Con le cuffie nelle orecchie io affronto il mondo. Il mondo reale, quello dove la gente non è amichevole come nei film, quello dove non trovi il ragazzo carino che si presenta e ti invita a mangiare un gelato. Ecco, questo è il mondo.
Seduta sul letto, con Justin nelle orecchie riesco ad affrontare tutto questo.
Neanche sento il rumore dei tasti mentre scrivo e la sua voce mi trapassa il cuore, ma non come quando si trafigge un vampiro con un paletto di legno, ma come quando si percepiscono tutte le cose belle in un solo punto e quel punto lo si sente scoppiare. Ecco così mi sento ora.
 
 
Occhi chiusi, le cuffie, la sua voce, e un pizzico di immaginazione, sono ciò che mi fanno evadere dalla quotidianità, si, siamo in estate e ancora ho il coraggio di chiamarla QUOTIDIANITA’, dico così, perché che vita emozionante può essere una vita in cui ci si sveglia la mattina, sapendo che anche oggi non abbraccerai il tuo idolo, in cui pranzi quando il sole è in alto nel cielo, in cui ceni quando oramai il sole è calato, in cui vai a letto quando ad illuminare la serata ci sono solo le stelle?
Questa è quotidianità. Voglio svegliarmi la notte per poter pranzare la mattina alle sette, voglio andare a dormire quando, in teoria dovrei fare i compiti, voglio che ogni giornata sia inaspettata, e allora adesso si può dire che non si vive nella quotidianità, ma nella sorpresa.
Ma no, non si può vivere nella sorpresa, quindi ognuno, anche se inconsciamente, si crea il proprio mondo, chi il mondo del disegno, chi della musica o chi in qualunque altra cosa.
Be, il mio mondo immaginario si chiama Justin.
Questo mio mondo è lo stesso di tante altre ragazze, ma ognuna di noi se lo personalizza: per esempio, ognuna da un nome diverso alla playlist delle sue canzoni, ognuna ha poster diversi e ognuna ha ricordi diversi.
 
Questo è il mondo, un globo di forma ellittica schiacciato ai poli, con più di 200 stati in conflitto tra loro, che ci vuole tutti omologati: scuola, università, lavoro, ma solo dopo essersi laureati, matrimonio, figli, ma entro in 45 anni, nipoti, vecchiaia… e il resto lo sapete.
Questo è il mondo, che discrimina chi ha i tatuaggi senza sapere che chi ci ha rovinati ha la cravatta, non i tatoo.
 
 
E io ora sono qua, ancora con le cuffie a pensare al mio di mondo, Justin. A pensare ai suo occhi, al suo viso, alla sua voce, che in momenti di solitudine mi fa molta compagnia. Grazie, Justin.