Ricordo con il fiato sospeso i tempi in cui potevo accarezzarti le guance rosa pallido.
Quando in una giornata piovosa passavamo le giornate avvolti in una coperta, sorseggiando tè caldo o guardando un film. Ti ricordi la prima volta che mi hai chiamata per invitarmi a mangiare un hot dog con te? Che invito stupido, e quanta passione dentro un panino cosparso di ketch-up.
Ricordo anche che ti sedevi affianco a me, con le mani intrecciate sulle gambe, e mi fissavi finché io non ti regalavo l’ennesimo bacio, allora a quel punto chiudevi quei maledettissimi occhi blu.
Quelle passeggiate al parco sotto la pioggia, quei week-end bollenti al lago con la pelle appiccicosa e le dita intrecciate nonostante il sudore tra i nostri palmi.
Mi ricordo l’ultimo sguardo di fuoco prima della tua scomparsa.
                                               
Te ne sei andato così, lasciando ogni cosa al suo posto, scaraventando il mio cuore per terra, sbriciolando il mio essere. Ho smesso di vivere il giorno, o meglio la notte, in cui mi hai lasciata.
Ti hanno portato via, contro la tua e la mia volontà.
Pensavo ti portassero lontano lontano, e pensavo che avremmo dovuto stare distanti per tanto tempo. E invece ti hanno portato in un posto che non c’è. Un posto che non si raggiunge se non tramite i ricordi. Non ti raggiungerò mai più.
L’unico posto in cui potrei sperare di rivederti, ma per vederti di nuovo dovrei togliermi la vita.
È uno sforzo troppo grande questo.
Avevamo giurato che non ci saremmo mai divisi, io avevo sentenziato che ti avrei seguito ovunque. E sono così indecisa, ho così bisogno di una sicurezza.
 
Ti ricordi quando dopo tre mesi insieme hai deciso di sposarmi? Un sogno eterno che non si è mai realizzato. Ricordo le pizze take away sulla strada per Narvik e la nostra prima vacanza insieme sulle coste gelate della Norvegia.
Oppure le ore passate in biblioteca a giocare tra gli scaffali rubando i libri più polverosi e antichi del reparto ‘storia’. Amo quella biblioteca.
Ricordo quando mi hai regalato 43 rose blu. 11 mesi dal nostro fidanzamento, 9 mesi aspettando Sophie, e 23 i miei anni.
 
Sto qui a pensare, con la tua bambina tra le braccia. Dorme tranquilla, con un’espressione un po’ seria. Io aspetto che si svegli affinché riempia questo silenzio, questo vuoto incolmabile che hai lasciato. È per lei che sono qui sofferente e non in quel posto che non c’è con te. Sono una madre e ho delle responsabilità, non posso strappare il sorriso a mia, o meglio nostra, figlia per l’amore che ho perso. Lei ora viene prima di tutto.
Sophie cresce bene, mette allegria a tutti, persino ai nonni! Persino a tua madre, che dopo la tua perdita non è più riuscita a sorridere.
Aspetto che nella mia vita ritorni un raggio di sole, ma mi accorgo sempre più che quello spiraglio di luce che cerco sta ora dormendo fra le mie braccia.
 
Ora mi ricordo i giorni passati a vomitare sul secchio arancione, mentre tu mi accarezzavi la schiena e io mi tenevo il pancione a gambe incrociate. Esattamente 7 giorni dopo, Sophie è venuta alla luce sul letto numero 13 dell’ospedale San Camillo.
Che ore strazianti in gravidanza, e che contrazioni dolorose durante il travaglio. E tu eri sempre lì accanto a me, perché tu facevi tutto quello che nessuno aveva mai fatto per me: c’eri.
Così ho affrontato tutte le difficoltà, i giorni bui e le paure.. con te al mio fianco, Lou.
Ora, oggi, sono passati 7 mesi da quando ti hanno strappato via dalla tua vita meravigliosa.
 
Arriva il peggio: ricordo quella maledetta notte in cui il telefono squillò svegliando anche la nostra bambina. Era l’ospedale che mi comunicava le tue gravi condizioni in seguito ad una sparatoria.
Mi precipitai da te, con le urla di Sophie nelle orecchie.
Quando arrivai al quarto piano dell’ospedale un infermiere mi bloccò. Eri già volato via. Io ero già sola durante il viaggio in macchina, mentre salivo le scale per arrivare da te, ero già sola.
Gli angeli tornano sempre al loro cielo.
 
Tua madre arrivò poco dopo con tua sorella e i tuoi due fratelli. Clara piangeva, mentre Max calciava nervoso la porta d’ingresso del reparto e Samuel abbracciava tua madre.
Io tenevo ancora Sophie tra le braccia, raggomitolata a terra contro il muro. Piangevo.
Sono passati 7 mesi, e no, il tempo non cancella né aiuta a dimenticare. Qualche volta sento il tuo respiro nel cuscino vuoto al mio fianco, ma come ho detto, il cuscino è vuoto.
Questa sera esco.
Ritrovo qualcuno dei nostri vecchi amici.. Niall, Harry, Liam. Può darsi che venga anche Zayn. Ha avuto un bambino pure lui, sai?
Forse avranno nuove fidanzate, non li ho più visti dal funerale. Sono stati tutti molto gentili e discreti quel giorno. Non hanno azzardato stupidi “se hai bisogno d’aiuto, noi ci siamo”.
Non comprendo perché alcune persone si ostinano ad ammiccare con queste battute. Certo che ho bisogno d’aiuto, e di sicuro non puoi aiutarmi tu. Ho perso un mio caro, semmai quello di cui ho bisogno è lui.
A quel giorno funebre che ricordo con riluttanza, sono seguiti i giorni più dolorosi.
Tutto cambia all’improvviso: casa vuota, letto vuoto, nessun abbraccio, nessun sorriso, nessuna parola, cuore infranto, mal di testa, notti insonni, solitudine.
Mi hai sconvolto la vita, Louis. Sei arrivato come un uragano: hai cambiato i miei progetti, mi hai presa con te, mi hai fatta sentire viva, mi hai dato una figlia, hai fatto della mia vita un sogno. Poi, improvvisamente e silenziosamente sei scomparso, lasciandomi di te solo un armadio pieno delle tue cose, tanti ricordi e Sophie.





ciao a tutti :) ho deciso di scrivere una nuova storia perché l'altra non mi soddisfa più di tanto. se vi piace (o non piace) vi prego di lasciare una recensione. vi ringrazio infinitamente se lo fate perchè mi motivate a continuare.
scusate se ci sono errori o se il capitolo è troppo breve, mi impegnerò per i prossimi!

grazie ancora, bacioni
eva :)