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Autore: Shin83    26/07/2013    3 recensioni
[College!AU]
Tony è un nerd atipico, conta i giorni che lo separano dal MIT e si ubriaca alle feste.
Steve è il capitano della squadra di basket, fidanzata perfetta, vita perfetta. All'apparenza.
Che succede quando questi due mondi collidono?
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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There's no one quite like you
You push all my buttons down
I know life would suck without you

 

 
Gli ultimi mesi di Tony erano stati decisamente tra i migliori della sua vita.
Pazienza se doveva fare tutto di nascosto, Steve era suo, tutto suo, il MIT aveva accettato la sua iscrizione e anche i suoi prototipi di robotica iniziavano ad ingranare come voleva. Mancava solo la stima del padre, ma quello era davvero chiedere troppo.
Almeno, due delle tre cose a cui teneva di più era riuscito ad ottenerle, se lo faceva andar bene.
 

***

 
“Vederti così euforico da sobrio e senza alcun motivo fa un certo effetto, Tony.” Dichiarò Bruce prima di addentare il suo Club Sandwich.
Tony e l’amico si erano concessi un pranzo in mensa studenti, quel giorno, lo facevano di rado; di solito mangiavano in laboratorio o nella mensa riservata a professori ed assistenti del polo scientifico.
Tony sorrise, con la bocca ancora piena di cheeseburger e rispose: “Bè, non proprio senza motivo.”
“Io mi domando ancora quali dubbi potessi nutrire in merito alla tua accettazione al MIT.”
“Era solo ansia da prestazione. Sarebbero stati dei deficienti a non prendermi, e lo sai.”
“Quindi quale sarebbe il motivo?”
L’amico si limitò a sfoderare un sorriso a trentadue denti, alzando le sopracciglia in maniera trionfante, per poi addentare una patatina del suo contorno.
Bruce lo guardò per un attimo perplesso, ma poi realizzò.
“Oh. OH. Adesso ho capito. Bè, allora sì che hai dei motivi per essere euforico.”
“Quelle benedette risposte per le ammissioni dovevano arrivare prima. Però aspettare ne è valsa la pena. Dio Bruce, che corp-…”
“Alt, alt, alt. Non sono pronto per questo passo. I dettagli un’altra volta.” Rise, un po’ imbarazzato Bruce, era molto riservato quando si parlava di sesso, anche gli apprezzamenti troppo pesanti verso le ragazze lo mettevano a disagio.
“E che sarà mai, dottore! Quel fisico sarebbe perfetto per uno dei tuoi futuri manuali di anatomia.”
“A proposito di manuali di anatomia…” Bruce tirò fuori dalla propria borsa una busta bianca, con un logo bordeaux stampato sopra, per porgerla a Tony.
“Finalmente festeggio anch’io! E’ arrivata la mia lettera d’ammissione ad Harvard!”
“Dammi il cinque, campione! Nonostante, lo sappiamo entrambi, anche per te si trattasse di pura formalità. Sarebbe stato il colmo se non ti avessero preso.”
L’amico fece spallucce in senso di approvazione.
Mentre stavano ancora chiacchierando e mangiando tranquillamente, ad un certo punto, Tony avvertì una botta in testa.
“Ma che caz-“ imprecò, massaggiandosi la parte colpita.
“Oh scusa, scemo. Non ti avevo visto.” Era la voce sghignazzante di Bucky, che gli era appena passato accanto con un vassoio in mano e l’aveva colpito volontariamente, dandogli una gomitata.
Tony gli lanciò un’occhiataccia, ma la risposta del ragazzo fu una risata ancora più sonora.
“Quello stronzo.” Disse tra i denti.
“Scusa, Tony. Non l’ho proprio visto arrivare.” Si scusò Bruce.
“Ma ti pare? Mica è colpa tua se quello è un deficiente. Certe volte mi domando come un cretino del genere possa essere amico del mio Steve.” Disse, massaggiandosi ancora la testa e prendendo un sorso dalla sua bibita.
L’amico non riuscì a trattenere un sorriso all’affermazione di Tony “il mio Steve”.
“Senti, torniamo in laboratorio. Mi sono improvvisamente ricordato perché non veniamo quasi mai in questo covo di lobotomizzati.” Concluse Tony finendo la sua Coca Cola.
Bruce guardò l’orologio e poi rispose: “Facciamo in tempo a prenderci un caffè.”
Quindi i due raccolsero la loro roba ed uscirono dal self service.
 
Tony si chiuse in laboratorio per il resto della giornata, ancora un po’ alterato per il colpo in testa di Bucky, prima o poi l’avrebbe fatta pagare a quello stronzo.
Steve quella sera aveva una riunione in confraternita, decise quindi che non aveva motivo di tornare in camera e rimase in laboratorio. Il suo robottino tuttofare era quasi ultimato e non voleva sprecare delle ore preziose per andare a dormire.
Verso l’una e mezza vibrò il cellulare che teneva nella tasca dei jeans, era un messaggio di Steve.
Dormi o stai lavorando?
Sto lavorando. Tu, invece, cosa ci fai sveglio a quest’ora?
Sono tornato un’oretta fa e non riesco ad addormentarmi.
Se non stessi ultimando questo affare, verrei di corsa da te e ti farei stancare talmente tanto che dormiresti per ventiquattrore di fila.
Sei sempre il solito esagerato : P
Non sfidarmi, Steve.
Buonanotte Tony, cerca di riposare un po’.
Buonanotte crocerossina.
Naturalmente, Tony non chiuse occhio per tutta la notte e questo Steve doveva averlo immaginato, quando alle nove si presentò in laboratorio con due caffè ed un sacchetto di ciambelle.
“Buongiorno.” Salutò.
Tony, che era concentratissimo su alcuni cavi, con la musica a palla nelle auricolari, non lo sentì.
Steve quindi poggiò le cose su un tavolo di fianco e si avvicinò al suo ragazzo, stringendogli le braccia attorno alla vita e dandogli un bacio sul collo.
Tony sussultò a quel contatto inaspettato ed imprecò quasi urlando, anche se, si rese subito conto che le braccia che lo stavano cingendo erano quelle del suo ragazzo, quindi si girò per guardarlo in viso, ma non si liberò dalla presa.
“Che ci fai qui? Mi hai fatto prendere un colpo.” Lo rimproverò.
“Immaginavo di trovarti in laboratorio, sapevo che non mi avresti ascoltato, così ho deciso di portarti la colazione…” Rispose Steve mettendo su un finto broncio ed indicando i caffè e il sacchetto dei dolci
. Tony lo guardò mettere su quell’espressione e lo trovò adorabilmente disarmante. Anche per quello era pazzo di lui.
 “Ma che ragazzo premuroso che ho.” Gli disse in tono malizioso, rubandogli un bacio a fior di labbra.
“Scusami se sono conciato così, ancora mezzo sudato, ma ho pensato di venire qui da te subito dopo la corsetta mattutina.” Fece Steve, ndicando la sua tenuta da jogging.
“Ah, ma mi piaci quando sei tutto zozzo, hai un buon sapore quando sei sudato.” Lo azzittì Tony e lo baciò di nuovo, questa volta con più fervore, mordendogli il labbro inferiore e cercando con avidità la sua lingua. Non contento, fece scivolare una mano nei pantaloni della tuta di Steve, alla spasmodica ricerca di quello che era nascosto nei boxer.
Steve emise un piccolo gemito a quel tocco e disse: “To-Tony, forse è meglio prendere il caffè, prima che si raffreddi.”
Tony alzò lo sguardo, tenendo però ancora la mano nei pantaloni e gli rispose: “Mmm, potrei darti ascolto solo perché hai pronunciato la parola magica “caffè”, e sono già troppe ore che non ne bevo. Però certo che sei un po’ stronzo, ti presenti qui tutto sudaticcio, dopo che ho passato una nottata in bianco e poi mi costringi a scegliere tra te e il caffè.”
Steve rise a quell’affermazione, lo baciò sulla punta del naso e gli sfilò la mano dai propri pantaloni.
“Molla la presa, Tony.” Gli ordinò ridendo e, facendogli la linguaccia, andò a prendere la colazione.
Tony stava per raccontargli della gomitata presa da Bucky il giorno prima, ma si bloccò in tempo. Non gli andava di farlo litigare con l’amico, col rischio di farsi scoprire. Steve si accorse, però, che stava per dire qualcosa e gli chiese: “Volevi dirmi qualcosa?”
“Ehm, sì, poggiamoci lì per mangiare.” Disse, indicando un tavolo sgombro in un angolo della stanza.
Dopo aver sorseggiato un po’ del suo caffè ed addentato una ciambella, Tony ruppe il silenzio e chiese a Steve: “Non rischi di farti beccare a venire qui?”
“Volevo farti una sorpresa e poi, comunque, i miei amici si tengono alla larga da questa zona del campus.” Rispose dando a sua volta un morso al proprio dolcetto.
Tony alzò lo sguardo dal suo bicchiere e lo ammirò con occhi sorridenti.
“E poi ero curioso di vedere dove passi la maggior parte del tuo tempo. In fondo tu riesci a venire alle mie partite, no?” Aggiunse Steve con un sorriso sghembo, accompagnato dalle briciole che gli erano rimaste attorno alle labbra.
Tony vi passò il pollice per ripulirlo e rispose: “Hai ragione. Ti confesso che non pensavo fosse così divertente assistere a delle partite di basket, specialmente accanto a Peggy che smoccola le peggiori ingiurie. E’ una fonte inesauribile di imprecazioni. Se non fossi irreparabilmente attratto dal tuo fondoschiena, avrei potuto provarci con lei. E’ davvero tosta, oltre che una gran gnocca. Non l’avrei mai detto, credimi.”
“Ehi!” Protestò l’altro.
“Che c’è? Sei geloso?” Sghignazzò.
“Quindi tu stai con me solo per il mio sedere?” Chiese l’altro, fingendo di essere offeso.
“Ovviamente non solo per il tuo culo, c’è anche qualcos’altro in te, a cui non posso resistere, ma diciamo che è la ragione principale…” Non riusciva a smettere di ridacchiare.
La risposta di Steve fu il lancio di un tovagliolino appallottolato, dritto in faccia, dopodiché diede un’occhiata all’orologio attaccato alla parete proprio dietro Tony e si alzò dicendo: “Cavolo, si è fatto tardi. Ho lezione di Letteratura fra poco e devo passare in camera a farmi una doccia, prima. Ci vediamo stasera?”
“Dipende se riesco a finire con lui.” Si girò indicando una specie di braccio meccanico.
“Non fare l’ennesima nottata insonne.”
“Non posso promettertelo, manca davvero poco.”
“Almeno chiamami.”
“D’accordo.”
Quindi Steve gli si avvicinò e lo salutò con un bacio.
 

***

 
Anche quella sera, Tony non mise piede fuori dal laboratorio, però mantenne la promessa di chiamare Steve.
Passarono un’ora abbondante a chiacchierare del più e del meno e a dirsi sconcezze, o almeno, Tony le diceva, Steve si limitava a ridere e a rispondergli di tanto in tanto.
Ma quell’ennesima notte insonne portò i suoi frutti, Tony riuscì ad ultimare il suo braccio meccanico.
Lo scopo del robot doveva essere quello di aiutarlo nei lavori di precisione su altri esperimenti, ma sicuramente avrebbe finito per sfruttarlo nei suoi momenti di pigrizia acuta, che erano piuttosto frequenti al di fuori del lavoro.
Si era fatta di nuovo mattina e stava facendo le ultime prove sui comandi vocali, quando si trovò di nuovo Steve in laboratorio con la colazione.
“Potrei farci l’abitudine lo sai?” Lo salutò.
“Scordatelo. Se non ricominci ad andare a dormire, saranno guai per te.”
Tony per tutta risposta lo ignorò e lo esortò: “Guarda, Steve, guarda!”, si girò verso la macchina ed ordinò: “Dummy, mi serve il cacciavite a stella.”
Il robot, quindi, si girò di 180° per scansionare gli oggetti che aveva nel suo raggio d’azione, poi abbassò il braccio meccanico ed afferrò l’utensile richiesto, con il piccolo artiglio prensile che aveva all’estremità.
Tony allungò il braccio per farselo dare, ma la macchina lo fece cadere a terra.
“Scemo di un robot!” Sputò con disappunto.
Steve, che mentre assisteva alla scena si era sfilato il giubbotto e l’aveva abbandonato sulla prima sedia a portata di mani, rimase esterrefatto e riuscì solo a dire: “Porca miseria!”
“Posso fare di meglio, come vedi non è perfezionato.”
“Ma, ma è una macchina che risponde alla tua voce e sa riconoscere un cacciavite a stella!”
“Mi sto solo allenando. Fammi mettere mano alle attrezzature del MIT  e conquisterò il mondo.” Annunciò completamente senza alcuna modestia Tony.
“E’ davvero sbalorditivo!” Disse Steve avvicinandosi al macchinario ed osservandolo da vicino, come se guardando da una distanza ravvicinata potesse capire come funzionava il trabiccolo.
“No, tu sei sbalorditivo.” Gli rispose il ragazzo, avvicinandosi a lui ed abbracciandolo da dietro, gli diede un bacio tra le scapole. “Che ci fai di nuovo qui? Vuoi proprio farti beccare?”
Steve, dunque, si girò senza però liberarsi dall’abbraccio del fidanzato. “Sono venuto a vedere in che condizioni fosse la tua faccia e a portarti la colazione, visto che sono più di quarantotto ore che non esci da qui.”
Allora Tony, per cercare di nascondere il viso dallo sguardo scrutatore, affondò la testa nel petto del ragazzo più alto, incastrandola sotto il mento. Steve indossava un maglioncino blu con scollo a v e una maglietta bianca sotto.
“Come sei morbido Steeebe.” Disse, strusciando il naso sul collo del suo fidanzato.
Steve, quindi, gli alzò la testa sollevandogli il mento  tra indice e pollice. Notò immediatamente gli occhi cerchiati e l’aria stanca.
“Tony, sei distrutto, ti prego, vai a riposare un po’.”
“Ma va. Ieri sera ho anche mangiato!” Si giustificò.
“Sì, perché ho incrociato Bruce e l’ho pregato di portarti qualcosa.”
“E da quando fate comunella, voi due?”
“Da quando ci preoccupiamo per te. E poi l’ho incrociato ieri pomeriggio, abbiamo scambiato due chiacchiere.”
“Siete i soliti esagerati.”
“No, ti vogliamo bene.”
“Ah sì?”
“Sì.”
“In effetti, pensandoci, ora avrei proprio bisogno di qualcosa.” Disse in un tono che lasciava ben poco all’immaginazione.
“Di cosa?” Chiese Steve, anche se sapeva benissimo di cosa stesse parlando il suo ragazzo, conosceva quel tono.
La risposta, ovvia, di Tony fu tirare giù la zip dei jeans dell’altro ragazzo e aggiungere: “Di te.”
“To-Tony, dai. Qui? E poi sei stanco.” Farfugliò.
“Ho ventidue anni, sono arrapato e ho il mio ragazzo a disposizione. Ti prometto che dopo vado a dormire per un paio d’ore. Adesso, però, non farti pregare Stebe.”
“Ma ma se ci becca qualcuno?”
Per tutta risposta, Tony, con il telecomando, accese lo stereo ed alzò il volume fino al massimo consentito, si staccò momentaneamente da Steve ed andò a chiudere la porta a chiave. Riavvicinandosi al suo ragazzo, gli soffiò all’orecchio: “Ora non hai più scuse.”
Prese quindi a baciarlo sul collo. Sapeva che in quel preciso punto nell’incavo, poco più su della clavicola, lo faceva impazzire e pian piano iniziò a succhiare.  Mentre Steve cercava di dire qualcosa, Tony gli mise prontamente una mano nei boxer afferrandogli il pene, che inevitabilmente aveva iniziato ad inturgidirsi grazie a tutte quelle attenzioni, quindi al biondo uscì solo un gemito strozzato.
Dopodiché Tony lo spinse piano piano con le spalle al muro e Steve si abbandonò ai suoi desideri . Gli sbottonò i jeans, ripetendo i gesti dell’altro ed iniziandolo a masturbare a sua volta.
 “Steve, scopami” disse secco Tony poco dopo, sfilando la mano del suo ragazzo dai boxer.
Lasciò la presa sull’erezione di Steve e gli tirò giù jeans ed intimo, facendo poi lo stesso con i suoi.
L’altro, che aveva il respiro corto, riuscì a chiedere, ansimante, “Com-come facciamo se-senza…”
 Il candore e l’ingenuità di Steve in quelle situazioni lo facevano impazzire, anzi lo eccitavano ancora di più.
“Non preoccuparti, ci penso io.” Gli prese la mano sinistra e si cacciò indice e medio in bocca, leccandoglieli di gusto, quasi fossero un ghiacciolo, guardandolo dritto negli occhi e facendolo avvampare.
Ci giocò per un po’ e poi afferrò Steve per fare a cambio di posto, dandogli però le spalle “Ci siamo.” Gli disse.
Steve infilò le due dita umide di saliva nell’apertura di Tony, cercando di prepararlo al meglio e senza smettere di baciarlo, in quel caso sul collo. Tony si reggeva al muro con una mano e con l’altra aveva iniziato a masturbarsi.
Poco dopo, Steve iniziava a non resistere più, la sua erezione pulsava ed il desiderio lo divorava dal ventre.  Quindi, con cautela, iniziò a penetrare il ragazzo e a darsi il ritmo, una mano era andata ad intrecciarsi a quella di Tony per reggersi al muro, con l’altra gli aveva afferrato una coscia.
I loro ansimi aumentavano di pari passo con l’aumentare del ritmo delle spinte di Steve. Tony era il più chiacchierone anche in quei momenti, l’altro si limitava a gemere e ad eccitarsi maggiormente quando il ragazzo pronunciava il suo nome tra i respiri pesanti.
Fu Steve a venire per primo, accasciandosi con la testa imperlata di sudore sulla spalla di Tony, esausto. Quest’ultimo raggiunse l’orgasmo poco dopo, sporcando la maglietta che indossava.
Ancora col fiato corto, Tony disse: “Visto che non ci ha sentiti nessuno?”, Steve accennò un sorriso e chiese come fare per pulirsi. L’altro indicò un lavandino e si diedero una sistemata alla bene e meglio.
“Facciamo colazione, su, a quest’ora il caffè sarà freddo.” Disse, quindi, prendendo per mano il suo fidanzato e sistemandosi come la mattina precedente, sull’unico tavolo sgombro della stanza.
“Vieni alla partita, domani?” Chiese ad un certo punto Steve, che stava sorseggiando il suo the nero.
“Certo! Non vedo l’ora di sentire imprecare Peggy, oltre che ammirare te in pantaloncini blu.”
“Se vinciamo cercherò di svincolarmi presto dal pub, te lo prometto.”
“…e se perderete, dovrai venire a farti consolare da me.” Concluse Tony, facendogli l’occhiolino.
Steve arrossì e rise, aggiungendo: “Forse è il caso che vada.” Si alzò dalla sedia, cercando di ripulirsi dalle briciole.
“Vieni qui.”  Disse Tony con uno sguardo adorante. Steve gli si avvicinò e lo abbracciò, baciandolo sulla fronte.
“Prima o poi, questo giocare a nascondino finirà, te lo devo.”
Tony non rispose, si limitò ad abbracciarlo a sua volta e respirò a pieni polmoni il suo profumo. Amava affondare il viso nel torso di Steve, la sentiva come una cosa rassicurante.
“Vai a dormire, ti prego.” Lo supplicò.
“Va bene, Stebe.”
“Ciao.”
Steve gli lasciò un ultimo bacio e raccolse le sue cose per andarsene.
 

***

 
Sabato, giorno di partita.
Tony, come ormai era d’abitudine, comprò una Coca Cola grande e si sistemò sugli spalti vicino a Peggy. Questa loro consuetudine era tacita, non si parlavano in pubblico, per evitare che la gente si ponesse troppe domande, ma quella volta gli spalti erano ancora semivuoti e la ragazza azzardò un “Grazie Tony.” mentre tirava fuori dalla borsa uno specchietto per aggiustarsi i capelli. Il ragazzo quasi si strozzò con la sua bibita. “Pr-prego?” Rispose, voltandosi verso di lei.
Peggy finì di sistemarsi, rimise lo specchietto nella borsetta e senza distogliere lo sguardo dal campo, continuò: “Non mi fidavo di te, ma lo stai rendendo davvero felice e per questo ti ringrazio. Ma l’avvertimento di San Valentino rimane valido, se lo fai soffrire ti taglio le palle, ne puoi star certo.”
Tony la guardò con un sorriso accennato e rispose solamente: “Farò del mio meglio.”
 
La squadra di casa vinse anche quel match.
Tony aspettò Steve, il quale, come promesso, dopo i festeggiamenti obbligatori con il resto dei compagni, corse in camera dal suo ragazzo. Passarono la notte assieme, anche se dormirono poco e niente, o meglio, si addormentarono tardissimo e di conseguenza si svegliarono che era passato mezzogiorno da un pezzo. Dormirono uno accanto all’altro, Steve stringendo a sé Tony. Quest’ultimo fu il primo a svegliarsi, ma si godette la serenità del momento fin quando anche l’altro non aprì gli occhi.
“Buongiorno.” Sussurrò Tony.
Steve bofonchiò e si stropicciò il viso.
“Come fai ad essere così bello anche appena sveglio?” Gli chiese.
L’altro continuò a mugugnare mezzo addormentato, e lo azzittì con un bacio.
“Stavo pensando…” continuò imperterrito. “Cosa fai per lo Spring Break?”
“Dovrei andare in Florida con la confraternita.”
“E se li bidonassi e rimanessimo qui al campus? In quel periodo non c’è mai nessuno ed avremmo tutto a nostra disposizione.”
“Sai che non è una cattiva idea?”


 


E rieccoci!
Chiedo immensamente scusa per il mega ritardo!
Mi ero ripromessa di essere più celere, ma le mie buone intenzioni vengono sempre sabotate, quando mi ci metto!
Problemucci di salute, compleanno, caldo e notizie che arrivano a beccarti dritto nel coppino (se siete fan di Glee capirete di cosa sto parlando) non mi hanno aiutata affatto.

Visto che la mia betuccia Marti è partita per le vacanze, per il betaggio di questo capitolo ringrazio davvero di cuore la disponibilità di Outlaw_ che si è carinamente offerta a darmi una mano, così non ho dovuto prolungare ulteriormente l'aggiornamento.

Questo è un po' un capitolo di passaggio, non succede niente di che, anche se non trascurerei certi dettagli, che magari potrebbero tornare più avanti.
L'anno accademico sta finendo, ma... non aggiungo altro.

Alla prossima! (Non prometto nulla stavolta, altrimenti non voglio immaginare che cataclisma possa capitare per farmi ritardare!)

 

 

  
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