~and yet.
( fotografie )
{ Haruka/Michiru ~ 246 parole }
Michiru non ha mai resistito all’impulso di
toccarla. Sa che Haruka preferirebbe non lasciar
trasparire nulla – tranne quando sono sole – anche se non la respinge mai, l’accoglie
sempre nel suo silenzio caldo, con il sorriso accennato e le dita pronte a
intrecciarsi alle sue; eppure non può farne a meno, non può impedirsi di sentire la sua presenza, così
rassicurante e salda soprattutto in quei momenti duri e soffocanti in cui il
mare è in tempesta – quando toccarla, sentirla,
è un’esigenza più che un desiderio. Qualche volta, e Haruka
quasi la rimprovera per questo, non sono solo le loro mani a sfiorarsi alla
luce del giorno. Ma oggi, le sorride Michiru, mentre al riparo di fronde silenziose cerca il
naturale incastro del suo abbraccio, oggi
il cielo è pieno di nuvole. Oggi non c’è motivo di non riscoprirsi vicine,
ancora, sempre, con il mare quieto e il vento che tace.
Haruka si arrende, perché anche lei, alla fine, non
resiste mai.
Non
è colpa sua, non aveva cattive intenzioni, passava di là per puro caso, davvero. Il fatto è che le hanno
regalato questa macchina fotografica nuova fiammante e – e beh, di foto di se
stessa ne ha già a centinaia, e alla lunga Artemis
col suo sbadigliare e lisciarsi il pelo diventa un soggetto ripetitivo da
immortalare. Era solo alla ricerca di una
bella fotografia, ecco.
Haruka sorride, nel porre la mano sull’obiettivo, eppure di fronte a quel sorriso Minako non riesce a non rabbrividire.
{ Seiya/Usagi
~ 256 parole }
«Di’
un po’, Odango...»
Usagi si volta di scatto, mulinando i codini e gonfiando
le guance come una bambina. «Ti ho detto mille volte di non chiamarmi così!»
Seiya continua a studiare i loro riflessi nella
vetrina dall’altra parte della strada, consapevole che col silenzio otterrà
esattamente ciò che vuole. E infatti,
lei non ci mette molto a cedere alla curiosità.
«Che
cosa vuoi?» chiede, cauta, ma nel tono di voce di chi pretende una risposta anziché paventarla.
«Di’,
te la faresti una foto con me?»
Usagi si sgonfia e rimane lì a fissarlo sorpresa, e Seiya non può fare a meno di rilevare che una persona
normale lo guarderebbe con la tipica espressione da
che-diavolo-ti-viene-in-mente, ma Usagi no, lei è
solo sorpresa. Usagi è il tipo di persona che
comparirebbe in una foto con chiunque, anche senza motivo. E infatti, non gli domanda il perché di
una richiesta così improvvisa e gratuita.
Seiya sorride, sfrontato, tirando fuori da una tasca
l’ultimissimo articolo pubblicizzato dai Three Lights
e attirandola a sé per il puro gusto di toccarla. «Vedrai che ti farà comodo, Odango. Pensa – tra vent’anni, quando la mia fama avrà raggiunto
livelli mondiali, tu potrai andartene in giro a vantarti di avere una foto di
noi due insieme...»
Così
vicina, la sente distintamente sbuffare; eppure
il viso che mostra all’obiettivo è illuminato dal suo sorriso più bello.
È
una vecchia fotografia, ormai, tutta stropicciata e con una sbavatura umida in
un angolo.
La
traccia di una lacrima che tra altri vent’anni, forse, sarà ancora lì.
{ Crow/Siren ~ 294 parole }
«E
questa che cosa sarebbe?» Le strappa
lo strano oggetto di mano e lo rigira da tutte le parti, cercando di intuirne
la natura – terrestre, indubbiamente. Ma innocua? Nociva? «Dove l’hai presa, Siren?»
Lei
lotta per riprendersi la cosa, e
quando ci riesce se la stringe al petto come un tesoro. «Devi chiamarmi Aya quando siamo qui!» sussurra guardandosi intorno, e Lead
Crow deve soffocare un moto di stizza – l’ennesimo – perché, maledizione, non è possibile che sia Aluminium Siren a
raccomandare a lei segretezza. Quando
i loro sguardi s’incrociano di nuovo, Siren deve
intuire dalla sua espressione che non è il caso di mettere ulteriormente alla
prova i suoi nervi. «Beh, l’ho comprata... Non compro solo cibo, sai. È una
macchina fotografica.»
Già
con una replica sarcastica in punta di lingua, Crow si ritrova a chiudere la
bocca, sconcertata.
E
Siren s’illumina tutta, in quella sua maniera
inconcepibile di illuminarsi, e con
un entusiasta «Ti faccio vedere!» piazza l’arnese sul muretto che hanno appena
oltrepassato, armeggia un po’, abbandona i sacchetti degli snack a terra e la
prende sottobraccio – con uno slancio tale da mozzarle per un attimo il
respiro.
«Tira
su gli occhiali da sole» le consiglia, e Crow lo fa, perché a volte le riesce
difficile – ma non lo ammetterà mai –
continuare ad opporsi alle assurde – adorabili
– stranezze di Siren. «Tre, due, uno...»
Un
lampo improvviso e la loro immagine si è fermata nel tempo e nello spazio;
evidentemente è a questo che servono quelle cose fredde e senza vita che gli
umani chiamano fotografie – ad alimentare il ricordo.
Lead
Crow non ha bisogno di niente del genere – per
ricordarla – per chiederle scusa. Eppure,
quando tutto si fa nero, un po’ rimpiange di non poter guardare ancora una
volta quel suo sorriso.
Spazio
dell’autrice
Ora che ho scritto anche su
Sailor Moon mi sento una persona realizzata, sapevatelo. :3
Ho recentemente portato a
termine un rewatch che mi ha rinfrescato la memoria
su due dei miei inossidabili OTP e che mi ha fatto shippare
come non mai anche Crow/Siren – personaggi che non
ricordavo assolutamente, ma che adoro. Questa miniraccolta
nasce in effetti proprio in virtù della foto delle due Animamates che ci viene mostrata nell’episodio
193; da lì mi sono ricollegata a un paio di fanart HaruMichi e SeiUsa, che ho usato come analoghi prompt,
e questo è ciò che ne è venuto fuori. Il titolo viene dal mio aver giocato sui
tre “eppure” che determinano le flash in modi e toni diversi – è assolutamente
voluto che la prima, a differenza delle altre due, finisca sul comico, perché BASTA,
l’angst Haruka/Michiru è insostenibile e per una volta avevo bisogno
di tanto fluff per loro, ecco. Anche per questo ho deciso di coinvolgere Minako, ineguagliabile guest star (spero si capisca che, macchina
fotografica alla mano, le abbia sorprese in uno di quei momenti che l’anime non ci mostra XD). Oh, riguardo l’ultimissimo articolo
pubblicizzato dai Three Lights: nelle mie intenzioni sarebbe un videofonino, ma considerata
l’ambientazione temporale della storia questo potrebbe essere un anacronismo; ho lasciato
una definizione vaga perché, non so, magari potreste pensarci come a una comunissima
macchina fotografica dell’epoca, fate vobis. XD
Cosa aggiungere? Non so. Mi
piacerebbe tanto tornare ancora in questo fandom, che
è la mia infanzia, in pratica.
Thanks for reading,
Aya ~