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Autore: _xharrysdimples    27/07/2013    2 recensioni
Pensò a tutti coloro che erano liberi. Liberi di amarsi, e felici di dimostrarlo. Anche lui avrebbe voluto poterlo fare, lo avrebbe voluto davvero. Non si sarebbe mai vergognato di quello che era, perchè si trattava di Louis, e lui non si vergognava di amare Louis. Voleva viverlo senza paura, anche con tutto il mondo contro.
Ma un lampo di luce fu l'ultima cosa che vide.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Sarah, che c'è sempre
per me, senza che io le debba
chiedere di restare.
Confido che lo farai.
Ti voglio bene.


 





Le pareti della stanza erano di un bianco tagliente, che poteva quasi ferire, a guardarle troppo.Le tende erano dolcemente sospinte dalla brezza gelida di quella sera fredda di dicembre. Ma Harry non aveva la forza di alzarsi per andare a chiudere la finestra, per impedire al freddo di entrare.
Harry non aveva mai imparato a impedire al freddo di entrare; era per questo che ora si sentiva gelido, gelido dentro.
Le tende continuavano ad ondeggiare beffarde, libere, leggere.
Con quella leggerezza che Harry non sapeva se avrebbe avuto mai più.

Louis chiuse la finestra con un gesto rapido. Non sapeva nemmeno come si fosse aperta, quella maledetta finestra.
Era il suo compleanno. Il compleanno più brutto che avesse mai vissuto in tutta la sua vita. Tirò con forza le tende per non dover osservare le lucette di Natale brillare canzonatorie all'esterno. Brillare di quella luce che lui non riusciva più a vedere. Si sfregò le mani per scaldarsi; poi se le passò tra i capelli, con la voglia di tirarli, di tirarli fino a che non avesse iniziato ad urlare per il dolore, per la disperazione.
Si guardò allo specchio. Il pigiama troppo largo, le occhiaie sotto agli occhi, i capelli spettinati e il sorriso spento. Un sorriso che a sua volta sembrava deriderlo, deridere sè stesso. 'Guarda, guarda cosa sei diventato Louis.'
E lui guardava. Guardava, e lasciava al suo stesso sorriso il potere di distruggerlo, alla sua stessa immagine l'onore di disgustarlo.
Che bel compleanno. Bella la torta non preparata, le candeline sulle quali non aveva soffiato, gli auguri non ricevuti. Bello il ricordo di lui ed Harry in quel letto, che ora si trovava alle sue spalle, esattamente un anno prima, che facevano l'amore. Quello era stato un bel compleanno, e solo perchè Harry era rimasto con lui l'intero giorno, e l'aveva riempito di soprese speciali, di sorrisi bellissimi, e di carezze leggere.
E ora si guardò nuovamente allo specchio e si chiese che ne era stato di quei due ragazzi che solamente trecentosessantacinque giorni prima non avevano paura di amarsi.
'Paura'. Ecco dove stava la chiave di tutto, la parola che nessuno aveva il coraggio di pronunciare ma che tutti sentivano dentro.
'Che penserà il mondo di noi, Harry?'
'Perchè ti interessa? Saremo insieme. Contro il mondo, se necessario.'

Paura. Anche Harry ne aveva, tanta, ma era più bravo di lui a gestirla. Lo era sempre stato. Perchè Harry aveva fiducia. Lui era una di quelle persone a cui basta avere l'amore, e stanno bene. Una di quelle persone buone, che crede che per questo il mondo non le ferirà. Ma il mondo ferisce. Ferisce sempre, ferisce chi non lo merita, farisce chi lo merita, ferisce tutti. Divide le persone.
Soprattutto questo, divide le persone.


Harry si alzò. Serrò la finestra con tutta la calma che aveva. La rabbia gli ribolliva dentro, ma era lì che restava, dentro.
Non usciva mai.
Non aveva dimenticato che era il compleanno di Louis, lui non l'avrebbe mai fatto. Non aveva dimenticato nemmeno che l'aveva lasciato solo l'intero giorno, senza un solo messaggio o una chiamata.
Ma la Modest era stata chiara, quegli stronzi stavano vincendo ancora una volta.
'Non dovrai vedere Louis all'infuori di concerti e interviste. Voi due non avete più nulla da condividere, ora.  Estranei siete stati, ed estranei tornerete ad essere.'
Ma certo. Le fan, i soldi, la fama. Tutto quello andava protetto, si.
Ma il loro amore, quello non serviva proteggerlo. Quello andava annientato, distrutto, fatto sparire. Perchè il loro amore non era nei piani. Era 'capitato'.
Come potrebbe capitare un incidente, una cosa indesiderata. Lui e Louis erano solo uno stupido incidente.
No. Harry non l'avrebbe data vinta a loro, questa volta. Non avrebbe lasciato che gli portassero via tutto.
'Tutto? Sei un ingrato. Ti abbiamo dato i soldi, il successo, la gloria. Dovresti stare zitto ed esserci grato.'
Ed Harry era stato zitto, sì, dopo aver urlato che non se ne faceva niente di tutto quello se non poteva avere Louis, e dopo essersene andato sbattendo la porta. Era stato zitto, sì.
'Non possono tenerci separati per sempre.'  pensò Harry tra sè e sè, mentre afferrava le chiavi dell'auto.
Se ne fotteva di quello che aveva detto la Modest. Non si sarebbe fatto portare via tutto da loro.
Era il compleanno dell suo ragazzo, la persona che amava di più al mondo, e lui non l'avrebbe lasciato solo.
Anche se era sera tarda, ed era questione di poco prima che il suo compleanno fosse passato, lui non l'avrebbe lasciato solo. Gli avrebbe chiesto scusa, per aver lasciato che quegli stronzi si mettessero tra di loro.
Si mise al volante e iniziò a guidare verso casa di Louis. La radio che di solito accendeva sempre mentre guidava rimase spenta, il silenzio che lo circondava come unica compagnia. Nella testa si affollavano così tanti pensieri, e così tannte domande. Si chiedeva se Louis lo avrebbe perdonato anche stavolta. Se gli avrebbe permesso di baciarlo, o di fare l'amore. Harry aveva così bisogno di Louis.
La strada era quasi completamente deserta quella sera. Harry pensò a tutti  ragazzi che si amavano, e che in quel momento erano insieme.
Di certo non avevano bisogno di montare in macchina a sera tarda per raggiungere il loro amore, che gli era stato vietato di vedere, perchè dovevano tenere nascosta la loro relazione.
Pensò a tutti coloro che erano liberi. Liberi di amarsi, e felici di dimostrarlo.
Anche lui avrebbe voluto poterlo fare, lo avrebbe voluto davvero. Non si sarebbe mai vergognato di quello che era, perchè si trattava di Louis, e lui non si vergognava di amare Louis. Voleva viverlo senza paura, anche con tutto il mondo contro.
Nulla avrebbe potuto fermarlo, questa volta. Ne aveva abbastanza degli obblighi, e di dover stare al comando di persone che non avrebbero dovuto avere nessun diritto su di lui. Sorrise tra sè e sè, un sorriso un sincero. Un sorriso che era spuntato al pensiero di poter stare finalmente con Louis senza doversi nascondere.
Con Louis, che era tutta la sua vita.
Ma un lampo di luce fu l'ultima cosa che vide.
Due fari accecanti che si avvicinarono troppo velocemente, e poi più nulla.
'No, Louis.' fu l'ultima cosa che Harry pensò, prima che quella luce si fondesse con lui, per sempre.



Il telefono iniziò a vibrare. Louis lo raggiunse di corsa, con un sorriso che voleva dire 'Allora non hai dimenticato.'
Ma quando vide che la chiamata era da parte di Liam, tornò ad incupirsi. Rispose, un 'ehi, dimmi' che era poco più di un flebile sussurro.
E il mondo crollò. E la terra sotto ai suoi piedi iniziò a sgretolarsi. E sentì il cuore fermarsi per un secondo, quasi volesse star zitto ed ascoltare, finché non gli avessero detto che era uno scherzo.
E poi il cellulare volò attraverso la stanza, e andò ad infrangersi contro il muro, cadendo a terra in pezzi. E ogni cosa fosse stata in quella stanza venne lanciata contro il muro, ogni singolo oggetto andò a distruggersi, proprio come era successo a Louis nel momento in cui gli avevano detto che Harry aveva fatto un incidente.
"D-dove stava andando?" chiese Louis con l'ultimo soffio di fiato che aveva.
E dopo un silenzio che parve infinito, nel quale oviamente Liam stava valutando se dire la verità, la risposta che più temeva arrivò. Il mostro morse.
"Da te."
E ora ogni cosa era andata distrutta, materialmente e a livello emotivo. Louis si vestì in fretta e montò in auto. Harry doveva essere ancora vivo. Non poteva averlo lasciato così.
'Si sarà fatto solo qualche graffio'
pensò. 'Quando arriverò sarà seduto sul bordo dell'ambulanza, avvolto in una coperta, come nei film. Un po' sconvolto, ma starà bene.'
E Louis continuava a ripetersi quelle parole, e ad immaginarsi quella scena, convincendosi che la sua idea era giusta.
Non la voleva ascoltare quella vocina, o dar retta a quella sensazione nel cuore come se mancasse qualcosa.
Si stava sbagliando, lo sapeva, e la sua mente invece aveva ragione.
Quella scena attraversò talmente tante volte la sua mente che quando Louis raggiunse il luogo dell'incidente, uscì di corsa dall'auto e non vide nessun Harry a sorridergli avvolto in una coperta, sentì le gambe cedergli.
Quello che vide fu una barella che veniva caricata nell'ambulanza. Una barella completamente coperta da un lenzuolo bianco.
E le gambe cedettero davvero.
Louis cadde in ginocchio sull'asfalto freddo, che lo accolse, tagliandogli la pelle e facendolo sanguinare.
Ma Louis stava piangendo con il volto tra le mani, mentre l'ambulanza partiva.
Le sirene si attivarono, mentre Louis cadeva e cadeva sempre più in fondo, e ascoltando quel suono insopportabile, si sentiva come se le sirene stessero suonando la loro canzone.
Realizzò che non avrebbe visto mai più Harry.
Non avrebbe mai più tenuto la sua mano, sfiorato con le dita le sue fossette, respirato il profumo dei suoi capelli sempre puliti e disordinati, e non avrebbe più sentito il gusto delle sue labbra sulle proprie.
Era tutto finito, e questa volta per sempre.
Sarebbero stati contenti, ora che non c'era più alcuna relazione da nascondere.
Ora che uno di loro non esisteva più.
Quando Liam si avvicinò a lui per stringerlo in un abbraccio, Louis lo spinse via urlando che voleva Harry, solo Harry.
E Liam, con il volto bagnato di lacrime, si allontanò piano da lui, scoppiando in singhiozzi.
Avrebbero dovuto stare uniti, ma Louis non voleva nessuno. Nè i dottori che gli avrebbero detto 'Ci dispiace ma non c'era nulla da fare', nè i suoi compagni di band, che non capivano fino in fondo come si sentiva.
Era morto quella sera. Non solo Harry, ma anche lui.
Morto.
Avrebbe voluto svegliarsi di colpo, sudato nel suo letto, e scoprire che era tutto un brutto incubo, che Harry stava dormendo al suo fianco, stretto nel piumone.
Voleva sentirsi dire che non era finita.
Voleva Harry tra le sue braccia ancora una volta.




Ai fornelli Louis terminò di preparare la colazione. La mise in un piatto, tutto soddisfatto, e con un sorriso salì al piano superiore. Raggiunse il letto e posò la colazione sul comodino.
"Buongiorno Harry!" esclamò con un gran sorriso "Ti ho preparato la colazione, oggi è il tuo compleanno!"
In quel momento il campanello suonò.
"Aspettami, torno subito." il ragazzo corse ad aprire. Era Liam.
"Ciao Louis. Come stai?"
"Benissimo, grazie." un sorriso.
Ed ecco quello sguardo di compassione. Non gli credeva, come sempre quando gli diceva che stava bene.
"Che stavi facendo?" chiese Liam sospettoso.
"Ho appena preparato la colazione ad Harry, e sono appena salito a portargliela. Vuoi salire a fargli gli auguri?"
Liam sospirò, passandosi una mano tra i capelli corti.
"Louis, tu..."
"Allora, vuoi salire a fargli gli auguri o no? Deciditi, mi sta aspettando."
Liam scosse la testa.
"Lou, lo sai  che Harry è morto da due anni ormai... Tu non puoi continuare così... Io..."
Louis lo guardò come se non capisse di quello che stava parlando. E seccato, lo congedò.
"Harry mi sta aspettando. Ciao Liam." e gli sbattè la porta in faccia.
Corse al piano di sopra, e tornò a sedersi sul bordo del letto.
"Tanti auguri amore. Vent'un anni non si fanno tutti i giorni. Ti senti più vecchio?"
Nessuna risposta arrivò alle sue orecchie, nessun movimento avvenne in quella stanza, tranne per Louis che, da solo, sorrideva.
"Si, anche io." disse con un sorriso triste.
La foto di Harry lo fissava dal comodino.
Il sorriso di cui si era innamorato, quegli occhi che gli brillavano sempre, quegli occhi di un bambino che aveva bisogno di essere protetto.
E Louis non era stato capace di farlo.
Ecco cosa si rimproverava ogni istante della sua vita, o di quello che ne era rimasto.
Aveva promesso tante volte a Harry che lo avrebbe salvato, che ce l'avrebbero fatta; che li avrebbe salvati entrambi.
E invece non era riuscito a salvare nessuno dei due.
Ora era così che passava le giornate Louis.
A parlare con una foto.
E lui non era pazzo, sapeva benissimo quello che faceva, e sapeva benissimo che Harry non c'era.
Solo che non lo accettava.
Voleva fingere di esserci riuscito.
A salvarli.
Voleva fingere di essere riuscito a dargli la vita che gli aveva promesso.
Harry lo guardava da quella foto, e ascoltava ogni cosa gli dicesse.
Harry non l'aveva mai lasciato.
Era ovunque attorno a lui, in ogni cosa che faceva e in ogni cosa che era rimasta di lui.
Harry non se ne sarebbe mai andato.
Louis accarezzò con dolcezza il vetro della foto.
"Ti voglio qui con me." sussurrò mentre una lacrima cadeva a bagnare la superficie lucida che ricopriva l'immagine di Harry, quell'immagine che non sarebbe cambiata mai.
Quel volto che sarebbe per sempre rimasto immutato nei suoi ricordi.
Che non sarebbe cambiato.
Quel ragazzo che non sarebbe cresciuto mai.
Un raggio di sole, l'unico in quella cupa mattinata d'inverno, attraversò la finestra e colpì l'immagine di Harry, stretta forte tra le sue mani, che tremavano.
"Ciao, Harry. Tanti auguri, amore mio. Ti amo." sussurrò con un sorriso, la voce rotta dalle lacrime, senza staccare gli occhi da quel pallido raggio di luce.

'Grazie, Louis. Ti amo anche io.'





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Ho scritto questa one shot un po' di fretta, e non so come sia venuta ahah. Sono andata avanti fino alla fine chiedendomi se avrei dovuto fa morire Harry, e alla fine...
Beh, fatemi sapere se vi è piaciuta, accetto anche commenti negativi :') Un bacione, grazie per avere letto, vi voglio bene!
<3

  
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