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Autore: RheaEve    27/07/2013    1 recensioni
Genere: Drammatico, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Giorno 2...2.....84. Bene, riesco ancora a contare i giorni. E' l'unica cosa che posso fare, anzi, è l'unica cosa che mi permettono di fare.....credo....non ricordo.....ogni volta che provo a pensarci tutto diventa confuso, quasi sfocato, così evito, concentro tutte le mie energie sui numeri, non faccio altro, contare, contare, contare e pensare che ero proprio pessima a....contare? come faccio a saperlo? non lo so....non ricordo nulla. Ma io sono sicura! Sono sicura che ci sia stato altro prima di..loro. E' sempre più una speranza a dire il vero, ma non mi rimane niente. Ogni giorno è uguale al precedente: la mattina, almeno penso che sia mattina, siamo dentro delle caverne di fango dove la luce non riesce a filtrare qualsiasi ora sia (ormai, i miei occhi certo si sono abituati alla sua mancanza e riescono a scorgere qualcosa). Si, siamo. Non sono l'unica "figlia di carne" vittima della schiavitù in questo inferno umido e sporco. Non sono mai riuscita a vedere gli altri miei simili, per quanto lavoriamo gomito a gomito è così buio da non riuscire a distinguere neanche le sagome. Ai nostri occhi, siamo tutti delle ombre silenziose (non ci è permesso parlare) che mestamente si sfiorano ma che non avvertono quasi più la presenza dell'altro. E' come se fossimo tutti l'unico abitante rimasto del nostro mondo. Perdona la mia divagazione. Dicevo, la mattina dobbiamo tutti alzarci o meglio siamo costretti dl nostro "cervello", è così che vengono chiamati i nostri schiavisti. Ognuno di noi ne ha uno assegnato solo e soltanto a sé stesso. Ti dice dove scavare, quando e per quanto tempo.Non usano la nostra lingua,a dire il vero non usano neanche delle parole, riesci a capire ugualmente cosa fare anche dai grugniti e se questi non bastano, gettarti nel fango con le loro "zampe" dovrebbe far arrivare il concetto. Non abbiamo strumenti a disposizione, usiamo le mani, continuiamo a scavare non so per quale motivo, a volte mi sembra che non ce ne sia neanche uno, come se fossimo parte di un gioco perverso dove noi siamo l'attrazione principale. Il nostro cerverllo sta lì, in piedi, ad osservarci dall'alto in basso non perdendoci di vista neanche per un secondo, talmente vicino da scandire ogni nostra singola bracciata col suo alito mefitico, godendo della nostra fatica dietro un espressione vuota. Scavare nel fango non mi dispiace, anzi risulta quasi piacevole poter immergere le mani sanguinanti in qualcosa di fresco. A questo, ovviamente, sono giunta dopo giorni, dopo settimane passate lì. Il fatto è che non scaviamo soltanto nel fango. Ci costringono a scavare con le mani anche la pietra. Non bastano urla, pianti, il mostrare le dita con le unghia spezzate o mancanti con il sangue che scorre. Loro non capiscono. Se smetti di lavorare iniziano a picchiarti selvaggiamente finché non ricominci. Se svieni per la fatica o la fame fanno lo stesso finchè non rinvieni. Nelle grotte non ti impediscono di vivere ma ti impediscono di morire, Ci danno del cibo (se così si può chiamare) che basta per farci sopravvivere e se provi a non mangiare per porre fine a tutto questo il trattamento è sempre lo stesso. Le percosse non cessano finché non ingurgiti tutto. Dopo un pò smetti di urlre, smetti di piangere, il doloro diviene routine. Quale essere merita di venir punito rammaricandosi persino di non poter morire? L'unica pausa da ciò arriva al momento di dormire. Ci conducono in un altra stanza di fango (sono tutte uguali) dove ci sono delle nicchie, tutte della stessa misura e larghezza, scavate nelle pareti. Sono i nostri letti, uno per ciascuno di noi. Ci sdraiamo lì in silenzio, nessuno ha la forza o il coraggio di parlare, non credo che ne siamo più capaci, neanche io. Questo è l'unico momento in cui loro ci lasciano da soli, liberi, liberi di pensare, anche se, a volte, questo è peggiore della schiavitù in sé. Non mi stupirebbe, comunque, se un paio di loro fosse fuori dalla nostra stanza a fare la guardia, in attesa che qualcuno scappi, ma nessuno ci ha mai provato. Questo momento è il mio preferito, credo che valga per tutti perchè dopo qualche ora, improvvisamente, il pavimento sotto di noi scompare senza alcun suono ne conseguenza. Le pareti con le nostre nicchie rimangono immobili senza cadere. Dal pavimento mancante riusciamo a vedere il cielo stellato, riusciamo ad assaporare l'aria fresca. se il paradiso esistesse davvero credo che avrebbe il profumo dell'aria fresca, poiché nulla mi è mai sembrato così bello. Respirare mi è sembrato così meraviglioso, noi non siamo sottoterra, siamo sospesi in aria! al di sopra persino delle nuvole. Molti piangono durante questo momento tendendo la testa e il corpo il più possibile verso la porzione di quella che una volta era la nostra casa. Questa è la prova che eravamo liberi, che eravamo vivi e non in balia dei questo incubo. Gli incubi......gli incubi di solito sono qualcosa che preferiresti evitare. Durante gli incubi sei indifeso di fronte tutte le tue paure ma, almeno, se hai degl'incubi vuol dire che stai dormento. Nelle nicchie ciò non è possibile per quanto possano farle passare per letti, in realtà sono soltanto un altro espediente di tortura. Non si sa come ne il perchè ma ad un certo punto le nicchie iniziano a richiudersi. Il fango necessario riappare materializzandosi nel vuoto. Per non rimanere murati vivi bisogna scavare ed eliminare la nuova parete che separa la vita dalla morte. Ciò accade per tutta la notte. Sento un urlo a poche nicchie di distanza dalla mia. Qualcuno è stato talmente sfrontato da addormentarsi. Ormai il fango si è solidificato, la parete è diventata troppo spessa, non è più possibile scavarci dentro. L'urlo è straziante, interrotto solo dai singhiozzi. Nessuno lo aiuterà, ne noi....ne loro. A chiunque trovi questa lettera, ti prego, aiutami.
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