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Autore: Chutch    26/07/2013    1 recensioni
La storia di Alice e Marco.
Due animi legati da un sentimento che però non sono capaci di accogliere.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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COME LACRIME DI PIOGGIA
 
Era una giornata fredda e piovosa. Alice osservava le persone dalla sua finestra. Gente incappucciata camminava veloce sulle strade ghiacciate. Le macchine sfrecciavano a tutta velocità. Alice si chiedeva come mai quella gente avesse tanta fretta. Come mai non si fermavano un secondo per osservare il mondo? Alice era una bambina di 7 anni che quel giorno prese il cappotto, la sciarpa e i guanti e scese in giardino. Alice amava vedere la pioggia. Sentirla sulle guance. Adorava l’odore che si liberava in cielo quando pioveva. Quel giorno stette lì, a contemplare ogni goccia con attenzione. Si avvicinò alle foglie e osservò come l’acqua scivolava leggera su di esse. Quando alla sera dovette rientrare in casa aveva un brutto raffreddore. La mamma la sgridò ma a lei non importava perché aveva osservato la pioggia e la pioggia la metteva sempre di buon umore. A volte si chiedeva da dove arrivasse tutta quell’acqua e la mamma rispondeva che erano le lacrime degli angeli che piangono per la lontananza di chi hanno dovuto lasciare. Alice non era stupida, sapeva che non era così. Però certe volte gli piaceva far finta di crederci.
 
A tutti piace far finta di credere in qualcosa. A Marco piaceva far finta di credere nell’amore della sua ragazza. In fondo sapeva che lei non lo amava, non quanto lui amava lei, però non riusciva ad ammetterlo a se stesso. Troppe volte la scusava e la proteggeva, la amava troppo per lasciarla andare. Marco aveva sedici anni quando capì finalmente che non era felice. Non si accontentava più di quel poco amore che riceveva. Un giorno mentre camminava tornando a casa si accorse di una piccola figura che lo seguiva con lo sguardo. Rallentò e permise alla ragazza, sua coetanea, di raggiungerlo. Insieme iniziarono a chiacchierare. Quando arrivarono al portone della giovane lui si sentì dispiaciuto e mentre poggiava la cartella nella sua stanza sentì di aver trovato e perso qualcosa in pochi minuti. Sentì il bisogno di ritrovare quella cosa ad ogni costo ma sapeva che l’avrebbe trovata soltanto stando in compagnia di quella ragazza.
Steso sul letto si chiese come aveva potuto non accorgersi in tutto questo tempo dei meravigliosi occhi di Alice.
 
Quando finì la scuola Alice era la persona più felice del mondo, sentiva ormai di essere grande. Finalmente poteva uscire con i suoi amici senza regole per il rientro, poteva divertirsi come e quando voleva. Alice lavorava in una piccola caffetteria nel centro. Aveva deciso di guadagnare qualcosa per quell’estate e quello era il suo ultimo turno, poi sarebbe finalmente stata in vacanza. Senza pensieri. Certo, doveva studiare per entrare all’università ma si sentiva già pronta in molti campi. Quel giorno Alice si sorprese non poco quando una figura alta entrò nel locale. Teneva la mano ad una biondina. Insieme si sedettero e quando lei andò a prendere le ordinazioni si accorse che quel ragazzo era proprio Marco. Fece finta di non riconoscerlo. Prese gli ordini e tornò dietro il bancone. Quanto erano stati bene insieme? Quanto aveva sofferto però, quando lui l’aveva lasciata? Diceva che lo opprimeva, gli dava troppe attenzioni, che lo soffocava. Alice in realtà lo amava, e si sa che non c’è un modo giusto per amare. Così lei lo amava come sapeva amare. La ragazza che si era seduta vicino a Marco era proprio quella per cui lui aveva trovato Alice. Quel giorno tornò a casa di corsa, non si fermo ad osservare quel temporale estivo. Non osservò le gocce cadere. Alice ormai era grande. Non perdeva così il suo tempo. Mentre tornava a casa si chiese perché le persone scelgono sempre chi sanno procurerà loro più dolore. Forse è proprio questo l’amore. Sperare che l’altro, nonostante abbia le capacità di farlo, non ci ferirà. Purtroppo, si disse Alice, queste speranze sono sempre vane.
 
Quando Marco si sposò, non guardò negli occhi Alice, purtroppo non è favola. Guardò negli occhi quella ragazza biondina che tanto lo aveva ferito da giovane. Marco voleva credere che quella ragazza lo amasse davvero. Sapeva che mentiva a se stesso. Lo sapeva ma nascondeva le briciole sotto il tappeto. Lontano dalla vista, lontano dal cuore. Certe volte però per noi è più importante credere che vedere. Molte volte negli anni a Marco tornò in mente Alice. Quando stava male, quando era a letto con la febbre, nessuno lo aiutava. Alice lo avrebbe fatto. Nessuno lo accarezzava con la cura di Alice. Nessuno lo amava come lo amava Alice. Se ne rese conto troppo tardi. Quando divorziò, andò a cercare Alice. La trovò però tra le braccia di un altro uomo e con due bellissimi bambini. Due bambini con gli stessi occhi della madre.
 
Alice era felice. Giunta ormai a metà della sua vita aveva ciò che desiderava. Una marito che si prendeva cura di lei, due bambini che la amavano e perfino un coniglietto che zampettava per tutta casa. Ad Alice non mancava niente. O meglio, le mancavano tante cose ma ciò che aveva le bastava. Ormai non si sedeva più in veranda a osservare le gocce scivolare sul vetro. Non si fermava in piedi vicino alla finestra con una cioccolata fumante in mano per osservare la gente che camminava veloce. Sgridava i suoi figli quando tornavano a casa con il raffreddore. Era sempre di fretta. Correva da casa al lavoro, dal lavoro a casa. Niente soste. Poco divertimento. Lavorava per vivere e viveva per lavorare. L’unica volta che rimase a casa per più di un mese fu quando, diversi anni dopo, suo marito morì. La casa era così vuota senza le sue risate. Alice sentiva di aver perso un pezzo del suo cuore. Come se da un giorno con l’altro ti rubassero un polmone. La fitta che si era insinuata nel suo petto era troppo grande e troppo profonda per sperare che guarisse. Giorno dopo giorno diventava più grave quel peso che doveva sopportare. I suoi figli ormai erano grandi e li vedeva poco. Si chiese se anche sua madre si fosse sentita così sola quando lei aveva lasciato casa.
Alice però non era una debole. Un giorno riprese in mano le redini della sua vita e rincominciò il percorso zoppicando un poco.
 
Marco a ottant’anni era solo. Non aveva avuto figli. Fino a quando la sua pelle liscia lo permetteva aveva avuto un paio di fidanzate ma niente di duraturo. Quando poi le rughe erano diventate troppe, era rimasto solo. Aveva solo qualche amico che però vedeva raramente. Una notte mentre dormiva sentì una fitta al cuore e si svegliò in ospedale. Avevano parlato di un attacco cardiaco. Era steso su quel lettino bianco che aspettava. Aspettava che qualcuno varcasse la porta. Quella notte per la prima volta pianse per la morte di sua madre. Avrebbe voluto tornare bambino e annidarsi tra le sue braccia. Dirle che si sentiva solo. Lei lo avrebbe stretto forte e all’orecchio avrebbe sussurrato parole dolci e rassicuranti. Invece non c’era nessuno.
 
Alice quel giorno era in ospedale. La sua bella bambina aveva avuto a sua volta una bambina. E lei appena aveva saputo della nascita si era precipitata da sua figlia. Mentre aspettava era andata a fare quattro passi. Era l’unico modo perchè stesse tranquilla. Mentre camminava tra i corridoi sentì un uomo piangere. Non voleva disturbare però entrò lo stesso. Non riconobbe Marco o fece finta di non riconoscerlo, come quel giorno, al bar. Si sedette sul bordo del letto con quell’uomo anziano quanto lei e gli chiese perché piangeva. Lui le disse che si sentiva solo ed era per questo che piangeva. Allora lei lo fece alzare e lo portò davanti alla finestra. Scendeva la pioggia. -Guarda!- disse -Le vedi quelle gocce che cadono? Sono lacrime di chi ti vuole bene! Nessuno è solo a questo mondo!- rimasero a contemplare la pioggia cadere come solo chi ha vissuto poco o chi ha vissuto troppo può fare. Osservarono in silenzio fino a quando il cerca-persone di Alice iniziò a suonare. Doveva tornare dalla sua bambina. Mentre varcava quella porta Marco la fermò -Alice, ti ho amato per tutta la vita!- Disse l’uomo. -Anche io, ogni giorno della mia esistenza!- rispose la donna e con la fretta che solo una nuova vita ti può dare andò ad accogliere la nascitura.
 
Marco, con un peso in meno sul petto si sentì talmente leggero da salire tra gli angeli e pianse con loro per l’unica persona che si era lasciato indietro. Per l’unica persona che si era lasciato indietro per tutta la vita e che nonostante tutto lo aveva sempre seguito nel suo cuore.
  
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