Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Rumor3 Bianco    26/07/2013    7 recensioni
Future|Klaine Daddy|Klaine
Attraverso la vetrata potevano avere la chiara visuale di un'Elizabeth decisamente sovreccitata che saltava ovunque sprizzando felicità.
«È decisamente figlia tua, le mancano solo il papillon e una base musicale.»
Jack si scrollò il pelo mandando goccioline in ogni dove provocando l'isteria della bambina.
«Jack! Questo vestito è pulito, me lo sporcherai tutto!»
Blaine si girò con aria compiaciuta verso il marito.
«Dicevi?»
«Dicevo che è proprio ora che tu ti faccia una doccia!»
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Nuovo personaggio | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa é la mia prima Klaine e la prima ff che pubblico dopo tanto tempo qundi abbiate pietà di me, vi prego. A parte questo non mi dilungo, spero vi piaccia.
 

Questa ff ha due dediche:
A Livia,
la mia prima e unica fan, che non ha smesso un attimo
di credere in me e di insistere perché riniziassi a scrivere.
E a Mimmo,
che oltre aver betato la ff, sopporta i miei scleri ogni giorno,
e che più di tutti ha bisogno di un lieto fine ora.

 



 




La costa della California vantava un clima meravigliosamente subtropicale, estate o inverno che fosse il sole splendeva alto nel cielo azzurro e completamente libero da nuvole, non per altro era chiamato il Paese del Sole.
Per questo motivo ora Kurt era sulla veranda della casa di Stacey ad osservare la spiaggia frustata dal vento e battuta dalla pioggia con aria sconsolata. Lentamente si girò e ritornò in casa; subito i suoi occhi si posarono sulla bimba dai lungi boccoli neri che, stretta in una coperta gialla che faceva risaltare la sua carnagione olivastra, guardava i cartoni animati cercando di dimenticare il più recente tra i suoi dispiaceri. 

Era stato un brutto anno, terribile. 
Lui era stato promosso al lavoro e per questo i suoi compiti e le sue responsabilità erano cresciute; cosa splendida per la sua carriera, ma meno eccitanti erano state le conseguenze.
Inizialmente la notizia aveva entusiasmato tutti; ricordava ancora quando, quella sera, aveva corso per le scale fino a raggiungere la porta di casa, perché aspettare l'ascensore avrebbe richiesto troppo tempo e lui non poteva aspettare per dare la notizia. Così si era ritrovato sul suo pianerottolo con le mani tremanti a cercare, in modo piuttosto impacciato, di infilare le chiavi nella serratura. 
Dopo qualche minuto un Blaine perplesso si affacciò sulla soglia attirato dai rumori e si trovò davanti a suo marito, una versione scarmigliata e trafelata, ma decisamente estasiata di suo marito.

«Ma cosa...?» tentò di dire il moro, ma Kurt non gli diede il tempo di finire. 
«Sono stato promosso! Redattore di Vogue.com»

Fu un attimo e le braccia di Blaine circondarono la sua vita e lo sollevarono ridendo.

 

«B-Blaine no! Dai, mettimi giù! Ti prego.» nonostante quelle parole furono state pronunciate con poca convinzione i piedi di Kurt toccarono subito terra, ma al contempo le sue labbra furono catturate da quelle del marito «Sono così orgoglioso di te...» sussurrò con una carezza allacciando gli occhi cangianti a quelli azzurri.


«Papino, che succede?»
Una testolina arruffata aveva fatto capolino, subito seguita dal suo fido e scodinzolante seguito; attirati dal rumore avevano abbandonato le loro occupazioni per scoprire la fonte di tanta euforia.
«Sai, Liz? Il tuo papà è diventato un pezzo grosso!» Rispose il più basso con un sorriso orgoglioso.

Ma con l'andare dei mesi quel sorriso divenne solo un ricordo, gli impegni costringevano spesso Kurt fuori New York e le volte in cui rimaneva in città il lavoro era comunque troppo per tornare a casa ad un'ora decente. Blaine scriveva il suo romanzo a casa, ma non riusciva più a curarlo dovendosi occupare da solo sia della casa che di Elizabeth, così alla fine furono costretti ad assumere una tata. 
Lo stipendio di Kurt era alto, ma le spese erano tante e il libro di Blaine non era ancora stato pubblicato, perciò alle liti per la continua assenza del più grande si aggiunsero anche quelle per i soldi e la situazione sembrava non riuscire a migliorare.
Una sera in particolare Kurt tornò a casa alle due e mezza da una di quelle che Blaine chiamava "le sue festicciole", ma che in realtà erano party della redazione per parlare d'affari, trovare nuovi clienti o farsi pubblicità.
Entrò in camera con un terribile mal di testa e la mente annebbiata da qualche bicchiere di troppo di champagne; lasciò cadere senza particolar cura la giacca sulla sedia vicino al letto e notò il marito ancora vestito, seduto sulla poltrona accanto al comodino che lo stava fissando con rabbia. Lo aveva aspettato sveglio. 
Iniziò come un normale bisticcio per l'orario di rientro, ma pian piano divenne qualcosa di più grande; presero a rinfacciarsi ogni cosa, a riversarsi addosso l'un l'altro vecchi rancori tenuti nascosti e alla fine a Blaine sfuggì dalle labbra quella domanda che da mesi lo tormentava nelle notti in cui era costretto a dormire in un letto freddo, quando era costretto a preparare la cena solo per due perché sapeva che suo marito non si sarebbe fatto vedere, mentre facevano l'amore e quegli occhi azzurri erano lontani.
Alla fine quella domanda uscì.
«Hai un altro, Kurt?»
Il più alto lo guardò ammutolito e scoppiò poi a ridere amaramente scuotendo la testa con disappunto, gli diede le spalle iniziando a sbottonarsi la camicia per cambiarsi.
«Kurt, rispondimi!»
Urlò alla sua schiena senza ricevere risposta.
«Kurt. KURT!»
Finalmente si girò e gli occhi dorati umidi di lacrime e terrorizzati incontrarono quelli azzurri, freddi.
«Mi ami ancora?» Sussurrò il più piccolo temendo la risposta.
«Come pretendi che ti ami se non sei in grado di fidarti di me?»
Le parole che pronunciò parvero scottare Blaine che si ritrasse.
«Bene, se è così non vedo motivi per cui restare.»
Detto questo il moro afferrò la sua giacca ed uscì.
Kurt rimase immobile fissando il punto dove qualche attimo prima Blaine gli aveva posto una domanda semplicissima "mi ami ancora?" e la risposta era altrettanto facile: "sì, come il primo giorno.", ma invece il suo stupido orgoglio lo aveva portato a dire quelle cose perché voleva che suo marito soffrisse, voleva punirlo per averlo sottoposto a quella specie di terzo grado quando l’unica cosa che voleva era dormire e smaltire la sbornia.
La porta dell'ingresso sbatté e lui si girò di scatto.
Blaine se n'era andato davvero.
Il mondo parve cadergli addosso.
«Dov'è andato papino?»
Elizabeth lo osservava sulla soglia con gli occhi pieni di sonno e il cagnolino, Jack, al seguito e in quel momento scoppiò a piangere.


Il flusso dei suoi pensieri fu interrotto da uno sbadiglio della figlia che non passò inosservato. Le sorrise passandole una mano tra i capelli «Basta televisione per sta sera. Andiamo a prepararci per la nanna.»
Era stato un anno difficile, per questo quando Stacey aveva chiamato Kurt invitandolo a portare Liz a passare un po' di tempo da lei aveva accettato subito.
Stacey era la madre surrogato che lui e Blaine cinque anni prima aveva scelto per dare alla luce un bambino per loro; più o meno un anno dopo averla conosciuta, e dopo alcuni tentativi, era nata Elizabeth, una bellissima bambina dai capelli ricci corvini, la pelle olivastra e due occhioni verdi come la madre, occhi che al momento erano arrossati per il pianto recente.
Quel pomeriggio Stacey era uscita in veranda e aveva dimenticato la porta aperta, Jack aveva allora colto l'occasione per farsi una corsetta sotto la pioggia, ma da allora non era più tornato.
«Jack è tornato?»
Quella vocina piena di speranza gli spezzò il cuore e lo portò di nuovo in un passato non tanto lontano.

«Papino è tornato?»
Erano state le prime parole che Elizabeth gli aveva rivolto appena l’aveva svegliata la mattina seguente e lui si era quasi fatto violenza per costringersi a non piangere.
«No, tesoro. Non è tornato»


«Allora, papà? È tornato?»
«No, tesoro. Non è tornato.»
Gli occhi le si riempirono di lacrime e le sue labbra si aprirono a formare un silenzioso "oh". 
«Liz, amore.» La chiamò Stacey dall'altra parte della stanza «vieni con me a farti il bagno, dai. Vedrai che il tuo Jack tornerà presto»
La bambina lentamente prese la mano che la donna le porgeva e la seguì in bagno.
Rimasto solo Kurt decise di tornare sulla veranda. Appoggiò le mani sul parapetto osservando la pioggia che ancora cadeva fitta; una folata d'aria fresca lo investì facendolo rabbrividire. Inconsciamente portò la mano all'anulare sinistro giocherellando nervosamente con la fede.
Blaine. 
Dov'era Blaine?
Chiuse gli occhi e i ricordi lo investirono nuovamente. 
Ogni volta che si ritrovava solo quelle immagini ricomparivano. 
Quella notte in cui, dopo dieci anni di matrimonio, si era sentito come quando era al liceo e credeva che nella sua vita non ci sarebbe mai stato nessun amore perché era troppo sbagliato per essere amato. Sbagliato, così si sentiva in quel letto ormai vuoto.
Riaprì le palpebre e una lacrima bollente gli rigò la guancia.
Alla sua sinistra udì un improvviso trambusto, una caduta, qualcosa che si rompeva e subito un uggiolio. Poi Jack fece la sua comparsa soddisfatto e felice seguito a ruota da un Blaine bagnato fradicio.
«Hey, dici che Stace si arrabbierà tanto per quel vaso? È che i gradini erano bagnati e scivolosi. Credo anche di essermi... Perché piangi?»
Scosse la testa.
«Brutti ricordi, niente di più...»
Il più piccolo gli si avvicinò accarezzandogli il viso per asciugare le sue guance.
«Sicuro?»
Come risposta Kurt si piegò leggermente verso il basso catturando le sue labbra in un bacio lento, intrecciò la lingua a quella del marito sentendo sulla propria il suo sapore dolce.
Con un sospiro si allontano di qualche centimetro incontrando quegli occhi dorati che lo osservavano adoranti.
«Sono contento che tu sia tornato, Blaine.»
«Ma Kurt, sono stato via poco più di due ore. Jack era scappato e...»
«Non intendevo oggi.»
«Oh... Beh, io non ti dirò mai addio.»
Kurt sorrise a sentirlo usare le parole che tanto tempo prima erano state sue. Si sporse di nuovo in basso verso le labbra del moro per baciarlo. Quando una goccia si staccò dai capelli di Blaine finendo sul suo labbro arricciò il naso ridendo.
«Credo sia meglio tornare dentro e farti fare una doccia o ti prenderai una polmonite o peggio, continuerai a gocciolarmi sui vestiti macchiandomeli. E poi dobbiamo dire a Liz che...»
«JACK È TORNATO!»
«Okay, lo sa già.»
Attraverso la vetrata potevano avere la chiara visuale di un'Elizabeth decisamente sovreccitata che saltava ovunque sprizzando felicità.
«È decisamente figlia tua, le mancano solo il papillon e una base musicale.»
Jack si scrollò il pelo mandando goccioline in ogni dove provocando l'isteria della bambina.
«Jack! Questo vestito è pulito, me lo sporcherai tutto!»
Blaine si girò con aria compiaciuta verso il marito.
«Dicevi?»
«Dicevo che è proprio ora che tu ti faccia una doccia!»
Prese per le spalle il riccio, che ancora ridacchiava, e lo spinse in casa dove la bambina stava ancora sgridando il cane per averle sporcato il vestito.
Passandole vicino scoppiarono tutti e due a ridere guardando il povero Jack che non sapeva più dove nascondersi.

Sì, era stato un anno terribile e ne avevano passate tante, ma alla fine ce l'avevano fatta. Il loro amore, ancora una volta, si era rivelato più forte di tutto.

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Rumor3 Bianco