste sono solo superstizioni!...aiutiamolo…ma se ci facesse del male…come può farci del male, non vedete quanto sta piangendo?...”
In quel momento mi toccai la guancia e sentii le lacrime scendere dal mio viso. Dentro di me c’erano un misto di emozioni confuse e contrastanti. Sentivo un’immensa rabbia ma anche tanta tristezza, disperazione e senso di vuoto.
Cosa avrei dovuto fare adesso?
Decisi di non credere a quello che avevo sentito in televisione, era impossibile che fossero morti tutti, non poteva essere! Era di sicuro un incubo oppure si erano sbagliati villaggio e clan che sciocco che ero, non avevo visto le immagini?
Mi misi a correre facendomi strada tra la folla e cercando di raggiungere la stazione più vicina.
Sarei tornato a casa immediatamente. Al diavolo l’avventura, al diavolo il medico! Dovevo accertarmi che non fosse accaduto niente.
“Non può essere” mi ripetevo mentre il treno correva sui binari.
“La gente della mia tribù è forte, è impossibile che si facciano uccidere così facilmente!” dicevo sempre più convinto mentre correvo in direzione della foresta.
Ma quando arrivai al mio villaggio dovetti far fronte alla dura e cruda realtà.
Le case erano distrutte, non c’era più niente in piedi e un acre odore di sangue riempiva l’aria e impregnava il suolo. Era tutto sbarrato dai nastri della polizia ma io entrai lo stesso.
Ripensandoci adesso forse era meglio se non l’avessi mai fatto, o forse si, perché grazie a questo la mia rabbia è viva ancora oggi.
Per prima cosa andai in quella che un tempo era casa mia ma non vidi altro che macerie. Raccolsi una cosa che aveva attirato la mia attenzione. Era una foto di famiglia, c’eravamo io, mio padre, mia madre e mio nonno. Me la misi in tasca e cercai di trattenere le lacrime.
Girai in tutto il villaggio ma non trovai anima viva, solo distruzione e sangue che macchiava il terreno e i resti delle abitazioni.
Mi inoltrai poco più in la del villaggio e vidi uno scenario che non dimenticherò mai.
A terra erano appoggiati, uno di fianco all’altro, cadaveri senza testa. Erano dilaniati e straziati nei vestiti e nella carne. Molti corpi, soprattutto quello dei bambini, erano più straziati di altri e mancavano di qualche arto o avevano grossi fori in diversi punti del corpo. A qualcuno erano state strappati diverse strisce di pelle e si vedevano i muscoli e gli organi sottostanti.
Mi accasciai e vomitai a causa di quella vista e non fermai più le lacrime. Testardamente e masochisticamente continuai ad avanzare e andai, tremante, verso una montagnola coperta da un telo.
A quel punto mi fermai. Volevo veramente vedere quello che c’era sotto? Non mi bastava il macabro spettacolo dei corpi dei miei confratelli straziati così?
Alla fine tolsi il telo, chiusi gli occhi per un paio di secondi e li riaprii solo quando qualcosa urtò le mie gambe.
Li aprì e quello che vidi era la testa di mia madre, la riconobbi dai capelli e dai lineamenti, con la bocca aperta terrorizzata e i bulbi oculari completamente vuoti.
Le mie ginocchia non ressero quella vista e mi accasciai a terra. Presi, tremante, quel viso tra le mani e lo strinsi a me forte. Urlai come non urlai mai in tutta la mia vita.
Mi lasciai completamente andare e scoppiai in un pianto senza fine stringendo a me la persona che mi aveva cresciuto per 13 anni e alla quale avevo voluto un mondo di bene.
Ora non c’erano più dubbi, tutto quello che avevo sentito era vero.
Aprii gli occhi e vidi tutte le altre teste delle persone che avevo conosciuto, tutte con un’espressione disperata in volto. Scorsi la testa di mio padre e dei miei nonni, dei mie zii, della mia maestra, dei miei vicino di casa, dei miei amici e infine vidi quella di Pyro.
Appoggiai delicatamente mia madre al suolo e mi recai da lui. Gli accarezzai la guancia fredda e pallida.
-Mi dispiace…mi dispiace…mi dispiace…mi dispiace…- continuai a ripetere come una macchina.
Avrei dovuto essere anche io in questo mucchio, avrei dovuto morire anche io qui con loro. Perché ero sopravvissuto solo io? Perché mi avevano concesso di andare fuori dal villaggio poco prima che accadesse questo? Perché non avevo portato Pyro e i miei genitori insieme a me? Quale sarebbe stato il mio destino adesso? Quale sarebbe stato lo scopo della mia esistenza?
Domande di questo genere mi affollavano la mente, fino a quando trovai una risposta.
Ero sopravvissuto solo per un motivo, dovevo vendicare tutti. Dovevo punire chi aveva commesso un atto così disumano e infine dovevo recuperare gli occhi della mia gente.
Sentivo che se non l’avessi fatto non sarebbero mai potuti riposare in pace. Sarebbe stato questo lo scopo della mia esistenza d’ora in poi. Sarebbe stato per questo che avrei rischiato e dato la mia vita.
La mia tristezza fu soppressa dalla forte ira che provavo verso la Brigata Fantasma. Alzai lo sguardo scarlatto e furente.
Probabilmente la polizia aveva il compito di dare sepoltura alle salme ma decisi che era una cosa che avrei dovuto fare io.
Decisi di bruciare i corpi poiché era impossibile poter trovare la loro testa e diedi sepoltura a quest’ultime, mettendo una lapide ad ognuna nella foresta.
Notai che solo a 37 erano stati strappati gli occhi ed erano quelle dei membri effettivi mentre alle altre, per quanto straziate, ancora erano presenti.
Una volta finito mi misi a pregare per le loro anime e gli diedi l’ultimo addio, promettendogli che avrei recuperato i loro occhi.
-Sole al cielo, verde alla terra. Il mio corpo è nato dalla terra e la mia anima è nata dal cielo.
Le mie membra sono inondate dalla luce del sole e dalla pavida luce della luna.
Il mio corpo è dissetato dal verde. Io lo affido al vento che attraversa questa terra.
Ringrazio i Kuruta del miracolo di essere qui.
Un giorno, col cuore in pace, dividerò gioia e tristezza con loro e ne canterò le lodi, e poi i miei occhi rossi e la mia vita diverranno, con i peccati che ho commesso, l’ultima goccia di sangue degli amati Kuruta. Prego di non morire finché il mio desiderio non si sarà avverato.
Questa fu la mia ultima preghiera sulla tomba della mia famiglia.
Sentivo come se fossi cresciuto all’improvviso e un enorme peso si era posato sulle mie spalle.
Iniziai allora ad allenarmi ogni giorno per diventare più forte e tre anni dopo il massacro decisi di affrontare l’esame per diventare Hunter.
Mi serviva quella licenza per entrare in possesso di informazioni preziose per scovare il Ragno e annientarlo.
Così mi ritrovai sulla barca che mi avrebbe portato al luogo dove si svolgeva l’esame. Ho già incontrato due tipi strambi.
Uno è un bambinetto di circa 12 anni che va in giro con una canna da pesca e i capelli sparati in aria. Un altro è un signore che credo abbia sui 25 anni che si porta sempre una valigetta dietro ed è vestito con giacca e cravatta.
Sono molto divertenti, magari potremo diventare amici.


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Il personaggi di Kurapika è di sicuro il mio preferito di tutta l'opera. Ho cercato una fanfiction che raccontasse di come lui avesse scoperto il massacro del suo clan ma non l'ho trovata quindi ho deciso di provare a scriverne una io.
Le informazioni le ho ricavate dal capitolo speciale del passato di Kurapika che Togashi ha pubblicato in occasione del film. Quest'ultimo dovrebbe uscire a momenti nel web e probabilmente molte cose che ho scritto ipotizzandole saranno smentite. Come ad esempio la sepultura dei cadaveri dei membri, spero che sia almeno verosimile ^^
Ho visto che il fandom italiano di Hunter x Hunter è un po' spento, facciamolo restare vivo!
In conclusione spero tanto che vi sia piaciuta e di non essere andata OC con il mio Kurapika ^^ Recensite anche se non vi è piaciuta, i consigli sono più che accetti per migliorare!
  
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