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Autore: Dai95    27/07/2013    4 recensioni
Salve… questa storia è uscita per caso ascoltando una canzone ho avuto questa ispirazione ho cominciato a scrivere ed è uscito questo spero che vi piaccia…. E se non piacerà potete benissimo dirlo le critiche o complimenti aiutano ad andare avanti… Kiss Dai
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Mani da sfiorare.
 
Il suono del cellulare svegliò i due amanti che riposavano beatamente, accoccolati uno accanto all'altra, le  mani intrecciate strette ed i corpi nudi, così vicini che non sarebbe potuto passare nemmeno un foglio di carta.
 
“Kate … rispondi...” biascicò Rick tenendo gli occhi ben chiusi.
 
La detective mugugnò una risposta indefinita ed a tentoni raggiunse il comodino, afferrando il cellulare di malavoglia.
 
“Beckett!" rispose scocciata, sempre con gli occhi chiusi.
 
"Papà … no no non dormivo… ok a dopo” disse passandosi stancamente una mano tra i capelli.
 
“Che voleva tuo padre?” chiese Rick abbracciandola di nuovo da dietro, facendo aderire il suo petto contro la schiena nuda della fidanzata.
 
“Che tra poco sarà qui… ma ora dormiamo che non viene subito…” rispose Kate accarezzando lentamente il braccio muscoloso di Rick. 
 
“Ok…” mormorò lo scrittore contro il collo della detective, cercando di riprendere il sonno.
 
Dopo qualche secondo di silenziò Rick si alzò seduto di soprassalto, mentre il suo cervello capiva ciò che la sua ragazza gli aveva appena detto.
 
“Kate…. Kate!” gridò, scuotendola violentemente, nel panico.
 
“Muh…Che hai?” sbuffò lei, ostinandosi a tenere gli occhi chiusi.
 
“Hai detto che arriva tuo padre tra poco…?” sussurrò lui.
 
“Si perché?” mugugnò la detective, rinunciando a tentare di riaddormentarsi e guardandolo negli occhi.
 
“Perché se mi vede nudo nel letto tuo che fa?” disse Castle, ripensando alla loro prima notte ed a quando Martha aveva fatto irruzione in camera da letto. 
 
Deglutì lentamente, scacciando l'immagine del padre di Beckett che li coglieva in fragrante. 
 
Kate colse la nota di panico nella voce del suo uomo e decise che non ci sarebbe stato nulla di male nel divertirsi un po'.
 
"Bè che farà.. probabilmente tenterà di ucciderti.." rispose, come se nulla fosse, mentre Castle stringeva più forte il lenzuolo.
 
La detective si tirò su seduta, appoggiandosi alla testiera del letto e riprese a parlare.
 
" Sai, quando avevo diciotto anni, poco prima di partire per Stanford, stavo con un ragazzo e siccome i miei dovevano stare via per il week end avevamo la casa libera e ..bè .. sai com'è ormoni in subbuglio.. un bacio tira l'altro.." "Sì non ho bisogno dei particolari grazie!" la bloccò lo scrittore facendo una smorfia e sentendo una morsa di gelosia stringergli lo stomaco.
 
"Oh come vuoi.. comunque la mattina dopo eravamo tranquilli sul letto abbracciati, quando mio padre entrò in camera con la colazione in mano gridando 
 
'Buongiorno dormigliona!' e... quando l'ha visto.." Kate ridacchiò al ricordo.
 
Castle invece deglutì a fatica, cercando di scacciare dalla sua testa gli scenari peggiori. Jim Beckett con un coltello in mano che si avventa sul ragazzo. Jim Beckett che a mani nude strozza il ragazzo. Jim Beckett che si premura di accertarsi che quel ragazzo non possa più fare... quelle cose con sua figlia. O con qualunque altra ragazza. Ouch.
 
"Che fece tuo padre?" mormorò sottovoce lo scrittore. 
 
Kate lo guardò, mordendosi il labbro inferiore per non scoppiare a ridere: "Bè mollò il vassoio della colazione che si fracassò sul pavimento e si avventò sul mio ragazzo..".
 
"S-si... ehm.. av-ventò?" balbettò lo scrittore, cercando di respirare normalmente .
 
"Sì.. gli saltò addosso e gli disse che si sarebbe pentito di essere nato uomo.. che presto non sarebbe più stato ehm... accessoriato, per essere un uomo.." raccontò, come se nulla fosse Beckett.
 
Lo scrittore sbiancò di colpo, stringendo ancora più forte il lenzuolo. Aveva la gola secca. Tentò di ricordare come si faceva a respirare.
 
L'immagine di Jim Beckett che si saltava sul letto con un'accetta in mano, gridando di dire addio ai suoi .. accessori, si fece spazio nella sua mente.
 
La risata cristallina di Kate lo risvegliò dai suoi pensieri.
 
"M- mi hai preso in giro??".
 
"Ahahah! Rick mio padre non fece in tempo ad assalire il mio ragazzo, perchè mia madre entrò prima nella stanza e lo trascinò via a forza impedendogli di commettere un omicidio!" rise la detective, tenendosi la pancia.
 
"Oh bene.. che sollievo! Aspetta! Ma ora non ci sarà tua madre che potrà fermarlo.."
 
Kate roteò gli occhi al cielo. " Tranquillo ti proteggo io!" lo rassicurò, baciandolo sulle labbra.
 
Beckett schiuse le labbra, in modo da lasciare libero accesso al fidanzato, che non aspettò un secondo di più per approfondire il bacio.
 
Quando entrambi necessitarono d'aria, Rick scese a venerarle il collo di baci e morsetti, che le mandavano scariche di puro piacere lungo la colonna 
vertebrale e la costringevano ad inarcare il bacino contro di lui, per averne ancora ed ancora.
 
Beckett percepì distintamente l'erezione del fidanzato contro il suo bacino ed un gemito d'eccitazione le uscì dalle labbra.
 
"Abb-biamo ancora un'ora prima.. ah.. prima che mio padre arrivi.." sussurrò maliziosamente, tra un bacio e l'altro.
 
"Che ne dici di.. di mostrarmi cosa sai fare .. ah.. con i tuoi accessori?" chiese, strusciando lentamente il suo bacino contro l'erezione di Castle.
 
Lo scrittore cercò di mantenere un po' di autocontrollo. "Ma tuo padre arriverà tra poco.." tentò di protestare, poco convinto.
 
“Abbiamo ancora un'ora prima che lui arrivi e po mio padre suona il campanello prima di entrare… quindi appena suona posso benissimo farti nascondere nel mio armadio pieno di scarpe…”
 
“E cosi mi vuoi nascondere nel tuo armadio…” disse Rick cominciando a farle il solletico.
 
“Rick… basta…” disse Kate tra una risata e l’altra.
 
"Ok io la smetto a patto... che tu non mi nasconda da tuo padre nel tuo armadio..."
 
"Andata! Ma... ora perché non ci diamo un bel buongiorno come sappiamo fare noi..." mormorò  Kate spingendo nuovamente il bacino contro quello dello scrittore.
 
“Lo sai che sei una strega?” disse Rick intrecciando le loro dita e costringendo Kate ad alzare le braccia oltre il capo.
 
“Ma… non sapevo di essere anche una strega” mormorò la detective baciandolo con trasporto.
 
“Si mia cara detective, sei veramente una strega…” rispose Rick scendendo lentamente fino ai suoi seni scoperti.
 
“Senz’altro strega.” sentenziò lo scrittore, mentre Kate faceva scontrare di nuovo i loro bacini.
 
Beckett notò gli occhi dello scrittore farsi più scuri, mentre le afferrava una gamba e se la metteva intorno al bacino, roteando i fianchi per farle sentire cosa gli stava provocando.
 
La detective si inarcò di colpo contro di lui, gettando il capo all'indietro. 
 
Castle continuò a roteare i fianchi con una lentezza esasperante. 
 
Ancora.. ed ancora... ed ancora... e.. Driiiiiiiiiiin!
 
Castle sbiancò di colpo "Ma non doveva essere qui tra un'ora??!".
 
"Sì!" rispose la detective, facendo rotolare Castle via da lei e scendendo dal letto di corsa, alla ricerca di qualcosa da indossare.
 
Si infilò una tuta da ginnastica e si precipitò all'entrata, sibilando a Castle di vestirsi.
 
Lo scrittore era rimasto impalato sul letto, guardando Kate correre per tutta la camera come un tornado, vestendosi di corsa.
 
"Vestiti!". Il sibilo della fidanzata lo riportò alla realtà.
 
Oh cavolo! Jim Beckett era lì! E... cavolo... lui era in una situazione a dir poco imbarazzante.
 
Come diavolo faceva ad infilarsi i jeans adesso? Poteva mettersi una tuta magari..
 
Sentì Kate salutare il padre, mentre apriva il cassetto dove teneva i suoi pantaloni, alla ricerca di una tuta.
 
"Come mai sei passato?" sentì Kate chiedere al padre. "Abbiamo un appuntamento per pranzo oggi. Te ne sei dimenticata?".
 
"Oh cavolo scusa papà! Vado a vestirmi ed arrivo!".
 
Castle si infilò i pantaloni della tuta, mentre Kate rientrava in camera, chiudendo la porta alle sue spalle.
 
"Dobbiamo andare a pranzo! Me n'ero dimenticata!" lo informò, mentre cercava nell'armadio un vestito da indossare.
 
Scelse una abito fiorato con lo scollo a cuore, senza spalline, che le arrivava poco sopra le ginocchia e le segnava il punto vita. Si guardò allo specchio soddisfatta.
 
Sciolse la coda disordinata in cui si legava i capelli ogni notte per dormire e se li acconciò in uno chignon elegante.
 
Afferrò la trousse dei trucchi, mise l'eye layiner, il mascara ed un po' di rossetto.
 
"Come ti sembro?" chiese allo scrittore che non le aveva tolto gli occhi di dosso per un secondo.
 
"Perfetta!" esclamò, stringendola a sè.
 
"Oh oh.." "Cosa?" "Castle.. non penserai di uscire con una tuta vero?".
 
"Uscire? Ma io pensavo di lasciare che tu e tuo padre ve ne andaste per poter andare al loft, senza che lui mi vedesse..".
 
Kate scosse la testa "E' ora di dirglielo.." sentenziò la detective, baciandolo velocemente  sulle labbra e dirigendosi verso la porta della camera.
 
"Sù vestiti! Ora gli vado a dire di noi e poi verrai a pranzo". 
 
"Ma Kate.. ehm.. io.." "Dai non preoccuparti! Mica ti uccide! " lo prese in giro, chiudendo la porta dietro di sè.
 
"Kate!" esclamò lo scrittore disperato "Io avrei un problemino qui.." sospirò, guardandosi alla specchio.
 
Quella tuta non nascondeva per niente quel problemino. 
 
"Sù mettiti un paio di jeans.. fallo per Kate!" si disse mentalmente, sfilandosi la tuta e prendendo un paio di jeans.
 
Li infilò e tentò di chiudere il bottone.
 
Dolore! Dolore! Dolore! 
 
"Dai Rick! Pensa alla Gates... a quell'arpia che ti odia tanto.. Che farebbe di tutto per sbatterti fuori dal distretto.." Ma quel pensiero inevitabilmente gli fece venire in mente Kate.
 
"Ok così non va.. A mali estremi estremi rimedi! Di solito la matematica funziona...".
 
Iniziò a ripetere la tabellina del sette a mente. 7,14,21,28, 34? No 35 ... poi ehm... quaranta...due.. quaranta.. nove... 
 
Click. Riuscì a chiudere il bottone.
 
"Grazie a Dio!" si lasciò sfuggire. Ok primo passo fatto. Ora doveva solo chiudere la cerniera.
 
Inspirò a fondo, mentre cercava di farla salire.
 
Niente da fare. Maledizione!
 
Qui ci voleva la tabellina del 12!
Dodici, ventiquattro, trentasei e poi.. dopo il trentasei c'è... ehm.. il quarantotto sì.
 
Allora quarantotto, poi sessanta..
 
La cerniera salì un po'. Sessanta, settantadue.. settantadue.. più dodidi.. ottantaquattro.
 
Oh yeah! La cerniera era salita fino a metà. Dai un ultimo sforzo!
 
Ottantaquattro..novantasei.. novantasei.. novantasette.. novantotto.. novantanove.. ah sì! cento otto! poi centoventi..
 
Fatto! La cerniera era sù!
 
Castle rilasciò il respiro. Ce l'aveva fatta! Anche se sentiva i pantaloni decisamente troppo stretti.
 
Tutta colpa di Kate!
 
Si infilò una camicia bianca e le scarpe. Ora doveva solo aspettare.
 
"Che bella che sei! " sentì Jim Beckett esclamare, appena Kate tornò in salotto.
 
"Grazie papà" rispose Beckett. Se la immaginava mentre arrossiva per il complimento.
 
"Sei proprio radiosa! E' successo qualcosa?".
 
Oh. Tale padre, tale figlia.. non gli si poteva nascondere nulla!
 
"Bè ecco vedi papà.... ho un nuovo ragazzo.." .
 
Silenzio.
 
"Lo conosco?" disse Jim, dopo qualche secondo di silenzio.
 
"Sì te ne ho già parlato... è Castle".
 
"Richard Castle? Lo scrittore?" esclamò il padre.
 
"S-sì..." rispose Kate. Scommetteva che si stava torcendo le mani per il nervosismo.
 
"Oh santo cielo! Alleluia!!" gridò Beckett, abbracciando la figlia.
 
"Papà?".
 
"Tesoro era da anni che non facevi che parlare di lui! Era ora che voi due testoni vi metteste insieme!". Non parlava terribilmente come Lanie? 
 
"Per te va bene papà?" domandò timidamente la detective.
 
 
"Ti fa felice Katie?" "Sì. Immensamente" rispose senza esitazione lei.
 
Castle sorrise.
 
"Lo ami?"
 
"Sì papà. Con tutta me stessa" "Allora a me va più che bene! Finché non lo trovo nella tua camera da letto… In quel caso è meglio che sappia correre veloce... molto veloce!" concluse Jim, con uno sguardo minaccioso.
 
Castle si strozzò con la sua stessa saliva, mentre sentì Kate trattenere il fiato.
 
"Che ne dici di invitarlo a pranzo?" chiese angelicamente Jim.
 
"S-sì o-ok... ora lo chiamo" balbettò la detective.
 
"Oh non disturbarti... ho il suo numero.. ci conosciamo meglio di quanto tu pensi Katie.." la fermò Beckett, estraendo il suo cellulare dal taschino della camicia.
 
Sapeva che Kate doveva aver dipinto un punto di domanda sul viso in quel momento, ma Castle aveva problemi più gravi in quel momento!
 
Dove diavolo aveva lasciato il cellulare la sera prima? Ti prego dimmi che era in silenzioso!
 
I'M SEXY AND I KNOW IT! I'M SEXY AND I KNOW IT!
 
Oh cavolo! Altro che silenzioso! E perché diamine aveva messo quella canzone per suoneria?
 
Cercò in fretta e furia il cellulare. Tra le lenzuola? No.
 
Nei jeans che aveva usato ieri? Nemmeno.
 
I'M SEXY AND I KNOW IT!
 
"Katie... cos'è questa canzone?" sentì Jim domandare.
 
"D-dev'essere quella della mia vicina... S-sai è sorda e-e.. tiene il volume del telefono molto alto..." balbettò lei.
 
"Ed ha questa suoneria?" disse scettico suo padre.
 
I'M SEXY AND I KNOW IT! I'M SEXY AND I KNOW IT! OH YEAH!
 
Dove cavolo aveva lasciato il suo cellulare??
 
"Katie… viene dalla tua camera da letto!"
 
"N-no papà… ti sbagli.." sussurrò Beckett, poco convinta.
 
E ora? Che faceva?
 
"KATHERINE HOUGHTON BECKETT! DIMMI CHE NON C'E' CASTLE NELLA TUA CAMERA DA LETTO!" strillò Jim, scrutando la figlia.
 
"Ehm.. n-no... m-ma c-che d-ici p-papà?" balbettò Kate, facendo una risatina nervosa.
 
"NON MENTIRMI! SAI CHE NON CI SEI MAI RIUSCITA CON ME!".
 
I'M SEXY AND I KNOW IT!!
 
Perché Jim non chiudeva la chiamata? Oh no... forse era meglio di no.. o ogni suo dubbio sul fatto che ci fosse lui nella camera da letto di Kate sarebbe 
scomparso.
 
E lui sarebbe morto di morte violenta. Cioè... ci teneva ai suoi accessori! Si allentò il colletto della camicia e continuò a cercare il telefono.
 
"RICHARD ALEXANDER RODGER ESCI DALLA CAMERA DI MIA FIGLIA!" gridò Jim.
 
Castle gelò sul posto.
 
Oh cavolo. Cosa faccio?
 
Mi nascondo sotto il letto? No.. troppo ovvio..
 
Nell'armadio? 
 
Riprenditi Castle! Sei un uomo adulto e vaccinato! Affronta i problemi e non scappare! 
 
Nell'armadio? tsk! 
 
"CASTLE!" la voce arrabbiata di Jim lo fece tremare. Ma... infondo l'armadio non era male!
 
"TI SEI NASCOSTO? NELL'ARMADIO MAGARI??!!" .
 
No ok... troppo prevedibile.
 
La finestra! Poteva uscire, camminare sul cornicione alla Cat Woman, un paio di capriole e... voilà. 
 
Si affacciò e ritrasse subito la testa. No.. troppo alto! Perché Beckett aveva scelto un appartamento al settimo piano??
 
"CASTLE!".
 
Ok Rick. Dai… che vuoi che sia?
 
E poi Beckett è armata no? Su, sii uomo. Esci da questa stanza...
 
Mosse qualche passo verso la porta. Da quand' è che era così lontana?
 
La aprì lentamente, sbirciando fuori.
 
"Ahhh!" gridò, quando si ritrovò la faccia scura di Jim a pochi centimetri. Si allontanò velocemente, cadendo all'indietro.
 
"B-bbb-bbb-uu-on-g--gior--no s-si-g-no-r B-bbb-bb-bec-ke-t " balbettò violentemente, rialzandosi violentemente da terra.
 
"C-c-co-me s-s-ta?". Jim Beckett lo fulminò con lo sguardo.
 
Castle rabbrividì. Ecco da chi aveva imparato Kate.
 
Beckett si avvicinò a lui e gli prese la mano.
 
"P-papà non è come sembra... Rick e-ra qui pe-r aiut-armi con- le pul-izie.." .
 
"S-sì l-e p-pp-pul-izie..." ripetè terrorizzato Castle.
 
"E' così p-premuroso... non voleva che m-mi affaticassi.." 
 
"Pr-e-mur-oso..". Lo scrittore aveva le mani sudate.
 
Jim continuava a scrutarli in silenzio con sguardo omicida.
 
Castle deglutì a fatica.
 
"Ti aiutava con le pulizie? Come mai ci sono tutti questi vestiti sparsi per terra? E non credo che tu indossi dei pantaloni maschili per andare al lavoro vero?".
 
"Ehm... quelli... ecco...".
 
"Ascoltami bene Richard Castle..." sibilò Jim, puntando l'indice contro lo scrittore pallido.
 
Oddio ora sviene! Pensò Kate.
 
"Se farai soffrire la mia Katie, se la farai piangere, anche involontariamente, se la ferirai in qualunque modo io ti ucciderò! Hai capito?".
 
"S-sì si-gnore..".
 
"Bene! E se ti troverò un'altra volta in camera di mia figlia... per aiutarla a fare le... pulizie... o qualunque altra cosa... ti potrai scordare di essere uomo.. E' chiaro??" sibilò a pochi centimetri dal viso palliso di Castle.
 
"S-sig-gnor- s-sì s-signore!" balbettò, allentandosi ancora di più il colletto sudato della camicia.
 
"Perfetto! Ed ora vado di là ad aspettarvi in salotto, così andiamo a pranzo tutti insieme! Preparatevi!" disse il signor Beckett, dando una pacca sulla spalla dello scrittore.
 
Per poco ci rimise un polmone!
 
Appena la porta si richiuse, Castle si accasciò sul letto, cercando di riprendere a respirare normalmente.
 
"Voi Beckett mi ucciderete!" sospirò, fissando sconvolto il soffitto.
 
Kate gli si avvicinò con sguardo colpevole, per baciarlo quando la porta si riaprì di colpo.
 
Entrambi scattarono in piedi in un secondo. "Mi sono dimenticato di dirvelo ragazzi: congratulazioni!" esclamò Jim Beckett facendo l'occhiolino.
 
Castle si voltò verso Kate, stravolto. "Sì... decisamente voi Beckett mi ucciderete!" mormorò, con gli occhi sbarrati.
 
 
Angolo mio: 
 
Se siete arrivati fin qui penso che vi sia piaciuta, devo ringraziare due persone ange99 che mi dato l'ok per continuare e KcherryB che ha riaggiustato la storia la resa molto divertente a aggiunto qualcosa un pò da per tutto.  Se vi è piaciuta e se vi ha colpito basta dirlo oppure se non vi è piaciuta ditelo fanno bene le critiche ed i complimenti. 
 
Kiss Dai :)
  
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