Film > Titanic
Ricorda la storia  |      
Autore: Tomii    27/07/2013    2 recensioni
Devi farti forza, Rose. Glielo hai promesso.
Si disse tra sé.
Si asciugò le lacrime che selvaggiamente erano riaffiorate e assunse un aspetto deciso. Salì sulla nave e aspettò di arrivare in America. Lì avrebbe trovato una bella casa, un lavoro dignitoso e si sarebbe sposata con un bell’uomo possedente una ricchezza interiore, non cartacea. Proprio come Jack.
Rose si avvicinò a quel Jack che sembrava fatto di aria e acqua fresca di sorgente, inclinò la testa per baciarlo e lo guardò in segno di conferma.
Sorrise.
Non c’erano più ostacoli, finalmente poteva risentire quelle labbra morbide e vellutate sulle sue per l’ultima volta.
Era come se tesse baciando dell’acqua fresca in forma di Jack Dawson.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Dawson, Rosalinda Dewitt Bukater | Coppie: Jack Dawson/Rosalinda Dewitt Bukater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un caldo raggio di sole svegliò Rose, che si sentì stranamente rilassata.
Era sotto una pesante coperta, il sole era caldo e una sottile brezza fresca con il sapore del mare le inondava le orecchie e le narici, per di più il suo letto sembrava cullare.
Cullare.
Il battito cardiaco di Rose si fermò per due o tre secondi.
Tutto era come appena vissuto: l’ice-berg, il Titanic affondato, il rifugio sopra la porta di legno, Jack.
La morte di Jack, suo unico e vero grande amore.
Le lacrime non poterono fare altro che uscire fuori, impetuose, selvagge.
Si girò nel suo letto-barca, e vide una nave enorme. La più grande che avesse mai visto.
Sperò che fosse stato tutto un terrificante incubo, che Jack si trovava dentro quella nave, nel Titanic.
Le lacrime si asciugarono e il cuore riprese a battere, c’era ancora la possibilità che fosse stato un terribile incubo pronto a svanire in un niente.
E invece no.
La scritta CARPATHIA sull’immensa nave nera e bianca sembrò pesare una tonnellata sopra le sue spalle.
In fondo era consapevole che Jack era morto, ed era consapevole che non sarebbe più tornato come lo era del fatto che quella notte, Jack aveva usato le sue ultime forze per farle fare una promessa, un onore.
Ricordava ogni parola di quella lunghissima e allo stesso tempo breve notte che aveva portato via il suo cuore.
Devi farti forza, Rose. Glielo hai promesso.
Si disse tra sé.
Si asciugò le lacrime che selvaggiamente erano riaffiorate e assunse un aspetto deciso. Salì sulla nave e aspettò di arrivare in America. Lì avrebbe trovato una bella casa, un lavoro dignitoso e si sarebbe sposata con un bell’uomo possedente una ricchezza interiore, non cartacea. Proprio come Jack.
 
Quella sera, sulla Carpathia si stese un grosso manto di acqua gelida.
Pioveva a dirotto, e lei era senza un ombrello.
Avrebbe dovuto rimanere chiusa in camera fino all’arrivo in America.
Se Cal avesse saputo che Rose era su quella stessa nave non avrebbe aspettato un secondo a ricominciare a comandarla a bacchetta e usarla come moglie per ereditare tutti i suoi milioni.
Ma, sinceramente non le importava più di tanto. Se Cal sarebbe arrivato, gli avrebbe sputato in faccia una seconda volta e sarebbe scappata da un sottoufficiale qualunque in cerca di aiuto.
Si sentì picchiare dolcemente la spalla e il sangue si tramutò in ghiaccio rosso.
Ecco fatto, era Cal che la portava di nuovo dalla sua parte. Si girò.
Era invece un sottoufficiale con una penna e una serie di fogli.
Le sorrise, forse per pietà.
- Mi scusi signorina, qual è il suo nome? - Le domandò.
Rose sembrò rifletterci su dieci secondi.
Pensò che quello era il momento di cambiare vita. Decise di cambiare il cognome.
Da Dewitt Bukater decise di usare Dawson, Proprio come Jack.
- Dawson. Rose Dawson - rispose lei con gli occhi rossi dalle lacrime o dalla stanchezza sia fisica che emotiva; non lo sapeva nemmeno lei.
Quella notte Rose sognò molte cose, alcune ben chiare, alcune indistinte. Si svegliò di soprassalto nella quasi squallida cabina dove era stata messa. Aveva sognato Jack, aveva sognato il preciso momento in cui gli aveva detto “Lo prometto, Jack”.
Domandandosi per quanto ancora lo avrebbe sognato, si sorprese di trovarsi il viso irrigato di lacrime.
Lo asciugò e tornò a dormire.
 
14 Aprile 1913
- Jack, è passato esattamente un anni da quella orrenda notte. Mi sono fatta forza e ho continuato a vivere la mia vita, come promesso. – disse nelle sue solite preghiere della sera.
- Ho conosciuto un bel ragazzo, lui mi capisce e mi rispetta, proprio come te, mi ha chiesto di uscire e ho accettato. Fortunatamente io vivo da sola e non ho nessuno che sorvegli le mie passeggiate con lui. Non so se arriveremo a sposarci, non sono ancora pronta ad un passo così grande. Non con lui. -
Passarono due lunghi minuti che Rose contò con i ticchettii della sveglia. Centoventi esatti.
- Jack, tutto sarebbe più facile se tu fossi qui con me.
 
Jack, tu..mi manchi tanto. -
Nel meraviglioso cielo stellato senza ombra di nuvole, Rose vide passare una stella cadente. Due, tre, quattro, cinque, sei…e sette, otto, nove, dieci. Perse il conto.
Era stupefatta da quella vera e propria pioggia di stelle tanto che espresse un desiderio, un desiderio profondo. Era buona abitudine pensare che esprimere un desiderio sotto una stella cadente lo facesse avverare, che per quanto lo reputasse stupido, anche lei, in quella circostanza non poté fare a meno di esprimerne uno.
- Jack, tu…mi manchi tanto. Darei tutto quello che ho per averti accanto anche solo un minuto. -
- Non ce n’è bisogno, Rose, sono qui, solo per stanotte, la notte dei desideri. - disse una voce che non sentiva da tanto tempo.
Si girò bianca in volto, e un millisecondo dopo aver focalizzato l’immagine, il cuore cessò di batterle in petto.
- J-Jack, sei proprio tu? - disse in un lamento tra le lacrime che rompendo gli argini rigavano impetuosamente il viso di ceramica.
- Si, Rose, non sei impazzita. Alla fine sono venuto da te, per questa notte. Solo per questa notte. - concluse Jack con tristezza verso la fine della frase.
Rose gli saltò addosso.
Non appena lo toccò sentì una strana sensazione di leggerezza e beatitudine, forse le sue preghiere erano state esaudite e lui aveva finalmente raggiunto la beatificazione. Se la meritava, dopo tutto.
- Rose, se sono qui, c’è un motivo: non è permesso a molti di tornare sulla terra per una notte, al massimo qualche volta in sogno – disse Jack, per non farle perdere la testa.
Rose si ritrasse dall’abbraccio e asciugò il fiume in piena facendolo diventare un misero ruscello.
- Ti presenti qui dopo un anno esatto da quella sera e non sai fare altro che dirmi che devi fare una cosa? Tu non puoi minimamente immaginare cosa io abbia passato, quanti antidepressivi abbia preso, quante volte ho cercato di raggiungerti, per non parlare della caduta per le scale che mi ha solo graffiato il braccio! –Scoppiò Rose, in preda alla rabbia, puntando il dito sotto la vestaglia di tulle bianco panna da cui si intravedeva un grosso taglio rosso con contorni violacei e giallastri.
- Rose – disse lui in tutta calma poggiandole una mano sulla spalla calda di lei. Sembrava come se su di lei ci fosse una leggera brezza mattutina – E’ proprio per questo che sono qui, per farti capire che non devi fare di tutto per morire, devi mantenere fede alla promessa che mi hai fatto. Continua a vivere, perché io ti guiderò dall’alto, ti guarderò e farò in modo che tu sia felice. – disse, quasi disperato.
- Ma, ma io voglio stare con te! Te  lo giuro, io ci ho provato a mantenere viva la promessa, ma la tua mancanza è troppo forte, ti cerco dappertutto e non vedo mai un tuo segno, come puoi dire che mi guiderai? – disse, le lacrime fitte agli occhi. Non aveva senso fermarle di nuovo, non le importava, tanto sarebbero rifiorite alla prima occasione.
- E’ questo il punto, Rose. Tu pensi esclusivamente alla mia mancanza e non ti rendi conto di quello che hai! Hai trovato un uomo che ti ama senza se e senza ma, per te sarebbe disposto a tutto ed è di buona famiglia. Ha deciso di frequentarti anche se per i suoi genitori sei solo una ragazzina disgraziata che ha rubato il cuore innocente del figlio, è disposto a sposarti e a darti una dote. Ti ha fatto andare a cavallo, ti ha fatto fare un giro sugli aeroplani, ti ha fatto fare molte foto e le ha inviate per posta a molti giornali per farti avere successo, non vedi quante cose hai? Non dico di dimenticarmi, è una cosa impossibile, lo so, ma pensa alla tua vita, al tuo benessere e alla tua felicità – disse Jack con un accenno quasi impercettibile di violenza, come se volesse ferirla per farla ragionare.
Lei sgranò gli occhi, Jack aveva ragione, aveva maledettamente ragione. Che cosa le era preso? Che stava succedendo? Eppure prima di salire sulla Carpathia si era fermamente promessa di tenere fede alla promessa fatta a Jack! Non erano parole vuote, lo sapeva! Eppure aveva cambiato il suo cognome per ricominciare tutto daccapo, per diventare vecchia, avere tanti bambini e morire al calduccio nel suo letto, come promesso! Che le era preso? Doveva ragionare, doveva andare avanti meglio che poteva.
Si diede uno schiaffo in faccia come per risvegliarsi dalla lunga dormita e disse, con voce decisa – Scusami, Jack, sono stata una stupida, hai perfettamente ragione, io devo vivere. Non c’è alcuna ragione per vivere nel passato, che vive del passato dimentica solo di vivere. –
Jack sembrò sollevato, sorrise.
Finalmente era riuscito a far tornare in sé Rose e a distoglierla dal pensiero fisso della morte.
Aveva salvato una vita, ecco il suo scopo, lo scopo della visita, salvare una vita.
- Avrei solo una cosa da chiederti, se è possibile – disse Rose, con fare impacciato e un po’timido.
- Beh, parla, non vorrei dirlo, ma mi rimane poco tempo a disposizione qui, solo pochi minuti – disse triste Jack
Rose si avvicinò a quel Jack che sembrava fatto di aria e acqua fresca di sorgente, inclinò la testa per baciarlo e lo guardò in segno di conferma.
Sorrise.
Non c’erano più ostacoli, finalmente poteva risentire quelle labbra morbide e vellutate sulle sue per l’ultima volta.
Era come se tesse baciando dell’acqua fresca in forma di Jack Dawson,
 Jack si staccò, quasi triste: gli rimaneva solo un minuto.
- Rose, me ne sto andando, mi raccomando, vivi. – disse con un sorriso triste, ma fiducioso, avrebbe voluto restare lì per sempre, avrebbe voluto immobilizzare il tempo in quell’istante e fare si che durasse per sempre.
- Ah – aggiunse – Il mio cognome puoi tenerlo. E’ l’unica cosa che rimane di me, l’unica cosa che posso offrirti. – sorrise in modo perfetto.
Iniziava a dissolversi pian piano.
Si avvicinò a Rose, che era in lacrime e le baciò la fronte, un bacio potente; strizzò gli occhi per non tradire emozioni, ma non ci riuscì.
Anche se si era dissolto nel nulla, Rose poteva giurare di avergli visto versare una lacrima che si era mischiata alle sue, acqua dolce e salata insieme.
Era consapevole che non l’avrebbe più rivisto se non il giorno della sua morte e iniziò a vivere davvero.
 
Ottantatre anni dopo, Rose si ritrovò su una nave a raccontare la sua storia e quella di Jack, ma non raccontò niente riguardo a quella notte delle stelle cadenti, era un ricordo solo suo.
Poco dopo era nel suo bel letto, al calduccio e coccolata dalle onde, sembrava un segno del destino, aveva vissuto per centodue anni solo per raccontare a qualcun altro di come Jack, il suo Jack l’avesse salvata in ogni modo possibile.
Era certa che stava morendo, il suo cuore rallentava ogni minuto che passava.
Non voleva farsi trovare impreparata e accolse la morte con un sorriso.
Ora finalmente poteva vivere con Jack, per l’eternità.
Sorrise.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Titanic / Vai alla pagina dell'autore: Tomii