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Autore: SameGioeCa1D    26/07/2013    8 recensioni
-Voglio essere come Peter Pan!- esclama, deciso, il bambino nel letto accanto al mio.
-Louis, se diventerai come lui mi lascerai?- domando, spaventata dall'idea di perdere il mio amico.
Louis smette di guardare il soffitto e si gira verso di me, abbozzando un sorriso.
-Io non ti lascerò mai, Ally. Ti porterò sempre con me, proprio come Peter ha portato Wendy nell'Isola che non c'è. - mi risponde, rassicurandomi.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3 Marzo 2000

-"Tutti i bambini diventano adulti... eccetto uno..."- finisce di leggere suor Susan, chiudendo il libro di Peter Pan.

-Bene, piccoli, ora andate tutti a dormire.- ci dice poi, sorridendo ed uscendo dal piccolo dormitorio dell'orfanotrofio.

-Voglio essere come Peter Pan!- esclama, deciso, il bambino nel letto accanto al mio.

-Louis, se diventerai come lui mi lascerai?- domando, spaventata dall'idea di perdere il mio amico.

Louis smette di guardare il soffitto e si gira verso di me, abbozzando un sorriso.

-Io non ti lascerò mai, Ally. Ti porterò sempre con me, proprio come Peter ha portato Wendy nell'Isola che non c'è. - mi risponde, rassicurandomi.

-E ora dormi, sei troppo piccola per rimanere sveglia fino a tardi.- aggiunge, tornando a guardare il soffitto.

-Ho solo due settimane in meno di te! Ho anche io otto anni!- protesto, mettendo il broncio.

Lui ride e non risponde a quello che ho detto.

Louis è come un fratello per me, è lui la mia famiglia.

Non lascerò mai questo orfanotrofio senza di lui.

 

3 Gennaio 2010

Seduta sul mio letto, nel dormitorio, mi asciugo le lacrime che continuano a scendere copiose lungo il mio volto.

Intanto, accanto a me, Louis è intento a preparare le valige per lasciare l'orfanotrofio. Questa mattina si sono presentati qui i suoi genitori.

Sapevo che un giorno avrei dovuto separarmi da lui, ma non riesco ad abituarmi all'idea di non dover vedere più Louis e di trascorrere gli ultimi giorni che mi separano dal mio diciottesimo compleanno, giorno in cui potrò lasciare l'orfanotrofio, sola.

Non mai trascorso una giornata senza Louis, sono sempre stata con lui.

-Mi mancherai...- mormoro, cercando di smettere di piangere.

-Tu no. - afferma Louis, chiudendo la valigia.

-Davvero?- domando, delusa.

-Certo.- risponde lui.

-Non mi mancherai perché verrai via con me. - aggiunge poi.

Spalanco gli occhi.

-Cosa stai dicendo?- chiedo, confusa, alzandomi dal letto.

Louis mi asciuga una lacrima e stringe le mie mani fra le sue.

-Quando eravamo piccoli ti avevo promesso che ti avrei portata sempre con me. - sentenzia, sorridendo.

-Ora prepara i bagagli.- aggiunge.

-Louis, potrò lasciare l'orfanotrofio solo fra qualche giorno, non è ancora il mio compleanno.- dico.

-Scapperemo!- esclama, deciso.

-I tuoi genitori ti stanno aspettando al piano di sotto, non puoi andare via.- affermo.

-Io non ho bisogno di loro.- dice lui.

-Tutti abbiamo bisogno di qualcuno.- sentenzio.

-Io ho te. Peter Pan non aveva i genitori, ma con lui c'era Wendy...- mormora Louis.

Suor Susan, dopo aver bussato alla porta del dormitorio, entra.

-Louis, sei pronto?- chiede, sorridendo.

-Posso restare con Ally ancora qualche minuto?- domanda Louis a sua volta.

-Certo.- risponde la suora, sorridendo dolcemente.

-Ti aspetto giù.- aggiunge poi, andando via e lasciandoci soli.

Dopo interminabili istanti di silenzio, Louis si decide a parlare.

-Abbiamo poco tempo, prepara le tue valigie.- afferma.

Forse per paura di perdere per sempre il mio amico, riesco a farmi convincere e, dopo qualche minuto, la valigia con tutte le mie cose è pronta.

-Andiamo.- afferma il moro.

-Ma non possiamo certo passare dal piano di sotto.- constato.

-Già...- mormora lui.

-Usciremo da questa parte!- esclama, spalancando la finestra.

Sbarro gli occhi, terrorizzata.

-Scherzi, vero?!- domando, in preda al panico.

Lui scuote la testa, sorridendo.

Prende le valigie e le lancia fuori dalla finestra, facendole cadere sul soffice prato del cortile.

-Bene, ora tocca a noi.- afferma, salendo sul ramo dell'albero che si trova proprio accanto alla finestra.

-Vieni.- dice, porgendomi la mano.

La stringo e salgo sul ramo.

-E se cado?- chiedo, terrorizzata.

-Pensa a dei ricordi felici. Solo così riuscirai a volare.- mi risponde Louis, intento a passare da un ramo all'altro.

-Sei un folle! Non siamo nell'Isola che non c'è!- esclamo.

Lui scoppia a ridere.

-Io sono Peter Pan, puoi fidarti di me, Wendy.- sentenzia.

Scuoto il capo, sconsolata. Louis è davvero ossessionato da Peter Pan.

Dopo qualche minuto, con l'aiuto di Louis, riesco a scendere dall'albero.

Afferro la mia valigia e porgo al mio amico la sua.

Lui mi afferra per mano e, insieme, corriamo verso l'uscita dell'orfanotrofio in cui abbiamo passato quasi tutti i giorni della nostra vita fino ad oggi.

Dopo aver camminato a lungo, arriviamo, finalmente, in città.

Guardo, meravigliata, tutto ciò che mi circonda.

Le persone camminano lungo i marciapiedi, stringendosi nei loro cappotti, necessari a proteggersi dal freddo dell'inverno, e i negozi sono tutti illuminati.

-Così, questa è la città...- afferma Louis, guardandosi intorno.

Non molto lontano da noi, un bambino è seduto su una panchina. Ha la testa sulle ginocchia e piange.

Preoccupata, corro verso di lui con Louis al seguito.

-Ehi, tutto bene?- domando, accarezzando i capelli biondi del piccolo.

Il bambino alza il capo e mi squadra con i suoi grandi occhi azzurri, lucidi, in questo momento, a causa del pianto.

- No. - risponde, stropicciandosi gli occhi.

-Che cosa è successo?- chiede Louis, sedendosi accanto a lui.

-Sono stanco di essere solo.- afferma il piccolo.

-Non dovevo scappare dall'orfanotrofio...- mormora.

-Allora tu sei il piccolo Charlie!- esclamo.

Lui annuisce.

-Suor Susan è molto preoccupata per te, non dovevi scappare.- sentenzio.

-Mi dispiace...- sussurra lui.

-Beh, Ally, non siamo in grado di giudicare...- mormora Louis.

-Anche noi siamo scappati.- aggiunge poi.

-Davvero?- domanda il bambino, meravigliato.

Io annuisco e mi siedo accanto ai due sulla panchina.

-Posso restare con voi?- ci chiede Charlie poco dopo.

-Certo!- esclama Louis, scompigliandogli i capelli biondi.

Dopo interminabili minuti di silenzio, mi decido a parlare.

-Ho fame. - mi lamento, toccandomi la pancia.

-So io dove possiamo mangiare!- esclama Charlie, alzandosi dalla panchina.

-Sul serio?- chiede Louis, meravigliato.

Il biondo annuisce.

-Qui vicino abita la signora White, lei mi da sempre da mangiare e mi fa giocare con il suo gatto!- esclama il bambino, euforico.

-Allora andiamo da lei.- afferma Louis, caricandosi Charlie sulle spalle.

Così, dopo esserci presentati, guidati da Charlie, arriviamo a casa della signora White.

Ci apre un'anziana donna che, alla vista del piccolo, sorride.

-Ciao, Charlie.- lo saluta.

-Ciao, Lucy!- esclama il bambino, scendendo dalle spalle di Louis e correndo ad abbracciare la donna.

-Loro sono i miei amici. Lui è Louis e lei è Ally. Sono scappati anche loro dall'orfanotrofio.- ci presenta.

-Oh, sarete molto affamati, giusto?- ci chiede, apprensiva.

Il mio stomaco brontola, rispondendo per me.

La donna sorride.

-Ho preparato il pranzo, venite a mangiare.- afferma, dirigendosi verso la cucina.

La ringrazio e mi siedo a tavola, seguita a ruota da Louis e da Charlie.

Durante il pranzo, chiacchieriamo allegramente con la signora Lucy e le spieghiamo i motivi della nostra fuga.

Lei ci dice che possiamo passare a casa sua ogni volta che ne abbiamo bisogno.

Le fa piacere la nostra presenza, è sola. I suoi figli abitano in altre città e suo marito è morto qualche anno fa.

 

3 giorni dopo

Da quando sono scappata, trascorro la maggior parte delle giornate a casa della signora White con Louis e Charlie. Fra due giorni sarà il mio compleanno.

E' pomeriggio e sono in giro per la città con Charlie e Louis.

Il bambino ci chiede di accompagnarlo al parco giochi e, così, stringendoci nei nostri cappotti, decidiamo di accontentarlo.

Louis spinge Charlie sull'altalena e io, intanto, li osservo.

-Louis, tu e Ally siete angeli?- domanda, improvvisamente, il piccolo.

Louis scuote il capo, ridendo.
Anche io, a mia volta, sorrido.

-Perché dici così, Charlie?- chiedo.

-Nelle mie preghiere ho sempre chiesto di avere una mamma e un papà e siete arrivati voi.- mi risponde lui.

Louis, rabbuiandosi, smette di spingere Charlie.

-Non siamo i tuoi genitori, siamo solo tuoi amici.- afferma il moro, venendosi a sedere accanto a me.

Il bambino, triste, annuisce e, successivamente, va a giocare lontano da noi.

-Perché sei stato così duro con lui?!- domando, arrabbiata.

-Noi siamo solo due ragazzi, non siamo i suoi genitori.- afferma lui.

-Ragazzi...- mormoro.

-Gli hai detto così per la tua stupida mania dell'essere Peter Pan, giusto? Non vuoi crescere, per questo gli hai detto che non sei suo padre.- ipotizzo.

-Essere genitori è una cosa da grandi.- commenta Louis.

-Sei proprio come Peter Pan, infantile, egoista e, sopratutto, sciocco!- lo rimprovero, alterata.

-E' questo che pensi di me? Che sono sciocco, egoista ed infantile?- mi domanda, ferito, alzandosi.

Una lacrima scende lungo il mio viso.

-Si, sei uno sciocco, proprio come lui che ha rinunciato al suo amore per Wendy, a restare con lei, solo per la paura di crescere.- rispondo.

-Io non voglio crescere!- esclama.

-Io voglio essere per sempre un ragazzo. Voglio sentire l'amore di un genitore o scartare i miei regali di Natale e di compleanno, proprio come fanno i bambini.- aggiunge poi.

-Louis, tu sei cresciuto, ma potresti occuparti insieme a me del piccolo Charlie. Noi siamo stati sfortunati e dobbiamo farcene una ragione, ma possiamo dare a quel bambino l'affetto che noi avremmo voluto ricevere da dei genitori.- dico, cercando di farlo ragionare.

Lui scuote il capo e si allontana da me.

-Non sono pronto per crescere, per fare il padre.- afferma, correndo via.

-Louis!- lo richiamo.

Lui non si gira.

Mi lascio cadere a terra e mi porto le mani sul viso, iniziando a piangere.

Ho perso il mio Peter, proprio come è accaduto a Wendy.

Sento il mio cuore spezzarsi e forse, solo ora ho capito il perché. Io non ho mai considerato Louis come un semplice fratello, io mi sono innamorata di lui.

-Ally, stai bene?- mi domanda Charlie, preoccupato.

-Louis è andato via...- mormoro, continuando a piangere.

Il bambino si siede accanto a me e mi abbraccia.

-Charlie, mi occuperò io di te. - affermo, stringendolo forte fra le mie braccia.

-Sarai la mia mamma?- mi chiede.

Annuisco.

Lui mi asciuga una lacrima con la sua piccola manina e io sorrido.

Questo bambino avrà l'amore di un genitore, l'amore che a me è mancato.

 

2 giorni dopo

Oggi è il mio compleanno. Non ho avuto più notizie di Louis.

Ho portato Charlie al parco per giocare ed ora che si è fatto tardi stiamo tornando a casa della signora White.

-Ehi, ragazzina, ti va di divertirti con noi?- chiede una voce alle mie spalle.

Spaventata, prendo in braccio Charlie e aumento il ritmo del mio passo.

-Oh, non scappare.- continua a dire la voce.

Non oso voltarmi e, terrorizzata, svolto, ritrovandomi, per mia spiacevole sorpresa, in un vicolo cieco.

I due ragazzi che prima mi chiamavano, ghignando, si avvicinano a me.

Io indietreggio, trovandomi con le spalle al muro.

I miei occhi verdi scrutano con paura i due  individui e i miei boccoli castani ondeggiano con il vento che soffia su Londra in una gelida serata invernale.

Charlie si stringe a me e chiude gli occhi.

-Aiuto!- urlo, sperando che qualcuno mi senta e venga in nostro soccorso.

Uno dei due mi tappa la bocca.

-Fai silenzio...- sussurra, mentre i suoi capelli rossi, a causa della vicinanza, mi accarezzano la fronte.

Il sangue mi si raggela nelle vene. Spaventata, chiudo gli occhi.

-Ehi, lasciate stare la mia famiglia!- vengo risvegliata da una voce alquanto familiare.

-Louis!- urla Charlie.

Il mio cuore inizia a battere ad un ritmo accelerato.

Il moro colpisce con un pugno uno dei due individui, facendolo cadere a terra e, successivamente, afferra il rosso per la manica della giacca e lo scaraventa a terra.

-Non provare mai più a toccarla!- gli urla, colpendolo con un calcio e facendolo gemere.

Terrorizzati e doloranti, i due si alzano dal suo e corrono via.

Afferro Louis per le spalle e lo costringo a guardarmi.

I suoi capelli castani sono scompigliati e gli occhi sono gonfi e rossi.

-Hai pianto?- domando, accarezzandogli una guancia.

Lui stringe forte la mano, tenendola ferma sul suo viso.

-Io ho sbagliato, scusami se ci ho messo tanto a capirlo...- sussurra, minacciando di piangere.

-Sono passati solamente due giorni, non preoccuparti.- affermo, sorridendo.

Charlie, intanto, ci guarda e sorride.

-Avevi ragione tu, Peter Pan è uno sciocco.- sentenzia.

-Io non farò come lui, non lascerò andare la mia Wendy.- aggiunge.

Sorrido.

-Hai altro da dire?- chiedo.

Il moro annuisce.

-Sarò un padre per Charlie e...- inizia a dire.

-E...- lo incitiamo a continuare io e il piccolo.

-E io ti amo, Ally. - conclude.

-Lo sapevo!- esclama il bambino.

-Anche io ti amo, Louis.- dico, abbracciandolo.

-Beh, che cosa state aspettando?- ci chiede il biondo.

Lo guardo, confusa.

-Baciatevi!- esclama.

-Io chiudo gli occhi.- aggiunge poi, portandosi le mani sul viso.

Louis, sorridendo, posa le sue labbra sulle mie.

-Che schifo!- commenta il bambino.

Mi allontano dal mio Peter.

-Hai detto che non avresti guardato!- esclama il moro, prendendolo in braccio e facendolo volteggiare.

Charlie ride e, a mia volta, felice, anche io sorrido.

 

25 Dicembre 2012

Io e Louis abbiamo adottato Charlie. Ora siamo una vera famiglia.

Qualche anno fa ho convinto Louis ad incontrare i suoi genitori. Sono due persone splendide. Hanno accolto anche me e Charlie a braccia aperte.

Avevano lasciato Louis in orfanotrofio poco dopo la sua nascita perché non potevano permettersi le cure necessarie alla sua crescita.

Pochi anni fa, però, il papà del mio Peter Pan ha ottenuto il ruolo di direttore di un'agenzia immobiliare e il suo primo pensiero è stato quello di venire a cercare su figlio.

Ora, Louis lavora insieme a lui.

Con i soldi guadagnati da Louis, abbiamo comprato una casa in cui andare a vivere insieme a Charlie.

Il piccolo ora va a scuola ed ha tanti amici.
Andiamo a trovare tutti i giorni la signora White per farle compagnia e, ogni sera, passiamo anche all'orfanotrofio, che, sotto consiglio di Louis, suor Susan ha chiamato 'L'isola che non c'è', per raccontare delle favole ai bambini.

Ultima cosa, ma non meno importante, è che  inizio ad apprezzare anche io il personaggio di Peter Pan. Come Louis con i bambini dell'orfanotrofio, anche lui, infondo, si prendeva cura dei Bambini Sperduti.

-A cosa pensi?- mi domanda Louis, rimboccando le coperte ad un bambino.

-Al fatto che hai mantenuto la tua promessa. Mi hai portata sempre con te come Peter ha fatto con Wendy.- rispondo io.

Lui sorride e posa le sue labbra sulle mie.

-E lo farò, sempre.- dice poi, dopo essersi allontanato, sorridendomi.

 

Spazio autrice:

Ecco, a dire la verità questa storia rendeva meglio nella mia mente, ma spero che a voi lettori sia piaciuta.

Inizialmente, questa doveva essere una OS su Liam, ma poi ho pensato che non c'è personaggio più adatto di Louis per interpretare Peter Pan.

Scusate eventuali errori di battitura e, se potete, fatemi sapere cosa ne pensate di questa storiella con un commento superiore alle dieci parole :)

 

  
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