Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: KatWhite    27/07/2013    0 recensioni
I. "Irene era incantata da quello spettacolo di luci e rombate improvvisi, come se fosse la prima volta che assisteva ad una tempesta. [...] Il ghigno amaro riaffiorò sul suo volto mentre bisbigliava flebilmente «Sono un fallimento pure in questo.»"
II. "Per trascorrere il tempo così, Irene fece scattare l’accendino e sorrise nel vedere che il paesaggio delineatosi qualche anno prima si stava ricreando: i lampi si stavano scatenando furiosamente, seguiti poi dall’agghiacciante rombo dei tuoni e accompagnati da gelidi folate di vento estivo."
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Abbiamo preso la strada lunga e tortuosa, non è vero?
Ci siamo feriti a vicenda, non è vero?

— trad. Dearest, Hamasaki Ayumi

 

 

Come ogni notte, Irene si era ritrovata a consumare in solitudine la propria dose di nicotina, accompagnata solo dalla fresca brezza estiva notturna, che le faceva soffrire meno il clima secco della città in cui viveva.
Irene amava fumare durante la notte: non solo il tabacco alleviava in un qualche modo il suo dolore, ma di sera non c’era nessuno che potesse giudicarla per l’età precoce per la quale consumava il tabacco, nessuno che la disturbava o l’additava. Ogni volta le vorticava nella testa una frase che aveva visto girare su Facebook: “Siamo tutti dipendenti da qualcosa che ci toglie il dolore”. E ogni volta si ritrovava a pensare che fosse vero, per quanto questo tipo di scelta potesse essere sbagliato; le persone soffrono, inevitabilmente, e magari nessuno riusciva a capire quanto queste fossero in bilico sul baratro dell’agonia. Certo, avevano qualcuno che li confortava, ma mai essi riuscivano a scavare così a fondo da arrivare alla radice del dolore, al cuore.
Quella notte la temperatura era più bassa del solito, delle grosse ed imponenti rannuvolate grigie sostavano di fronte alla luna: probabilmente, di lì a poco sarebbero scese le prime gocce d’acqua.
Quella notte Irene era davvero sola: suo padre e la sua migliore amica non c’erano. Le due persone più importanti della sua vita non erano più con lei. C’erano solo la sorella e la madre che, per quanto amasse, non riuscivano a darle tutto l’amore che necessitava.
Irene accese la sigaretta, e cominciò ad aspirare per far sì che la cenere cominciasse a fumare e rosicare il tabacco.
Quella notte era diversa perché, stranamente da come si era aspettata non piovve, bensì si scatenarono fulmini e tuoni. Irene era incantata da quello spettacolo di luci e rombate improvvisi, come se fosse la prima volta che assisteva ad una tempesta.
Con un sorriso amaro stampato sul volto, corse dentro casa per recuperare la macchina fotografica, sperando di riuscire ad immortalare un lampo che si manifestava in tutta la sua potenza e bellezza.  La macchina era in grado di effettuare fino a 20 scatti al secondo, era impossibile non riuscirci.
Uscì e cominciò a scattare foto su foto. Ci provò, ci provò e ci riprovò ancora, ma non riuscì a concludere nulla.
Il ghigno amaro riaffiorò sul suo volto mentre bisbigliava flebilmente «Sono un fallimento pure in questo.»

[389 parole]

 

Per quello che dovrei amare,
Per quello che mi da amore,
Farò tutto ciò che posso.

— trad. Dearest, Hamasaki Ayumi

Un’altra notte come tante; un’altra sigaretta come tante.
Ma finalmente, dopo parecchio tempo, le cose erano cambiate: ora era completamente sola.
Si sentiva bene tutto sommato, nonostante considerasse morta qualunque persona la circondasse, lei era ancora viva. Forse era meglio dire sopravvissuta, ma comunque stava bene. Tutto grazie alla sua nuova migliore amica, che aveva sostituito la precedente che l’aveva pugnalata alle spalle.
Ormai rimaneva solo Alice, Alice. Alice era sempre nei pensieri di Irene, non riusciva proprio a fare a meno di lei. Delle altre persone, degli altri parenti che non la consideravano, che la odiavano tanto quanto lei odiava loro, non gli importava più nulla, se non di Alice, l’unica anima che, a suo parere, era in grado di comprenderla.
Era in attesa di sentir vibrare il proprio telefono, aspettava impazientemente la chiamata di Alice.
Per trascorrere il tempo così, Irene fece scattare l’accendino e sorrise nel vedere che il paesaggio delineatosi qualche anno prima si stava ricreando: i lampi si stavano scatenando furiosamente, seguiti poi dall’agghiacciante rombo dei tuoni e accompagnati da gelide folate di vento estivo.
Allargò il sorriso, sentendosi in pace con se stessa, rimanendo immobile ad ammirare nuovamente quello spettacolo: questa volta, ci avrebbero pensato i suoi occhi a far sì che quel momento rimanesse impresso nella sua memoria.

[216 parole]

Note dell'autrice:
Giuro, dovrebbero chiudermi in un manicomio. Ma avevo bisogno di sfogarmi, mi perdonate? Massì che lo farete, sono tenera in fondo (molto in fondo).
Allora che dire di questa fiction? Beh, potrei iniziare col dire che il paesaggio di sfondo si è realmente manifestato sotto gli occhi della sottoscritta e mi aveva talmente colpito che mi ero ripromessa di utilizzarlo in una fiction. Ora posso morire felice, yea.
Non sono brava a scrivere originali, e soprattutto nonsense che escono originali nonsense solo per informare il mondo di quanto faccia schifo la mia vita e di quanto mi senta depressa (L).
Comunque ora concludo le note, dicendo che le ripetizioni nel primo pezzo ("Quella notte", "Quella notte" e "Quella notte"; "c'erano" e c"erano") sono volute e messe apposta e provo a spiegare un po' il titolo: ho deciso di intitolare così la fiction poichè ho voluto giocare sulle differenti situazioni in cui Irene sorride: prima rassegnata a tutto e a tutti, fingendo di stare bene e "giocando" per l'appunto, credendo che tutto sia futile e niente abbia importanza; la seconda di vera serenità (e non felicità perchè la felicità è ben diversa).
Non conto di avere recensioni o altro, ma spero almeno che a qualcuno possa piacere (L)
Mi dileguo, have a nice day!

Kiss,
Ems.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: KatWhite