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Autore: Allison Argent    27/07/2013    1 recensioni

Non doveva andare così. Non pensava sarebbe finita così, senza preavviso.
"Ciao, Quinn."
Riecheggiavano quelle parole nella sua testa la sera stessa quando cercava inutilmente di prendere sonno. No, non ci sarebbe riuscita per un po'. Sapeva perché lo stava facendo. Era quel motivo che non aveva avuto la forza di rendere concreto con le parole.

{QuinnxPuck}
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray | Coppie: Puck/Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Goodbye
(those words echoes in her mind)






Non doveva andare così. Ma d'altronde l'aver avuto una bambina all'età di sedici anni sarebbe dovuto essere un'anticipazione del fatto che le cose tra loro due non sarebbero mai state rose e fiori. Ma non pensava sarebbe finita così, senza preavviso.


"Ciao, Quinn."


Riecheggiavano quelle parole nella sua testa la sera stessa quando cercava inutilmente di prendere sonno. No, non ci sarebbe riuscita per un po'. Dopotutto era appena nata la bambina, solo qualche giorno prima le aveva detto che la amava, allora perché la stava lasciando sola, di nuovo?


Mi fai male. Ma questo non gliel'aveva detto, anche se era abbastanza sicura che l'avesse capito guardando i suoi occhi bagnati da lacrime che lui non avrebbe più asciugato, era già distante, non cercava più il contatto.


In realtà sapeva perché lo stava facendo. Era quel motivo che non aveva avuto la forza di rendere concreto con le parole. Dividersi faceva male, avrebbe fatto male, ma stare insieme sarebbe equivalso al costante ricordo di qualcosa che era andato perso, un'opportunità buttata, una figlia sconosciuta. Gli errori (ma lo erano davvero?) si sarebbero riproposti ogni giorno nei loro occhi che trasparivano le emozioni silenziose. Lei poteva recitare la parte di quella forte durante il giorno, ma poi ogni sera sarebbe crollato tutto insieme a lei, che avrebbe singhiozzato fino allo sfinimento. Quello spettacolo l'avrebbe lacerato, perché infondo era colpa sua, se non fosse stato in giro lei con il tempo avrebbe diminuito le lacrime e i ricordi, sarebbe stata meglio.


"Non me ne pento.", gli aveva detto. Non erano errori. Non si facevano errori. Erano tutte lezioni che avrebbero insegnato una morale, perché sì, anche la più dolorosa di quelle sarebbe stata utile un giorno. Lei voleva soltanto che quel giorno arrivasse il prima possibile. Non voleva soffrire. Voleva non sentire più niente, voleva che il tempo passasse e le portasse via la tristezza di una duplice perdita.


Mani stringevano la sua stessa maglietta, ma urlavano per intrecciarsi a quelle di lui anche per un'ultima volta. Seduta nel pick-up che l'aveva portata un po' dappertutto guardava avanti senza davvero notare alcunché. Non provava neanche a girarsi, lui non la guardava più. Ma perché mentire? Aveva mentito? No, era sincero. "Che è successo a quel 'specialmente ora'?", non le aveva risposto. Capo chino e singhiozzi che si confondevano.


Quinn si rigirò nel letto per la milionesima volta. Era stata patetica, urlandogli di tornare non aveva fatto altro se non sottolineare quanto fosse egoista. Pur di non stare da sola preferiva far soffrire ancora di più l'unica persona che contava qualcosa per lei. Ma se ami davvero qualcuno allora combatti per quella persona, non la lasci andare. Non sapeva camminare da sola, era troppo tempo che si affidava a lui, lei aveva bisogno di quelle mani grandi da stretta salda. Aveva bisogno del suo calore di notte.


"Ciao, Quinn.", e di nuovo quelle due parole risuonavano nelle sue orecchie, fischiavano e facevano a brandelli ciò che era rimasto delle sue membra. L'aveva guardato allontanarsi in auto e quella volta non era tornato sui suoi passi. Lei immobile. Erano cedute le sue ginocchia e con la testa sorretta dalle mani, dita affondate tra i capelli, era stata colta da un dolore lancinante. Disperazione.


L'avrebbe aspettato. Aveva abbastanza fede da capire che se avessero accettato il corso degli eventi e le decisioni prese sarebbe andata meglio. Lo amava abbastanza da perdonarlo per averla lasciata sola. Lo amava ancora troppo per riuscire a chiudere gli occhi e abbandonarsi a un sonno tormentato, ma pur sempre un sonno. Si sarebbe svegliata la mattina seguente un po' intontita, si sarebbe goduta quei venti secondi di tempo in cui non avrebbe ricordato niente: nessuna bambina, nessun abbandono. Poi sarebbe tornata in sé, ma era giorno, poteva distrarsi. E lei lo amava ancora tanto, tanto da perdonare il suo comportamento.

Ma non le aveva lasciato niente, neanche un ultimo bacio. Aveva voltato il capo all'ultimo secondo, porgendole la guancia ruvida a causa della barba che cominciava a ricrescere. Quinn si era fermata, immobile, non aveva posato le labbra già gonfie dal pianto sulla sua pelle di qualche tonalità più scura. Si era scostata e allontanata, ferita, vuota.


"Non voglio sentire.", quelle parole che continuava a ripetersi in soffi, mentre si nascondeva tra le coperte fresche di bucato. Non voleva sentire niente, per favore, per favore. Prese il cellulare che aveva posato sul comodino e lo riaccese, aprì la schermata di messaggistica istantanea, toccò il suo nome. La conversazione ferma a quel "sono giù" che le aveva inviato quando qualche ora prima era arrivato sotto casa sua, poi più niente. E non ci sarebbe stato più niente, non finché si sarebbero arresi.


Lui era lei e lei era lui. C'erano parti di lei che la spaventavano ma erano quelle che solo lui era riuscito a conoscere, comprendere e poi amare. I segreti di cui solo loro due erano a conoscenza, le paure, i progetti futuri. Lei era arrivata a memorizzare ogni suo gesto, ogni suo comportamento, fino a poter scommettere come avrebbe agito in qualunque situazione si sarebbe presentata. Ma ogni regola ha la sua eccezione, e quella sera Quinn non era riuscita a capire Puck.


"Tornerà.", si disse, "torna sempre." Ma questa volta non sapeva quanto tempo ci sarebbe voluto.


Non lo sapeva proprio.






~~~~~~~~~~






Lo schermo del suo cellulare si illuminò. Quinn lesse velocemente l'anteprima di quei due messaggi senza preoccuparsi di aprirli.
"Torna sempre.", si disse, infilandosi la giacca e passandosi una mano tra i capelli freschi di tinta rosa acceso.

C'era voluto un anno e mezzo.









Mi dispiace! mi dispiace davvero tanto farvi sorbire due cose così tristi e pesanti di seguito, mi dispiace, mi dispiace, mi dispiace.
Purtroppo ultimamente non posso dire di star passando un buon periodo, perció quello che mi succede influenza in una maniera esagerata quello che poi scrivo. In ogni caso domani cercheró di trovare un po' di buona volontà per scrivere qualcosa di più leggero.
Ah, ho cambiato nickname. Sono sempre Aria, solo che Teen Wolf ormai è la mia religione :3
Come sempre, grazie anche solo per leggere le mie creazioni e, in questo caso, per essere arrivati fino in fondo a questo mare di lacrime.
Alla prossima, Allison (ex AriaPotter).

   
 
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