Ace ormai era morto da un anno, ma Rufy non riusciva ancora a superare questo fatto, era imprigionato nei suoi ricordi che lo trascinavano in un buco di dolore dalla quale era impossibile uscire. Non sapeva più come fare, non riusciva a combattere il suo dolore e si sentiva tremendamente in colpa, e questo la ciurma l'aveva notato. Ma nessuno sapeva come aiutarlo, come farlo stare meglio, perché lui non voleva dimenticare ma non voleva nemmeno soffrire perché sapeva che Ace non avrebbe voluto che il suo fratellino stesse male per lui. Quella sera nella cabina del capitano regnava un silenzio insopportabile che gli faceva tornare in mente quel fatidico giorno in cui il suo fratellone gli era morto tra le braccia e più Rufy cercava di dormire più quei ricordi si appesantivano e gli offuscavano la mente, non riusciva più a sopportare quel dolore sperava disperatamente di addormentarsi. E dimenticarsi di tutto, di tutti quei sentimenti che lo stavano lacerando dentro. Anche cambiando posizione non trovava quella comoda per dormire, allora si mise a pancia in su e in quel momento sentì scendere una lacrima, quella lacrima era piena di dolore e odio, ma non odio verso Akainu, ma verso se stesso, si incolpava della morte del fratello, sapeva che se avesse fatto più attenzione Ace non avrebbe dovuto mettersi in mezzo e avrebbe potuto salvarsi, non riusciva a perdonarselo, si sentiva tremendamente in colpa come se fosse stato lui a sferrare quel pugno di lava che aveva ucciso il suo fratellone, la sua stella polare, il motivo per cui non si era mai arreso. L'unica cosa che voleva era poter riabbracciare Ace e dargli l'addio che si meritava, ma sapeva che non sarebbe potuto succedere e questo lo rattristava più che mai. Finalmente riuscì ad addormentarsi, ma quella notte fece un sogno diverso dal solito, non sognò di trovare lo One Piece ne le avventure passate, ma sognò di incontrare Ace. Nel suo sogno appariva più in forma che mai, con il suo solito cappello arancione e con il suo splendido sorriso, ma non era da solo: con lui c'era anche Sabo. Rufy gli corse incontro e li abbracciò come non aveva mai fatto in tutta la sua vita, anche loro ricambiarono quell'abbraccio e in quel momento si sentì felice come non mai. Finito quell'interminabile abbraccio Ace disse a Rufy: "Come stai? Stai combattendo per diventare il re dei pirati vero?" Ma lui non rispose, e allora Sabo intervenne un po' deluso: "Non vorrai mica dirci che hai deciso di abbandonare il tuo più grande sogno per una cosa da nulla vero?" allora si fece forza e disse: "Non so più come continuare, dopo la tua morte Sabo avevo ancora Ace a darmi forza, ma senza voi due non ho nulla che mi spinga a diventare il Re dei Pirati!" Ace allora con un sorriso rispose: "Stupido, noi siamo sempre con te, anzi, dopo la mia morte dovresti essere più motivato, visto che devi diventare il Re per tutti e tre, e poi pensa a quegli otto scapestrati che si sono nella tua ciurma e che credono in te e ti vogliono vedere come Re, cosa penseranno di te se li abbandoni così?" Sabo aggiunse: "Ricorda che devi vivere la tua vita al meglio, e poi Ace ha vissuto appieno, l'unica cosa che voleva era essere amato e lo è stato, ha capito il vero significato della vita e ora anche se morto è felice perché sa che è stato amato e che anche se il figlio di Gol D. Roger non era considerato un mostro." "Quindi vai per la tua strada e diventa il più grande di tutti e fallo anche per noi" dissero in coro i due fratelli maggiori. Rufy si svegliò di colpo: era mattina e si sentiva come rinato. Uscì sul ponte e con un sorriso annunciò: "Ragazzi! Partiamo e solchiamo questi mari! Saremo la ciurma migliore, ognuno realizzerà il proprio sogno! DIVENTERÒ IL RE DEI PIRATI!!"