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Autore: Fanny Jumping Sparrow    28/07/2013    1 recensioni
* Completamente revisionata *
I destini di Jack, Will ed Elizabeth tornano ad incrociarsi in occasione della ricomparsa di un'arcana minaccia collegata ad una conoscenza in comune che richiederà la convocazione del 5°Consiglio della Fratellanza. Mentre capitan Sparrow dovrà fare i conti con la sua sfuggente Anamaria e i coniugi Turner con un lieto e complicato imprevisto, Jim si ritroverà coinvolto in una leggenda in carne e ossa!
Essere un pirata: per Jack Sparrow è una scelta di vita e libertà
per Will Turner un'eredità e una scelta d'amore
per Elizabeth Turner un ideale e un sogno
per Hector Barbossa una professione e un onore
...E per Jim Turner?
- Capitan Sparrow? Secondo voi pirati si nasce o si diventa?
- Chi lo diventa in fondo ci è nato.
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elizabeth Swann, Jack Sparrow, Will Turner
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La spada, il corvo, il mare'
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Buona domenica, gente!
Dopo secoli sto finalmente accingendomi a concludere questa long!
So che oramai qualsiasi scusa è inutile, perciò vi lascio semplicemente alla lettura, ringraziandovi per la pazienza con cui avete atteso che pubblicassi ogni nuovo capitolo.
Ulteriori annotazioni le lascerò per l'epilogo, che mi auguro di postare entro il mese prossimo.

Buona lettura, a presto!)


Capitolo 30: Cristalli

Oliver Taft si schiarì la gola e cominciò con enfasi e tracotanza a raccontare:
- Sono un figlio nato per sbaglio, ma ben voluto. I miei genitori furono amanti clandestini. Lei era un’umile cameriera, lui un ammiraglio della marina inglese. Non aveva avuto prole maschile per cui fui il suo beniamino e il suo protetto. Potei studiare e viaggiare e così approfondii le ricerche riguardo una leggenda che era solita narrarmi mia madre. La sua stirpe sarebbe stata discendente diretta delle creature marine note come nereidi. Una di esse, Climene, avrebbe amato un mortale. E sarebbe stata punita con la perdita dell’immortalità per aver generato un ibrido. Il suo sangue si mescolò e si disperse nelle varie generazioni. Ma non andò perduto: qualche goccia di quella linfa divina scorre nelle mie vene. Insufficiente, ahimè, a dominare il mare ...
Fintamente dispiaciuto, il pirata lisciò lo spuntone della lama che aveva fissato ad una spanna dalla vittima, alzando il viso al cielo ancora privo del suo astro più luminoso.
Jay Jay deglutì in silenzio, mordicchiandosi la punta della lingua, sollecitato dalla tentazione di rivelargli che si stava sbagliando: - Così hai bisogno del mio aiuto, eh?
Qualcosa nel suo accento insinuante e derisorio fece scattare il sentore di un inganno nell’allampanato Capitano. Nei suoi occhi celesti al ragazzino parve di veder balenare per una frazione di secondo un misterioso luccichio amarantino, e la prima cosa che pensò fu che stesse cercando di leggergli la mente. Distolse subito lo sguardo, cercando quello di Amaryllis, in disparte e soprapensiero a qualche passo da loro, come intenta ad ascoltare rumori in lontananza.
- Taft! Io e i miei sciacalli andiamo a dare il benvenuto agli intrusi.
L’intromissione di Clint Strappabudella sventò la concentrazione del comandante della Barracuda, insieme ai suoi enigmatici propositi.
Strinse le palpebre e scosse leggermente la testa, massaggiandosi debolmente le tempie: - Ti dispiace ripetere, amico mio? – scandì mollemente con la voce arrochita dallo sforzo di contenere il tumulto di interrogativi scatenati da quella scarna ed inaspettata affermazione.
Il socio affilò le sue sciabole una sull’altra, facendole sibilare: - Abbiamo avvistato vele in avvicinamento, un’ora fa, nella baia a sud – gli riferì in un basso grugnito, mostrandosi impaziente di partire per la meditata spedizione punitiva.
Oliver camminò nervosamente verso di lui, con i pugni serrati e la mascella fremente: - Perché non sono stato informato?
Il bucaniere in giacca turchese non si mostrò per nulla impressionato dal suo tono isterico: - Mi hai espressamente vietato di interromperti mentre preparavi questa bislacca diavoleria – ghignò allargando la cicatrice che gli deturpava il mento, destinando un esame perplesso ai contorti macchinari.
Il suo capo si sfilò il fazzoletto verde dal taschino interno della giacca e tamponò freneticamente il collo, la nuca e la fronte. Non era disposto neppure ad immaginare un fallimento. Da vent’anni si preparava in attesa di quella rarissima combinazione astrale. Se avesse sprecato l’attimo propizio, non gli sarebbe bastata un’intera vita per riavere le stesse condizioni favorevoli.
- Uccideteli tutti! – farneticò ripetutamente, ordinando ad altri tirapiedi di sistemarsi attorno al perimetro su cui aveva impiantato il marchingegno mortale, affinché nessuno potesse tentare di manometterlo se si fossero spinti fin lì.
Jay Jay approfittò prontamente di quel diversivo per richiamare discretamente l’attenzione della ninfa, nonostante l’avesse scorta molto distaccata e scostante: - Amy! Lilly! Psss! –bisbigliò quando l’eterea fanciulla gli passò vicino – Gli intrusi … sono quelli a cui penso io? – domandò, confidando più di quanto fosse solito nella fortuna.
La biondina si guardò attorno rapidamente, gli si avvicinò quel tanto che bastava a rendere visibile un leggero sorriso sfarfallare sulle sue rosee labbra.


- Ci stiamo avvicinando troppo alla costa! Ci attaccheranno senza darci neppure il tempo di sbarcare!
Il filibustiere dalla bandana porpora ripose con un flemmatico sbuffo il cannocchiale nella custodia appesa al cappotto, restando immune alla sobillazione della collega, che però si apprestò a smorzare prima che contagiasse i perturbabili marinai.
- Tesoro, devo forse ricordarti che uno dei maggiori pregi della Perla Nera è quello di essere praticamente invisibile nelle ore vespertine? – sdrammatizzò con alterigia, strattonandola per la fusciacca che le pendeva dalla vita e invitandola a scendere dalle sartie.
Uno stridente fruscio risuonò nello spazio che li separava dal piccolo approdo, anticipando lo sfrecciare di una palla di cannone che passò a meno di un metro dai loro cappelli.
Anamaria e Jack si ritrovarono avvinghiati e contratti in un’identica espressione di trepido spavento.
La piratessa si liberò dalla compulsiva stretta dell’uomo, rimproverandolo con un’occhiata collerica che valeva più di mille insulti, mentre lui filava al timone.
- I Turner sono spiacevolmente in ritardo, nevvero? – blaterò Capitan Sparrow, trattenendo una smorfia preoccupata all’ennesimo sibilo di cannonata diretta a squarciare il loro scafo.
- Non lo so! Non ci ho ancora capito nulla di questo tuo fantomatico piano! – strepitò permalosamente la Jucard, tampinandolo sulle scalette del cassero.
In quell’istante una nuova bordata esplose alle loro spalle: non proveniva dalla terraferma, ma da un’altra nave che li stava abbordando da poppa.
Jack si illuminò: - Come non detto! Sono arrivati! – cincischiò assottigliando gli occhi per tentare di focalizzare i tratti della sagoma del veliero che stava navigando in quello stesso specchio d’acqua.
Il suo nostromo gli comparve a fianco annunciando con stupore: - È Barbossa!
Udire quel nome gli provocò un’istintiva alterazione dei lineamenti scuriti dal sole, la sua gola ebbe un singulto: - Meglio di niente – zirlò rassegnato – Li tratterrà lui … Confido che saprete condurre la Perla al sicuro, mastro Gibbs, mentre io e la Jucard andiamo.
- A fare? – obiettò con scoraggiamento l’interessata, accostandosi alle scialuppe che quello stava impartendo di calare.
Sparrow dondolò la testa, indisposto dalla persistente malafede di quella cocciuta donna: - A fermare Taft! Mi segui, o il mio irresistibile fascino ti ha completamente intontita? – la schernì porgendole una mano per aiutarla a prendere posto nel sedile accanto a lui.
La mora continuava a restare incerta ma smise di questionare, pensando che in caso di un suo voltafaccia si sarebbe inventata qualcosa. Era abituata a vivere di espedienti e scappatoie.
Una brusca frenata fece sobbalzare la chiglia della barca che si arenò su un basso fondale pietroso, rimediando una falla che costrinse tutti gli occupanti a tuffarsi, appellandosi alla presunta conoscenza del Capitano Sparrow, il quale non mancò di sciorinare la sua padronanza del misterioso luogo.
- Cautela gente. Questa è l’Isola dei Cristalli, non esiste terra né sabbia, né erba. Potreste tagliarvi o infilarvi qualche scaglia di vetro nelle membra se non prestate la dovuta attenzione – redarguì i compagni, impugnando una lanterna per istradarli lungo il percorso meno accidentato.
Anamaria accettò il suo braccio e fu ancora una volta scombussolata dall’inafferrabile sagacia di quel pirata, custode di molteplici esperienze e di nobili sentimenti, ma anche capace di escogitare i più meschini sotterfugi.
- Aspetta un momento … A te non interessa affatto fermarlo – rifletté d’un tratto la mulatta, trattenendolo bruscamente – Se Taft ucciderà Jay Jay, morrà e te lo toglierai di torno uscendone pulito, come sempre! – lo accusò sgomentata, provando una simultanea repulsione per la sua manierata gentilezza.
Jack la trascinò ugualmente con sé, chiedendosi con rammarico per quale dannata ragione non avesse ereditato l’indole sanguinaria di molti suoi antenati.
- Qui il vero problema non è Pescegatto Taft, bensì la dolce ondina – replicò misurando gli spostamenti tra le scivolose e aguzze conformazioni calcaree – Amaryllis cercherà di salvare entrambi. È nella sua natura e non può violare i patti. Ma se quell’impiastro si vendicherà di lei, innescherà il principio della guerra.
La Jucard stralunò gli occhi bruni: - Se le cose stanno così, perché la tua amichetta non ha impedito prima che tutto ciò accadesse? – indagò risentita, scrollandosi da lui e incrociando le braccia.

Più o meno a mezzo miglio di distanza da loro, Elizabeth Turner stava formulando la stessa domanda al marito, insieme al quale aveva intrapreso l’arrampicata su una scogliera formata da lastroni di silice.
Will spinse il figlio davanti a sé e controllò l’integrità della fune con cui si era allacciato alla recidiva consorte: - Perché è Billy Jim che voleva proteggere. In questo modo lo ha tenuto al sicuro dalle mire di Taft – le spiegò ricorrendo all’interpretazione che gli aveva propinato Sparrow, e che a lui non convinceva fino in fondo.
Finalmente il suolo divenne pianeggiante, sebbene altre stalagmiti vetrose svettassero al pari di arbusti sterili, rendendo difficoltoso il cammino.
- Tra tutte le vite in pericolo dovremmo preoccuparci giusto di una semidea! – insisté ad obiettare la Turner, intendendo riscuotere il parere di Jim con cui era entrata in urto da qualche giorno.
Dei luccicanti cocci di cristallo piovvero su di loro come una grandinata, riflettendo il lucore ambrato di alcune torce in avvicinamento.
- Un pirata combatte per l’ideale che gli rende di più, e noi non saremmo in grado di affrontare una battaglia contro forze sovrannaturali di tal portata – esordì Capitan Barbossa con ineccepibile senso pratico, abbattendo altri coni a colpi di machete, oltrepassandoli con un gruppetto di mercenari.
Elizabeth inghiottì con un grumo d’amarezza la spiccia constatazione del maturo filibustiere: l’epoca dorata della filibusta stava opacizzandosi con l’avanzare del progresso, e oramai erano ben pochi gli uomini che attraversavano gli oceani perché mossi dalla pura passione di sfidare l’ignoto.
Un terzo manipolo si palesò tra le frastagliate sculture naturali, capeggiato da un uomo il cui volto era celato da un grande copricapo blu stinto con alcune appariscenti piume bianche e nere: - Secondo me, vecchio scorfano, non hai più il fegato neanche per affrontare la mia sciabola.
Hector capì di essere tirato in causa: - Tu credi? – ribatté sostituendo l’ascia con la spada.
- Ammirerò il colore delle tue budella – sostenne il Capitano dell’Orca con una raccapricciante risata sadica, sferrando il primo vigoroso affondo.
I Turner approfittarono del regolamento di conti in corso tra i due agguerriti avventurieri e ripresero a cercare la strada che li avrebbe riuniti ai restanti alleati, ma altri tagliagole armati e bellicosi tesero loro un’imboscata.
- Jim! Tu vai! – raccomandò Will al ragazzino, ponendosi a scudo di Elizabeth, che però aveva già imbracciato una carabina.


Fissava l’orologio a cipolla, consultava il telescopio, ricontrollava la fluidità di movimento di ogni rondella. Il pugnale, anch’esso ricavato con un frammento di quel brillante minerale, era nella sua mano sinistra, pronto ad aprire un taglio nelle arterie.
Il satellite celeste appena sorto splendeva di una luce rossastra. Una trascurabile manciata di minuti lo separava dal compimento del suo destino, ma non doveva permettere alle emozioni di assalirlo, o avrebbe perduto il raziocinio necessario a compiere tutto regolarmente.
- Buona sera, Oliver. Bella luna, non trovi?
I suoi guardaspalle si drizzarono verso un’unica direzione, quella dalla quale stava con perfetta noncuranza avanzando una figura dalla sgangherata andatura.
- Capitan Jack Sparrow! Il vostro attaccamento alla mia persona mi lusinga e mi commuove – lo accolse con sensibile fastidio, non spostandosi di un centimetro dal piedistallo su cui aveva posto il diamante – Siete venuto a raccomandarvi, immagino. Non avete gradito la visita di quel cefalopode … - insinuò con una cadenza mellifluamente derisoria.
Jack aggirò tutti i suoi scagnozzi che formavano un codolo di protezione alla macchina e a lui, e gli si fermò di fronte: - Preferisco di gran lunga i pesci rossi.
Taft biascicò un risolino: - Siete un uomo di spirito e d’ingegno. Ma le vostre astute chiacchiere non vi serviranno – dichiarò con estrema ostinazione, mimando di lacerarsi il polso.
Uno scatto metallico riecheggiato da altri lo indusse a voltarsi con altrettanta velocità: - E che ne dici di questa, invece? – lo sfidò Anamaria, brandendo una spingarda e attirandosi addosso le canne delle pistole di tutti gli altri banditi.
Sparrow sospirò, crucciandosi dell’irrimediabile comportamento umorale delle donne.
- Poco maneggevole, facile ad incepparsi – sentenziò con assoluta indifferenza l’ibrido pirata, dopo aver osservato l’ingombrante fucile.
Jay Jay sbuffava non sentendosi più i muscoli, spazientito dal fatto che nessuno si stesse degnando di liberarlo da quell’inquietante gabbia. D’un tratto riconobbe una faccia decisamente benaccetta venirgli incontro: - Era ora, B J!
Il suo esasperato urlo di contentezza incuneò tutti gli occhi su di loro: - Allora sei tu! Il giovane Turner! Voi mi stavate ingannando! – strillò Taft agitando la lama, emettendo quasi delle scosse elettriche – Tu quoque, cugina? – singhiozzò folgorando Amaryllis che si era interposta ai due ragazzini. Tutti si prepararono ad intervenire, scegliendo il proprio avversario, rimbalzando sguardi intrisi di accanimento.
Ma delle pallottole volarono in mezzo alle ombre, riducendo in affilati frantumi le strutture cristalline che li circondavano.
E nel frattempo una ruota dentata iniziò a girare.
   
 
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