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Autore: Take_Me_ Home    26/07/2013    1 recensioni
Nessuno si è mai chiesto come Hermione Granger abbia scoperto di essere "speciale"?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Special

 
 
Immaginazione e voglia di essere superiore agli altri, come sempre. Ecco come la sua migliore amica di un tempo aveva spiegato i suoi insoliti comportamenti. Hermione ricordava benissimo le loro conversazioni al riguardo, che terminavano tutte con una serie di offese da parte di Georgia Fryn, questo era il nome della sua amica. Hermione sapeva di essere speciale, ma non perché voleva essere “superiore agli altri”. Lo sapeva e basta, ma nessuno era stato disposto ad ascoltarla, nemmeno i suoi genitori, troppo impegnati con il lavoro.
 Aveva sperato di poterne parlare con la sua migliore amica, ma neanche lei si era rivelata utile, semmai il contrario.
Da quel momento aveva cominciato ad evitarla e a lanciarle molteplici occhiatacce. Hermione era triste, ma perlopiù arrabbiata. Quando mai aveva detto delle bugie? Era sempre stata una ragazzina seria e studiosa, non le sarebbe mai venuto in mente di raccontare delle balle così grandi. Eppure nessuno le credeva e lei si sentiva sola.
 Forse era proprio per quello stato i solitudine che adesso si trovava rinchiusa in bagno, a piangere. Le piacevano i bagni della sua scuola: erano puliti e profumavano di detersivo per lavare i pavimenti. Era strano, ma ultimamente per lei era difficile trovare qualcosa che si avvicinasse alla normalità. Alzò un attimo il visino bagnato di lacrime e incontrò il suo stesso sguardo riflesso nello specchio di fronte a lei. Nell’aspetto fisico era una ragazza assolutamente normale: piuttosto bassina e magra, con i capelli cespugliosi e degli incisivi forse un po’ troppo sporgenti e grandi, ma comunque normale.
Era stata quasi costretta a rinchiudersi lì per colpa delle accuse dei suoi compagni. Erano appena tornati dalla loro ora di ginnastica, che avevano passato giocando a palla avvelenata. Era sembrata a tutti un’ora assolutamente normale, almeno fin quando l’unica rimasta da un lato del campo era stata Hermione, mentre l’altra squadra era quasi del tutto intatta.
Naturalmente tutta la squadra avversaria aveva cominciato a scagliare quante più palle poteva contro Hermione, ma nessuna riusciva ad avvicinarsi troppo a lei, che era rimasta assolutamente immobile. Ogni palla cambiava magicamente traiettoria ogni qualvolta si trovasse vicino alla ragazzina, ma questo i compagni non lo capirono.
Pensarono che, in qualche modo, lei stesse barando, quindi le si erano rivoltati contro, tutti, nessuno escluso. L’unica cosa che aveva potuto fare era stata chiudersi in quel bagno e piangere, piangere e piangere. Lei non aveva fatto niente, almeno non intenzionalmente. Non capiva perché quelle palle avessero reagito così, ma più che altro non capiva i suoi compagni. La conoscevano, sapeva che non avrebbe mai barato o detto bugie, perché non le credevano?
Ripensò a come aveva fatto ad infilarsi in quella situazione e le spuntò un sorriso. Solo qualche giorno prima, forse una settimana, aveva avuto la sua prima esperienza da “anormale”. Era nella biblioteca sotto casa sua, come al solito, e stava cercando qualche altro libro carino da leggere. Amava quel posto ma non sopportava il signore che ci lavorava.
Continuava a dirle che, secondo la su opinione, avrebbe dovuto smetterla di leggere libri “da grandi” e dedicarsi a quelli per la sua fascia di età. Non sapeva che lei quei libri li aveva già letti tutti anni orsono e che ora voleva provare nuove cose, più interessanti. Era un uomo dalla mente chiusa, e a lei stava antipatico, ma probabilmente il sentimento era reciproco, forse perché sua figlia, intravista qualche volte di sfuggita nella biblioteca, leggeva solo quelle riviste piene di robaccia.
E’ stato proprio per questa antipatia che, una volta aver notato un libro bello grosso dalla copertina scura nel ripiano più alto, non aveva chiamato il signore per farselo prendere, ma aveva cercato di arrampicarsi per prenderlo da sola. Il risultato? Un ruzzolone che non aveva fatto cadere solo lei, ma anche tutti i libri lì intorno. Ma, stranamente, non aveva toccato la moquette scura con la forza alla quale si era preparata, ma si era adagiata dolcemente su di essa, e così tutti i libri.
 Era rimasta sconvolta e, una volta aver messo in ordine i libri (il signore non si era accorto di niente), era corsa fuori dalla biblioteca per raccontare tutto alla sua migliore amica. Il resto era stato un po’ meno fantastico. Da quel momento aveva fatto più attenzione a quello che succedeva intorno a lei e aveva scoperto che la sua vita era piena di eventi come quello, bastava solo prestare un po’ d’attenzione. I vestiti che si riponevano da soli nell’armadio quando lei non aveva voglia di mettere in ordine; penne, matite, fogli che apparivano magicamente vicino a lei quando ne aveva bisogno... insomma, si accorse che molte cose che, secondo lei, accadevano per caso erano frutto di qualcosa di più grande. Ma c’erano anche dei momenti in cui credeva a quello che dicevano gli altri. Forse era solo la sua immaginazione, non era reale. Forse stava diventando pazza come una ragazza in uno dei tanti libri che aveva letto.
Ed era in quei momenti che aveva paura, perché fin quando era sicura della sua lucidità aveva qualcosa a cui aggrapparsi, ma quando pensava che gli altri avessero ragione era come se si svuotasse di ogni cenno di quel coraggio che la caratterizzava tanto. Mentre pensava a quelle cose la porta del bagno si aprì, mostrando la sua migliore amica.
“La maestra mi ha mandata a vedere perché non tornassi”, disse gelida, senza neanche degnare Hermione di uno sguardo. Rimase lì, aspettando che Hermione si asciugasse le ultime lacrime e si alzasse. Quando capì che sarebbe tornata in classe fece dietrofront e scomparve dietro la porta. Hermione prese un respiro profondo e fece per seguire l’amica, ma prima volle fare una prova. Si avvicinò al lavandino e si concentrò sul rubinetto, con l’intento di aprirlo. Dato che non successe niente si alzò e, dandosi della stupida, uscì dal bagno.
Non poteva sapere che, neanche un secondo dopo che era uscita dal bagno, quello stesso rubinetto si era aperto.
 

Erano passati un paio di giorni ed Hermione di trovava in giardino. Era l’ora della ricreazione e, al contrario di tutti i bambini che giocavano e correvano, lei era seduta in disparte a leggere uno dei suoi libri preferiti. Ogni volta che voleva sfuggire dalle chiacchiere delle sue compagne si rifugiava in quello spiazzo di giardino, vicino alle finestre della mensa. Se era fortunata poteva anche sentire il profumo di quello che sarebbe stato il loro pranzo qualche ora dopo.
Mentre leggeva un pettirosso si posò leggero vicino a lei, che lo fissò curiosa. Di solito gli uccellini non si avvicinavano agli uomini, cosa aveva quel pettirosso di strano? Lo guardò meglio, ma le sembrò proprio come gli altri pettirossi che aveva visto su un libro sugli uccelli qualche tempo prima. Rimase immobile per non spaventarlo, ma lui non sembrava essere timoroso, al contrario, prese a zampettare ancora più vicino a lei e le si posò su una gamba. Lo fissò e scoppiò a ridere, ma tornò subito seria.
Quel pettirosso le ricordava in qualche modo lei. Non era forse un pettirosso insolito, diverso da tutti gli altri? Magari anche lui era stato isolato dagli altri perché era diverso. Improvvisamente provò un senso di affetto verso quella creaturina posata leggermente sulla sua gamba.
Riprese a leggere il suo libro, felice di aver trovato un po’ di compagnia. Non poteva sapere che a pochi metri da lei Georgia Fryn e Anne Kelly stavano parlando proprio di lei.
“E’ una squinternata, non me la ricordavo così. Cosa le è successo?”, aveva chiesto Anne.
“Non lo so. Si è presentata un giorno a casa mia blaterando di chissà che cosa e dicendo che fosse magica. E’ di sicuro impazzita, ma era prevedibile, con tutti i libri che legge...”, aveva risposto Georgia.
“Perché non andiamo da lei e la costringiamo a dirci la verità?”, propose Anne e Georgia annuì.
In pochissimi secondi Hermione fu circondata dalle sue compagne. Il pettirosso ebbe un fremito e si rintanò velocemente nelle pieghe della sua gonna.
“Ma guardatela! Ora parla anche con gli uccellini! Quindi pensi di avere chissà quali poteri?”, le chiese Anne sprezzante. Hermione si limitò a guardarle impaurita.
“Ma certo, no? Lei deve sempre essere superiore agli altri”, continuò Georgia. In poco tempo gli altri compagni le circondarono per vedere cosa stesse succedendo. Hermione non sapeva cosa dire, era bloccata.
“E’ colpa di questi stupidi libri se si è montata la testa. Dammelo!”, disse Anne strappandole dalle mani il libro che stava leggendo. Hermione si alzò in piedi, privando il pettirosso del suo nascondiglio.
“Ridammelo!”, disse, ritrovando il suo innato coraggio. Non sopportava che qualcuno toccasse i suoi libri, era una delle cose che più odiava al mondo.
“E sennò che fai, ci lanci un incantesimo?”, la prese in giro Georgia. Strinse i pugni per contenere la rabbia mentre Anne sfogliava malamente il suo libro.
“Guarda quante sciocchezze! Ci credo che sei impazzita, con tutti questi...”. Hermione non le lasciò finire la frase e urlò con una voce che neanche credeva di avere.
“RIDAMMELO!”. Fu un secondo, accadde tutto troppo velocemente. Le finestre alle loro spalle si ruppero, come se qualcuno avesse tirato loro un calcio; il libro volò via dalle mani di Anne e atterrò dolcemente in quelle di Hermione che se lo strinse al petto e il pettirosso si alzò in volo con le sue piccole ali si lanciò verso Anne e Georgia.
“AAAAAAAAAH AIUTO!”, urlarono le bambine mentre le zampette del pettirosso strappavano i loro vestiti e graffiavano la loro pelle. Il gruppetto che le circondava se la diede a gambe scavalcando i vetri delle finestre. Hermione rimase immobile, shoccata. Sapeva che quello era sbagliato, che doveva far finire tutto, ma non sapeva come.
“Smettila, per favore!”, urlò e magicamente il pettirosso smise di aggredire le bambine, volando verso di lei e posandosi sulla sua spalla.
“T-tu s-sei un... mostro!”, urlò Georgia prima di scappare seguita da Anne. Hermione si lasciò cadere a terra, esausta. Almeno ora l’avrebbero lasciata in pace e le avrebbero creduto. Scosse la testa pensando che niente da quel momento sarebbe più stato lo stesso per lei. Niente più amici, risate... niente di niente. Eppure, non sapeva quanto si sbagliasse. L’anno scolastico finì e finalmente Hermione si lasciò alle spalle tutte quelle persone che la guardavano con sospetto.
I suoi genitori volevano che lei frequentasse la stessa scuola media del padre perché la ritenevano un’ottima scuola, ma Hermione era spaventata. Aveva paura che i suoi nuovi compagni reagissero come quelli vecchi e che trascorresse i suoi anni in quella scuola da sola, additata da tutti. Fu la notte del 31 giugno che tutto cambiò.
Un rumore stridulo svegliò tutta la famiglia Granger, che si riversò nel soggiorno, impaurita. Si scoprì solo dopo che il rumore era provocato da un gufo scuro che continuava a grattare le unghie sulla finestra della cucina per entrare. Guardarono meglio e notarono che il gufo aveva in bocca una lettera Lo fissarono stralunati, chiedendosi come fosse possibile che un gufo avesse portato loro una lettera. Qualcosa però scattò in Hermione, qualcosa le disse di aprire la finestra e di far entrare il gufo. E così fece, sotto le urla dei genitori. Il gufo entrò nella loro cucina e si posò dolcemente sulla spalla si Hermione, che lo fissava incredula. Lasciò cadere la lettera nelle mani della bambina e volò a posarsi sul tavolo, in attesa di qualcosa. I genitori di Hermione si fissarono in silenzio, prima di avvicinarsi lentamente alla figlia.
“A-allora che... che cos’è?”, chiese suo padre.
“E’ una lettera... per me!”, esclamò Hermione. Sua madre le prese dolcemente la lettera dalle mani e lesse il mittente. Sbiancò e passò la lettera al marito, che lesse sottovoce.
“Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts...”, bisbigliò e Hermione smise di respirare. Aveva sentito bene? “Magia e Stregoneria”?! Allora era tutto vero? Era davvero magica?
“Sarà uno scherzo...”, disse la madre e Hermione si rabbuiò. Già, e se fosse stato davvero uno scherzo?
“Apriamola!”, disse lei prendendo la lettera dalle mani del padre. Lesse la lettera ad alta voce con gli occhi che brillavano:
 

SCUOLA DI MAGIA E STREGONERIA
 DI HOGWARTS
Direttore: Albus Silente
 
(Ordine di Merlino, Prima Classe,
Grande esorcista, Stregone Capo, Supremo Pezzo Grosso,
Confed. Internaz. Dei Maghi)
 
Cara signorina Granger,
Siamo lieti di informarLa che Lei ha il diritto a frequentare la
Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà
l’elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie.
I corsi avranno iniziò il 1o settembre. Restiamo in attesa della
Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
Con ossequi,
Minerva McGranitt
Vicedirettrice.

In fondo al foglio c’era una lista di libri e cose da comprare. Hermione, leggendo “una bacchetta magica”, quasi svenne per la gioia. Si voltò verso i suoi genitori che la fissavano allibiti.
“Deve essere sicuramente uno scherzo, che diamine...”, esclamò suo padre.
“Ma papà! Non è uno scherzo!”, replicò Hermione arrabbiata. Era stufa che tutti la prendessero per pazza.
“Andiamo, non starai dicendo che...”.
“Papà, io sono magica!”, urlò finalmente Hermione. I suoi genitori la fissarono a bocca aperta, increduli.
“Non dire sciocchezze...”, replicò sua madre. Hermione si voltò arrabbiata verso la credenza della cucina, si concentrò e, con un gesto della mano, riuscì a far aprire uno degli sportelli. Silenziosamente un bicchiere di vetro volò verso di lei che lo afferrò. Si voltò verso i genitori mostrando il bicchiere.
“Avete visto? Io non sono pazza o in cerca di attenzioni, io sono magica!”, esclamò per l’ennesima volta. I suoi genitori non parlarono, non batterono ciglio... quasi non respirarono, ma cominciarono ad essere dubbiosi. Insomma, avevano appena visto la loro figlia aprire una mensola e prendere un bicchiere senza muovere un solo muscolo.
“F-fallo di nuovo”, sussurrò sua madre. Hermione si voltò verso il ripiano della cucina e chiamò a sé una saliera. Questa volta i suoi genitori si guardarono e suo padre prese la lettera dalle mani di sua figlia, la rilesse e poi la passò a sua moglie. Mentre aspettava di conoscere il suo futuro Hermione tremava. Aveva la possibilità di imparare, di essere circondata da gente speciale come lei... era il suo sogno che si avverava. Dopo aver letto la lettera sua madre uscì dalla stanza, per poi tornarvi in pochi secondi con una penna e un foglio. Si appoggiò al tavolo e cominciò a scrivere. Sia Hermione che suo padre si avvicinarono per vedere cosa stesse facendo, ma la donna non li lasciò sbirciare. Quando ebbe finito passò il foglio ad Hermione che lesse ad alta voce con il cuore in gola:
 

Gentilissima Professoressa McGranitt,
Saremmo fieri di iscrivere nostra figlia nella vostra scuola.
Possiamo chiedervi però dove comprare tutte quelle cose?
Speriamo in una vostra risposta e, soprattutto, preghiamo che il gufo non sbagli strada.
Con la speranza di risentirvi presto,
 
I coniugi Granger.
 

“Può andare secondo te?”, chiese la donna alla figlia sorridendo. Hermione si limitò ad urlare di gioia e ad abbracciare i suoi genitori. Sarebbe andata ad Hogwarts, e non sarebbe potuta essere più felice.
 

Era a questo che pensava circa 5 anni dopo. Alla fine era andata ad Hogwarts e per la prima volta dopo tanto tempo si era sentita bene, a casa. Aveva conosciuto delle persone stupende, ma nessuno avrebbe mai superato i suoi migliori amici: Harry Potter e Ron Weasley. Stava studiando per diventare una grande strega e, da quello che dicevano tutti, se la stava cavando bene. Ora si trovava nella Stanza delle Necessità, con i suoi 2 migliori amici, nell’attesa che un’altra lezione dell’Esercito di Silente iniziasse.
Era disposta a combattere contro tutto il male che stava avvolgendo il Mondo Magico perché quello ormai era il suo mondo, il mondo che si era conquistata andando contro tutto e tutti, standosene da sola, sentendosi chiamare pazza. Aveva rivisto Georgia Fryn e Anne Kelly quel Natale, quando era tornata a casa dai suoi. Andavano a scuola insieme ed erano state entrambe bocciate. Quando le aveva incrociate per strada erano rimaste a guardarla per pochi secondi, prima di scappare via urlando. Lei non era riuscita a trattenere un sorrisino compiaciuto. Lei stava diventando qualcuno, ce la stava mettendo tutta, e loro che tanto la criticavano erano rimaste sempre le stesse. Hermione era felice, anche se doveva combattere ogni giorno contro un regime che voleva schiavizzarli tutti. Lei era felice, e questo la ricompensava di tutto quello che aveva passato 5 anni prima.
 

Ah, lei ancora non lo sapeva, ma lo stesso incantesimo che aveva usato contro le sue compagne 5 anni prima lo avrebbe usato solo un anno dopo contro uno dei suoi migliori amici, o meglio, il suo ragazzo. 


Ciaooooooo!
Questa è la mia prima esperienza nel campo Harry Potter.
Boh, avevo finito di rileggere i libri per la 3876543 volta e mi sono chiesta:
"Ma come ha fatto Hermione a scoprire di essere una strega?"
ed ecco che è uscita questa roba qui.
Mi dispiace se fa cagare, ma ce l'ho messa tutta per far venire fuori qualcosa di decente.
Me la lasciate qualche recensione? E suuuuu!
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Grazie mille per aver letto fino a qui e doppie grazie se mi lascerete una recensione.
Ora vado. Un bacio.

  
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