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Autore: Nicka    06/02/2008    1 recensioni
Cambiare il passato per trasformare il futuro...perchè ogni cosa è possibile se c'è la forza di volontà..perchè uno spiraglio di luce può essere trovato ovunque... perchè ciò che è stato ritorna come un fantasma e ciò che potrebbe cambiare tutto diventa il deisiderio più grande... Buona lettura
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui nella mia camera buia, con le finestre chiuse, ma non da sola

 

Eccomi qui nella mia camera buia, con le finestre chiuse, ma non da sola. C’è la musica con me e mi tormenta come non ha mai fatto. Di solito mi fa sentire meglio, ma oggi sembra proprio volermi far soffrire. “I learned from you that I do not crumble, I learned that strength is something you choose” ; così canta Hannah Montana. E io? Come faccio a capire queste parole? La colpa non è dell’inglese, quello lo conosco fin troppo bene.

Io non ho imparato niente da nessuno e non ho ricordi di colui che avrebbe dovuto insegnarmi le cose. Mio padre se n’è andato di casa quando avevo quattro anni. Non ha detto niente a nessuno e si è chiuso alle spalle la porta d’ingresso, lasciando soli mia madre, me e mio fratello.

Ora mi alzo e apro il cassetto del mio comodino; gelosamente conservo una piccola conchiglia rosa. Perché non l’ho ancora gettata? Perché non odio chi me l’ha regalata? E’ da qualche anno ormai che cerco di trovare delle risposte ma solo ora sento che è il momento adatto per riflettere.

Mi sembra di essere stata improvvisamente catapultata in una di quelle scene da film, con il mare sullo sfondo e il gracchiare dei gabbiani che si diffonde nell’aria frizzante. Ed è strano che il ricordo sia ancora così vivido.Si riferisce ad una settimana prima che papà ci lasciasse.

Mi aveva detto di voler andare a fare una passeggiata con me, cosa che non aveva mai fatto da quando ero nata.

Mi teneva per mano e nel frattempo canticchiava qualche canzoncina per farmi sorridere.

Io però non ne avevo voglia e per quanto fossi piccola sentivo che qualcosa di strano sarebbe presto accaduto; la sua mano era fredda e mi trascinava come per forza. Non era come la mano calda e amorevole di un padre.

Mi sentivo presa in giro e chiedevo insistentemente di ritornare casa. Invece lui sembrava far finta di niente e continuando a camminare mi portò fino alla spiaggia.

Ormai il sole stava calando sul mare, tuffandosi tra le sue onde e salutando i bagnanti con l’augurio di rivedersi il giorno dopo.

Mi sedetti di colpo sulla sabbia, decisa a non muovere più un passo per almeno mezz’ora. Oltre a essere scocciata per aver fatto qualcosa che non volevo, ero stanchissima, così misi il broncio.

Fu qui che mio padre fece la cosa più bella che ricordo di lui, anzi, l’unica cosa bella. Si sedette sulla sabbia voltandomi le spalle e restando come me in silenzio .

Non ricordo per quanto tempo restammo così, forse due minuti, mezz’ora, un’ora, un’eternità.

Ad un certo punto cominciò a scavare la terra con le mani, tracciando sulla sabbia solchi a volte grandi, a volte piccoli.

Poi esclamò di sorpresa: una conchiglia rosa a forma di ventaglio gli era rimasta tra le mani.

“Sai..” mi disse “ Le conchiglie sono il cuore del mare.. se le avvicini all’orecchio sentirai la sua voce”.

Sembrava una fiaba e mi stupì la cosa che mi aveva raccontato così tanto da farmi dimenticare tutta la tristezza che avevo addosso. Istintivamente gli presi la conchiglia dalle mani come se fosse un gioiello prezioso e la porsi all’orecchio.

Anche ora faccio la stessa cosa e la voce del mare mi sussurra come quel giorno.

Dopo di che mio padre si alzò e riprese il cammino verso casa lasciandomi sola a guardare le onde; questo fu l’ultimo momento che passammo insieme. Mi chiedo se dalla conchiglia possa uscire anche l’acqua del mare o se quelle che in questo momento  stanno bagnando il mio viso siano lacrime.

Non so a chi io stia scrivendo queste cose, sento solo il bisogno di farlo. E’ la prima volta che piango ripensando a tutto ciò e credo di avere esaurito il rancore che mi portavo dentro. Guardando la conchiglia ora provo solo un forte senso di nostalgia, come se mi fossi accorta di un pezzo mancante di me, quello che avrebbe dovuto aiutarmi nel tracciare il disegno di me stessa.

Diciassette anni non sono poi così tanti per non cercare di recuperare: non me ne frega più niente del passato, perché ora capisco che può esserci qualcosa di molto più importante dell’odio che potrei avere verso mio padre perché se n’è andato.

Mi è tornata la voglia di cercare ciò che non ho avuto, e di trovare nascosta sotto qualche granello di sabbia la conchiglia che mi sappia parlare con la voce del mio mare.

Sembrerà esagerato il fatto di voler rendere tutto questo la mia nuova ragione di vita, ma non m’importa. Ora sento solamente questo bisogno che mi spinge a provare tutti i mezzi per rintracciare mio padre.

So che ce la farò.

E così non dovrò più perdere altro tempo per scrivere su questo quaderno quello che mi fa soffrire.

Finalmente potrò ascoltare quella canzone di Hannah Montana e capirne il significato.

Voglio anch’io imparare da mio padre, e non è troppo tardi.

È solo giunto il momento che aspettavo e che non avevo mai trovato; da oggi la mia vita forse sarà un’altra.  Ho bisogno di fargli domande che mi porto nel cuore da tempo e sono curiosa di avere tante risposte.

Il mio futuro sarà diverso e non dovrò costruirmelo da sola. Ne sono certa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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