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Autore: Mirin    26/07/2013    0 recensioni
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«Ma il verbo “rubare” non si traduce con “to steal”?» gli chiese, perplessa.
«Sì, anche. Il verbo “steal” infatti si usa in frasi idiomatiche» rispose con aria sicura, esponendo l’argomento, forte del fatto di essere due classi avanti a quella peste.
«Tipo “to steal someone’s heart” che significa “fare innamorare qualcuno”?» domandò lei.
«Già» confermò, colpito. Poi un’idea gli passò malefica per la testa.
«Per esempio “Shikaku steals Yoshino’s heart”» aggiunse con un ghigno sardonico che si guadagnò un altro lancio di penna.

oneshot| ShikakuXYoshino | AU.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikaku Nara, Yoshino Nara
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Shikaku alzò per l’ennesima volta gli occhi dal suo libro di inglese avanzato per posarli seccati su Yoshino, che si arrovellava con una frase dal suo eserciziario di lingua britannica.
«Sai che è snervante sentirti picchiettare con quella penna? Potresti anche smettere di farla scattare» disse con tutta la -poca, pochissima- calma rimasta in ogni sua singola cellula, guardandola inacidito.
Yoshino, lo sguardo incendiato dalla furia, lo squadrò con un sopracciglio sollevato. L’inarcamento di quella piccola e sottile striscia nera equivaleva allo stacco della linguetta in una granata a frammentazione, questo il moro lo sapeva molto bene.
«Scusa se non tutti siamo dei geni, Nara dei miei stivali» lo aggredì come un cane rabbioso, i denti digrignanti. Assomigliava molto a Tsume in quell’istante… o forse a Kuromaru.
«Dio, Yoshino, hai la finezza di uno scaricatore di porto!» esclamò sbalordito per lo sdegno della ragazza. Ok, era acida ed violenta, ma non così  irascibile!
La “finezza da scaricatore di porto” fu ulteriormente marcata dalla ragazza, la quale gli tirò la propria biro sul naso con un gesto stizzito.
Shikaku la schivò all’ultimo secondo, sventando un possibile omicidio.
«Tu sei l’essere più avventato, impossibile e pericoloso del mondo!» l’apostrofò con durezza. Evitò di aggiungere l’aggettivo “terrificante” oppure Yoshino l’avrebbe scuoiato vivo sul serio -e poi lui ci avrebbe perso in virilità.
«La prossima volta non provocarmi!» ribatté nervosa ed un po’ imbarazzata, cosa che lui non notò.
«Ho solo detto la verità, otenbamusume.»
«MA ALLORA VUOI MORIRE, NE, NARA?!»
«…e voglio anche mantenere il senso dell’udito, mendokusee.»
Yoshino abbassò la voce. Non voleva dare soddisfazione a quel verme ma le era improvvisamente sovvenuto che si trovavano in biblioteca e lì era vietato urlare.
Gonfiò le guance, arrabbiata, e cercò di tornare a concentrarsi sui suoi compiti. Shikaku capì di colpo perché Yoshino fosse così intrattabile e sorrise sornione, come un gatto davanti ad un topo che finge di essere stecchito. Yoshino pensò che, contando anche la voce roca, bassa e vibrante che sembrava una sessione di fusa da micio, Shikaku poteva passare per un felino troppo cresciuto.
«Bastava chiedere, scema» mormorò e prese il volume dalle mani di un’impacciata come non mai Yoshino che tentò scarsamente di sfilarlo dalla sua presa.
«E molla!» disse per l’appunto Shikaku, studiando la pagina dove la ragazza stava avendo difficoltà.
Rossa come un peperone, lei abbassò il capo e biascicò: «la frase numero quattro.»
Shikaku lesse e Yoshino avvertì il solito dannato batticuore di quando succedeva -da lei soprannominato “tachicardia da cadenza”-: aveva una pronuncia troppo perfetta, quell’accento gli donava particolarmente e la faceva impazzire.
«The thief thieves a gem in jewelry but alert ring, so police straightaway arrives at the place and arrests him.Dov’è il problema?» chiese, grattandosi il mento con il pollice.
Yoshino, in brodo di giuggiole, lo osservò sognante, domandandosi quanto sarebbe stato umiliante per lei chiedergli di leggere ancora. Ed ancora. Ed ancora.
«Shikaku l’inglesino» farfugliò, temporaneamente priva di ogni freno inibitore. Sentiva la bava bagnarle le labbra e non si preoccupò di asciugarla –almeno fin quando Shikaku non la guardò, in attesa. In quel preciso istante batté la testa, prima appoggiata con mollezza alla mano, sul banco per impedirgli di vedere la sua faccia da ebete ed arrossì ancora per la sua enorme disinvoltura.
«“Thief” e“thieves”» mugugnò, imbronciata «significano la stessa cosa. Sono il singolare e il plurale di “ladro”, quindi in verbo non c’è.»
Shikaku scoppiò a ridere quasi fino alle lacrime, al ché Yoshino -desiderando strozzarlo con le proprie mani- alzò il volto, sconcertata.
«CHE HAI DA… che hai da ridere, disgraziato?!» esordì, all’inizio strillando per poi modulare il tono in uno più consono: sottile, certo, ma sempre mortifero.
«“Thief” significa “ladro”, sì, ma “thieves” è la terza persona del verbo “rubare”, non il plurale, baka!» l’ammonì Shikaku, quasi soffocando per la mancanza di ossigeno.
La ragazza sentì un incendio inarrestabile venire appiccato sul suo viso, che si propagò fino al collo. Che razza di figura! Davanti a Shikaku, poi! Era imperdonabile!
Gli rifilò un’occhiata in cagnesco e scrisse con la penna di riserva la traduzione esatta sul suo quaderno a spirale, maledicendolo. Mordicchiò il tappo blu e rigido con aria pensierosa, meditava su qualcosa, perciò Shikaku le intimò di sputare il rospo prima di farlo uscire di nuovo dai gangheri -anche quel gesto faceva troppo rumore.
«Ma il verbo “rubare” non si traduce con “to steal”?» gli chiese, perplessa.
«Sì, anche. Il verbo “steal” infatti si usa anche in frasi idiomatiche» rispose con aria sicura, esponendo l’argomento, forte del fatto di essere due classi avanti a quella peste.
«Tipo “to steal someone’s heart” che significa “fare innamorare qualcuno”?» domandò lei.
«Già» confermò, colpito. Poi un’idea gli passò malefica per la testa.
«Per esempio “Shikaku steals Yoshino’s heart”» aggiunse con un ghigno sardonico che si guadagnò un altro lancio di penna.
Stavolta non riuscì ad evitarlo e la plastica si abbatté impietosa sul suo setto nasale, facendolo pulsare di dolore.
«Yoshino!» imprecò prima di stringerlo con forza: pregava non gli si fosse rotto nulla.
«Fai tanto l’indifferente ma se uno ti punge nel vivo rispondi sempre a botte» mormorò, risentito, mentre spostava la sua attenzione su un altro punto della stanza.
Yoshino fu tentata dallo sbattergli anche il quaderno su quella sua brutta faccia da furbastro ma poi si trattenne: la vendetta è un piatto che va servito freddo e lei non voleva surriscaldarsi ancora per l’ottusità di Shikaku Nara.
«Sarà» commentò maliziosa, alzandosi dalla sua sedia ed avviandosi ancheggiante verso l’uscita della biblioteca «ma a me pare che qualcun altro fells for my neckline
Shikaku, a rischio infarto, cadde dalla sedia e si schiantò sul pavimento. Quella dannata donna! …ah, l’aveva giocato! pensò, con un sorriso gongolante che andava dall’orecchio all’altro. In fin dei conti, la camminata dondolante di Yoshino era stata un bel premio di consolazione.
Also for your ass” avrebbe voluto aggiungere, ma si morse la lingua: non era affatto da gentiluomini e lui non ci teneva a passare per un pervertito come Inoichi.
E poi ci sarebbe stata una prossima volta, no?
 
ladie’s a gentleman! (author’s corner):
Ah, ma quanto mi piace questa? Scritta di getto in tre ore e mezzo di lavoro furioso, completamente a caso e nonsense! La adoro, la adoro troppo! Certo, ho una fifa blu per gli eventuali errori d’inglese (normalmente mi destreggio abbastanza bene con la traduzione inglese-italiano ma con la italiano-inglese spesso combino macelli incredibili) quindi se ne trovate qualcuno avvertitemi immediatamente e provvederò a correggere, quindi mi scuso in anticipo.
Era da un po’ che non aprivo Word e scrivevo semplicemente perché mi andava, senza curarmi della grandiosità del risultato o del suo senso generale, in parte per questa crisi da pagina bianca che mi sta prendendo -maledizione!-, in parte perché la voglia di scrivere mi ha parzialmente abbandonato (anche se credo che le cose siano collegate). Quindi non è un granché, non è un capolavoro, ma è una sof fluff ed in parte comica, e poi il nome dello ShikaYoshi va sempre innalzato. È AU, d’accordo, ma chissenefotte.
Love to everyone, amore imperituro ai lettori e venerazione per i recensori!
Kiss,
Ladie.
   
 
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