3 Marzo 2000
-"Tutti i bambini diventano adulti...
eccetto uno..."-
finisce di leggere suor Susan, chiudendo il libro di Peter Pan.
-Bene,
piccoli, ora andate tutti a dormire.- ci
dice poi, sorridendo ed uscendo dal piccolo dormitorio dell'orfanotrofio.
-Voglio
essere come Peter Pan!- esclama, deciso, il bambino nel letto
accanto al mio.
-Louis,
se diventerai come lui mi lascerai?- domando, spaventata
dall'idea di perdere il mio amico.
Louis smette di guardare il soffitto e si gira verso di me,
abbozzando un sorriso.
-Io
non ti lascerò mai, Ally. Ti porterò sempre con me, proprio come Peter ha
portato Wendy nell'Isola che non c'è. - mi risponde,
rassicurandomi.
-E
ora dormi, sei troppo piccola per rimanere sveglia fino a tardi.-
aggiunge, tornando a guardare il soffitto.
-Ho
solo due settimane in meno di te! Ho anche io otto anni!-
protesto, mettendo il broncio.
Lui ride e non risponde a quello che ho detto.
Louis è come un fratello per me, è lui la mia famiglia.
Non lascerò mai questo orfanotrofio senza di lui.
3 Gennaio 2010
Seduta sul mio letto, nel dormitorio, mi asciugo le lacrime che
continuano a scendere copiose lungo il mio volto.
Intanto, accanto a me, Louis è intento a preparare le valige per
lasciare l'orfanotrofio. Questa mattina si sono presentati qui i suoi genitori.
Sapevo che un giorno avrei dovuto separarmi da lui, ma non
riesco ad abituarmi all'idea di non dover vedere più Louis e di trascorrere gli
ultimi giorni che mi separano dal mio diciottesimo compleanno, giorno in cui
potrò lasciare l'orfanotrofio, sola.
Non mai trascorso una giornata senza Louis, sono sempre stata
con lui.
-Mi
mancherai...- mormoro, cercando di smettere di piangere.
-Tu
no. - afferma Louis, chiudendo la valigia.
-Davvero?-
domando, delusa.
-Certo.-
risponde lui.
-Non
mi mancherai perché verrai via con me. - aggiunge poi.
Spalanco gli occhi.
-Cosa
stai dicendo?- chiedo, confusa, alzandomi dal letto.
Louis mi asciuga una lacrima e stringe le mie mani fra le sue.
-Quando
eravamo piccoli ti avevo promesso che ti avrei portata sempre con me. -
sentenzia, sorridendo.
-Ora
prepara i bagagli.- aggiunge.
-Louis,
potrò lasciare l'orfanotrofio solo fra qualche giorno, non è ancora il mio
compleanno.- dico.
-Scapperemo!-
esclama, deciso.
-I
tuoi genitori ti stanno aspettando al piano di sotto, non puoi andare via.-
affermo.
-Io
non ho bisogno di loro.- dice lui.
-Tutti
abbiamo bisogno di qualcuno.- sentenzio.
-Io
ho te. Peter Pan non aveva i genitori, ma con lui c'era Wendy...-
mormora Louis.
Suor Susan, dopo aver bussato alla porta del dormitorio, entra.
-Louis,
sei pronto?- chiede, sorridendo.
-Posso
restare con Ally ancora qualche minuto?- domanda Louis a sua
volta.
-Certo.-
risponde la suora, sorridendo dolcemente.
-Ti
aspetto giù.- aggiunge poi, andando via e lasciandoci
soli.
Dopo interminabili istanti di silenzio, Louis si decide a
parlare.
-Abbiamo
poco tempo, prepara le tue valigie.- afferma.
Forse per paura di perdere per sempre il mio amico, riesco a
farmi convincere e, dopo qualche minuto, la valigia con tutte le mie cose è
pronta.
-Andiamo.-
afferma il moro.
-Ma
non possiamo certo passare dal piano di sotto.-
constato.
-Già...-
mormora lui.
-Usciremo
da questa parte!- esclama, spalancando la finestra.
Sbarro gli occhi, terrorizzata.
-Scherzi,
vero?!- domando, in preda al panico.
Lui scuote la testa, sorridendo.
Prende le valigie e le lancia fuori dalla finestra, facendole
cadere sul soffice prato del cortile.
-Bene,
ora tocca a noi.- afferma, salendo sul ramo dell'albero che
si trova proprio accanto alla finestra.
-Vieni.- dice,
porgendomi la mano.
La stringo e salgo sul ramo.
-E
se cado?- chiedo, terrorizzata.
-Pensa a dei ricordi felici. Solo così riuscirai a volare.- mi
risponde Louis, intento a passare da un ramo all'altro.
-Sei
un folle! Non siamo nell'Isola che non c'è!-
esclamo.
Lui scoppia a ridere.
-Io
sono Peter Pan, puoi fidarti di me, Wendy.-
sentenzia.
Scuoto il capo, sconsolata. Louis è davvero ossessionato da
Peter Pan.
Dopo qualche minuto, con l'aiuto di Louis, riesco a scendere
dall'albero.
Afferro la mia valigia e porgo al mio amico la sua.
Lui mi afferra per mano e, insieme, corriamo verso l'uscita
dell'orfanotrofio in cui abbiamo passato quasi tutti i giorni della nostra vita
fino ad oggi.
Dopo aver camminato a lungo, arriviamo, finalmente, in città.
Guardo, meravigliata, tutto ciò che mi circonda.
Le persone camminano lungo i marciapiedi, stringendosi nei loro
cappotti, necessari a proteggersi dal freddo dell'inverno, e i negozi sono
tutti illuminati.
-Così,
questa è la città...- afferma Louis, guardandosi intorno.
Non molto lontano da noi, un bambino è seduto su una panchina.
Ha la testa sulle ginocchia e piange.
Preoccupata, corro verso di lui con Louis al seguito.
-Ehi,
tutto bene?- domando, accarezzando i capelli biondi del
piccolo.
Il bambino alza il capo e mi squadra con i suoi grandi occhi
azzurri, lucidi, in questo momento, a causa del pianto.
-
No. - risponde, stropicciandosi gli occhi.
-Che
cosa è successo?- chiede Louis, sedendosi accanto a lui.
-Sono
stanco di essere solo.- afferma il piccolo.
-Non
dovevo scappare dall'orfanotrofio...- mormora.
-Allora
tu sei il piccolo Charlie!- esclamo.
Lui
annuisce.
-Suor Susan è
molto preoccupata per te, non dovevi scappare.- sentenzio.
-Mi
dispiace...- sussurra lui.
-Beh,
Ally, non siamo in grado di giudicare...- mormora Louis.
-Anche
noi siamo scappati.- aggiunge poi.
-Davvero?-
domanda il bambino, meravigliato.
Io annuisco e mi siedo accanto ai due sulla panchina.
-Posso
restare con voi?- ci chiede Charlie poco dopo.
-Certo!-
esclama Louis, scompigliandogli i capelli biondi.
Dopo interminabili minuti di silenzio, mi decido a parlare.
-Ho
fame. - mi lamento, toccandomi la pancia.
-So io dove possiamo mangiare!- esclama Charlie, alzandosi dalla
panchina.
-Sul serio?- chiede Louis, meravigliato.
Il biondo annuisce.
-Qui
vicino abita la signora White, lei mi da sempre da mangiare e mi fa giocare con
il suo gatto!- esclama il bambino, euforico.
-Allora
andiamo da lei.- afferma Louis, caricandosi Charlie sulle
spalle.
Così, dopo esserci presentati, guidati da Charlie, arriviamo a
casa della signora White.
Ci apre un'anziana donna che, alla vista del piccolo, sorride.
-Ciao,
Charlie.- lo saluta.
-Ciao,
Lucy!- esclama il bambino, scendendo dalle spalle di Louis e correndo
ad abbracciare la donna.
-Loro
sono i miei amici. Lui è Louis e lei è Ally. Sono scappati anche loro
dall'orfanotrofio.- ci presenta.
-Oh,
sarete molto affamati, giusto?- ci chiede, apprensiva.
Il mio stomaco brontola, rispondendo per me.
La donna sorride.
-Ho
preparato il pranzo, venite a mangiare.- afferma, dirigendosi
verso la cucina.
La ringrazio e mi siedo a tavola, seguita a ruota da Louis e da
Charlie.
Durante il pranzo, chiacchieriamo allegramente con la signora
Lucy e le spieghiamo i motivi della nostra fuga.
Lei ci dice che possiamo passare a casa sua ogni volta che ne
abbiamo bisogno.
Le fa piacere la nostra presenza, è sola. I suoi figli abitano
in altre città e suo marito è morto qualche anno fa.
3 giorni dopo
Da quando sono scappata, trascorro la maggior parte delle
giornate a casa della signora White con Louis e Charlie. Fra due giorni sarà il
mio compleanno.
E' pomeriggio e sono in giro per la città con Charlie e Louis.
Il bambino ci chiede di accompagnarlo al parco giochi e, così,
stringendoci nei nostri cappotti, decidiamo di accontentarlo.
Louis spinge Charlie sull'altalena e io, intanto, li osservo.
-Louis, tu e
Ally siete angeli?-
domanda, improvvisamente, il piccolo.
Louis scuote il capo, ridendo.
Anche io, a mia volta, sorrido.
-Perché
dici così, Charlie?- chiedo.
-Nelle
mie preghiere ho sempre chiesto di avere una mamma e un papà e siete arrivati
voi.- mi risponde lui.
Louis, rabbuiandosi, smette di spingere Charlie.
-Non siamo i tuoi genitori, siamo solo tuoi amici.- afferma il
moro, venendosi a sedere accanto a me.
Il bambino, triste, annuisce e, successivamente, va a giocare
lontano da noi.
-Perché
sei stato così duro con lui?!- domando, arrabbiata.
-Noi
siamo solo due ragazzi, non siamo i suoi genitori.-
afferma lui.
-Ragazzi...-
mormoro.
-Gli
hai detto così per la tua stupida mania dell'essere Peter Pan, giusto? Non vuoi
crescere, per questo gli hai detto che non sei suo padre.-
ipotizzo.
-Essere
genitori è una cosa da grandi.- commenta Louis.
-Sei
proprio come Peter Pan, infantile, egoista e, sopratutto, sciocco!- lo
rimprovero, alterata.
-E'
questo che pensi di me? Che sono sciocco, egoista ed infantile?- mi
domanda, ferito, alzandosi.
Una lacrima scende lungo il mio viso.
-Si,
sei uno sciocco, proprio come lui che ha rinunciato al suo amore per Wendy, a
restare con lei, solo per la paura di crescere.-
rispondo.
-Io
non voglio crescere!- esclama.
-Io
voglio essere per sempre un ragazzo. Voglio sentire l'amore di un genitore o scartare
i miei regali di Natale e di compleanno, proprio come fanno i bambini.-
aggiunge poi.
-Louis,
tu sei cresciuto, ma potresti occuparti insieme a me del piccolo Charlie. Noi
siamo stati sfortunati e dobbiamo farcene una ragione, ma possiamo dare a quel
bambino l'affetto che noi avremmo voluto ricevere da dei genitori.- dico,
cercando di farlo ragionare.
Lui scuote il capo e si allontana da me.
-Non
sono pronto per crescere, per fare il padre.-
afferma, correndo via.
-Louis!- lo
richiamo.
Lui non si gira.
Mi lascio cadere a terra e mi porto le mani sul viso, iniziando
a piangere.
Ho perso il mio Peter, proprio come è accaduto a Wendy.
Sento il mio cuore spezzarsi e forse, solo ora ho capito il
perché. Io non ho mai considerato Louis come un semplice fratello, io mi sono
innamorata di lui.
-Ally,
stai bene?- mi domanda Charlie, preoccupato.
-Louis
è andato via...- mormoro, continuando a piangere.
Il bambino si siede accanto a me e mi abbraccia.
-Charlie,
mi occuperò io di te. - affermo, stringendolo forte fra le mie
braccia.
-Sarai
la mia mamma?- mi chiede.
Annuisco.
Lui mi asciuga una lacrima con la sua piccola manina e io
sorrido.
Questo bambino avrà l'amore di un genitore, l'amore che a me è
mancato.
2 giorni dopo
Oggi è il mio compleanno. Non ho avuto più notizie di Louis.
Ho portato Charlie al parco per giocare ed ora che si è fatto
tardi stiamo tornando a casa della signora White.
-Ehi,
ragazzina, ti va di divertirti con noi?- chiede una voce alle mie
spalle.
Spaventata, prendo in braccio Charlie e aumento il ritmo del mio
passo.
-Oh,
non scappare.- continua a dire la voce.
Non oso voltarmi e, terrorizzata, svolto, ritrovandomi, per mia
spiacevole sorpresa, in un vicolo cieco.
I due ragazzi che prima mi chiamavano, ghignando, si avvicinano
a me.
Io indietreggio, trovandomi con le spalle al muro.
I miei occhi verdi scrutano con paura i due individui e i miei boccoli castani ondeggiano
con il vento che soffia su Londra in una gelida serata invernale.
Charlie si stringe a me e chiude gli occhi.
-Aiuto!- urlo,
sperando che qualcuno mi senta e venga in nostro soccorso.
Uno dei due mi tappa la bocca.
-Fai
silenzio...- sussurra, mentre i suoi capelli rossi, a
causa della vicinanza, mi accarezzano la fronte.
Il sangue mi si raggela nelle vene. Spaventata, chiudo gli
occhi.
-Ehi,
lasciate stare la mia famiglia!- vengo risvegliata da una voce alquanto
familiare.
-Louis!- urla
Charlie.
Il mio cuore inizia a battere ad un ritmo accelerato.
Il moro colpisce con un pugno uno dei due individui, facendolo
cadere a terra e, successivamente, afferra il rosso per la manica della giacca
e lo scaraventa a terra.
-Non
provare mai più a toccarla!- gli urla, colpendolo con un calcio e
facendolo gemere.
Terrorizzati e doloranti, i due si alzano dal suo e corrono via.
Afferro Louis per le spalle e lo costringo a guardarmi.
I suoi capelli castani sono scompigliati e gli occhi sono gonfi
e rossi.
-Hai
pianto?- domando, accarezzandogli una guancia.
Lui stringe forte la mano, tenendola ferma sul suo viso.
-Io
ho sbagliato, scusami se ci ho messo tanto a capirlo...- sussurra,
minacciando di piangere.
-Sono
passati solamente due giorni, non preoccuparti.-
affermo, sorridendo.
Charlie, intanto, ci guarda e sorride.
-Avevi
ragione tu, Peter Pan è uno sciocco.- sentenzia.
-Io
non farò come lui, non lascerò andare la mia Wendy.-
aggiunge.
Sorrido.
-Hai
altro da dire?- chiedo.
Il moro annuisce.
-Sarò
un padre per Charlie e...- inizia a dire.
-E...- lo
incitiamo a continuare io e il piccolo.
-E
io ti amo, Ally. - conclude.
-Lo
sapevo!- esclama il bambino.
-Anche
io ti amo, Louis.- dico, abbracciandolo.
-Beh,
che cosa state aspettando?- ci chiede il biondo.
Lo guardo, confusa.
-Baciatevi!-
esclama.
-Io
chiudo gli occhi.- aggiunge poi, portandosi le mani sul viso.
Louis, sorridendo, posa le sue labbra sulle mie.
-Che
schifo!- commenta il bambino.
Mi allontano dal mio Peter.
-Hai
detto che non avresti guardato!- esclama il moro, prendendolo in braccio e
facendolo volteggiare.
Charlie ride e, a mia volta, felice, anche io sorrido.
25 Dicembre 2012
Io e Louis abbiamo adottato Charlie. Ora siamo una vera
famiglia.
Qualche anno fa ho convinto Louis ad incontrare i suoi genitori.
Sono due persone splendide. Hanno accolto anche me e Charlie a braccia aperte.
Avevano lasciato Louis in orfanotrofio poco dopo la sua nascita
perché non potevano permettersi le cure necessarie alla sua crescita.
Pochi anni fa, però, il papà del mio Peter Pan ha ottenuto il
ruolo di direttore di un'agenzia immobiliare e il suo primo pensiero è stato
quello di venire a cercare su figlio.
Ora, Louis lavora insieme a lui.
Con i soldi guadagnati da Louis, abbiamo comprato una casa in
cui andare a vivere insieme a Charlie.
Il piccolo ora va a scuola ed ha tanti amici.
Andiamo a trovare tutti i giorni la signora White per farle compagnia e, ogni
sera, passiamo anche all'orfanotrofio, che, sotto consiglio di Louis, suor
Susan ha chiamato 'L'isola che non c'è', per raccontare delle favole ai
bambini.
Ultima cosa, ma non meno importante, è che inizio ad apprezzare anche io il personaggio
di Peter Pan. Come Louis con i bambini dell'orfanotrofio, anche lui, infondo,
si prendeva cura dei Bambini Sperduti.
-A
cosa pensi?- mi domanda Louis, rimboccando le coperte
ad un bambino.
-Al
fatto che hai mantenuto la tua promessa. Mi hai portata sempre con te come
Peter ha fatto con Wendy.- rispondo io.
Lui sorride e posa le sue labbra sulle mie.
-E
lo farò, sempre.- dice poi, dopo essersi allontanato,
sorridendomi.
Spazio autrice:
Ecco, a dire la verità questa storia rendeva meglio nella mia
mente, ma spero che a voi lettori sia piaciuta.
Inizialmente, questa doveva essere una OS su Liam, ma poi ho
pensato che non c'è personaggio più adatto di Louis per interpretare Peter Pan.
Scusate eventuali errori di battitura e, se potete, fatemi
sapere cosa ne pensate di questa storiella con un commento superiore alle dieci
parole :)