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Autore: bjpolar    26/07/2013    3 recensioni
Non sempre le cose vanno come dovrebbero andare. Rachel lo sa', e ora si trova distrutta, a causa di un qualcosa piu' grande di lei, piu' grande di chiunque. Justin, ora, ha preso una strada diversa dalla sua, senza però esserne consapevole. Due strade che si dividono, fin troppo presto.
Genere: Drammatico, Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Justin Bieber, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«Ehi, se vuoi puoi andare, sai che non mi offend..» lo bloccai subito.
«No. Assolutamente no Justin. Io non ti abbandono.» presi la sua mano delicatamente, per poi stamparvici sopra un leggero bacio.
«Ma..tra poco devo andare, lo sai anche tu.» rispose lui, alzando impercettibilmente il capo verso di me.
«Ti aspetterò, come sempre, va bene? Rimarrò qui.» controbattei io fermamente, sapeva che non l'avrei mai lasciato lì da solo, a costo di aspettare in solitudine seduta sul pavimento freddo.
«Va bene Rachel, vedo che la tua indole testarda non è ancora sparita.» sorrise. Amavo quel sorriso, anche se a causa ti tutto quello che stava capitando, gli stava capitando, non era più lo stesso di una volta.
«Signor Justin Bieber?» irruppe una voce nella stanza, era il momento.
«Si?» rispose lui, sussurrando.
«E' il momento, lo sa'.» disse l'infermiera, avvicinandosi al letto, per aiutarlo a scendere.
«No, ce la faccio, la prego, non sono disabile.» disse lui, scocciato.
«Justin, calmo..» cercai di calmarlo.
«No Rachel, cazzo, fino a prova contraria, riesco ancora a camminare.» concluse scendendo dal letto, e barcollando fino alla soglia della porta, dove scomparve con quella donna che pochi minuti prima ci aveva interrotti.
Mi alzai dallo sgabello accanto al letto e mi sdraiai per qualche minuto sul divano, avevo così sonno.

«Rachel? Rachel? Ci sei?» mi chiese una voce angelica, punzecchiandomi di tanto in tanto il braccio.
«Si, scusa, eccomi. Justin? Hai finito? Di già?» urlai, ero imbarazzata, non volevo dormire davanti a lui, gli avevo promesso che l'avrei aspettato, possibilmente sveglia.
Mi guardai in torno ma non vidi nessuno. Mi sentii sollevata. Justin non era ancora arrivato. Ma allora chi mi aveva svegliato? Cercai delle spiegazioni plausibili ma quando sentii delle acute risatine che provenivano dal basso e vidi due piccole testoline bionde che mi fissavano, riuscii a capire cosa stesse succedendo.
«Ciao piccole pesti.» mi inginocchiai e aprii le braccia, aspettando che quei piccoli corpicini mi saltassero addosso.
«Raci, Raci!» come previsto Jaxon e Jazmin mi saltarono addosso, travolgendomi. Per quanto fossero piccoli avevano forza da vendere.
«Mi siete mancati.» sorrisi. Erano i fratellini di Justin, venivano a trovarlo di tanto in tanto. Il padre, Jeremy, li lasciava lì, e poi se ne andava, tornando solo per riportarli a casa. Odiava l'idea di dover rimanere in questo posto orribile. Ma come biasimarlo? Anche io lo odiavo, così freddo, così bianco. Era tutto triste lì. Ma dovevo rimanere, dovevo farlo per Justin. Era il mio migliore amico, non potevo abbandonarlo. Oh, ma chi voglio prendere in giro, io non sarei riuscita ad abbandonarlo, nemmeno se avessi voluto, perchè lo amavo. Lo amavo da star male, ma non volevo dirglielo, avrei di sicuro rovinato tutto quello che si era creato tra noi, dal momento in cui lui di certo non ricambiava i miei sentimenti. Come avrebbe potuto? Lui era un angelo, tanta bellezza, bontà e dolcezza non potevano conciliarsi in un essere umano, non era scientificamente possibile. Lui era così perfetto che non esisteva nessuna parola per poterlo descrivere; era semplicemente Justin. Per questo motivo non potevo osare, o almeno non in quelle circostanze. Lui aveva bisogno di me come amica, aveva bisogno di supporto. 
«Raci, ci sei?» chiese Jaxon, sventolando la sua esile manina davanti a me.
«Certo peste, ci sono sempre.» sorrisi. 
«Quando torna Justin?» chiese un altra vocina, vicino a Jaxon. 
«Jazzy, Justin è a fare una cosa ora, tra poco torna, ok?» mi rivolsi a lei, sempre sorridendo.
«Raci, Justin sta' tanto male, vero?» chiese sempre lei. Notavo la tristezza nei suoi occhi. 
«No tesoro, tranquilla, tutto andrà bene.» le risposi, sorridendo. In realtà non sapevo con certezza cosa dire, non sapevo che fare. Non sapevo nulla.
«Ehi Rachel eccom..ciao piccoli!» sentii una voce dolce dietro di me.
«Justin, Justin, Justin!» i bambini si allontanarono dal mio abbraccio e corsero verso Justin. Si, sapevo che fosse lui, nonostante non ne avevo la certezza visiva. Come facevo? La sua voce era inconfondibile. Tanto melodiosa quanto unica. Oramai era diventata la mia droga.
«Piano, ehi!» disse lui ridendo. Una delle poche vere risate che oramai riusciva a sprigonare.
«Justin, ma tu stai perdendo i capelli.» Osservò Jaxon, tastandogli il capo dopo essersi arrampicato sulla schiena del fratello.
«No, Jax, sono i capelli che stanno perdendo me, e non sanno che bomba sexy stanno lasciando andare.» disse fingendo un broncio, per poi ammiccare subito dopo. Era incredibile come, anche in circostanze del genere, fosse sempre lui, il solito vecchio Justin.
«Ehi, Justin, non pensi sia ora di sdraiarti un po'?» chiesi voltandomi verso di loro, distruggendo quel bellissimo quadretto familiare che si era creato in quei pochi istanti.
«Si, sono un po' stanco.» mi disse, cercando di sorridere, quando in realtà, non ne aveva proprio voglia. Camminò piano verso il letto, e, dopo che gli misi apposto le coperte, si sdraiò con cura.
«Senti Rachel, non è che potresti..»
«Prendere un bicchiere d'acqua e già che ci sono prestarti le mie cuffie? Certo Justin.» finii io la sua frase, sorridendo. Lo conoscevo troppo bene.
«Grazie, sei fantastica.» rispose sorridendo per davvero.
«Niente, è il minimo. Anche tu lo sei.» aggiunsi, ridendo. 
Presi le cuffie dalla mia borsa e gliele porsi, ma per quanto riguarda l'acqua, sarei dovuta andare al distributore per prenderla.
«Torno subito. E vi raccomando piccoli, lasciate respirare vostro fratello.» conslusi, sapendo che non lo avrebbero fatto riposare un attimo.
Uscii dalla porta ma dirigendomi verso il luogo desiderato, andai a sbattere contro qualcuno che andava di fretta.
«Oh, signorina Cortes, era proprio lei che cercavo, puo' venire un secondo?» mi chiese un uomo sulla quarantina, tutto vestito di bianco. Era il medico di Justin.
«Certo.» risposi cordialmente.
Ci dirigemmo verso il suo studio, dove mi fece accomodare davanti a lui.
«Sa', queste informazioni non potremmo comunicarle a lei, visto che non è una parente del Signor Bieber, ma vede, siamo costretti. Lei è l'unica che sta' con lui, ogni giorno.» disse lui, con fare agitato.
«Certo, capisco, mi dica pure.» dissi io, impaziente.
«Vede, non so' come dirlo..ma..ecco, il cancro di Justin è peggiorato, radicalmente. Potrebbe non superare la notte.» disse, quasi tutto d'un fiato.
«Cosa?» no, non avevo sentito bene, non poteva essere. Sentii la terra tremare e la stanza girare, e da quel momento buio, buio assoluto.
 
 
«Signorina Cortes, Signorina Cortes, si svegli.» mi disse qualcuno, tenendomi la testa.
«Cosa..cosa succede?» chiesi stranita.
«Vede..le ho riferito quello che dovevo sul Signor Bieber..ed è svenuta.» disse mortificato.
Ora ricordavo tutto. No, non poteva essere. Non doveva finire così, no. Justin sarebbe dovuto guarire, io mi sarei dovuta dichiarare, e avremmo vissuto tutti felici. No. Non volevo, non potevo crederci.
«La prego mi dica che era uno scherzo..» lo supplicai con lo sguardo.
«Signorina, io non scherzo con queste cose.» disse lui, serio.
Ed ecco che dai miei occhi iniziarono a sgorgare fiotti di lacrime salate, come a volermi prosciugare. Non potevo lasciarlo andare, non potevo far morire il mio unico, grande amore, il mio migliore amico, il mio Justin. Mi liberai dalla presa del dottore, e corsi fuori dalla stanza, dirigendomi al distributore. Presi dell'acqua, e dopo essermi sistemata lungo il tragitto, rientrai nella stanza di quell'angelo. 
«Ehi.» dissi. Nessuno rispose. Così, curiosa, guardai verso il letto e notai che dormivano tutti. Ma quanto ero stata via? Non importava, non in quel frangente.
Posai la bottiglia e mi avvicinai al letto per togliere silenziosamente le cuffie che erano rimaste addosso a Justin.
«Uh, Be Alright.» dissi, avvicinando l'auricolare al mio orecchio. Quella canzone l'aveva scritta Justin, appena ricevuta la notizia del tumore, per convincere me e la sua famiglia che tutto sarebbe andato bene. Se fosse andato tutto bene, avrebbe voluto fare il cantante. Era così straziante sapere che non sarebbe successo. Sapere che quegli occhi nocciola non si sarebbero piu' scontrati con i miei. Sarebbe stato tutto orribile e vuoto senza lui. 
«Justin, Justin svegliati.» dissi, picchiettandogli dolcemente la mano, e notai che era freddo, troppo.
«Justin svegliati, non farmi preoccupare.» ripetei, ancora. C'era qualcosa che non andava.
«Justin, cazzo, alzati.» ripetei ancora, senza alcun miglioramento, se non quello di aver svegliato Jaxon e Jazzy che impauriti, scesero dal letto e si sedettero sul divano, non proferendo parola.
«Aiuto! Aiuto!» urlai, cercando di farmi notare da qualcuno che avrebbe potuto aiutarci. Lo stavo perdendo, ne ero certa. Fortunatamente entrò un'infermiera, che capendo cosa potesse star succedendo, corse verso il lettino d'ospedale.
«Sta' morendo, sta' morendo.» urlai, disperata. Jazzy e Jaxon erano il lacrime.
«Non si preoccupi, faremo il possibile.» mi rassicurò la donna. Prese Justin e lo portò via. 
 
Ci sedemmo fuori dalla sala rianimazioni, aspettando. Passarono minuti, ore, ma niente. Di Justin nessuna traccia. Solo dottori e infermiere che disperati uscivano e rientravano dalla sala. Ero frustrata, ero agosciata. Ero semplicemente morta dentro. 
Dopo un altra manciata di ore, uscì un uomo, che rivolgendosi a me, sussurrò stanco una frase che non avrei mai voluto sentire: «Mi spiace, signorina, abbiamo fatto il possibile..ma era tardi..non ce l'ha fatta.» spalancai gli occhi. Volevo rispondere, ma non usci nessun suono dalla mia bocca. Quella frase aveva fatto male, davvero molto male. Iniziai a piangere, per la seconda volta in un unica giornata, in modo isterico. Sentivo il respiro mancare, l'angoscia crescere, la gola seccarsi e le gambe sciogliersi. Dopo qualche minuto riusci a sussurrare, in preda ad un attacco nervoso un «Posso vederlo, un ultima volta? La prego.» Il dottore annuì tristemente, comprendendo la situazione.
Mi alzai da terra, dove poco prima mi ero accasciata in lacrime sentendo che le gambe non erano piu' in grado di mantenere eretto il mio corp, e quasi correndo mi precipitai all'interno di quella sala., dove lo vidi sdraiato su quel lettino, ancora più triste e malinconico di quanto lo ricordassi. Aveva gli occhi sigillati,il petto immobile, il volto inespressivo. La sua pelle aveva assunto una colorazione grigio/rosa, ma mi avvicinai per toccarlo. Era ghiacciato. Mi sedetti di fianco a lui, e inziai a parlargli, anche se sapevo che non avrebbe sentito, non più.
«Ehi Justin, so' che te ne sei andato, so' che non è colpa tua, ma ora siamo soli Justin, siamo disperati. Sai, io ti amavo, ma non ho mai avuto le palle di dirtelo, di provare a parlarti di ciò che provavo. Rimandavo sempre, dando per scontato che un giorno ce l'avrei fatta, ma non sapevo che un cancro era dentro di te, pronto a strapparti da me, da tutti. Eri così giovane, diciannove anni di sogni e speranze bruciati così, sul nascere. Ora, però, vivrò solo di rimpianti. Per non averti detto che ti amavo, che eri la ragione del mio sorriso, la ragione per cui mi alzavo la mattina; per non averti baciato, per non aver provato a far funzionare qualcosa che comunque sarebbe andato a finire male, a causa di tutto ciò che in questi mesi abbiamo scoperto. Sento lo stomaco contorcersi, pensando a quella minima percentuale riguardante il fatto che forse ti sarei potuta piacere, riguardante il fatto che magari anche tu quando mi vedevi ti sentivi felice, sentivi le farfalle nello stomaco, sorridevi senza motivo o ti sentivi agitato. Ora però concedimi un ultima cosa, Justin.» mi avvicinai a lui riprendendo fiato dopo il monologo che gli avevo dedicato, e lo baciai. A stampo, castamente, lo baciai. Sentii le sue labbra fredde, posate sulle mie, immobili. Era il nostro primo ed ultimo bacio. Non era nei miei piani darglielo così, darglielo in un momento del genere. Ripensai a tutti i momenti passati con lui, a tutte le bravate fatte, a tutte le risate e le litigate che si concludevano sempre con una pizza e una partita alla X-Box, e non riuscendo pi a mostrarmi forte iniziai a innondargli il volto di lacrime. In quel momento realizzai davvero che l'avevo perso, l'avevo perso per sempre; non si sarebbe svegliato, non mi avrebbe sussurrato all'orecchio che andava tutto bene, non più. Mi staccai dal lui e cominciai a cantare:
«Across the ocean, across the sea 
Startin' to forget the way you look at me now 
Over the mountains, across the sky 
Need to see your face and need to look in your eyes 
Through the storm and, through the clouds 
Bumps on the road and upside down now 
I know it's hard baby, to sleep at night 
Don't you worry 

Cause Everything's gonna be alright, ai-ai-ai-aight 
Be alright, ai-ai-ai-aight 
Through your sorrow, 
Through the fights 
Don't you worry, 
Cause everything's gonna Be Alright, ai-ai-ai-aight 
Be Alright, ai-ai-ai-aight»
Le lacrime continuavano a scendere, imperterrite, ma volevo continuare per lui.
«All alone, in my room 
Waiting for your phone call to come soon 
And for you, oh, I would walk a thousand miles 
To be in your arms 
Holding my heart 

Oh I, Oh I... 
I Love You 
And Everything's gonna Be Alright, ai-ai-ai-aight 
Be Alright, ai-ai-ai-aight 

Threw the long nights 
And the bright lights 
Dont you worry 
Cause Everything's gonna Be Alright, ai-ai-ai-aight 
Be Alright, ai-ai-ai-aight.
»
Dopo questa strofa, però, nonostante il mio bisogno di continuare non ce la feci, le parole mi morirono in bocca e quindi decisi che era arrivato il momento di alzarmi e andare, ma prima di uscire mi girai un ultima volta, sussurrandogli con voce flebile: «L'ho sempre detto che eri un angelo caduto per sbaglio dal paradiso, ma nessuno mi ha mai creduto; ora tornerai indietro. Addio Justin, ti amerò per sempre.» e uscii da quella porta, per la prima e ultima volta.

 

Eccomi con una nuova One-Shoot, bellissime.
Volevo renderla insolita e speciale, ed eccoci qua.
Recensite e fatemi sapere che ne pensate.
-Aurora
  
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