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Autore: Naima Dahmer    28/07/2013    5 recensioni
«Ti hanno viziato a dovere, a quanto pare.» Gli aveva risposto il miliardario. «Proprio una piccola diva presuntuosa e maleducata. Dovresti avere più rispetto per gli adulti.» Una presa in giro bella e buona.
Loki aveva fissato per qualche secondo quel ghigno bastardo e poi aveva scosso la testa con divertimento. «Io rispetto chi rispetta me. Se una persona non mi interessa non ci perdo tempo.»
«Infatti sei ancora qui, no?» Gli aveva fatto notare Tony.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Loki, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
- Questa storia fa parte della serie 'Ironfrost'
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Parte Prima
 
 
 
Si era scolato una bottiglia di champagne, tanto per fare il signore, ed aveva buttato un’occhiata dall’altra parte della sala. Quanto bastava per osservare i due mocciosi scandinavi, quel tanto che gli avrebbe permesso di studiarli un po’.
 
Il frocetto moro ed il suo fratellone stupido e biondo. Entrambi figli di Odino, un magnate finlandese dell’industria bellica, uno che stava lentamente facendo il culo alle Stark Industries, nonostante producesse prodotti piuttosto scadenti, per niente all’avanguardia.
 
O, almeno, era quello che continuava a ripetersi.
 
Ed il frocetto rideva, una risata talmente finta da risultare ridicola, e flirtava con tutti i coglioni arrapati che gli rivolgevano la parola. Una puttana di gran classe con una bocca invitante ed un culo da fare invidia a tutte le donne della sala.
 
Lo aveva guardato quel culo, più volte. Ed aveva anche parlato d’affari, a quel culo, non senza litigare con suo padre, prima. Odiava che lo mandasse a contrattare con dei mocciosi alle prime armi, che puzzavano ancora di latte.
 
«L’hai vista la bionda?» Clint parlava con Bruce, aveva già menzionato una ventina di volte il culo di quella ele tette di quell’altra. Il fatto che se ne fosse portate un paio nel bagno, due ore prima, era tutt’altra storia. Avrebbe dovuto trovarsi degli amici più intelligenti, forse, per sopperire alla stupidità di Barton.
 
«Ancora guardi il ragazzino?» Bruce, come al solito, non si faceva i cazzi suoi.
 
«Quale dei mille?» Aveva risposto a tono il miliardario, inarcando un sopracciglio e guardando il suo amico, prendendo  una birra. Se n’era scolata metà in un solo sorso e l’aveva mollata ad Happy, alzandosi dal divano su cui era seduto.
 
«Dove vai?» Steve si era alzato per seguirlo, ma lui lo aveva liquidato con un’occhiata ed aveva attraversato la sala velocemente, trovandosi a pochi passi dai mocciosi.
 
Era un gentleman, doveva pur intrattenere una conversazione con i figli del magnate. Il fatto che avesse voglia di guardare la bocca del moretto più da vicino, però, era il motivo principale.
 
«Congratulazioni.» Aveva detto, mollando una pacca poderosa sulla spalla di Thor, il maggiore, quello biondo e con un taglio di capelli obsoleto. Li portava lunghi sulle spalle, ostentando le origini finniche senza alcun problema.
 
Quello si era girato e lo aveva guardato, non aspettandosi di trovarselo alle spalle all’improvviso. Però lo aveva visto, prima, mentre teneva gli occhi incollati al culo di suo fratello.
 
«Grazie.» Aveva detto, alzando la sua coppa di champagne come a voler brindare. Non c’era nulla a cui brindare, però, era una festa di ricconi come un’altra.
 
«In verità sono venuto per tuo fratello. Prima ho immaginato la sua bocca sul mio cazzo; penso lo porterò in bagno. Mi dai la tua benedizione, ystävä?» Adorava provocare, non poteva farci proprio niente. In più, aveva una particolare avversione per quei due stronzetti arricchiti.
 
Thor lo aveva guardato per un po’. Non aveva metabolizzato bene la frase.
 
«Come dici?»
 
«Un pompino.» Aveva spiegato il miliardario, con un ghigno stronzo stampato sul viso che non aveva proprio intenzione di andarsene. Al tutto aveva aggiunto un gesto eloquente, portandosi il pugno chiuso vicino la bocca e spingendo la lingua contro l’interno della guancia, simulando volgarmente un rapporto orale.
 
Ed il ragazzo aveva stretto talmente forte la sua coppa di champagne che per un attimo era sembrato gli si frantumasse nella mano.
 
Molto bene stronzetto, molto bene.
 
«Ehi, congratulazioni per l’inaugurazione della Stark Expo.» Ed era entrato in scena Loki, il minore, in viso stampato il suo miglior sorriso falso in un’espressione angelica. Che poi sembrasse una gran troia, agli occhi del miliardario, era piuttosto chiaro.
 
Tony Stark si era voltato e gli aveva sorriso di rimando, sfiorando con il pensiero la fluida chioma corvina, immaginando di stringerla tra le mani e spingere quel bel visino in basso, davanti al suo cavallo.
 
«Mi stavo complimentando con tuo fratello, Loki.» Aveva detto in confidenza, prendendo una coppa di champagne e facendola scontrare con quella del ragazzino, bevendo senza staccargli gli occhi dalla faccia. Vederlo così da vicino era molto più interessante che spiarlo da lontano, come si era ritrovato a fare più volte.
 
«Sono sicuro che a Thor fa piacere, alla Odincorp abbiamo tutti potuto apprezzare il tuo nuovo modello di missile Jericho, davvero notevole.» Il moro aveva parlato, dopo aver lanciato un’occhiata a suo fratello. Thor se ne stava immobile, con la mascella contratta ed il volto livido.
 
«Davvero? Sei un mio fan, Thor?» La cosa lo aveva fatto ridere e Loki lo aveva guardato senza capire.
 
«Quest’anno organizziamo una festa, sai? A settembre, il dieci.» Il moro aveva cambiato discorso. Un sorriso angelico – sempre falso - aveva abbellito il suo viso, già eccitante di per sé.
 
« Thor voleva invitarmi.» Gli aveva detto Tony. «Pensavo di farti un regalo speciale, so che compi gli anni il dodici.»
 
«Anche Thor compie gli anni, il cinque.» Loki lo aveva detto con un filo di voce.
 
«Certo. Allora dovrò fare un regalo speciale anche a lui. Vero, ystävä?» Il miliardario si era voltato a guardare l’altro fratello.
 
Thor avrebbe voluto spaccargli la faccia. Improvvisamente non aveva più tanta voglia di ascoltare le sue geniali cazzate, e non aveva voglia nemmeno di restare lì a parlare mentre suo fratello recitava la parte della Santa Vergine, abbassando gli occhi quando quello stronzo gli rivolgeva delle occhiate cariche di intenzione.
 
E la tensione era palpabile nell’aria, mentre Thor ingoiava il suo champagne tutto d’un sorso, come se potesse aiutarlo a calmarsi.
 
Povero coglione.
 
Poi Heimdall, il tirapiedi di Odino, aveva richiamato l’attenzione del moro, invitandolo a partecipare ad una conversazione con dei vecchi azionisti. Quello se n’era andato sculettando.
 
E non lo aveva fatto con l’intento, paradossalmente.
 
Tony gli aveva incollato gli occhi al culo, finché non era sparito dalla sua visuale, lasciandolo solo con l’altro.
 
«Mio fratello. Gli hai guardato il sedere.» Aveva sibilato Thor, con la mascella contratta ed il viso arrossato. Era furente di rabbia e questo non faceva che accrescere la soddisfazione di Stark.
 
Perché era uno stronzo provocatore e ci godeva nel far incazzare il ragazzino.
 
«Sei un ottimo osservatore.» Il ghigno era rimasto sempre lì, sul suo viso. «Ha un bel culo, amico, lo ha guardato metà della gente in sala.»
 
«Tu vieni qui a dirmi che vuoi scoparti la bocca di mio fratello. Perché?» La domanda di Thor era stata più che giustificata, a quel punto.
 
«Sfogo personale. Mettici una buona parola.» Aveva detto l’americano, lasciandogli una pacca sulla spalla e pizzicandogli una guancia, come a ricordargli che fosse solo un moccioso, allontanandosi subito dopo.
 
Ti sta uscendo fumo dalle orecchie, ragazzino.
 
Il biondo, a dispetto di tutto, aveva raggiunto suo fratello e lo aveva afferrato per un braccio, trascinandolo nel bagno degli uomini senza nemmeno dargli il tempo di mettere a fuoco la situazione.
 
E poi, come un ragazzino, gli aveva riferito tutto quello che Tony Stark aveva detto, non omettendo di certo i particolari volgari. Quanto poteva essere sporca la bocca di quello yankee.
 
«Ignoralo.» Gli aveva detto Loki, come se la cosa non lo toccasse per niente.
 
«Ignorarlo? Loki, ti ha dato del frocio!» Aveva esclamato Thor, con i nervi a pezzi ed i pugni stretti. Non gli andava giù quella storia.
 
«Simpatico, Thor. Non è la prima volta che qualcuno lo fa, no? E poi che problema hai con i froci? Saranno fatti miei se mi piace il cazzo.» La risposta era stata più sorprendente e volgare di quanto si aspettasse. Perché Loki di solito era Miss Finezza, poche volte si trasformava in  uno scaricatore di porto.
 
«Cazzo, fratellino, tu stai male.» Il biondo aveva abbandonato il bagno, lasciandolo solo a fissare il punto ormai vuoto dove si trovava in precedenza.
 
Il moro aveva sbuffato seccato e si era voltato verso lo specchio, dandosi un’aggiustata. Non vedeva il motivo per cui avrebbe dovuto interessarsi alle porcherie venute fuori dalla bocca di Tony Stark.
 
Aveva fatto, quindi, un passo indietro, per uscire dal bagno. Il miliardario era entrato e gli era finito letteralmente addosso, facendogli quasi perdere l’equilibrio. Era stato un contatto brusco ed inaspettato.
 
Tempismo perfetto, dolcezza.
 
«Hai fatto incazzare mio fratello.» Loki non era mai stato per i giri di parole.
 
«Lo so, diventerà il mio nuovo sport preferito, dolcezza.» Tony aveva ghignato, facendo qualche passo avanti e fronteggiando il ragazzino dall’alto del suo metro e ottantotto.
 
«Non scherzare con lui, è permaloso.» Il moro lo aveva quasi rimproverato.
 
«Pensavo sapesse che ti piace il cazzo.» Era stata la risposta volgare dell’altro.
 
«Che gran cafone.» Loki era sembrato davvero indignato, e la cosa aveva fatto ridere di gusto quello. Non solo perché sembrava tanto un bambinetto inviperito, ma anche perché quell’espressione corrucciata era quasi eccitante.
 
«Ehi, dolcezza, non tutti ci strizziamo le palle in pantaloni di pelle e camminiamo sculettando.» E poi lo aveva abbandonato e si era avvicinato ad uno dei water, abbassandosi i pantaloni e pisciando tranquillamente.
 
Cafone.
 
Loki era uscito, sbattendo la porta, e per poco i capelli non gli si erano drizzati sulla testa. E Thor non aveva avuto torto, a quel punto.
 
«Quello yankee di merda mi ha dato del frocio.» Aveva esordito improvvisamente, spaventando Hogun per la violenza nella sua voce e facendo ridere Volstagg, che non sapeva mai scindere momenti di scherzo da momenti di serietà.
 
«Non essere razzista.» Lo aveva preso in giro, infatti, mezzo ubriaco, affogando una risata nella sua birra. Poi aveva ruttato e se l’era svignata, come di consueto, evitando l’isteria di Loki. Quella poteva sorbirsela Thor, in fondo serviva anche a quello, un fratello, no?
 
«Ora vado lì e gli spacco la faccia.» Il biondo aveva rincarato la dose, battendo un pugno sul bracciolo del divano e guardandosi intorno per scorgere tra la folla il brutto muso di Stark.
 
«Sì, certo, così i suoi gorilla ti prendono a calci fino a farti piangere.» Aveva sbuffato suo fratello, consapevole del fatto che nonostante Thor non fosse magro e pallido come lui, avrebbe di sicuro avuto la peggio contro Tony ed il suo entourage del cazzo.
 
«Non fate altro che divertirlo, così. Dovete ignorarlo ragazzi, lui non aspetta altro. Vi sta provocando.» Hogun aveva esposto la propria opinione, in modo pacato, come al solito.
 
«Lo dirò ad Heimdall, questa volta mi sente.» Aveva frignato Thor, infantilmente, come se il povero amministratore delegato avrebbe potuto porre fine alle provocazioni di Stark.
 
«Quanta maturità.» Fandral, che fino a quel momento era restato in religioso silenzio, si era alzato scuotendo la testa, allontanandosi dai due per non ridergli in faccia. A volte si comportavano proprio da ragazzini ed il fatto che avessero ventitré anni suonati era un bel problema.
 
«E tu lo hai anche invitato alla festa, complimenti!» Loki era sembrato infuriato, doveva prendersela con qualcuno. E chi meglio di Thor poteva incassare?
 
«Non ho invitato proprio nessuno, è stato papà.» Gli aveva risposto con poca voglia l’altro, alzandosi ed abbandonandolo, come avevano fatto tutti gli altri.
 
Il moro si era lasciato sprofondare nel divano, sospirando. Non voleva alzarsi e, a dire il vero, voleva solo tornarsene in hotel e dormirci sopra.
 
Purtroppo, tutti sapevano che Loki non amava perdere, quindi se Stark aveva voglia di giocare  aveva trovato pane per i suoi denti. Lui non avrebbe lasciato che lo prendesse in giro in modo così sfrontato.
 
Si era alzato ed aveva attraversato la sala, raggiungendo il gruppo dell’americano, piazzandosi come un emerito imbecille davanti a Clint Barton, guardandolo per un attimo prima di pensare a cosa dirgli.
 
Poi un sorrisetto stronzo si era fatto spazio sul suo viso e, come una brava puttanella, si era portato una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
«Tu sei l’amichetto di… Tony?» Aveva chiesto, facendo finta di non ricordare bene il nome del miliardario, era incredibilmente bravo nelle recite.
 
«L’amichetto di Tony?» Clint sembrava piuttosto perplesso.
 
Loki voleva a tutti i costi mettere in ridicolo lo yankee di fronte ai suoi amici, fu felice che Bruce Banner, una dei cervelli di punta delle Stark Industries, e Steve, grande amico di Tony e capo della sicurezza, fossero lì vicino.
 
«Non riesco a trovarlo. Se lo vedi, per favore, puoi dirgli che ho ancora le sue pasticche di viagra in tasca?» Ed invece aveva fatto la figura del fesso perché la Romanoff si era avvicinata, stretta nel suo abitino di Prada, e lo aveva guardato con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
 
Quella stronzetta russa era la portaborse più cazzuta che lui avesse mai avuto modo di conoscere. Faceva paura, delle volte.  
 
«Lo usa solo con te, il viagra, tesoro.» Aveva detto, portandosi con nonchalance una mano sul  fianco, dopo aver scostato un lungo boccolo rosso dal viso.
 
Loki aveva boccheggiato ed era arrossito di rabbia, appena la risata degli altri aveva raggiunto le sue orecchie - facendolo sentire, per altro, incredibilmente ridicolo.
 
«Posso ridere anche io?» Tony aveva fatto la sua entrata in scena, incuriosito dalla presenza del moro, non aspettandosi di certo che quello avrebbe avuto l’ardire di importunare i suoi amici e dipendenti.
 
«Tony, il moccioso qui mi dice che hai dovuto prendere del viagra per scoparlo. Sei troppo buono, amico, non dovevi sacrificarti per questo stronzetto ninfomane.» Clint lo aveva colpito sulla spalla, amichevolmente.
 
Il miliardario non si sarebbe aspettato che il moro replicasse in qualche modo alle sue provocazioni. Quello immaturo sembrava Thor.
 
«Impara a stare al tuo posto, tesoro.» Aveva suggerito Natasha, sorridendo garbatamente a Loki, che in poco tempo aveva girato i tacchi e se n’era andato furente, con la coda tra le gambe.
 
Tony gli avrebbe infilato qualche altra cosa tra le gambe. Dettagli, comunque.
 
«E’ venuto a vendicarsi, ho fatto incazzare il suo fratellone.» Aveva spiegato in breve, Stark, senza soffermarsi a raccontare i particolari della conversazione avuta con i rampolli della Odinscorp.
 
«E tu smettila di importunare i ragazzini.» La Romanoff lo aveva preso in giro e poi si era allontanata, ponderando l’idea di bere l’ennesimo bicchiere di vodka.
 
Loki li aveva guardati un’ultima volta, da un angolo della sala.
 
A giocare con il fuoco, prima o poi, si resta scottati
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte Seconda
 
 
 
 
15 Settembre
 
 
 
Il Gansevoort, un Hotel di classe per gente molto facoltosa. Posizionato al numero 18 della Ninth Avenue di New York, con tutti gli optional che potevano far gola ad un cafone arricchito o a due fratelli che facevano di tutto per godersi i piaceri della Grande Mela.
 
Tony, all’occorrenza, si era buttato nella piscina coperta ed aveva guardato il culo di qualche ragazza in bikini. Ventenni che si scopavano vecchi imprenditori panciuti.
 
Era stata una sorpresa vedere il figlio moro di Odino entrare con addosso un accappatoio verde, davvero poco sobrio. Ma avrebbe dovuto aspettarselo dal moccioso, sembrava un esibizionista nato.
 
Aveva ghignato, quindi, e lo aveva fissato, aspettando che si togliesse quella robaccia ed entrasse in acqua. Tanto più lo avrebbe visto con un po’ di pelle scoperta, e proprio non vedeva l’ora di ammirare quello che c’era sotto i vestiti.
 
La situazione si era fatta più interessante, poi, quando si era sfilato l’accappatoio e gli aveva mostrato il culo. Neanche a farlo con l’intenzione.
 
Un costume veramente molto carino. Gli si incollava addosso in maniera divina ed il nero contrastava incredibilmente con il candore delle sue cosce snelle.
 
E che cosce, cazzo.
 
La madre di quello doveva aver scopato male, perché se Loki avesse avuto due tette ed una figa, Tony avrebbe anche potuto darsi alla monogamia.
 
Il moccioso si era immerso nell’acqua, senza indossare la cuffietta. C’erano quattro gatti e nessuno gli avrebbe detto cosa fare. Era Loki Laine(1), non di certo la mignotta di qualche imprenditore.
 
Il miliardario si era avvicinato, immergendosi per non farsi vedere. L’acqua era limpida, ma quello era troppo distratto per fare caso a lui, così, quando era riemerso, per poco al ragazzino non era preso un infarto.
 
Loki aveva indietreggiato e lo aveva guardato come se fosse un fantasma.
 
«La mia mocciosa preferita.» Ed era stato quello il saluto di Tony. Ancora una volta il grosso ghigno incollato al viso. Se Loki avesse avuto un po’ di muscoli, era sicuro, glieli avrebbe spaccati quei denti bianchi.
 
Odioso yankee con un ghigno del cazzo.
 
«Cosa ci fai tu qui?» Aveva chiesto il moro, con la faccia di chi non era proprio felice di vederlo.
 
«Affari, dolcezza.» Gli aveva spiegato quello, osservando le spalle esili e toccando con il pensiero la pelle diafana.
 
Merda, quanto è piccolo il mondo.
 
«Bene, che fortuna.» Il sarcasmo di Loki lo aveva colto di sorpresa. Il bel faccino lo guardava con talmente tanta furia che per poco non lo ammazzava con lo sguardo. Peccato che lui fosse abituato a cose ben peggiori di un ragazzino incazzato.
 
«Volevi il tuo regalo di compleanno?» Era partito con l’ennesima provocazione, facendosi più vicino così da costringerlo ad indietreggiare  fino al bordo.
 
«Volevi un calcio nelle palle?» Aveva risposto a tono l’altro, assottigliando gli occhi come un felino furioso. Se non fosse stato che aveva un grazioso nasino e la boccuccia carnosa(2), il miliardario si sarebbe stupito del fatto che non stesse soffiando e graffiando in sua direzione.
 
«Sesso violento? Potevi dirlo subito.» Lo aveva deriso, facendosi ancora più vicino, tanto che il moro dovette pressarsi contro il bordo piscina per non far sì che gli finisse addosso.
 
«Levati dai coglioni, altrimenti…»
 
«Cosa?» Aveva chiesto subito Tony, scoppiando in una fragorosa risata.
 
Che cazzo hai da ridere?
 
«Ti spacco la faccia.» Il sibilare di Loki non aveva fatto altro che accrescere il suo divertimento. Un moccioso magrolino che voleva mettergli le mani addosso; sembrava davvero una barzelletta.
 
«Wow, dolcezza, me la sono fatta sotto dalla paura.» Lo aveva preso in giro, l’ennesima volta.
 
Il moro aveva sbuffato, esasperato, e si era dileguato,  nuotando in fretta verso il centro della piscina per toglierselo di torno. Quel coglione doveva smetterla, altrimenti prima o poi qualcuno gliel’avrebbe fatta pagare.
 
Qualcuno tipo Loki, ad esempio.
 
E se si avvicina lo affogo, giuro su Dio. Che poi nemmeno ci credo.
 
«Ed il tuo fratellone dove lo hai lasciato?» Tony era di nuovo alle sue spalle e Loki iniziava ad essere realmente irritato dalla sua presenza. Non solo perché lo punzecchiava, ma anche perché non riusciva a tenergli testa.
 
Lui, Loki Laine, che non riusciva a tenere testa ad un cafone.
 
Maledetto il giorno che Howard Stark ha infilato l’uccello tra le cosce di Maria.
 
Il moro lo aveva ignorato ed aveva ripreso a nuotare con nonchalance, facendo come se non esistesse, come se fosse completamente solo in piscina. La cosa lo rilassava.
 
«Okay,dolcezza. Bene.»E Tony era uscito dalla piscina, si era avvolto nel suo accappatoio e se ne era andato chissà dove, lasciandolo realmente solo.
 
Il moro aveva tirato un sospiro di sollievo.
 
 
 
 
 
 
 
16 Settembre
 
 
 
 
 
Thor era insopportabile, la cosa era evidentemente chiara.
 
«Tu gli dai confidenza, è questo il punto.» Irritante e paranoico. Loki non dava confidenza a nessuno, fino a prova contraria.
 
E rispondere alle provocazioni è un dovere.
 
«Non ho intenzione di sorbirmi tutta la sera le occhiatine di quel coglione e dei suoi amici. Mi girano le palle, giuro che gli spacco la faccia.» Thor era un chiacchierone, perché a fatti non era mai stato molto bravo. Ingigantiva anche le cose, spesso e volentieri. Come quando raccontava delle sue performance sessuali che di vero avevano pochi particolari, del tutto trascurabili.
 
«Lo so, Thor. E’ insopportabile.» Più di te, pensa un po’.
 
«Ci sarà pur qualcosa che si può fare per farlo smettere.» Si era intromesso Volstagg, che era stato silenzioso per tutto il tempo. Si era sbronzato una sera sì e l’altra pure, quindi era ancora abbastanza intontito; il continuo chiacchierare dei fratelli gli provocava non poca nausea.
 
«Ignorarlo. Lo sta facendo solo per innervosirvi, ragazzi. Fino a prova contraria mi sembra solo un gioco, è una provocazione.» Hogun aveva ancora dimostrato di essere molto più maturo degli altri.
 
«Questa sera dove andiamo? Restiamo in Hotel?»  Fandral aveva completamente snobbato il malumore dei Laine, volendosi organizzare per la serata. Era un tipo che amava il divertimento sfrenato e, da qualche mese a quella parte, non faceva altro che proporre serate all’insegna della distruzione, coinvolgendo il più delle volte solo Thor e Volstagg.
 
Loki ed Hogun erano più tranquilli, a proprio modo.
 
«E se andassimo all’Angie’s Nightclub?» Aveva proposto il fratello maggiore, lanciando un’occhiata di sbieco al tavolo dove sedeva Stark con una minima parte del suo entourage: Bruce Banner e Clint Barton.
 
«Allora vengo anche io.» Aveva esordito Hogun, stupendo tutti visto che le ultime due sere aveva rifiutato ogni tipo d’invito.
 
«Loki?»
 
«Scordatelo.» Era stata la risposta del moro. Poi si era alzato dal tavolo con stizza,  mollando un cazzotto alla spalla di suo fratello, senza un reale motivo.
 
«Cretino.» Lo aveva apostrofato Thor, massaggiandosi la parte lesa ed osservandolo mentre usciva dalla sala. Come da copione, il miliardario gli fissava il culo dal suo tavolo e lo salutava con un cenno della mano, per infastidirlo.
 
Il moro gli aveva risposto alzando il medio e borbottando qualcosa fra i denti, varcando la porta.
 
«Forse stai esagerando, ora.» Aveva proferito Banner, godendosi il dessert ed osservando il colpevole.
 
E questo è solo l’inizio, amico.
 
«Mi diverte.» Era stata la risposta spiccia di Tony. Poi, quest’ultimo, si era alzato immediatamente, deciso a raggiungere il moccioso ed irritarlo, solo per il gusto di farlo.
 
E se gli avesse toccato il culo? Lo avrebbe denunciato per molestie?
 
Sogghignando si era avvicinato di corsa all’ascensore, bloccando le porta ed entrandovi, ricevendo un’occhiata stupita dal ragazzino.
 
Ti stupisci ancora, moccioso?
 
«Non è serata.» Aveva sbuffato Loki, poggiandosi con la schiena al muro e facendo penzolare la testa in avanti, evitando di incrociare il suo sguardo.
 
«Non ti ho chiesto se è serata.» Era stata la risposta secca di Stark.  Però aveva cambiato espressione immediatamente, non aspettandosi di trovare il ragazzino così giù di morale.
 
Non mi diverte giocare con un moccioso sull’orlo del pianto.
 
«E’ stata una giornata pessima, quello stronzo di mio fratello mi lascia sempre indietro per andare a divertirsi in squallidi night club, e spesso non sono nemmeno contemplato nella sua lista degli invitati.» Il mormorio del ragazzino lo aveva stupito talmente tanto che non aveva fiatato, lo aveva solo guardato senza un’espressione precisa, aspettandosi di tutto, ma non di certo quello.
 
«E mi sento sotto pressione. Tutti si aspettano che io sia sempre educato e gentile con tutti, che faccia quello che vogliono loro. E’ una cosa incredibilmente snervante.» Il moro aveva continuato a parlare, tenendo gli occhi puntati sui suoi anfibi.
 
«Perché me lo stai dicendo? Dovrebbe importarmene qualcosa, dolcezza?» La sua risposta era arrivata tagliente, segno evidente che era infastidito dall’assurda uscita del ragazzo.
 
Loki aveva alzato lo testa e lo aveva osservato senza emettere un suono. Non aveva il solito sguardo urtato ed irritato. Sembrava solamente triste, niente altro.
 
«Hai ragione.» Era stata una risposta sussurrata. «Cafone.» Aveva continuato, cambiando completamente espressione.
 
Stava ghignando, in quel momento, e lo guardava in modo talmente provocatorio che Tony si trattenne dal prendergli il viso e premerselo contro il cazzo.
 
Veramente lunatico.
 
Poi la porta dell’ascensore si era aperta e Loki era uscito, voltandosi a guardarlo per un’ultima volta. «Non giocare con me.» Gli aveva detto con un filo di voce, corrugando la fronte e scuotendo la testa.
 
Tony lo aveva visto andare via mentre le porte metalliche si richiudevano.
 
Si era poggiato al muro ed aveva sorriso divertito, piegando la testa di lato e figurandosi ancora quel gran bel culetto davanti. Era sicuro che sarebbe riuscito ad afferrarlo tutto con entrambe le mani.
 
Mi dispiace, dolcezza, ma io non ascolto mai nessuno.
 
E comunque, nemmeno a me piace perdere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte Terza
 
 
 
12 Novembre
 
 
 
Dire che odiava le serate di beneficenza era un eufemismo.
 
Loki Laine, moccioso viziato - diva stronza con la faccia di una madonna immacolata -, ne aveva le palle piene di quel tipo di serata. Perché, a dirla tutta, non gliene fregava niente della beneficenza.
 
Sì, sborsava soldi per questa o quella causa, ma partecipare anche a delle cene in cui il target era quello che era - vecchie icone della musica, imprenditori con mogli ventenni a seguito e manager di chissà quale azienda -, non era proprio il suo canone di divertimento.
 
Una rottura di coglioni, insomma.
 
Purché li avesse i coglioni, visto che da un po’ di tempo a quella parte aveva perso la sua tempra riottosa.
 
Il fatto che sedesse al tavolo proprio vicino a quello dell’entourage di Tony Stark, poi, non migliorava la già irritante situazione.
 
Aveva raggiunto il posto già incazzato. Incredibilmente incazzato, perché Heimdall gli aveva fatto alzare il culo facoltoso solo per tirarsi a lucido e partecipare ad una noiosa cena. Costretto a sentire un vecchio sì e l’altro pure che parlavano di quanto fosse importante finanziare questo o quello.
 
Come se gliene fregasse qualcosa, poi. Tutta apparenza. Almeno lui aveva la faccia tosta di ammettere che non gliene fregava proprio niente. La sua schiettezza era ormai scontata e lo dimostravano tutte le paternali dell’amministratore delegato puntiglioso.
 
Aveva ingoiato il suo terzo – o forse quarto? – bicchiere di vino e se n’era stato tranquillo e seduto, mentre gli altri componenti del suo gruppo si mescolavano alla plebaglia e suo fratello rischiava di prenderle perché stava flirtando sfacciatamente con l’amante di qualche uomo facoltoso.
 
Contento lui.
 
Aveva lanciato qualche occhiata al tavolo accanto, di tanto in tanto, premurandosi di abbassare lo sguardo appena qualcuno notava il morboso interesse che aveva suscitato in lui l’entourage delle Stark Industries.
 
Tra l’altro, il cafone, non lo aveva degnato di attenzioni e non aveva lanciato occhiate provocatorie, né si era avvicinato per pungerlo con una delle sue stoccate di classe.
 
Se n’era stato seduto al proprio posto, nel suo smoking nero che – doveva ammettere a malincuore – gli stava dannatamente bene.
 
Si era riempito l’ennesimo bicchiere, Loki, sfiorando con lo sguardo il profilo del miliardario. Non lo vedeva da quella volta in hotel, anche se si era ritrovato più volte a guardarlo in conferenza stampa su qualche rete nazionale.
 
Quindi, aveva bevuto metà del quinto bicchiere, formulando quel pensiero, e quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso.
 
Perché la serata era uno schifo. Perché stava seduto solo come un asociale alcolizzato. Perché l’alcool non era stato proprio un lido sicuro, tutt’altro.
 
Aveva solo una tremenda voglia di piangere e rimettere l’anima nel bagno di quel locale di lusso.
 
Infatti si era alzato, svelto, attraversando la folla e salutando di sfuggita questo e quello, senza fare nemmeno caso alle facce che il suo cervello registrava nel mentre.
 
Era entrato nella toilette, si era chiuso in uno dei bagni ed aveva vomitato tutto il cibo raffinato e disgustoso che aveva ingerito quella sera. E sì, si trattava senz’altro di un locale lussuoso – e, merda, non ne ricordava nemmeno il nome – ma il cibo faceva veramente schifo, soprattutto per uno schizzinoso come lui.
 
«Non mi faccio più trascinare a queste feste, giuro.» Aveva promesso al water, prendendo un pezzo di carta igienica e ripulendo le labbra.
 
Tirato lo sciacquone era uscito dal bagno con il viso rigato di lacrime. Si era avvicinato agli specchi, a testa bassa.
 
Poi il suo sguardo era stato attirato da un paio di scarpe; appartenevano ad una persona che gli era davvero troppo vicina. Preso dallo stomaco e le lacrime non si era accorto di non essere solo.
 
«Cattiva sbronza, dolcezza?» 
 
Aveva passato entrambe le mani sotto agli occhi, tentando di darsi un contegno. Aveva alzato il viso e puntato lo sguardo in quelle due iridi calde e profonde.
 
«Già.» Un soffio, mentre apriva uno dei rubinetti e sciacquava via la frustrazione. Aveva lanciato un’occhiata di tanto in tanto a Tony, poi, cercando di capire per quale motivo lo avesse seguito, anche se una mezza idea ce l’aveva.
 
«Non potevi chiedere al tuo fratellone di tenerti la fronte?» Tony lo aveva chiesto in modo così tranquillo che lui non aveva potuto prenderla come una provocazione. Si era stupito, in effetti.
 
«Starà rimorchiando qualche casalinga disperata.» Era stata la risposta strascicata del moro. Aveva chiuso il  rubinetto, riportando di nuovo il suo sguardo sul viso del miliardario, senza un’espressione precisa.
 
«Potevi dirmelo che stavi male. Ti avrei aiutato e ne avrei approfittato per guardarti il culo.»  A Loki era sembrato che stesse cercando di tirarlo su di morale e la cosa lo aveva fatto sorridere, solo per un istante.
 
Certo, come se gliene fregasse qualcosa del mio stato d’animo.
 
«Ah. Ah.» Aveva riso sarcastico, quindi, poggiandosi con entrambe le mani al bordo del lavandino per sorreggersi. Gli girava tutto e non voleva ritrovarsi con il culo sulle mattonelle, soprattutto perché era sicuro che Tony ne avrebbe riso.
 
«Non mi piacciono per niente le serate di beneficenza.» Era stato un mormorio. Tanto perché voleva sfogarsi, tanto perché gli andava.
 
Il miliardario lo aveva guardato e si era poggiato al lavandino, senza dire una parola, facendo correre gli occhi sul suo corpo. Non poteva non ammettere che la giacca verde, abbinata ai pantaloni aderenti scuri, gli stesse divinamente. Soprattutto, creava un bellissimo contrasto con i suoi capelli: nera pece e verde smeraldo.
 
«Sei un ragazzino.  Cosa ne vuoi sapere tu di poveri orfanelli e quartieri malfamati, sei cresciuto nella bambagia.» Gli aveva risposto lo yankee, guardandolo incredibilmente serio.
 
«Tu non sai niente di me.» Aveva sibilato Loki, osservandolo di sbieco.
 
Lo odiava. Odiava che emettesse sentenze e gli puntasse contro il dito, etichettandolo senza neanche conoscerlo realmente, senza neanche interessarsi.
 
Ma tanto non gliene fregava niente del giudizio di un cafone, giusto?
 
«Touché.» Tony aveva sorriso, catturando solo un attimo la sua attenzione, che poi si era spostata sulle decorazioni floreali delle mattonelle.
 
«Non hai qualcuno da importunare? Vecchie signore? Ragazzine?» Aveva giustamente chiesto Loki, tanto per provocarlo, tanto perché lo aveva irritato con la sua precedente affermazione e non era uno che incassava in silenzio.
 
«E’ molto più interessante importunare te, dolcezza. Nessuno si infuria come fai tu.» Era stata la replica divertita del miliardario.
 
«Credo che smetterò di infuriarmi, allora.» Aveva sbuffato il moro, scuotendo la testa.
 
«Ed io farò in modo che tu non lo faccia.» Aveva replicato Tony, sogghignando. «E’ divertente, sai. E’ divertente, non hai fatto altro che guardare il mio tavolo per tutta la sera. Come mai? Pensavi di potermi ammazzare con il pensiero?»
 
Merda.
 
Il moro era stato sicuro che nessuno lo avesse visto, o almeno, non Tony che sembrava intento a fare tutt’altro. Certo, qualche volta Banner aveva intercettato il suo sguardo, ma era stata un’occhiata di sfuggita.
 
Iniziava a chiedersi come facesse il miliardario a notare quelle cose e a pungerlo nel vivo, come nessuno sapeva fare.
 
Tony era perseverante, doveva ammetterlo, perché la gente il più delle volte - se era già incazzato di suo - evitava proprio di avvicinarlo.
 
«Non mi è riuscito, purtroppo. Non ho poteri paranormali.» Aveva sbuffato il moro, annoiato da tutta quella storia. «Scusami, ma ora vado, non ho fiato da sprecare con te.» Era stata la conclusione secca.
 
«Ti hanno viziato a dovere, a quanto pare.» Gli aveva risposto il miliardario. «Proprio una piccola diva presuntuosa e maleducata. Dovresti avere più rispetto per gli adulti.» Una presa in giro bella e buona.
 
Loki aveva fissato per qualche secondo quel ghigno bastardo e poi aveva scosso la testa con divertimento. «Io rispetto chi rispetta me. Se una persona non mi interessa non ci perdo tempo.»
 
«Infatti sei ancora qui, no?» Gli aveva fatto notare Tony. Poi aveva mosso qualche passo verso lui, finché non si era ritrovato a pochi centimetri di distanza.
 
Loki avrebbe voluto ribattere, ma tutto quello che aveva fatto, invece, era stato boccheggiare. Ancora una  volta non riusciva a tenergli testa e doveva ammettere che la cosa iniziava a ferire il suo orgoglio.
 
Doveva anche confessare che quello aveva guadagnato un po’ della sua stima, perché di solito lui aveva la lingua più tagliente di una lama affilata, mentre in presenza del miliardario ribattere gli riusciva piuttosto male. Era fiacco.
 
Stark aveva infilato le dita nella tasca interna della sua giacca ed aveva tirato fuori una banconota da cinquanta dollari, afferrando una mano del ragazzo e poggiando i soldi sul palmo.
 
«Questo è per il prezioso tempo che hai sprecato, e sono stato anche piuttosto generoso. Non vali la metà di quei soldi.» Lo aveva punzecchiato, pizzicandogli una guancia e superandolo, uscendo dal bagno con tranquillità.
 
Loki era rimasto immobile per minuti interminabili ed aveva fatto fatica ad accusare il colpo.
 
Quella era stata una cosa talmente inaspettata che non aveva neanche replicato, o avuto il tempo per farlo. Non avrebbe nemmeno saputo cosa dire, in effetti.
 
Aveva fissato i soldi nella sua mano ed aveva serrato il pugno, emettendo un singhiozzo flebile. Non aveva ripreso a piangere per l’offesa, no, ma perché tutta quella serata gli sembrava davvero talmente assurda e patetica che non poteva fare altro.
 
Si sentiva male, gli bruciava lo stomaco e rodeva il culo, voleva tornarsene a casa, o andare in qualsiasi altro posto.
 
Voleva chiudersi in camera sua e farsi consolare dalle carezze, i baci e gli abbracci di suo fratello. Perché Thor era l’unico che riusciva a tirarlo su di morale in momenti come quello, momenti in cui si sentiva male senza un reale motivo.
 
Poi si era ficcato i soldi in tasca ed era uscito dal bagno, guardandosi intorno e cercando il miliardario con lo sguardo, per restituirgli i cinquanta dollari.
 
Non che gli  cambiassero la vita, quei soldi, per intenderci.  
 
Lo aveva visto, poi, e si era asciugato una guancia, avvicinandosi immediatamente ed afferrandogli un polso, sentendo il calore di quella pelle di bronzo sotto i polpastrelli.
 
Aveva tirato di nuovo fuori la banconota e l’aveva messa nella sua mano, chiudendogliela  a pugno così che non la rifiutasse.
 
«Mi dispiace, non maneggio banconote di piccolo taglio.» Gli aveva detto all’orecchio, mentre il barista che stava porgendo il drink a Tony sembrava non voler farsi gli affari suoi, osservava la scena con interesse.
 
Poi Loki se n’era andato e Tony si era voltato, ed erano rimasti a guardarsi negli occhi per interminabili minuti, finché il moro non aveva sbattuto contro qualcosa, o meglio, qualcuno. Il miliardario aveva riso ed  era tornato al suo drink, senza problemi.
 
Bella figura di merda.
 
Loki aveva sospirato e si era fatto spazio tra la folla, affiancando Thor che sembrava intento ad intrattenere una conversazione con una giovane donna, mora, fornita di grosse tette.
 
«Thor, posso parlarti un attimo?» Era stata la richiesta del moro.
 
A suo fratello era bastato guardarlo per capire che si sentiva uno straccio. Sicuramente aveva vomitato per il troppo alcool o qualsiasi altra cosa gli avesse fatto male.
 
«Scusami un attimo.» La ragazza aveva annuito e Thor aveva afferrato Loki per un polso, trascinandolo in un angolo appartato della sala, dove nessuno avrebbe mai guardato.
 
«Stai male?» Gli aveva chiesto poi, abbracciandolo di slancio.
 
Il moro si era rilassato tra le sue braccia ed aveva annuito sommessamente, stringendosi alle ampie spalle ed affondando il viso nell’incavo del suo collo.
 
Thor aveva sospirato, dispiaciuto, e gli aveva accarezzato lentamente la schiena, baciandogli una tempia e provando a farlo sentire meglio. «Vuoi andare via? Parlo io con Heimdall.» Lo aveva rassicurato.
 
Il moro aveva mugugnato qualcosa prima di annuire e lasciarlo andare.
 
Lo aveva guardato mentre avvicinava Heimdall e poi aveva riportato lo sguardo su Tony, che in quel momento stava parlando con due ragazze davvero molto carine.
 
Tu non hai la minima idea di quanto valga io.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Parte Quarta
 
 
 
 
31 Dicembre
 
 
 
 
L’ultimo dell’anno l’aveva immaginato diverso. Non si era aspettato di certo di dover lavorare anche quel giorno, sotto costrizione di Heimdall.
 
Perché l’amministratore delegato alias balia aveva insistito talmente tanto che alla fine – povero piccolo caro – Loki aveva dovuto accettare di andare alla maledetta festa organizzata dalla Oscorp.
 
Una festa piena di gente che non conosceva. Estranei con cui avrebbe dovuto passare il suo ultimo giorno dell’anno, seguendo le direttive di Heimdall. Sia mai che Loki Laine– il piccolo e dolce Loki Laine – facesse cose che non erano consone al suo ruolo di rampollo della Odinscorp.
 
Aveva guardato la pista da ballo ed i suoi occhi si erano socchiusi meccanicamente per mettere a fuoco. Le luci psichedeliche lo avevano sempre urtato e, a dirla tutta, non aveva mai sopportato le discoteche e la monotonia della musica su qui ballavano i ragazzi della sua età, o almeno la maggior parte.
 
«Forza Loki, non mettere il muso, è l’ultimo giorno dell’anno.» Era stato il consiglio amichevole di Hogun, che poi gli aveva carezzato una spalla.
 
Tutto questo è deprimente.
 
Loki aveva sorriso lievemente e portato gli occhi al cielo appena il ragazzo si era dileguato, raggiungendo i coglioni in pista – Thor, Volstagg e Fandral, per l’appunto.
 
«Non ci vengo più, giuro.» Aveva promesso al suo Campari, guardando con interesse il liquido rosso che gli riempiva il bicchiere. Aveva anche immaginato che fosse il sangue di Heimdall e di averlo raccolto sgozzandolo.
 
Uno sbuffo gli era uscito dalla bocca ed aveva piantato le labbra contro il bicchiere, provando quasi a morderlo prima di inghiottirne il contenuto con violenza, come se volesse ubriacarsi prima dei prossimi cinque drink.
 
Continuando di qual passo gli alcolisti anonimi sarebbero stati ben lieti di accoglierlo in comunità. Benedetto Heimdall che gli diceva di non bere, non fumare, non sbuffare, non cagare.
 
«Stupido Heimdall.» Aveva borbottato, camminando a passo svelto verso il bancone bar, il suo lido sicuro. Aveva intenzione di incollarsi allo sgabello e farsi amico il barista, così che gli avesse servito tutti i drink che voleva senza farsi troppi scrupoli di coscienza.
 
Voglio vomitare l’anima, così almeno dimentico questa merda di giorno.
 
«Un Campari.» Aveva chiesto sorridente, accomodandosi su uno sgabello, accanto ad una ragazza davvero molto appariscente. I lunghi capelli biondo ossigenato erano tenuti alti sulla testa, in un’acconciatura di classe - se solo non fosse sembrata una prostituta che voleva fare la signora.
 
Ridicola.
 
Un vestito di dubbio gusto, pieno di pailette e diversi decori brillanti che non passavano inosservati, soprattutto se aderivano perfettamente al seno prosperoso – e finto.
 
Cambia chirurgo.
 
Il barista si era voltato verso il moro con un sorriso di circostanza, che poi era diventato molto sentito. E Loki non si era stupito più di tanto perché – cazzo – gli uomini tentavano sempre di abbordarlo, mettendo in discussione perfino la loro radicata sessualità.
 
Mica tanto radicata, poi.
 
«Arriva subito.» Era stata la risposta del ragazzo, che si era messo immediatamente all’opera per procurargli il suo benedetto bicchiere di Campari, senza degnare di uno sguardo la ragazza che aveva ordinato prima del moro e che gli stava affianco.
 
Almeno il ragazzo ha buon gusto.
 
Poi la bionda si era girata e lo aveva guardato per diversi secondi, finché non si era ritrovata a sorridere sorniona. Loki l’aveva fissata, indubbiamente disinteressato, ed aveva voltato il viso così da non dover intrattenere una conversazione.
 
Non aveva voglia di fare il gentile con una possibile conquista di suo fratello, né di parlare con una troia con il solo interesse di farsi un po’ di pubblicità.
 
Quanto può essere patetica la gente.
 
«Mi offri da bere?» Aveva mormorato la ragazza, sicuramente più grande di lui di qualche anno e con molta più esperienza. Se lo avesse fatto con un altro ragazzo, probabilmente, avrebbe avuto successo.
 
Loki non era come tutti gli altri ragazzi, però.
 
Il moro aveva dovuto sorridere tirato e voltarsi in direzione della bionda.
 
«Non sei venuta con qualcuno? Sono sicuro che quella persona sarà ben lieta di offrirti da bere.» Aveva cercato di essere il più gentile possibile. Non che gliene fregasse qualcosa della cattiva pubblicità, sia chiaro, era più che altro per non ascoltare le isterie dell’amministratore delegato.
 
«Sì, in effetti.» Era stata la risposta strascicata di quella, già visibilmente ubriaca.
 
Beata lei.
 
«Bene.» Aveva borbottato il moro, voltandosi e prendendo il suo bicchiere bello pieno di Campari, umettandosi le labbra e bevendone un grosso sorso.
 
Avrebbe voluto annegare in quel liquido rosso acceso, o andare via da quella festa noiosa.
 
O ammazzare Heimdall.
 
«Vuoi scopare?» La richiesta della ragazza gli era arrivata alle orecchie talmente tagliente che per poco non si era strozzato.
 
Loki aveva poggiato il bicchiere semivuoto sul bancone ed aveva picchiettato le unghie sul legno, nervoso. Perché era proprio in quei momenti che il suo cervello iniziava a lavorare al meglio, neanche non lo avesse mai usato prima.
 
Perché la cosa lo faceva riflettere, perché qualsiasi altro ragazzo avrebbe afferrato la mano della ragazza e l’avrebbe trascinata nel bagno per una sessione di sesso indimenticabile. Soprattutto ad una serata del genere, soprattutto l’ultimo dell’anno.
 
«No.» Era stata la risposta sussurrata del moro, che si era voltato ed alzato di scatto, ma purtroppo qualcuno aveva bloccato il suo passaggio.
 
Vaffanculo. Questo mondo è fottutamente piccolo.
 
Tony Stark gli stava davanti, con il solito ghigno bello pronto.
 
«Tesoro, non importunare i ragazzini.» Aveva detto quello, voltandosi a guardare la ragazza seduta al bancone, sogghignando.
 
Avrei dovuto immaginarlo.
 
«Non vuole scopare, Tony.» Era stato il lamento di quella, che si era alzata a fatica e aveva gettato le braccia intorno al collo del miliardario.
 
«E’ la tua ragazza?» La voce era risultata talmente delusa che Loki se n’era vergognato all’istante, chiedendosi cosa diavolo stesse facendo.
 
Sono impazzito. Fottuto alcool.
 
Lo stesso miliardario era stato sorpreso dal tono del ragazzo, tanto che aveva mollato la presa sui fianchi della ragazza, senza un  reale motivo. O almeno era quello che credeva.
 
«Ti sembra la mia ragazza?» Aveva chiesto divertito, scrollandosi la bionda di dosso e passandogli un braccio sulle spalle, indicandogli poi un punto della sala. «Vai lì piccola, ci sono le tue amichette, vi raggiungo dopo.» Le aveva sussurrato, sogghignando e baciandole il lobo.
 
Inutile dire che la ragazza era trotterellata via senza fare storie.
 
Patetica.
 
«Beh, conoscendo i tuoi gusti, avrebbe potuto.» Aveva affermato il moro, storcendo il naso dopo aver lanciato un’ultima occhiata alla bionda.
 
«I miei gusti?» Aveva chiesto Tony, curioso.
 
«Stupida, oca, tette rifatte, vestiti appariscenti, trucco eccessivo.» In poche parole Loki aveva descritto la ragazza che era appena andata via, incrociando le braccia al petto e provando a tenere testa al ghigno dell’altro.
 
«Beh, a parte le tette, è anche la tua descrizione.» Lo aveva punzecchiato Stark, facendo un cenno al barista e superando il moro, accomodandosi su uno degli sgabelli.
 
Loki si era girato ed era ritornato a sedersi, prendendo il suo bicchiere di Campari e bevendone quello che restava, con violenza, come se sarebbe servito a trovare una risposta adatta all’ennesima provocazione.
 
Bastardo di uno yankee.
 
«Perché non te ne ritorni nel tuo palazzo dorato, mh?» Se n’era uscito così, in maniera estremamente infantile, tanto che si era vergognato da solo dopo essersene accorto.
 
Il rossore sulle sue guancie aveva fatto ridere di gusto Tony, che non si era scomposto più di tanto.
 
«Sono già in un palazzo dorato.» Gli aveva fatto notare, così, afferrando il calice di vino ed alzandolo, quasi come se volesse brindare o gli chiedesse di favorire.
 
«Un Campari.» Il moro si era rivolto al barista per un’altra ordinazione.
 
«Non è troppo presto per l’alcolismo?» Gli aveva fatto notare Tony, sorseggiando il suo Don Perignon e sogghignando.
 
Non è troppo tardi per punzecchiare uno con dieci anni di meno?
 
«Dovresti farti gli affari tuoi.» Era stata la risposta stizzita del ragazzo. Poi aveva afferrato il bicchiere, pieno fino all’orlo, ed aveva bevuto tutto d’un sorso quasi a voler dimostrare al miliardario che non era piccolo per niente.
 
Nemmeno per quello.
 
«Ti uscirà dalle orecchie se continui a bere così.» Gli aveva infatti fatto notare l’altro, non trovando in quello che aveva appena fatto nulla di maturo, o che gli dimostrasse qualcosa.
 
Che ragazzino viziato.
 
«Quando le cose vanno male ti butti sull’alcool, o sbaglio?» Stark lo aveva notato da un bel po’, ma non era mai stato tanto interessato ad esporre il concetto, prima.
 
«Faccio quello che voglio.» Aveva borbottato Loki, tenendo le labbra pressate contro il bicchiere e guardandolo di sottecchi. «Passi così tanto tempo a guardarmi, mh?» Lo aveva punzecchiato in seguito, ridacchiando tra sé e sé.
 
«Già, non ho proprio niente da fare.»Aveva confermato Tony, leccandosi le labbra e poggiando il calice sul bancone, ormai vuoto.
 
«E poi che ci fai alla festa della Orscop? Chi ti ha invitato?» Era stata la giusta domanda del moro.
 
«Ti dispiace? Sono venuto per il bacio della mezzanotte, dolcezza.» Lo aveva preso in giro quello, senza chiarire i suoi dubbi.
 
«Bel modo di cambiare discorso, complimenti.» Era stata la frase sbuffata uscita dalle labbra del ragazzo, annoiato da tutti quei giri di parole, essendo una persona sempre molto diretta.
 
«Ti interessa?» Lo aveva apostrofato il miliardario, lanciando un’occhiata alle ragazze che lo attendevano dall’altra parte della sala, chiedendosi se valesse la pena restare lì a punzecchiare un ragazzino viziato.
 
Portò lo sguardo sul moro e si disse che sì, ne valeva proprio la pena. Valeva tutti i secondi e le parole sprecate.
 
«No, in effetti. Dovremmo metterci d’accordo, sai? Magari ti lascio il mio numero, così prima di andare in un posto mi chiami ed io lo evito come la peste.» Non era sembrata una frase tagliente come l’aveva immaginata nella sua testa, anzi, a Loki era sembrato di aver appena fatto capire a Tony che voleva dargli il suo numero, con qualsiasi scusa poco plausibile.
 
«Non sono per i sentimentalismi, dolcezza. Se mi fai un pompino non ti richiamo.» Era stata la risposta secca del miliardario, che lo aveva guardato con il suo solito ghigno.
 
«Io non sono per i pompini, sostanzialmente, almeno che non li riceva.» Aveva sbottato nervoso il moro, mordicchiando il vetro del bicchiere nel mero tentativo di calmare i nervi, ottenendo solo di spaccarsi i denti, probabilmente.
 
«Non riesco proprio ad immaginarti con una donna.» La solita presa in giro dell’altro, un ghigno divertito.
 
«Non farlo, sei troppo cafone, non puoi nemmeno sognarlo uno come me.» Era stata la risposta spiccia di Loki, che si era alzato ed aveva frugato nella tasca della giacca, in cerca di una sigaretta che non aveva.
 
«Che nervi.» Aveva sbuffato poi, guardandosi intorno ed adocchiando un tipo, scroccandogli una sigaretta senza problemi.
 
Si era girato ed aveva fissato lo sguardo in quello di Stark, chiedendosi se lo avesse seguito fuori. A quel punto anche punzecchiarsi con lo yankee sembrava più allettante di qualsiasi altra cosa.
 
Devo smettere di bere.
 
«Vado a fumare.» Aveva avvertito, come se a quello potesse interessare.
 
Si era poi stupito, vedendolo alzarsi e seguirlo sull’immensa terrazza deserta, illuminata dalle luci di NY.
 
«Non avevi le tue escort da importunare?» Aveva domandato Loki, accendendosi la sigaretta ed infilando l’accendino in tasca, prendendo una lunga bocca di fumo. La nicotina gli calmava i nervi.
 
«Non mi diverto quando si concedono subito, mi piace sudarmele le cose.» Fu la risposta sincera di Tony, non esisteva cosa più vera di quella.
 
«Sembri più uno che le prende senza permesso, le cose.» Aveva sottolineato Loki, scrollando via un po’ di cenere e guardando oltre il parapetto.
 
«Dipende.» Il miliardario aveva fatto spallucce e si era poggiato al muro, infilando le mani in tasca ed osservandolo senza un’espressione precisa.
 
«Guarda te se mi tocca discutere di certe cose con un ragazzino viziato.» Aveva detto poi, scuotendo la testa.
 
«Ti ripeto: tu non sai niente di me.» Aveva ribattuto Loki, sibilando, stringendo il filtro tra le labbra e prendendo una lunga boccata di fumo con stizza.
 
«Neanche tu, ma continui lo stesso a fare supposizioni, no?» Gli fece presente Tony, sorridendo sghembo.
 
 
«Hai iniziato tu, ti ricordo. Io non ho di certo avvicinato il fratello che non hai per dirgli che mi sarebbe piaciuto mi facessi un pompino, yankee.» Il moro aveva poggiato il sedere contro il parapetto, tenendosi con una mano e fumando con  l’altra.
 
«Pecco di sincerità, che vuoi farci, bello
 
«Non ho nemmeno più voglia di stare al gioco. Beh, alla fine mi sono stancato, ed ora? La smetterai?» Aveva chiesto Loki, ammazzando la sigaretta con la suola dello stivale, tenendo lo sguardo basso sul pavimento mentre all’interno iniziava a crearsi un grosso trambusto, segno che era iniziato il conto alla rovescia.
 
«E’ già quasi mezza notte e non me ne sono accorto.» Aveva mormorato poi, portando lo sguardo sul miliardario.
 
«Non entri?» Gli aveva chiesto confuso, scostandosi una ciocca di capelli dal viso ed avvicinandosi a lui.
 
«Niente che non abbia già visto, sempre le solite cose di fine anno.» Era stata la spiegazione tranquilla di Tony. Sembrava una persona molto diversa da quella che era stata fino a quel momento. E, diamine, Loki non poteva fare altro che concordare, mentre ogni passo lo avvicinava sempre di più a lui.
 
«Che ti prende, ragazzino?» Aveva chiesto il miliardario, infatti, quando se l’era ritrovato  praticamente a qualche centimetro dal viso, che lo fissava con insistenza.
 
«Tre.» Era stato il sussurro del moro, un impercettibile movimento di labbra.
 
«Due… uno…»
 
Allo scoccare della mezzanotte, Loki aveva allungato il collo e poggiato le labbra contro quelle di Tony, tenendo gli occhi chiusi mentre i fuochi di artificio facevano un fracasso tremendo.
 
Si era staccato quasi subito, poco prima che la gente si riversasse sulla terrazza per contemplare lo spettacolo pirotecnico
 
Entrambi si erano guardati negli occhi per un tempo indefinito. Loki completamente sconvolto che si tamponava le labbra, quasi fossero ustionate.
 
Il miliardario aveva tenuto gli occhi puntati nei suoi, senza un’espressione precisa, osservandolo e cercando di decifrare i suoi pensieri.
 
Poi era stato tutto veloce. Loki era sparito dalla sua visuale, mescolandosi tra la folla e lasciandolo lì a riflettere su quello che era appena accaduto.
 
Il ragazzino lo aveva baciato. Era stato sfrontato, ed avrebbe dovuto fargli schifo, ma l’unica cosa che riusciva a pensare in quel momento era l’incredibile voglia di riallacciare le labbra alle sue.
 
Questo è un gioco pericoloso.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
1) Mi sembrava ridicolo chiamarlo Odinson, poi Odino sarebbe diventato: Odino Odinson. No, decisamente no.
2) Sì, lo so, Tom Hiddleston non ha un nasino grazioso e la boccuccia carnosa. Ma il mio Loki sì. Così come il mio Tony è alto 188 cm, diciamo che per lui mi sono attenuta più al fumetto che ad altro.
 
 
 
 
Note dell’autrice:Per la serie no-sense. Nel senso che non so come è cicciata fuori questa cosa. Stavo rivedendo dei vecchi scritti ed ho trovato un po’ di cose che mi hanno ispirata. Credo che Loki sia un tanti nello OOC e spero che la cosa non vi abbia disturbate. Forse Tony l’ho fatto troppo stronzo, ma mi andava così.
Non so che dire, se avete qualche dubbio basta chiedere.
E sì, lo so, sono 24 pagine. Non odiatemi.
Un bacione. <3

Ps: L'avviso 'contenuti forti' è più che altro per il linguaggio.
   
 
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