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Autore: Nettlewild    25/07/2013    1 recensioni
"Una volta la nonna glie ne aveva regalata una bellissima su cui aveva ricamato delle fate ed un cielo stellato: l'aveva fatto perché, a detta sua “se la federa è bella si fanno sogni belli”."
Fanfiction che descrive alcuni attimi futuri, diversi tra di loro nel tempo, dall'allontamento di Martha Jones dal Dottore.
[Possibile OOC]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Donna Noble, Martha Jones, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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la federa

 

La Federa

 

Il 15 Gennaio del 2020, Martha Jones era a casa.

Era una domenica calma e fredda, il pollo era in forno, già cotto, e i bambini erano alle giostre con Mickey; lei non era andata, non si sentiva tanto bene.

Aveva approfittato del tempo libero per sbrigare qualche lavoretto in casa: per esempio doveva ricucirsi la federa del cuscino, che si era un po' logorata.

A Martha piacevano molto le federe, perché le ricordavano sua nonna: lei ci teneva che fossero sempre perfette, e Martha, quando era bambina, amava tutto ciò che quella donna dicesse o facesse.

Una volta la nonna glie ne aveva regalata una bellissima su cui aveva ricamato delle fate ed un cielo stellato: l'aveva fatto perché, a detta sua “se la federa è bella si fanno sogni belli”. Eppure non voleva che qualcuno toccasse la sua; una volta Martha ci aveva provato e lei glie l'aveva strappata di mano. Si era sempre domandata il perché di quella reazione, fino a quando un giorno, a diciassette anni, glie lo chiese:

 

<< Vuoi proprio saperlo? >> -le aveva chiesto lei, con un sospiro-

<< Si nonna >>

<< Allora vieni qui >>

Aveva fatto cenno a Martha di avvicinarsi e aveva rigirato la federa; al suo interno c'era scritto un nome: Marcus.

“ << Marcus? E chi è? >>

<< Eh, chi è Marcus: è il mio amore impossibile >>

<< Cosa?!? >>

<< Si, mia cara. Devi spere che, quando avevo su per giù vent'anni, feci la mia prima esperienza lavorativa in un'osteria. Marcus era un soldato che nei periodi di licenza frequentava molto assiduamente il nostro locale; era un uomo fantastico: bello, intelligente, coraggioso e con un ottimo senso dell'umorismo. Io servivo ai tavoli, e lui era l'unico cliente che scherzasse con me.

Un giorno io, prima di attaccare a lavorare, subii una sgridata abbastanza pesante da parte dei miei, perché, nonostante la mia età, ancor non aveva trovato un compagno, così durante il turno sgattaiolai fuori dal locale e scoppiai a piangere per la tristezza. Quella sera, Marcus uscì fuori a fumarsi un sigaro e mi vide >>

<< Mi chiese che cosa mi fosse successo, e quando io gli confessai quanta tristezza si provasse nel non essere mai stata neanche baciata da un ragazzo nonostante avessi vent'anni, lui si avvicinò e poggiò le sue labbra sulle mie. Fu un gesto così delicato e tenero da lasciarmi davvero senza parole. Eppure lui era in procinto di sposarsi con una donna che amava tanto: la portava spesso all'osteria e io vedevo come la guardava.

Subito dopo quel gesto, che durò solo qualche secondo, lui tutto sorridente mi disse che ora anche io ero stata baciata e che quindi non dovevo più essere triste; io, imbarazzata, gli sorrisi, lo ringraziai, e corsi dentro. Quello fu il mio primo bacio, e Marcus fu il mio primo amore >>

<< Ma allora, tu e il nonno … >> -stava per chiedere Martha, confusa-

<< Oh no no no cara, non mi fraintendere: io ho amato tuo nonno più di qualsiasi altra persona >>

<< E allora perché porti il nome di quest'uomo sulla federa del cuscino? >>

<< Mia cara, tutti quanti hanno un amore impossibile: quel sogno che vorrebbero conquistare ma che sanno che non potranno mai raggiungere. Tra tuo nonno e Marcus c'è molta differenza: Marcus era l'uomo perfetto, l'angelo sceso in terra, senza difetti, che io mi incantavo ad ammirare, l'insieme di tutte le descrizioni poetiche dell'amore concentrate in un solo uomo, il simbolo dell'attrazione platonica, intoccabile, quasi celestiale; tuo nonno, invece, era le emozioni vere: era reale perché imperfetto, e sapeva farmi provare cose reali, tangibili, potenti. Non a caso il nome di tuo nonno o porto al dito, perché lui non mi abbandona mai: mi accompagna nella vita quotidiana e mi dà la forza e la gioia per andare avanti; Marcus invece è solo il mio vecchio sogno: è per questo che lo porto sul cuscino >>

 

A quei bei ricordi, Martha fece un sorriso e riprese a cucire.

Il 23 Agosto 2069, Martha Jones era sdraiata su un lettino d'ospedale. L'avevano ricoverata da diversi giorni per un problema ai reni e sua nipote Katie stava lì a tenerle compagnia.

Tuttavia, nonostante le cure, Martha sentiva che non le restava ancora molto tempo. Sentiva le forze e l'energia scivolare via dalle sue braccia, dal suo corpo, dalle sue vene. Eppure era incredibile che, nonostante la sua vita fosse stata colma di pericoli, lei fosse riuscita ad arrivare quasi alla soglia dei 90; ma ora si sentiva troppo stanca, aveva solo voglia di chiudere gli occhi e di dormire, in pace.

<< Katie >> mormorò, afferrandole la mano << Mi sento tanto stanca. Ho passato una vita splendida, con una famiglia fantastica ed un lavoro fantastico, ma dopotutto, è come se sentissi che è arrivata la mia ora. Ho quasi novant'anni ormai e vivere è diventato troppo faticoso per me, non ho più le forze. Non so bene quando me ne andrò … sento che non manca molto, ma … avrei un ultimo favore da chiederti … >>

 

Il 13 Settembre 2069, tra i pianti di parenti, amici ed ex colleghi, Martha Jones chiuse gli occhi per sempre.

 

***

 

Circa quattro anni dopo, il 14 Dicembre 2073, una strana cabina blu comparve in un quartierino londinese. Il Dottore aveva pensato di portare Donna a vedere quanto la sua città sarebbe cambiata in un futuro non troppo lontano dal suo tempo: con tutti quegli edifici dalle forme strane ed aerodinamiche, i negozi per l'affitto di piccole navicelle spaziali e tutte quelle auto-volanti che sfrecciavano nell'atmosfera.

Il giro per il centro fu molto bello e interessante, e Donna si divertì molto: vide il museo naturalistico dove erano conservati i primi esemplari di ricostruzione vivente di alcuni dinosauri e mangiò nel primo ristorante a cinquecento metri dal terreno, dove venne servita e riverita da automi camerieri e dove ebbe lo spettacolo di Londra vista dall'alto.

Ma il loro arrivo non era passato del tutto inosservato: il TARDIS, infatti era comparso in una stradina che Katie Smith percorreva per andare al supermercato. Era quasi l'ora della pausa pranzo e Katie doveva sbrigarsi se non voleva trovare il negozio chiuso; poi vide la cabina blu.

Si arrestò. La guardò. Le girò intorno, prima una, poi due, tre, quattro, cinque volte.

Bussò: nessuna risposta.

Riprovò: ancora niente.

Cercò di entrare: prese la cabina a pugni, a calci, cercò di scassinare la porta con una forcina, poi si rese conto che entrare con la forza non era cortese.

Si sedette su un gradino lì affianco ed aspettò.

 

Al loro ritorno, dopo cinque ore di vagabondaggio, il Dottore e Donna trovarono quella ragazza mai vista prima seduta accanto alla cabina.

Appena li vide, Katie li scrutò da capo a piedi.

<< E' lei il Dottore? >> gli chiese guardinga

<< Si, sono io. Tu invece sei .. ? >>

<< Piacere di conoscerla, Dottore. Il mio nome è Katie, Katie Smith >>

Smith ... Katie Smith ... Gli occhi neri, i capelli lisci e lunghi, la pelle caffè-latte: aveva dei lineamenti fin troppo familiari, e lo conosceva. Conosceva il Dottore senza che si fossero mai incontrati.

<< Piacere mio Katie Smith, posso chiederti se per caso … >>

<< No >> lo interruppe lei, alzandosi << La prego, non mi faccia domande e mi ascolti. Dovete venire con me, a casa mia. Lì potrete chiedermi quello che vi pare, ma ora no, sto morendo dal freddo. Sono cinque ore che vi aspetto >>

La giovane aprì la strada agli altri due, incamminandosi per dei vicoli stretti.

Donna strattonò il Dottore

<< Cosa credi che vorrà? >>

<< Non ne ho idea >>

<< Che facciamo? Ci fidiamo a seguirla? Ha un'aria strana .. >>

<< Oh andiamo, è innocua >>

<< Ma la conosci? >>

<< No. Forse solo in parte >>

<< E che significa? >>

Il Dottore non rispose.

 

La casa di Katie Smith si trovava in un quartiere non troppo lontano dalla posizione del TARDIS, a soli dieci minuti di cammino. Era un appartamentino grazioso, piccolo ma confortevole, con le pareti tinte di un adorabile rosa confetto e un arredamento vecchio stile, difficile da vedersi in una casa del 2073.

<< Prego >> disse Katie, togliendosi il cappotto << Accomodatevi in salotto, non ci vorrà molto >>

Donna si sistemò su una poltrona ed osservò il salotto. Era semplice ma bello: c'erano due poltroncine, oltre a quella in cui stava seduta, sistemate intorno ad un tavolino rotondo di vetro, con un bel vaso di fiori profumati sopra. Un lampadario, sempre di vetro, dominava la stanza, infrangendo sui suoi cristalli sia la luce che gli arrivava dalle lampadine sia quella che entrava dalle due finestre di fronte. In mezzo a quest'ultime si trovava uno splendido caminetto di pietra, di dimensioni discrete, e su di esso campeggiava una consistente quantità di foto incorniciate, che il Dottore si era soffermato a guardare.

Passarono solo pochi minuti prima che Katie Smith tornasse nella stanza: portava in mano un contenitore di plastica sigillato.

<< Carino questo posto Katie, molto confortevole >>

<< La ringrazio, signore. E' stata mia nonna ad aiutarmi a sistemarlo, aveva buon gusto. E poi questa era anche casa sua >>

<< Tua nonna viveva con te? >> gli chiese lui, sorridendole.

<< Si. Ha passato otto anni qui, la feci trasferire da me appena morì il nonno. Non volevo che restasse sola >>

<< Dovevate avere un bel rapporto >>

<< Si, infatti. Ma niente dura in eterno: tranne lei, ovviamente >>

Silenzio.

<< E' questa nella foto? >> continuò, porgendo a Katie una cornice rossa.

La foto che l'uomo le aveva porto raffigurava una donna anziana, dalla pelle mulatta, che stringeva Katie Smith in un abbraccio. Aveva le rughe e lo sguardo stanco, ma il suo volto era illuminato da un sorriso radioso che il Dottore conosceva bene.

<< … Quando è morta? Che ne è stato di lei? >>

Donna assisteva alla scena, in silenzio: guarda Katie Smith, poi il Dottore, poi di nuovo Katie Smith. Lo sguardo malinconico della prima figura e quello triste e addolorato della seconda, che continuava, intanto, a stringere la foto tra le mani.

<< Quattro anni fa. Era caduta in dialisi. E' sempre stata una donna forte, ma quella volta non ce l'ha fatta. Immagino che fosse anche stanca, dopo tutto quello che ha fatto … >>

Di nuovo silenzio

<< Dottore … >>

<< … Lei voleva bene a mia nonna?? >> gli domando Katie, cogliendolo di sorpresa

<< Cosa?? >>

<< Mi risponda! Questo pacco è per lei, ma non ho intenzione di darglielo se prima non avrò una risposta. Allora, cosa pensava di lei? Avanti! Voglio la verità, Dottore. Ha avuto il coraggio di sventare tante catastrofi ed ora non ne ha abbastanza per darmi un risposta? >>

Ancora silenzio.

<< Mpf, ma certo >> continuò la giovane, amareggiata << Il nostro Signore del Tempo è troppo fiero per abbassarsi a descrivere cose banali e sciocche come i sentimenti. Cos'è, Dottore? Ha paura di rendersi ridicolo o si crede così invincibile e potente da non poter provare neanche un po' di tristezza? Lei tutti i giorni osserva il mondo con i suoi occhi, ma il suo cervello non risulta abbastanza potente da descrivere cosa si prova quando si fissa l'immensità. Non si creda saccente, Signore del Tempo, se è così meschino da voler tenere nascosti persino i sentimenti che provava per un umile donna, che l'ha tenuta con sé nei suoi ricordi fino all'ultimo giorno di vi >>
<< Io volevo bene a Martha >> le rispose lui, guardandola negli occhi

<< Lei era una persona fantastica in tutto: era simpatica, dolce, gentile, spiritosa, intelligente

. Una ragazza in gamba e molto alla mano, che mi ha lasciato dei ricordi stupendi. Mi è stata fedele, mi ha tenuto compagnia, e mi ha dato affetto. Io le volevo bene. Era un'amica, un'amica come poche, e io per lei avrei rischiato qualunque cosa, anche la vita, come ho fatto spesso in passato e come lei ha fatto per me. Io le ho proposto di rimanere al mio fianco, ma lei non ha voluto. Sapevo che non potevo darle la stabilità che cercava, che cercano tutti. Non avrebbe potuto costruire il futuro che voleva, se fosse rimasta con me. Ma io volevo bene a Martha, lei … lei era la mia amica speciale … >>

Donna sgranò gli occhi: le ultime parole del Dottore le sembrarono tanto quelle di un bambino. E un po' lo era, in quel momento, il Dottore, che non abituato a confidare le sue emozioni a qualcuno non trovava i vocaboli giusti. Ma non sempre le parole sono necessarie per esprimere certi concetti, e il bene che quel Signore del Tempo, così forte, così eterno, aveva voluto a Martha Jones gli si leggeva negli occhi: tristi, profondi, addolorati.

Katie Smith lo guardò, e senza staccare gli occhi da quello sguardo gli porse il contenitore.

<< Tenga >> gli disse. << Se le cose stanno davvero così, questo le appartiene. E' stata lei a dirmi di darvelo, qualche settimana prima che morisse. Sono contenta di aver avuto l'opportunità di esaudire il suo ultimo desiderio, ed ora che il mio dovere è compiuto voi potete anche andare >>

Il Dottore prese il contenitore dalle mani della ragazza e si avviò verso la porta, seguito da Donna. Katie li accompagnò.

Una volta uscito fuori, il Dottore strappò due rose rosse da un'aiuola lì vicino e le lanciò alla ragazza sulla soglia.

<< Và al cimitero >> le disse << E da una rosa a tua nonna ed una a tuo nonno. Era uno un po' stupidotto ma infondo era simpatico, e se è riuscito a donare a Martha la vita che voleva e la felicità che sognava è stato persino più bravo di me. Di loro che glie le manda il Dottore. Di loro che li voglio bene. Io … purtroppo non me la sento di farlo >>

Katie annuì. << Allora addio, Dottore >>

<< Si, addio Katie Smith >>

I due si incamminarono verso un vicolo, ma prima che Karie richiudesse la porta il Dttore si voltò di nuovo verso di lei

<< Ah, e comunque … >>

Sorrise malinconico

<< Sei bella quanto tua nonna >>

 

***

 

<< Fammi capire, non te la senti neanche di portare due fiori ad un cimitero? Oh Dio, ma io sto davvero parlando con il Dottore? >>

<< Si, Donna >> sbottò lui innervosito mentre entrava nel TARDIS << Ho più di novecento anni e vedo persone morire ogni singolo giorno, ma quando si tratta di persone a me care è differente: io ho il ricordo di loro come esseri in carne ed ossa, con un profumo, una voce, un carattere! Come posso affrontare l'idea di vedere le loro facce in una foto su delle misere lapidi di pietra? >>

Sospirò.

<< Io sono un Signore del Tempo ed è difficile per me morire, ma per voi umani no: sarò anche forte ma non riesco più a sopportare l'idea di aver perduto qualcuno per sempre. Anche se spesso i miei compagni di viaggio cambiano, io so che ci sono, un po' come fanno loro con me. Viviamo separati ma io ho la consapevolezza che se voglio posso andare da loro e vedere il loro sorriso. Lo so, ho una macchina del tempo, ma rendersi conto che potrò rivedere Martha solo se andrò nell'arco di tempo che si blocca quattro anni fa è devastante. Fino a quando non vedrò quella lapide terrò dentro di me il ricordo della Martha sorridente che viveva la sua vita umana alle porte della felicità e non come altro: è l'immagine del suo sorriso che voglio conservare, non quella della sua tomba >>

Donna lo guardò, intenerita da quel lato del Dottore che non aveva mai visto.

<< Almeno hai intenzione di aprire quello? >>

Il Dottore guardò il contenitore: poi, con decisione, gli tolse il coperchio.

 

Al suo interno, c'era un pezzo di stoffa bianca. Solo quando lo tirò fuori il Dottore si ree conto che si trattava della federa di un cuscino.

Lo annusò, e con stupore constatò che portava ancora il suo odore. Lo guardò più e più volte, senza comprendere il perché di quel regalo, fino a quando non ebbe l'idea di rigirarla: allora comprese.

 

All'interno della federa, ricamata con del filo blu, c'era la scritta

 

“Dottore”

 

Il Dottore. L'amore impossibile di Martha, quello che lei portava nei suoi sogni, che teneva sul suo cuscino. Quell'amore che al solo ricordo le trasmetteva una dolcissima nostalgia e la faceva sospirare. Quell'amore che lei sapeva di non poter raggiungere e che aveva accettato così com'era, nel suo aspetto fiabesco.

C'era scritto Dottore: il Dottore che vegliava tra le stelle e che aveva vegliato anche sui suoi sogni.

 

***

 

Il 14 Dicembre 2073 Donna Noble vide per la prima volta il Dottore dormire: rannicchiato in un angolo del TARDIS, con gli occhi che lacrimavano ancora e il naso pressato su quella federa che portava ancora l'odore di Martha Jones.

 

 

 

- Angolo dell'autrice -

Salve a tutti! Come primissima cosa vorrei ringraziare tutti coloro che avessero dedicato una parte del loro prezioso tempo alla lettura del mio racconto :) sono utente da efp su molto tempo, e scrivere è una mia passione da sempre, ma questa è la prima vera fanfiction che ho il coraggio di pubblicare sul mio account e una delle primissime che scrivo [di solito scrivo storie originali]: detto questo, ci tengo a comunicarvi che io stessa ho molta paura nel rendere pubblico questo mio scritto perché temo di non aver rispettato bene la caratterizzazione di un personaggio complesso come il Dottore [per questo ho segnalato l'OOC], anche se ho cercato di fare del mio meglio. Aggiungo che l'idea di questo racconto mi è molto cara [e poi Martha è uno dei miei personaggi preferiti, cioè è così dolce e coccolosa! *w*] e che sono molto felice di averla finalmente concretizzata :)
Ho tanta voglia di diventare più attiva su questo sito, perciò vi sarei molto grata se lasciaste su questa mia ff una recensione per dirmi che cosa ne pensate :) ovviamente le critiche costruttive sono sempre ben accette :)
Bah, credo di aver detto tutto ^^
Vi saluto e vi ringrazio ancora per aver letto.
Alla prossima! ^^

- Nettlewild -

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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