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Autore: FeverSkating    27/07/2013    5 recensioni
Naruto ha, per caso, fatto uno scherzo a Sasuke e, sempre in via del tutto casuale, si trova a viverci insieme per una giornata.
Sasuke non regge l'alcol, Naruto è più strano del solito e Sakura si diverte a fare strane sperimentazioni. E se fosse più di quel che sembra?
Dal testo:
“Com’è successo?” si chiese, pettinandosi i lunghi capelli ebano con una manina diafana.
Era una mano affusolata e dall’aria delicata, decisamente non quella a cui era abituato, ruvida, piena di verruche e deformata dagli assidui allenamenti.
Proprio questi ultimi avrebbero dovuto temprarlo, renderlo più forte e pronto ad ogni evenienza, ma, evidentemente, erano serviti a poco, visto che il grande – a suo dire – Sasuke Uchiha si ritrovava trasformato in niente po’ po’ di meno che una giovane e avvenente fanciulla.
“PERCHÉ?!”
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Tsunade | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Buon pomeriggio a tutti! ^^
Allora, so di avere delle fic da continuare e mi scuso per metterci tuuuuto questo tempo, prima o poi ce la farò!!! @.@
Detto ciò, la storia che segue e divisa in due capitoli, o almeno questa sarebbe la mia intenzione. All’inizio volevo che fosse una One-shot, ma stava diventando, a mio parere, troppo lunga, così l’ho divisa. ^^
Spero vi piaccia, anche perché è la prima cosa con un accenno di SasuNaru che provo a scrivere e… c’è una parte che, cavolo!, non mi convince proprio. =.=’ I personaggi e gli avvenimenti potrebbero sembrare un po’ demenziali, in tal caso ho compiuto il mio compito egregiamente! :D
…comunque l’introduzione non mi piace neanche un po’… =.=
Vabbè, ormai ho scritto ed è venuto fuori ciò che segue. ^–^
Buona lettura! C:
 
 
 
 
 
 

Se fossi donna
 Capitolo 1

 
 
 
 
 
 
  Si guardava allo specchio da svariati minuti ormai, ma proprio non riusciva a capire.
  A rincuorarlo erano rimasti gli occhi neri e profondi, dal classico taglio allungato, contornati da una fitta miriade di ciglia lunghe e scure.  Magnetici e, al contempo, strafottenti; come al solito.
  Poi faceva scorrere quegli stessi occhi tra le pieghe del kimono blu notte, ormai troppo largo. Sostava tra l’incavo dei piccoli seni – “Da dove diavolo sono usciti?” –, scendeva sul ventre piatto – “E gli addominali?” – e percorreva le gambe flessuose e toniche – “Non male, però”.
  E, dopo essere rinsanito, si dava dell’idiota per aver anche solo pensato una cosa del genere.
  Non si spiegava come una cosa simile fosse potuta accadere. Era sempre stato un ottimo ninja, esperto e attento, sensibile al più piccolo segnale d’inganno.
  “Com’è successo?” si chiese,pettinandosi i lunghi capelli ebano con una manina diafana.
  Era una mano affusolata e dall’aria delicata, decisamente non quella a cui era abituato, ruvida, piena di verruche e deformata dagli assidui allenamenti.   
  Proprio questi ultimi avrebbero dovuto temprarlo, renderlo più forte e pronto ad ogni evenienza, ma, evidentemente, erano serviti a poco, visto che il grande – a suo dire – Sasuke Uchiha si ritrovava trasformato in niente po’ po’ di meno che una giovane e avvenente fanciulla.
  “PERCHÉ?!”
 
 
 
  Sasuke Uchiha, ricoperto di stoffa fino ai denti, si aggirava furtivo per le strade affollate di Konoha.
  Aveva raccattato dall’armadio una vecchia felpa, di quelle che gli stavano leggermente strette, ma che, comunque, sulla sua nuova figura sembrava un sacco di patate, e un pantalone, che, invece di arrivargli al ginocchio, come sarebbe dovuto essere, cadeva  fino a metà polpaccio, se non oltre. Poi  quell’orribile berretto verde bottiglia, scovato nei meandri più oscuri del cassetto della biancheria, non faceva altro che conferirgli un’aria sciatta e trascurata. Anche se non era quello che gli interessava.
  Doleva ammetterlo, ma da solo non era riuscito a scioglie quella stana tecnica, perché – ne era sicuro – quella era senz’alcun dubbio una qualche orripilante, odiosa tecnica ninja, e aveva bisogno di qualcuno esperto in materia. Aveva subito pensato a Naruto, d’altra parte quest’ultimo aveva passato anni a vantare una conoscenza oltremodo avanzata di quell’indecente tecnica, conosciuta anche come oiroke no jutsu, ma poi aveva cambiato idea. Principalmente perché non aveva alcuna intenzione di abbassarsi a chiedere aiuto ad un tale dobe, in secondo luogo, parlare con Naruto avrebbe implicato una presa in giro, che sarebbe durata secoli.
  Ci teneva ben poco a vedere il biondo strozzarsi, con la sua stessa saliva, per le troppe risate.
  Poi aveva vagliato l’idea di chiedere a Kakashi, insomma, era pur sempre un jounin, avrebbe potuto come minimo dargli qualche consiglio. Si era poi ricordato della celebre passione del maestro per i libri scritti da quel pervertito di Jiraiya. Presentarsi con quel corpo – un corpo niente male, ormai si era rassegnato – ad un appassionato di Icha Icha gli metteva quasi paura.
  Già il maestro gli lanciava sguardi fraintendibili quando era uomo, cos’avrebbe fatto se l’avesse visto donna, gli sarebbe saltato addosso?
  In parole povere chiedere aiuto a qualsiasi membro del suo team era escluso. Nemmeno da Sakura e Sai poteva andare: Sakura – nonostante consultare un medico non gli avrebbe fatto male – lo avrebbe sommerso di “Sas’ke-kun” fino allo sfinimento e, a fine giornata, si sarebbe ritrovato a intrecciare braccialetti dell’amicizia, come un’undicenne bavosa; Sai gli stava semplicemente sulle palle.
  Gli altri ninja del villaggio erano degli inetti – a parer suo – e con nessuno di loro aveva stretto legami particolari.
  Così gli era rimasta un’unica soluzione: l’Hokage. Che poi, a pensarci bene, non era poi un’idea così malvagia. Era o non era compito dell’Hokage proteggere e aiutare il villaggio e i suoi abitanti? E lui era o non era un abitante del villaggio e necessitava di aiuto? 
  Definirsi così gli faceva venire la nausea.
 
 
 
  « Lady Tsunade » la testa di Shizune fece capolino dalla porta.
  La bionda, senza alzare gli occhi dai numerosi rotoli sulla sua scrivania, mugugnò, invitando la più giovane a parlare.
  « C’è… uhm… Uchiha-san, che vorrebbe parlarle. Io credo sia urgente… già. » disse la donna con una certa insicurezza, che, però, non insospettì per nulla l’altra.
  Tsunade sbuffò « Fallo entrare. »
La porta cigolò, per poi sbattere sonoramente. Il rumore di passi si avvicinò con apparente calma alla scrivania.
  « Allora, ragazzo, qual è il problema? » chiese la donna, ancora immersa nella lettura.
  « Non saprei, lei ha qualche proposta? » rimbeccò una voce indignata, scocciata e decisamente troppo femminile.
  Tsunade, confusa, alzò lo sguardo sul nuovo venuto e…
  « Per le chiappe flosce del terzo Hokage, che ti è successo?! »
 
 
                                                    
  Dopo aver passato un considerevole lasso di tempo ad accertarsi che quello fosse realmente Sasuke Uchiha – rischiando di essere, più volte, trafitta da un chidori e trucidata a colpi di sharingan –, Tsunade si prese del tempo per pensare a quell’assurda situazione.
  Che uno dei ninja più abili del villaggio si fosse inconsciamente trasformato in donna, per poi non avere idea di come rilasciare la tecnica, era impossibile.
  Certo, Uchiha era sempre stato una personalità particolare, indubbiamente schizofrenico e, a tratti, masochista – o sadico, in base ai punti di vista –, ma addirittura trasformarsi volontariamente in donna… no, quello era troppo anche per lui!
  « Ti è successo qualcosa di strano recentemente? Reazioni corporee involontarie? Hai preso medicinali senza prescrizione medica? O, che so… sei stato avvelenato nel’ultima missione, o qualcosa di simile? »
  Lui scosse la testa « Nulla di tutto questo. »
  Tsunade si accasciò alla poltrona « …allergie? »
  « Dubito fortemente che una reazione allergica possa causare tutto questo. »
  Quel ragazzino, oltre a essere sfrontato, aveva pure ragione. Tsunade sbuffò per l’ennesima volta nella giornata. “Al peggio non c’è mai fine…”
  La… donna – ancora le faceva uno strano effetto pensarlo – di fronte a lei si stava rimirando le unghie, con interesse neanche troppo malcelato, come se niente fosse. Quasi lo invidiava per quella sua imperturbabilità.
  Proprio non aveva idea di come rimediare a quel… disastro? Si poteva chiamare così? Ma, d’altronde lei era un medico e avrebbe fatto quello che sapeva fare meglio.
  Prese un foglio e incominciò a scribacchiarci sopra « Vai in ospedale, il prima possibile. Chissà che con alcuni esami non riusciamo a capirci qualcosa. » e gli consegnò il foglio « Questo è un permesso, fallo vedere agli infermieri, si occuperanno subito di te. Adesso fila via, che ho da fare! »
  Uchiha, senza farselo ripetere due volte, acciuffò il foglio e si eclissò dietro la porta.
  Tsunade era rimasta perplessa da quell’incontro. Come poteva succedere una cosa simile, così, di colpo?
 
 
 
  Sasuke, dopo essere riuscito a farsi dare i risultati degli esami, stava tornando dalla signorina Tsunade. Non aveva ancora aperto la busta, preferiva che fosse una persona con una certa esperienza a farlo. Probabilmente, se avesse letto lui i risultati, non ci avrebbe capito un accidente.
  Scocciato da questa condizione, e ansioso di uscirne, Sasuke arrivò in breve tempo al palazzo dell’Hokage e ciò che trovò ad attenderlo gli fece gelare il sangue. Il suo team al completo aveva assediato l’ufficio di Tsunade e, da quando lui aveva aperto la porta, lo osservava chi curioso, chi divertito.
  Si maledisse per aver fatto nuovamente di testa sua, non poteva aspettare che Shizune lo facesse entrare?
  Sai l’aveva guardato con indifferenza, sorridendo fintamente, Kakashi, dopo uno sguardo quasi critico, aveva ridacchiato – “Sempre più strano, il pervertito.” si disse Sasuke –, Sakura lo guardava curiosa, ma non stupita. Era talmente singolare! Si sarebbe aspettato grida, pianti e persino delle vittime – insomma, quando l’amore della propria vita viene tramutato misteriosamente in donna, è lecito aspettarsi qualche reazione –, invece niente!
  Ma il peggio era il dobe, quel dannato, che stava diventando viola a furia di frenare le risate.
  Sasuke lo fulminò, se avesse osato emettere anche solo un fiato, l’avrebbe spedito chilometri sottoterra, letteralmente.
  Per fortuna di tutti, Naruto decise di tacere, mentre, muovendosi convulsamente, tentava di trattenersi. Solamente Sakura sussurrò un appena percettibile “Sas’ke-kun?”.
  Ma che domanda era?! Era ovvio che fosse lui, chi altri li avrebbe guardati come se avesse voluto vederli schiattare di fronte a propri occhi all’istante?
  Come se niente fosse, o comunque ostentando indifferenza, consegnò gli esami a Tsunade, che si dedicò subito alla lettura.
  Gli altri quattro erano rimasti alle sue spalle, silenziosi – anche se avrebbe giurato di poter sentire, affinando l’udito, la fatica che il dobe, maledetto, faceva per stare zitto – e tranquilli; molto tranquilli; tremendamente tranquilli; troppo tranquilli! Era appena diventato donna, cavolo! Dov’era la preoccupazione? Erano loro che andavano in giro a sproloquiare su come i loro legami fossero così forti da averli trasformati, metaforicamente parlando, in una famiglia.
  “Bella famiglia, non c’è che dire.” il suo pensiero sembrò essere percepito anche da Tsunade, che alzò le spalle come a dire “Ma che ci puoi fare.”
  Infastidito dagli sguardi che, indiscretamente, gli stavano trapanando la schiena, si voltò per fissare uno ad uno i suoi compagni.
  Naruto era arcobaleno. Avrebbe riso, se la voglia di massacrarlo non fosse stata più forte.
  « Come mai qui? » chiese.
  Sai sorrise, Sasuke avrebbe assicurato malignamente « Come mai donna? »
 
 
 
  Dopo aver scongiurato il quasi omicidio di Sai e di Naruto, che non era riuscito a non scoppiare a ridere, e aver appurato che, quei due, per essere sopravvissuti, dovevano per forza essere miracolati, Tsunade era pronta per annunciare il verdetto.
  Anche se un po’ titubante, parlò.
  « Secondo le analisi avresti assunto una qualche sostanza, che influisce sul flusso del chakra. Sembra quasi che abbia bloccato la tecnica. »
  « Ovvero? » domandò il moro.
  « Neanch’io saprei spiegartelo con certezza. L’ipotesi è che, qualsiasi cosa ti viaggi in corpo, serva a mantenere a lungo una tecnica e per questo la tecnica, che ti ha trasformato così, è “bloccata”. »
  « Beh, Sas’ke » Naruto gli si avvicinò, circondandogli con un braccio le spalle esili « Il lato positivo è che ha funzionato meglio di quanto sperassi. » e gli strizzò l’occhio.
  Meglio di quanto sperasse? Perché, cos’è che sperava?
  « Dobe, che hai combinato?! » sibilò di rimando, sfoderando lo sharingan.
  Tutto cadde nel silenzio, mentre Naruto sbiancava e gli occhi di Sasuke brillavano sinistramente.
  « Pesce d’aprile! » urlò Naruto, grondando di sudore per l’agitazione.
   Sasuke, compiaciuto di mettere paura al dobe anche da donna, lo agguantò per il collo della felpa « Siamo ad agosto, demente. »
  « Penso che tu ci debba qualche spiegazione, non trovi, Naruto? » ordinò perentoria l’Hokage, cingendo le mani davanti alla bocca e puntando i gomiti sulla scrivania.
  “Non hai scampo, dobe!”
 
 
 
  Per la seconda volta erano riusciti a salvare Naruto dalla furia omicida di Sasuke, che, per quanto donna, vantava ancora una forza notevole.
  « Ma non è colpa mia! » tentava di redimersi il biondo « Non del tutto almeno. » mormorò infine.
  « Non del tutto. NON DEL TUTTO?! Tu… tu… USURADOBE! »  l’Uchiha era fuori di sé, tanto che il maestro Kakashi fu costretto ad afferrarlo per la vita e tenerlo fermo.
  Tsunade, che durante tutto l’attentato a Naruto se ne era stata in silenzio a godersi il trambusto, decise di prendere parola.
  « Naruto,  adesso racconta cos’è successo. »
  Il ragazzo esitò, passandosi una mano sulla guancia sinistra, colpita precedentemente da un pugno di Sasuke. Quelle dannate manine sottili e ossute gli avevano fatto un male cane.
  « Allora, da dove comincio? » borbottò incerto « Più o meno una settimana fa Sakura mi aveva parlato di un particolare farmaco, che stava testando, con l’aiuto di altri ninja medici. » disse indicando con un cenno della testa la rosa, che subito arrossì colpevole.
  « E perché io non ne so nulla? » ruggì l’Hokage all’indirizzo di Sakura.
  « Perché era in fase sperimentale. I primi risultati positivi si sono avuti, appunto, qualche settimana fa e, prima di poterle dire tutto, era necessario fare ulteriori accertamenti, per essere sicuri che il farmaco funzionasse correttamente. Avevamo deciso di venire a farle rapporto tra qualche giorno. » spiegò la ragazza, incespicando qua e là per lo sguardo severo della maestra, che percepiva su di sé.
  « E quale sarebbe il suo utilizzo? »
  « Permette, a chiunque ne faccia uso, di servirsi di una tecnica a lungo e riducendo l’utilizzo di chakra al minimo. In questo modo il flusso di chakra non viene, quasi minimamente, intaccato, così che l’utilizzo della tecnica si protragga, senza che il soggetto se ne accorga, o comunque senza che subisca leggermente gli effetti di un uso troppo prolungato, avvalendosi, allo stesso tempo di altre tecniche, più impegnative, senza dover scioglie la tecnica precedente. Il farmaco rende, inoltre, possibile ad altri ninja di applicare una propria tecnica sul soggetto, che ha ingerito il farmaco. Gli effetti sono gli stessi che le ho spiegato prima. » informò, quasi titubante.
  Tsunade non disse nulla, ponderando sulle parole della ragazza. Era un’idea interessante e certamente innovativa, anche se non le risultava tutto completamente chiaro.
  « Ne deduco che Sasuke abbia preso questo medicinale. »
  « Non volontariamente, questo è certo. » ringhiò adirato l’Uchiha, lanciando sguardi di fuoco ai due amici, e anche a Sai, che essenzialmente non aveva fatto niente, ma il solo vederlo lì, a sorridere come un idiota, gli metteva rabbia.
  L’attenzione dell’Hokage si reindirizzò a Naruto « Quindi? »
  L’Uzumaki sospirò esasperato, possibile che dovesse spiegare tutto lui?! Non potevano arrivarci da soli?
  Si passò una mano sul collo, spostando lo sguardo prima sul soffitto, poi di lato, in maniera quasi sofferente.
  Quando incontrò gli occhi inflessibili di Tsunade, scoppiò.
  « Okay, okay, sono stato io; e piantatela di guardarmi come se fossi un cane a tre teste! Ieri ho invitato Sasuke a cena e gli ho messo un  po’ di quell’intruglio nel bicchiere, poi ho usato l’oiroke no jutsu su di lui. Non vedo cosa ci sia da preoccuparsi, prima o poi la tecnica svanirà. Non è successo nulla di grave! » confessò, spalancando gli occhi azzurri all’inverosimile.
  « Nulla di grave?! Sono una donna, usuratonkachi! » sbraitò Sasuke, che cercava di dimenarsi dalla stretta ferrea di Kakashi.
  « In fase premestruale, per giunta… » ironizzò il biondo, con una punta di cattiveria.
  « Non ti permettere, Naruto! » gli gridarono in concomitanza sia Tsunade che Sakura; e proprio da quest’ultima ricevette un sonoro cazzotto. Mai, mai più avrebbe fatto commenti pseudo-sgradevoli contro una donna.
   Poco percepì Naruto di quello che accadde nei secondi seguenti, troppo occupato a lagnarsi, massaggiandosi la testa. Come fosse stata una folata di vento, era finito con la schiena a terra e il naso dolorante. A malapena riusciva a respirare, che era tutto quel peso?
  Aprì gli occhi, che nemmeno si era accorto di aver chiuso per la sorpresa, e vide, a pochi centimetri da suo viso, quello deformato da un ringhio rabbioso di Sasuke – ormai Sasuke-chan nella sua mente – e la sua mano, chiusa a pugno, che puntava per aria. Solo qualche secondo dopo si accorse della mano che teneva ferma quella di Sasuke e della testa del maestro Kakashi, che spuntava da sopra la spalla del moro. Quei due gli erano caduti addosso l’uno sopra l’altro! Sasuke poteva anche capirlo, aveva agito d’istinto, lasciandosi trasportare, ma il maestro Kakashi… perché non aveva semplicemente lasciato andare il moro?
  Quando anche lo stesso Sasuke si accorse di essere finito in una sorta di panino “Dobe-Teme-Hentai” ­– col maestro Kakashi nella parte dell’Hentai, ovviamente –, si riscosse immediatamente, cercando di riprendere il controllo.
  Senza far notare come quella condizione lo rendesse imbarazzato ed irrequieto, rotolò giù da Naruto, i cui occhi, per qualche istante, erano stati fastidiosamente troppo vicini, e decisamente troppo azzurri.
  Spiaccicò Kakashi al pavimento, e se ne fregò ben poco se gli avesse fatto male o meno, e si alzò con quanta più disinvoltura riuscisse ad ostentare.
  Tsunade, per quanto la divertisse assistere alle idiozie e sventure dei suoi ninja, si trovò costretta ad interromperli, a meno che non volesse saltare il pranzo.
  « Uscite tutti » il suo ordine arrivò perentorio, gelando l’atmosfera « Vorrei parlare con Naruto, in privato. Prima finiamo meglio è. E non voglio interruzioni. » li liquidò tutti, sbuffando scocciata.
  Possibile che in quel villaggio ce ne fosse sempre una?!
 
 
 
  Ancora non poteva crederci! Gli sarebbe piaciuto sapere cosa girava per la testa dell’Hokage. Come aveva potuto affidarlo alle “sapienti mani” del dobe, finché non sarebbe ritornato uomo?! Ma, d’altra parte, anche Tsunade era un abitante di Konoha e da loro Sasuke si aspettava questo ed altro. Però Naruto, che sproloquiava per la strada su quanto fosse bello poter passare del tempo assieme, se l’era beccato lui.
  Dannato Hokage, dannati abitanti di Konoha, dannati Sakura e il suo medicinale, dannato Sai, dannati tutti!
  Cosa centrasse Sai? Nulla, puro sfizio.
  « Cosa vuoi per pranzo, Sasu-chan? » chiese Naruto, che nella cucina del suo monolocale stava rovistando in ogni armadietto in cerca di cibo.
  « Non chiamarmi mai più così. » soffiò alterato, mentre con stizza si accasciava sul letto sfatto del biondo.
  « Preferisci che ti chiami Sasuko » ghignò l’altro, apparendo dalla porta « Oppure Sacchan, o anche Sas’ke-tan*. Ho una vasta scelta, sai? »
  Il moro ringhiò, ma stette zitto, e Naruto quasi rischiò di saltellare per casa, tanto era eccitato da quella piccola vittoria. Decise, però, che fosse meglio trattenersi, per uscirne illeso.
  Ancora, però, non aveva finito di stuzzicarlo. « Allora? Che vuoi da mangiare, Sas’ke-hime? »
  Sasuke sentì la rabbia salirgli. Se non avesse smesso, l’avrebbe fatto fuori lì, seduta stante.
  « Pomodori. » sembrò quasi un brontolio.
  « Spiacente, ho solo ramen. » ammise Naruto candidamente.
  « Allora perché lo hai chiesto?! »
  « Sembravi così apatico, lì seduto a far niente; volevo renderti più partecipe! »
  Il moro sorvolò « Io quella schifezza non la mangio. »
  Naruto ci pensò su. « Possiamo uscire. Paghi tu ovviamente. »
  Quel maledetto tirchio! Passeggiare allegramente per il villaggio e mostrare a mezza popolazione la sua nuova siluette? Aveva già dato.
  « Non se ne parla. » asserì duramente.
  « Potrei sempre andarteli a comprare, i tuoi adorati pomodori. »  lo informò il biondo, con un’espressione che, per quanto sorridente, a Sasuke non prometteva nulla di buono. Naruto gli si parò di fronte « Però voglio una ricompensa! » affermò con fierezza, convinto di avere la vittoria in pugno. Insomma, cosa non avrebbe fatto Sasuke per i pomodori?
  Quest’ultimo inclinò il viso, studiandolo con quei suoi occhi indagatori, neri come la pece « Ovvero? » si decise a domandare, per niente sicuro di voler conoscere la risposta.
  « Prima mi hai fatto molto male, sai » esordì Naruto, massaggiandosi il naso. Piegò il busto in avanti, ritrovandosi faccia a faccia con Sasuke, seduto sul letto « Per scusarti, voglio che tu mi dia un bacetto, proprio qua. » ridacchiò divertito, con un dito a picchiettarsi il naso.
  « No! » la voce acuta – odiosissima e spacca timpani – di Sasuke probabilmente venne sentita da tutto il villaggio e dintorni.
  Non si sarebbe mai abbassato a tanto! Non perché Naruto fosse brutto, alla veneranda età di vent’un anni, si era ormai rassegnato all’idea di avere un amico molto – forse anche troppo – attraente, ma l’atto in sé gli sembrava ignobile, una presa per i fondelli.
  « Quindi ramen. » ritentò Naruto, nel tentativo di smuovere il famosissimo orgoglio Uchiha. Lui voleva quello stupido bacio!
  Tuttavia Sasuke era irremovibile « Piuttosto digiuno. »
  Il biondo sbuffò, abbassando il capo. Si tirò su dritto e gli diede le spalle « Come ti pare. » disse. A Sasuke sembrò deluso, ma preferì non farci troppo caso. Era sconsigliabile dare corda al dobe.
 
 
 
  Non molto tempo dopo, Sasuke scoprì che Naruto non aveva nessuna intenzione di preparargli da mangiare e che in quel disastro di casa c’era veramente solo del ramen. Come facesse Naruto a sopravvivere gli era ignoto.
  Passarono il pranzo, Sasuke ancora seduto sul letto, troppo orgoglioso per decidersi a chiedere a Naruto di preparargli qualcosa, e Naruto, seduto a terra, intento a guardare la televisione di fronte a loro e divorare ciotole su ciotole si ramen.
  « Come hai fatto a darmi il medicinale? » chiese ad un certo punto, senza alcun preavviso, Sasuke « Perché non me lo ricordo? » non sapeva come ammazzare il tempo, sperava almeno di scoprire qualcosa che gli interessasse.
  Naruto sembrò incerto, ma poi si convinse a parlare.
  « Beh, ti ricordi che ieri pomeriggio siamo usciti, no? » Sasuke annuì e Naruto continuò « Al bar ti ho convinto a bere e tu non reggi particolarmente bene l’alcol. Dopo forse neanche due bicchieri sei diventato una specie di cerebroleso. » Sasuke arrossì lievemente e Naruto se ne compiacque « Ti ho portato qui a casa, mi facevi un po’ pena in giro da solo. » rincarò la dose il biondo. Per una volta che poteva permettersi di infierire su Sasuke, senza che lui replicasse, doveva approfittarne. « Continuavi a blaterare cose a caso e subito dopo cena ho voluto testare il farmaco di Sakura-chan. » concluse, come se nulla fosse, dileguandosi in cucina.
  Sasuke rimase interdetto, mentre vedeva la figura del dobe scomparire dalla sua vista. Era tutto così… incoerente.
  Si passo una mano tra i lunghi capelli neri. Erano la cosa che più l’aveva affascinato del suo nuovo corpo, erano morbidi, lucenti ed estremamente belli. Gli ricordavano un po’ quelli d’Itachi e, per qualche strana ragione, l’avere qualcosa in comune con suo fratello lo rendeva orgoglioso.
  « Perché? » chiese.
  « Eh? » la testa di Naruto fece capolino dalla porta, con aria confusa.
  « Perché l’hai fatto? » ripeté, incatenando i suoi occhi a quelli azzurri dell’altro.
  Naruto vacillò. Ci mise poco Sasuke a notare il suo sguardo incerto, quasi spaventato.
  « Dobe. » mormorò il moro con un velo di preoccupazione. Fece per alzarsi e raggiungere Naruto, ma quello lo bloccò all’istante.
  « Fermo! Era… era solo curiosità! » gracchiò freneticamente e si nascose nuovamente in cucina.
  Naruto era incapace di mentire, quando ci provava, diventava innaturalmente nervoso.
  Sasuke non lo seguì, rimase seduto a pensare. Era un comportamento davvero inusuale. Sembrava avesse paura, ma non di lui, piuttosto di qualcosa che dipendeva da lui, come se da qualsiasi cosa Sasuke avesse fatto o detto ne sarebbe dipesa la sopravvivenza di Naruto.
  Uchiha detestava non avere il controllo su ciò che gli stava intorno e Naruto, al momento, era un qualcosa che gli stava intorno. Ma, anche volendo, non avrebbe saputo cosa fare, non aveva idea di come comportarsi. Era ormai da molto che era tornato al villaggio, ma i suoi rapporti con le persone non cambiavano, per lui gli altri rimanevano entità aliene impossibili da comprendere e frequentare. Un po’ avvilente, se ci pensava.
  Naruto era colui che, tra tutti, lo capiva di più. Da una parte lo irritava e terrorizzava, apparire così trasparente e vulnerabile a qualcuno all’infuori di sé stesso, ma dall’altra rischiava quasi di sentirsi speciale ed importante ad aver trovato qualcuno così, come Naruto. “Perché anche Naruto è speciale” si era detto più di una volta, in quei momenti in cui riusciva a percepire il mondo nelle sue mille mila sfaccettature, cosa che non sempre gli risultava facile.
  E perché Naruto era importante. Non in senso generale, non era importante e basta, era importante per lui. Naruto lo rendeva felice; aveva successo in qualcosa che lui, Sasuke Uchiha, non era mai stato capace di fare, neanche mettendoci tutto sé stesso.
  Sasuke la sua vita riusciva solo ad incasinarla, o almeno, si era convinto che fosse così. Allontanava da sé le persone in maniera magistrale, le faceva soffrire, arrecava loro dolori e turbamenti.
  Sasuke era in grado di distruggere, ma era per questo che esisteva Naruto, la faccia opposta della stessa medaglia. Lui raccoglieva pazientemente i pezzi e li rimetteva insieme o, se non ce la faceva, li plasmava in qualcosa di nuovo, ma comunque di bellissimo.
  Per Sasuke era questo il loro rapporto, entrambi esistevano in funzione dell’altro. Sasuke, senza di lui, non poteva nemmeno sperare di sopravvivere, avrebbe finito col rovinare tutto ciò che aveva di bello, riducendolo ad un amaro ricordo, rimanendo solo. Con Naruto, invece, era tutto diverso.
  Naruto sapeva di libertà, di rivincita, era il suo salvagente, lo teneva a galla.
  Non sapeva se l’improvviso cambio di comportamento di Naruto dipendesse da lui, ma di certo l’avrebbe scoperto. Non poteva sopportare lo sguardo spaurito e, all’apparenza, sofferente dell’altro su di sé, lo offendeva e, gli costava ammetterlo, lo faceva star male.
  Fece per alzarsi dal letto, quando il suo stomaco brontolò. Che orrore quel suo corpo, così soggetto alle debolezze. Voleva tornare normale, e una volta tornato normale avrebbe anche torturato il dobe. Il fatto che avesse ammesso di volergli considerevolmente bene non gli impediva di fargliela pagare.
  Prima che potesse anche solo pensare di raggiungere Naruto in cucina, lo stesso biondo rientrò in stanza con un’asciugapiatti in mano. Aveva lavato le stoviglie? Era una cosa che non gli aveva mai visto fare.
  « Permettimi di darti un consiglio spassionato: dovresti davvero mangiare qualcosa, il rumore del tuo stomaco affamato si è sentito anche di là. » ridacchiò divertito il biondo. Fece qualche passo in direzione di Sasuke « Ti ho lasciato un po’ di ramen avanzato sul bancone. » si asciugò le mani nello strofinaccio e lo lanciò in un angolo a caso nella stanza « Adesso vado a farmi una dormita, sono sfinito. A più tardi, Sas’ke. » gli mollò una pacca sulla spalla e sorrise così innaturalmente che le palpebre si trasformarono in una fessura talmente stretta da nascondere le iridi celesti. E Sasuke in quel momento voleva vederli, gli occhi di Naruto. Doveva capire cosa stava nascondendo e per farlo era necessario che lo guardasse negli occhi. No, non per via dello sharingan, quello lo avrebbe usato su Naruto solo se avesse avuto intenzione di spedirlo all’altro mondo, ma perché i suoi occhi erano trasparenti, gli occhi di un bambino. Potevi vederci tutto quello che provava, nonostante lui perseverasse nel voler sembrare felice, a tutti e per tutto.
  Non sapere cosa stesse affliggendo Naruto gli dava più fastidio di quanto avrebbe dovuto, e il fatto che il biondo lo stesse snobbando in quel modo rendeva tutto più insopportabile. Era sempre stato il centro dei pensieri di Naruto, perlomeno, lui si sentiva così. Sasuke non aveva intenzione di venire ignorato, non da Naruto!
  Il biondo si era già steso sul letto, dando le spalle al moro.
  Uchiha si avvicinò, scuotendolo per una spalla « Dobe, dobbiamo parlare. »
  L’altro mugugnò infastidito e scacciò la mano del moro con un movimento del braccio « Dopo, teme, parliamo dopo. » e poi sbadigliò, tirandosi le lenzuola fino alle orecchie.
  Sasuke si lasciò cadere a terra, rassegnato. Ma era possibile che avesse anche bisogno del pisolino pomeridiano, come i poppanti?!
  Passò ben poco tempo che il russare rumoroso di Naruto gli frantumò le orecchie, mescolandosi anche all’ennesimo lamento del suo stomaco. Forse gli conveniva mangiare.
  Seccato da tutta quell’improbabile situazione, si diresse in cucina. Strano, ma vero, il dobe aveva veramente avanzato da mangiare – e la cosa si faceva sempre più strana.
  Il ramen non gli era mai piaciuto, ma quello c’era e si sarebbe accontentato.
  Si portò la ciotola nell’altra stanza, si sedette con la spalle al muro, sulla parete opposta a Naruto, così da poterlo vedere dormire.
  Gli stava nascondendo qualcosa, non poteva essere più evidente di così.
  Con ribrezzo incominciò a mangiare, il ramen proprio non lo sopportava, tuttavia con rammarico ammise di averne bisogno, stava morendo dalla fame.
  Naruto nel frattempo continuava a dormire. Sasuke si chiese come ci riuscisse dopo aver creato tra loro quell’aria tesa che lui ancora si sentiva addosso. Avrebbe preteso delle spiegazioni non appena l’amico si sarebbe svegliato, anche a costo di spaccargli il cranio a cazzotti per capire cosa ci fosse dentro… nel caso in cui ci fosse stato effettivamente qualcosa.
Vedeva solo i capelli biondi e disordinati spiccare da sotto le lenzuola e istantaneamente si chiese come uno potesse essere tanto scemo da dormire coperto in quel modo in estate, anzi, più che coperto sembrava sottovuoto.
“ Ma non crepa dal caldo? Io sto morendo già così… ”pensò, maledicendo al contempo quegli obbrobriosi bermuda da spiaggia arancioni e una cannoniera, manco a farlo apposta, arancione, che gli arrivava poco dopo l’ombelico e stringeva leggermente le spalle. Si lasciò andare a una smorfia schifata. I vestiti, orribili, improponibili e di un colore inguardabile senza occhiali da sole, glieli aveva praticamente infilati a forza quel dobe che al momento si ostinava a dormire, cercando di convincerlo con un “ Sono miei… di quando ero piccolo, sicuramente ti staranno meglio di quella robaccia che hai su.”
Si sarebbe vendicato anche per questo, Naruto avrebbe dovuto imparare a dormire con entrambi gli occhi aperti.
Nel fare questi pensieri nemmeno si era accorto di aver finito i rimasugli di ramen. Riportò la ciotola in cucina, rifiutandosi di bere anche il brodo, e la lasciò nel lavello.
Intanto la rabbia e la voglia vendetta salivano a dismisura. La rinomata capacità degli Uchiha di farsi autonomamente pippe mentali, senza capo né coda, stava lavorando alla velocità della luce. Era incavolato, offeso e aveva una voglia tremenda di pestare il primo biondo con gli occhi azzurri che gli fosse capitato per le mani.
Si accostò al “bell’addormentato”. Troppo calmo; gli stava facendo passare le pene dell’inferno e lui dormiva beato… Naruto doveva soffrire.
Mentre Sasuke elucubrava nei minimi dettagli i suoi piani di vendetta, un goccia di sudore scivolò dalla tempia del biondo, solcando tutta la fronte e infrangendosi sul materasso. Il moro si distrasse a guardarla e si chiese, con estrema serietà e un accenno di preoccupazione – stupendosi per questo –, se non fosse il caso di levargli le coperte di dosso.
“D’altra parte” si disse“sarebbe poco soddisfacente torturare un moribondo.”
Con lentezza estenuante si chinò su Naruto, sfiorando le coperte con le dita, alcune ciocche di capelli, neri come la notte, scivolarono dallo chignon mal fatto, solleticando le orecchie del biondo.
Strattonò delicatamente la stoffa e, senza nemmeno accorgersene, si ritrovò ad affogare in un mare di azzurro limpido.
 
 
 
 

Angolo Autrice
 
Bene, spero vi sia piaciuto e che non ci siano errori, cosa che invece capita sempre… ^^’
Spero di ricevere vostri commenti per sapere se vi piace. ^^ Il prossimo capitolo spero di riuscire a metterlo il prima possibile, perché, probabilmente, tra poco andrò in vacanza e non avrò molto tempo per scrivere. ^^
Grazie in anticipo a tutti quelli che leggeranno! ^__^
Alla prossima! :D
 
   
 
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