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Autore: Eris Greengrass in Wilkes    25/07/2013    1 recensioni
Prequel di “Figli della stessa rabbia”, scritto a quattro mani da me e Fiamma Erin Gaunt. Kakashi Hatake si ritrova a dover gestire una squadra formata da un Uchiha talentuoso, un fratello desideroso di dimostrare quanto vale e una Hyuga dal passato e la natura oscura.
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Riko/Rea
Itachi/Akane
Kakashi/Kestrel/Iruka
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki, Iruka Umino, Itachi, Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Naruto prima serie
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Prologo

 

 

Itachi stava seduto a terra, la schiena poggiata contro la corteccia di un albero, e osservava con pacato interesse gli altri due ragazzi, i membri della sua squadra. La ragazza era chiaramente per metà un’ Uchiha, come testimoniava lo Sharingan, ma l’altro occhio possedeva l’abilità del clan Hyuga. Aveva notato che non erano in molti a rivolgerle la parola, ma probabilmente ciò era dovuto solo al fatto che era molto timida e riservata; le uniche volte che alzava lo sguardo da terra era quando rifilava occhiate di soppiatto al terzo componente della squadra. Se da un lato la ragazzina lo incuriosiva, il ragazzo era un vero e proprio enigma: taciturno, aveva spiccicato a malapena il suo nome da quando erano giunti all’Accademia, e con gli occhi neri che brillavano in un misto di furia e determinazione.

- Si può sapere dove si è cacciato il nostro maestro? – domandò Rea, rompendo il silenzio imbarazzante che aleggiava sul terzetto e arrossendo quando entrambi si voltarono verso di lei.

- Arriverà, è solo in ritardo, come sempre del resto. –

Il tono seccato del giovane Hatake lasciava chiaramente intendere che era perfettamente a conoscenza del ninja che avevano assegnato alla loro preparazione.

- Sai già di chi si tratta, vero? –

Riko annuì distrattamente: - Kakashi Hatake, il ninja copia. –

Rea emise un mormorio ammirato: il Jonin era uno dei migliori di tutto il villaggio, sarebbe stato un grande onore essere addestrati da lui.

- Mi raccomando, ragazzina, non svenire quando lo vedrai. – commentò beffardamente, incrociando le braccia e tornando al suo solito silenzio.

La Hyuga abbassò lo sguardo con aria mortificata e le guance divennero di un bel rosso papavero.

“Deve essere questo il motivo per cui è tanto ostile, anche io lo sarei se avessi per fratello Kakashi” riflettè Itachi.

Proprio in quel momento fece il suo ingresso il Jonin, atterrando agilmente e sorridendo loro con aria vagamente imbarazzata.

- Scusate per il ritardo. –

Riko sbuffò, attirando un’occhiata particolarmente penetrante del fratello.

- Sarete compagni di squadra per gli anni che verranno, è importante che impariate a fidarvi l’uno dell’altro e che non abbiate paura di chiedervi aiuto a vicenda. Cominceremo con questo oggi. –

I tre Genin lo fissarono con aria incuriosita.

- Domando scusa, maestro, ma temo di non aver capito ciò che ci chiede di fare. – mormorò Rea.

Kakashi le rivolse un sorriso smagliante: - Oh, è molto semplice, voglio che oggi vi limitiate a socializzare. Imparate a conoscervi, studiate i vostri punti di forza e le vostre debolezze. –

Riko sbuffò per l’ennesima volta: rieccolo con quelle sue cretinate sullo spirito di squadra.

- Perché non cominci proprio tu? – lo invitò il fratello.

- Se proprio devo. – borbottò, lanciando un’occhiata ai suoi compagni: la ragazzina era da escludere categoricamente, aveva l’aria di essere un’imbranata coi fiocchi. L’Uchiha invece non doveva essere una completa perdita di tempo, aveva sentito dire che era il migliore del suo villaggio. Lanciò uno shuriken, mirando al volto del compagno; Itachi non lo schivò ma lo bloccò ad un paio di centimetri dal suo volto. Sì, era decisamente in gamba.

- Non male, Uchiha. –

Itachi lo rispedì al mittente e Riko reagì allo stesso modo. Si sorrisero con aria d’intesa: due ragazzi talentuosi che avevano appena riconosciuto di essere allo stesso livello.

- Non male. – ammise, riponendolo nella tasca interna da cui l’aveva estratto.

- Potrei dire lo stesso. – replicò l’Uchiha, avvicinandosi e porgendogli una mano.

Il giovane Hatake l’accettò con un sorriso sghembo e la strinse con vigore: da uno così si sarebbe fatto guardare le spalle senza esitare.

Kakashi li osservò con un sorriso che era un misto di divertimento e compiacimento; aveva temuto che finissero per scontrarsi e invece avevano deciso di starsi simpatici.

- Saranno una coppia eccezionale. – commentò, rivolgendosi a Rea che li osservava perplessa.

- Giuro che voi maschi siete veramente al di fuori della mia comprensione. –

Il Jonin rise, divertito; anche la piccola Hyuga con la sua dolcezza sarebbe riuscita ad integrarsi presto nella squadra, ne era certo.

Tre anni dopo…

 

- Riko, Itachi, rallentate. Dai, non riesco a starvi dietro. –

Una Rea decisamente più cresciuta, cercava di tenere il passo degli altri due, tenendosi un fianco con aria dolorante: non sarebbe mai riuscita a raggiungerli.

Riko aveva continuato a saltare da un ramo all’altro, incurante dei richiami della ragazza, ma Itachi si era fermato ad aspettarla e l’aveva afferrata quando aveva rischiato di scivolare dal ramo.

- Itachi, lascia perdere quell’impiastro e datti una mossa, siamo in ritardo. –

La voce di Riko li raggiunse malgrado la distanza e fece incupire gli occhi della ragazza.

- Si può sapere perché fa sempre così? – mormorò, affranta.

Itachi scrollò le spalle, sorridendole con aria gentile. Gli dispiaceva vederla stare male per le risposte del loro capo squadra, ma era certo che si sarebbe trattato solo di tempo. Insomma, prima o poi quei due avrebbero imparato ad andare d’accordo.

 - Lo conosci, è brusco con tutti e al momento ha solo una cosa per la testa: dimostrare di essere migliore di Kakashi. –

- Sarà, ma non riesco a togliermi dalla testa l’idea che mi odi. –

- No, non ti odia, stai tranquilla. –

- Come puoi esserne certo? –

- Perché per odiare devi rendere il tuo cuore di pietra e lui, ne sono certo, non ne sarebbe mai capace. Riko è buono e gentile, malgrado faccia di tutto per dimostrare il contrario. E tu sai che è così, altrimenti non te ne saresti innamorata, no? – aggiunse, sorridendole con l’aria di chi la sapeva lunga.

Rea avvampò e distolse lo sguardo.

- Si nota tanto? – mormorò sottovoce, domandandosi allarmata se anche Riko se ne fosse accorto e se il suo essere sprezzante fosse dovuto proprio a questo: magari era il suo modo per farle capire che non era interessato.

- Credo che l’unico che non l’abbia ancora capito sia lui. – rise Itachi.

- Allora, volete metterci le radici qui o vi decidete a darvi una mossa? –

Alzarono lo sguardo e notarono che Riko era tornato indietro, evidentemente stufo di aspettarli al punto d’arrivo.

- Va  avanti tu, Itachi, io porto questo piccolo impiastro in spalla, così forse riusciremo a recuperare il tempo perso. Reggiti. – aggiunse, prendendola in spalla e ricominciando a saltare di ramo in ramo.

Rea, aggrappata al suo collo, chiuse gli occhi e si godette la sensazione piacevole dello stargli vicino senza sentirsi dire quanto fosse petulante o che razza d’impiastro fosse.

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

La storia è scritta a quattro mani da me e mia sorella (Fiamma Erin Gaunt) ed è il prequel di “Figli della stessa rabbia” che trovate sulla pagina di Fiamma. Il punto di vista di Itachi, Kakashi e quello di Riko sono raccontati da Fiamma mentre quello di Rea, di Kestrel (per saperne di più “I hate everything about you… or maybe not”) e in seguito di Kisame saranno raccontati da me. Bè, speriamo che vi piaccia e che i lettori delle altre due long facciano un salto anche qui. Al prossimo capitolo.

Baci baci,

                 Eris Greengrass e Fiamma Erin Gaunt

  
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