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Autore: _Astrea7469_    28/07/2013    1 recensioni
Delilah è un'adolescente americana fin troppo comune, assolutamente nella media. Certo, è cinica, intelligente, sagace, con qualche pungente battutina sempre sulle labbra, ma niente di che. Una come tante, insomma. Ma ritrovarsi a doversi districare in una fitta rete di messaggi segreti e privi di mittente che sembrano voler fare da cupido, ma che riescono solo a gettare zizzania non è cosa da tutti.
Tra intrighi d'amore, liti da adolescenti, familiari dalla dubbia utilità, considerazioni acide e figure da dimenticare, riuscirà Delilah a scoprire chi diamine si sta facendo in 4 per trovarsi un compagno di vita?
Genere: Commedia, Generale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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A.A.A. Cercasi partner, disperatamente

Guardo bene il foglietto che ho in mano.

All'improvviso, i miei occhi si velano di lacrime e con il cuore che batte come un picchio in una betulla, corro a perdifiato dal mio bellissimo ed aitante principe azzurro, certamente il mittente di quel dolcissimo messaggio d'amore.

Ehm...ci...avete creduto?

Piccolo scherzetto: in realtà, fisso per due secondi al più quella letterina anonima, poi l'appallottolo e la butto in strada, in barba all'inquinamento globale.

Pff, certo che ne esistono di scemi in vena di scherzare all'alba, eh...

In ogni caso, comunque, non posso soffermarmi eccessivamente ad arrovellarmi la mente a suon di citazioni alla "Cercasi Susan, disperatamente", perché è mattina (anche se improponibilmente presto) e ciò vuol dire solo una cosa: famiglia riunita per la colazione.

Chiunque possieda una famiglia anche solo vagamente nella norma, saprà certamente che i pranzi in stile "famiglia della pubblicità dei cereali", nella vita vera, non si vedono neppure a Natale, ma la colazione, per forze di cose, è l'unico pasto in cui un po' tutti si trovano intorno allo stesso tavolo per mangiare.

Ovviamente, nessuno dei commensali è abbastanza sveglio e lucido per intavolare un discorso come si deve e che porti almeno il ricordo di qualche base grammaticale da prima elementare, ma comunque ci si ritrova intorno ad un tavolo.

A queso punto, quindi, è bene che descriva almeno per sommi capi i familiari che con me dividono questo sgorbio architettonico della periferia americana; iniziamo da mia madre, l'essere che in questo momento, con tanto di vestaglia color fragola, sta preparando pile e pile di pancakes panosi e ricchi di carboidrati: probabilmente, come tutti gli esseri noti come "mamma" ognidove, è un peculiare incrocio tra una cantante lirica per gli strilli continui e un generale dell'esercito per l'attitudine a dare ordini e chiunque sia in grado di respirare. Un tempo (e parlo di un tempo remoto, prima che venisse scoperta la concezione stessa di memoria), è stata giovane e, in quello stesso arciaico periodo, è stata Miss Gloomfield. Abbiamo tuttora casa tappezzata dalle foto che la ritraggono con tanto di abito pacchiano, coroncina stile Barbie e fascia da sindaco, che viene scarrozzata in auto come un'antenna attira fulmini.

Personalmente mi sono sempre vergognata come una ladra di avere una reginetta di bellezza in famiglia, vergogna aumentata esponenzialmente con la prosecuzione di quest'attività di famiglia tramite l'elezione per innumerevoli volte di fila di mia sorella Lana.

Passando oltre, ecco mio padre, il complesso di braccia e gambe attaccati ad un corpaccione colossale non propriamente adatto agli spostamenti (inutile dire che io, dall'alto del mio scarso 1,62 m non abbia preso da quel ramo della famiglia): mio padre è...be', è il tipico americano medio. E' incastrato in un lavoro da geometra che detesta dall'alba dei tempi, venera il football ed il baseball in maniera a dir poco profana (ha lottato con le unghie e con i denti per mettere nella camera da letto dei miei genitori una gigantografia autografata di qualche bietolone giocatore di football, di cui ancora stento a riconoscere la capacità di tenere in mano una penna), il divano si è praticamente modellato intorno al suo fondoschiena, quasi non lo riconosco quando (raramente) lo vedo in piedi, ed ha le stesse facoltà motorie di un frigo-bar.

Inutile dirvi, quindi, che metà dei pancakes è già sparito giù per la sua trachea.

Avendovi già descritto brevemente quel "raggio di sole" che è mia sorella maggiore Lana, passo allo spilungone in mutande che sta entrando or'ora in cucina: mio fratello minore (l'unico fratello più piccolo verso cui posso far valere la mia supremazia di sorella di tre anni più grande) Adam. Ha 14 anni e, come tutti gli adolescenti maschi americani (e temo non solo americani), è un emerito idiota.

Avete presente quei bimbi bellissimi che a 6 anni tornano da scuola saltellando, regalandoti le caramelle che hanno vinto alla gara di spelling e che ti dicono "Ti voglio tanto bene, sei la mia sorellina preferita"? Be', ecco come diventano una volta superata la pubertà: un insieme a dir poco degradante di postura da primate, magrezza indecente (a parte per le braccia, che il fratello-uomo delle caverne utilizza come dimostrazione del proprio status simbol di "coglione"), abbigliamento costituito da jeans a vita bassa fuori casa e boxer dentro, per la gioia di chi abita con lui e che, prima di entrare in bagno deve attuare una disinfestazione in piena regola, espressioni facciali e verbali che persino Fred Flinstone riterebbe abimonevolmente sconclusionate e quell'atteggiamento costante ed irritante da "guardami, sono figo e lo so bene. Ho gli occhi azzurri con lo sguado da pesce lesso, i capelli castano chiaro pettinati come altri 500 ragazzi della città e tu non vali niente vicino a me". In parole povere, è un idiota.

E con questo, abbiamo concluso il breve sipario sulla mia famiglia (in realtà ci sarebbe anche mio fratello maggiore Steve, ma lui è l'unico veramente in gamba della famiglia...motivo per cui, non ha esitato un istante a trasferirsi ad un college ad Indianapolis, una volta concluso il liceo). Il motivo per cui ci tenevo a descrivere le mirabolanti personalità che condividono il mio DNA è che possiate capire e, spero, assecondare il mio scarso interesse ad essere associata anche solo lontanamente a loro. Insomma, se si potesse scegliere, ognuno vorrebbe avere non dico genitori e fratelli tutti docenti di Cambridge, ma almeno nei limiti standard della cultura e della piacevolezza. Sinceramente mi sarei accontentata anche di una famiglia di alci, ma la mia sfiga pazzescamente inusuale mi ha affibbiata come ramo più giovane dell'albero genealogico di casa Thucker. Gran fregatura.

-Allora, Lana, per quanto tempo hai intenzione di deliziarci con la tua luminosa presenza?- faccio il verso a mia sorella, sedendomi ed iniziando a seppellire la colazione di sciroppo d'acero.

-Non saprei, Boston è veramente una dimensione eccitante, ma voi siete la mia famiglia e voglio passare più tempo con voi- risponde lei.

Ooh, ma che cosa dolce! ...No, dolce non è la parola adatta...Vomitevole! Ecco, vomitevole è la definizione che meglio si accorda alla sviolinata di Lana. Sicuramente aspetta che non ci sia più nessuno in casa per fregarsi tutti i soldi e vendere lo stereo, non ci sono altre spiegazioni.

Mentre mia mamma pende dalle labbra della sua perfettissima figlia maggiore, mio padre dorme da sveglio, emulato perfettamente dal minore dei suoi figli, io me ne salgo in bagno. L'unica e dico veramente unica cosa buona nell'avere di nuovo Miss Lana a casa è che, almeno, quando si entra in bagno dopo di lei, non si rischia di prendere l'ittero per biancheria sporca, magliette puzzolenti e tavolette alzate. Ah, mi mancava avere un altro essere in grado di fare pipì da seduto in famiglia!

Dopo essermi docciata, vestita, pettinata, frantumata un alluce contro la valigia semi vuota di Lana (ma porca puttana, svuotarla no?) e aver messo sotto chiave i miei vestiti migliori (se lei crede che solo perché è venuta ad allietarci la giornata io le presti i miei capi d'abbigliamento, deve aver rubato il cervello ad una di quelle oche bionde cheerlader), accendo il mio cellulare, pur sapendo bene che non vi troverò nulla, poiché...Oh porca miseria, un messaggio!

Cos'è oggi, la giornata de "Inviamo frasi a Delilah così da non farla sentire completamente al di fuori del mondo"? Non che mi dispiaccia, certo, ma se magari mi avessero riservato un minimo di attenzione anche nella restante parte delle vacanze non mi sarei mica lamentata, eh.

Apro il messaggio:

" Preparati, oggi alle 8 a.m. ci vediamo tutti alla piscina di Trecy.

Laura".

Wow. Non so se essere più sorpresa del fatto che i miei amici si siano ricordati di me o per il fatto che Laura si sia svegliata prima di mezzogiorno. Mmh, difficile scegliere, sono due gradi di stupore assolutamente analoghi.

Sinceramente l'idea non mi alletta tanto. Sarà che forse, a furia di sentirmi dare dell'asociale da mia madre devo essere davvero diventata tale, ma c'è un buon 99,9% di probabilità che io mi ritrovi a sudare sotto al sole come un tacchino nel giorno del ringraziamento mentre tutti i miei amici si slinguazzano l'un l'altro con i loro fidanzatini. E, sarò sempre io che sono strana, ma vedere delle lingue umidicce guizzare da una bocca ad un'altra non è esattamente un genere di attività che si può definire proficuo. E poi oggi avrei dovuto ripetere le matrici...

-Delih, tesoro caro, che ne dici di andare a fare un giro per la città con tua sorella Lana?- mi urla mia mamma. Oh, merda!

Sorvolando sul fatto che si fidano di più della guida di Lana che della mia, accetto immediatamente l'invito di Laura e la ringrazio profondamente dalle viscere della mia anima.

-Non posso, Ma', devo uscire con i miei amici- Muahahaha, come sono malvagia!

Mi infilo alla velocità della luce il mio solito bikini multicolor viola, verde e bianco da sotto gli abiti, ficco in borsa telefono, portafogli, abbronzante, telo e Ipod ed esco di casa, ciabattando con i miei sandali argentati fino alla bici.

La mattina l'aria è un tantinello meno afosa rispetto al pomeriggio, almeno fino alle 11. Da lì in poi, scende una calura degna del Sahara e ti accorgi che l'asfalto sta fondendo la plastica delle gomme delle auto e che gli insetti muoiono agonizzanti in cerca di un goccio di qualsiasi cosa contenga anche solo un ricordo dell'acqua.

Pedalando placidamente sulla mia bici sgangherata passo davanti al punto in cui giace il bigliettino trovato nella buca delle lettere questa mattina. Magari mi discpiace un po' di aver inquinato questo periferico angolo di omologazione con una cartaccia in strada...Naa, non è vero, non me ne frega niente.

Così si imparano a perpetuare questa concezione di ben educata perfezione protratta per secoli e secoli grazie alle didascaliche convinzioni provinciali dei coloni americani.

Per mia sfortuna, il cielo e le altre entità sovrumane che presiedono al controllo del destino, non devono aver apprezato questa mia considerazione e, così, senza una particolare spiegazione, mi ritrovo sballottata via dal sellino della bici, di faccia nel giardino di un'allegra quanto bifolca famigliola che ha avuto la geniale idea di irrorare il suo giardino proprio in quel momento.

Mentre sputo terriccio umido e mi scanso per evitare che gli innafiatoi automaici mi inzuppino ancora di più, noto con rassegnazione mista ad irritazione di essermi sbucciata un ginocchio, cosa che non mi capitava dalla terza elementare e, sinceramente, di cui non sentivo affatto la mancanza. Sopporto molto male il dolore e se da bambina puoi metterti a piangere e strepitare con molta naturalezza, una volta cresciuta perdi questo privilegio e, così, inculco tutta la mia voglia di frignare nel mio più che collaudato malumore.

Ecco, parte proprio alla grandissima la giornata, vero?

Dopo aver recuperato la bici ed averla malamente abbandonata sul ciglio della strada, per ripagarla del volo che mi ha fatto fare, busso a casa di Trecy. Pierce Trecy è un ragazzo del nostro anno ed è un inguaribile snob. Molti giustificano questo suo atteggiamento da puzza sotto il naso col fatto che sia gay (un giorno mi spiegheranno l'associazione mentale che nella loro testolina congiunge questi due aspetti), ma ciò non toglie che è la vera e propria Regina delle Nevi di turno e che se deve dire a qualcuno "Il tuo pullover sembra vomito rappreso" lo dirà, che si tratti di un uomo, di una donna, di un bambino o di un professore. Sarà per questo che, dopo aver aperto la porta ed avermi squadrata da capo a piedi con fare disgustato, sembra essere sul punto di dirmi "Mi dispiace, non siamo interessati" e richiudermi la porta in faccia.

-Oh, Thucker, ciao. Ti trovo...bagnata- mi dice e il suo "bagnata" suona decisamente come "un digustoso ammasso di putridume umido". Wow, parlare con lui è un vero toccasana per la mia già scarsa autostima.

-Ciao Trecy. Sì, io ti trovo molto asciutto, invece- gli rispondo, imponendo alla mia mascella di generare un sorriso. Missione fallita, soprattutto se si considera che Trecy ha lo stesso senso dell'umorismo di uno scoiattolo morto e non sembra aver capito che il mio era un saluto velatamente ironico.

-Ovviamente sono asciutto. Ok, entra...ma non calpestare troppo il pavimento, ok?-

-Certo, nessun problema, cercherò di levitare il più possibile- gli rispondo, alzando gli occhi al cielo.

Dopo aver attraversato la cucina ed essere arrivati nel giardino sul retro, un oggetto non ancora identificato mi butta le braccia al collo. Le ipotesi sono due: o il Grinch è uscito di casa fuori stagione oppure quell'ammasso di capelli crespi appartiene a colei che siamo soliti chiamare Laura.

-Sai che mi sei mancata tantissimo, vero?- mi dice quella zazzera di capelli indomabili che, sì, è Laura.

Laura Barrett è senza ogni margine di dubbio la mia migliore amica. Ci conosciamo da quando avevamo 12 anni e siamo sempre state legate grazie al nostro carattere particolarmente reticente nei confronti degli atteggiamenti aperti, loquaci e solari e dalla comune passione per il rock. A questo punto, sembrerà legittimo domandarsi "Se siete così amiche, perchè tu hai passato 3/4 delle tue vacanze buttata sui libri di scuola?". Ecco toccato un punto dolente: nonostante io e lei siamo grandi amiche, non siamo quel genere di ragazze che fanno inieme le stesse identiche esperienze. Esempio eclatante è dato dal fatto che lei è fidanzata con un 34enne con tanto di moglie. All'inizio della sua relazione, non voleva dirmi il suo nome, ma dopo averle fatto vedere il film Insomnia, in cui per scoprire l'assassino di un'adolescente bisogna scoprire l'identità del suo fidanzato più grande, l'ho convinta a farmelo conoscere.

Lui si chiama Christopher Niels e, sinceramente, non mi sembra un assassino. A dire il vero, non mi sembra proprio niente, giacché ha il volto e la presenza più anonima di questo mondo, alla faccia di chi giudica me in questo modo. Il genere di uomo che dimentichi dopo 5 minuti, insomma. Ma Laura è completamente partita per questo tipo.

Ovviamente, lui non è di qui e per incontrarsi devono escogitare ogni sorta di soterfuggio da ragazzini in preda a tempeste ormonali (lui con la moglie, lei con la madre) e tutto ciò rende ancora più inspiegabile ai miei occhi la loro relazione. Laura non sarà la Venere Nera dell'Indiana, certo, ma è una bella ragazza, tutto sommato, e non è una di quelle che apre le gambe una volta sì e l'altra pure, mentre lui è un coso senza arte né parte a cui piace mettere le corna alla moglie, a quanto pare. Come si è certamente capito, non vedo di buon occhio questa "relazione al buio", motivo per cui, se fossi uscita con loro, avrei a.) certamente esasperato la mia amica, cercando di convincerla a lasciare quel puttaniere; b.) cavato un occhio al puttaniere stesso tramite un accendisigari.

Quindi questa è la prima volta che vedo la mia migliore amica da quasi...sì, 5 settimane. E in più la vedo senza occhiali da sole e sciarpa in testa per non farsi riconoscere mentre esce col suo "ragazzo", notevole miglioramento.

-Bah, non credo di esserti mancata così tanto, avevi altro per la testa, per sentire la mia mancanza- come ho già detto, sono veramente bravissima a fare la sostenuta, ma dev'esserci qualcosa nell'acqua di queste parti che rende impossibile agli abitanti afferrare pienamente il mio tono sostenuto.

Infatti Laura inizia a ridere.

-Sei peggio di una mocciosa, comunque...sai chi c'è, qui?- mi chiede ammiccante.

Sono fortemente tentata a risponderle "Il ritrovo annuale di cerebrolesi presenti nel giro di 600 Km?", ma preferisco trattenermi.

-No, chi?-

-Jules- e mi guarda.

Il motivo del suo sguardo simile a quello di Ciclope degli X-men che cerca di dar fuoco ad un auto in corsa è che lei crede che io e Jules siamo fidanzati.

Ora, niente di più falso. A parte il fatto che ci si definiva "fidanzati" solo durante la seconda guerra mondiale e solo se in punto di morte, ma, in verità, io e Jules non potrebbo neanche dire di stare insieme.

In pratica, lui è uno che l'anno scorso si è diplomato nella nostra scuola (quindi è di un paio d'anni più grande) e durante la festa di diploma, ci siamo baciati. Ammetto che non mi è dispiaciuto, ma è finito tutto lì. Niente messaggi coccolosi su Facebook, niente fiori e sviolinate varie, niente di niente e a me va più che bene così, dal momento che è un bel ragazzo, ma non è che io sia esattamente una ninfomane che se non ha un bel tipo sudaticcio avvinghiato alle proprie parti basse, vada in crisi, eh.

-Oh, interessantissmo, Laura, guarda come sono interessata! Non manifestavo una così profonda curiosità dal convegno sulle cellule staminali dell'anno scorso- le dico monocorde.

Le persone di qui saranno pure cieche e sorde nei confronti di atteggiamenti sostenuti, ma c'è ancora qualcuno che riesce a capire quando sto facendo pura ironia.

-Mamma, quanto sei senza cuore- mi dice Laura, ma, in perfetto stile col suo savoir-fair non mi lega un polso con la sua mano per sbattermi in faccia a quell'individuo di sesso maschile con gli occhi verdi ed un naso importante che risponde al nome di Jules, ma fa spallucce e si riaccomoda sul suo telo.

Dopotutto, è la mia migliore amica.

-Ehi, ma, piuttosto, che hai fatto al ginocchio?- mi chiede, dopo che mi sono accomodata e sistemata.

-Niente, mi sono quasi ammazzata cadendo dalla bici e finendo in braccio a degli idranti. Solite cose, insomma-

-Ah, certo. E sentiamo, qual è la scusa questa volta? Un cane ti ha attraversato la strada senza preavviso? O hai visto una nuvola che ti ricordava Wiston Churchill?-

Che fa, mi prende pure in giro? Ah, disgraziata...!

-Fa' poco la spiritosa, Miss Ironia, non fai ridere neppure il pubblico della serie TV "I Robinson". E, per tua informzione, niente di tutto ciò: ero assorta in un bilietto che avevo ricevuto stamattina e mi sono ritrovata faccia a terra-

-Be', fidati, il biglietto a cui pensavi non sarà mai strano quanto quello che ho ricevuto stamattina io-

Sì, certo, Laura ha ricevuto un biglietto più strano di "Cercasi partner, disperatamente"? Che diamine può essere, "Cercasi cavia di laboratorio per test nucleari altamente cancerogeni?"

-In pratica, c'era scritto "A.A.A. Cercasi partner, disperatamente" e non c'era il mittente-

Ok...l'avete sentito anche voi cosa ha detto, vero? Non sono io che, cadendo dalla bici, ho riportato qualche frattura cerebrale, vero?

-Cosa?-

-Ehi, Delih, che faccia...-

-No, cioè...Sei sicura che dica esattamente questo?-

-Certo che lo sono. Non avrò la memoria di un elefante, ma se non riuscissi a ricordare nemmeno tre parole, dovrebbero ricoverarmi. Ma perchè così stupita? Gelosa?-

Ah, non ve lo avevo detto? Laura è un'idiota.

-Sì, certo, anch'io vorrei tanto ricevere messaggi segreti da sconosciuti maniaci...che, peraltro, ho ricevuto!-

-Coosa?- Ecco, adesso è il suo di turno di fare una faccia da triglia a cui hanno appena predetto la morte in una zuppa di pesce di un ristorante sul lungomare.

-Non può essere! Io credevo che il messaggio provenisse da Chris!- Tipico.

-Evidentemente no...Ma lascia perdere, non prenderti tutta questa morte e passione per un foglietto, di sicuro sarà stato lo scherzo di qualche cretino che non sa proprio come buttare l'estate- le rispondo, strizzando gli occhi bruciati dal sole. Ecco cosa dovevo prendere: gli occhiali da sole! Pff, stupida Lana che mi costringe a scappare da lei più veloce di una gazzella di fronte al duetto bracconieri-giaguari.

-Sì, dev'essere come dici tu...- mi risponde Laura, prima di tranquillizzarsi...per poi rizzarsi a sedere -Chi è quello?-

Cerco di farmi ombra con una mano per cercare di dare un volto a ciò che ha ridestato l'interessa della mia amica, ma il sole continua ad accecarmi e non vedo niente all'infuori di un paio di boxer blu scuro.

Che Laura mi sia diventata una maniaca sessuale, in quelle 5 settimane di lontananza?

-Oddio, ti fissa...e viene verso di noi!- Io avevo già distolto quel poco del mio sguardo che si era concentrato su di lui, quando Laura mi fa sussultare come se avessi preso una scossa, per questa sua reazione.

Non faccio in tempo a sbraitare contro di lei, che mi ritrovo di fronte il tipo in costume blu, che mi fissa. Be', se non altro si è piazzato di fronte al sole, bravo ragazzo.

Lo sconosciuto in pantaloncini color notte, devo ammettere, non è malaccio: capelli sul biondo, bella pelle appena appena dorata, naso dritto, occhi scuri, un fisico niente male. Mi ricorda un po' James Dean, e questo è un gran complimento, se non fosse per quell'irritante sorrisetto molesto con cui mi sta fissando negli occhi.

Reprimo l'impulso di urlargli contro "Che hai da guardare, faccia di culo?!" e dico -Serve qualcosa? Credo che i bagni siano in fondo a destra-

Lui ridacchia. Dio, che nervoso, adesso lo annego, giuro! -No, non sto cercando i bagni. Cercavo te-

Ok, frena frena frena. Credo di essermi persa un passaggio: perché Mr. Sconosciuto Belloccio cerca Miss Sconosciuta che Tale resterà fino alla morte?

-Prego?- gli dico, concretizzando i miei dubbi.

-Sì, cercavo te...Delilah Thucker, giusto?- e non faccio in tempo a dirgli "Sì sono io" o "Sti cazzi, vai al diavolo!" che lui mi prende la mano destra e me la bacia.

A questo punto, la mia mascella tocca terra e i miei occhi sono spalancati come quelli di Bambi quando ha scoperto che la mamma era morta.

-Io sono Roger Prince- prosegue lo psicotico -Felicissimo di fare la tua conoscenza, finalmente.-

Ma finalmente cosa? Ma chi ti conosce!

-Ehm...Sì, suppongo sia anche piacere mio...Ehm...potresti andartene, ora?- se non avessi usato così tanti "ehm", forse, sarei stata più credibile, ma lo sguardo abbondantemente scandalizzato dovrebbe parlare già da sé.

-Certo, non voglio opprimerti e...OH!-

Oddio, che ha adesso da urlare?! Uno scarafaggio mi è finito tra le tette?

-Ma...tu sei ferita!- e si fionda a succhiare il sangue che mi esce dal ginocchio, come se fossi appena stata morsa da una vipera cambogiana.

Dopo aver superato il primo trauma, il secondo sopraggiunge: perchè uno sconosciuto sta slinguazzando sul mio ginocchio (che poi, fra l'altro, chi glielo dice a lui che io non ho, che so, l'AIDS, che si mette a succhiare il sangue così, alle persone)?

Se fino ad allora la situazione era strana ma sotto controllo, ora è diventata minuziosamente inquietante ed imprevedibile. E deduco che non lo sia solo per me, poiché Laura sembra sul punto di avere un ictus.

-Sì, ok, grazie mille Croce Rossina Linguacciuta, ma il mio ginocchio non ha bisogno di essere irrorata da altra saliva!-

-Ma la saliva è un disinfettante naturale- mi risponde lui, accarezzandomi amorevolmente il ginocchio.

Al che, perdo le pochissime staffe che avevo e gli tiro un calcio sul polso -Già, ma la sai una cosa? Credo esista più di un motivo e decisamente più che valido per cui hanno inventato secoli addietro disinfettanti al di fuori della saliva. Grazie dell'interessamento e addio!- e che tu possa bruciare all'inferno, razza di belloccio sadomaso!

A questo punto, qualsiasi essere con il cervello perfettamente funzionante, se ne sarebbe andato offeso e risentito, stando be attento a non urtare nuovamente questa ragazza per niente in vena di pazzie da pazzoide, ma questo psico-folle deve aver riportato traumi alla scatola cranica ben peggiori dei miei. Infatti mi fissa come se fossi un bel bignè alla crema, mi sorride amabile e mi dà un bacio sulla guancia -Tranquilla, me ne vado subito, Principessa. Ah, non puoi sapere quanto ero disperato alla prospettiva di vederti- e se ne va così come è venuto.

Sorvolando sul fatto che Laura sembra quasi essere più terrorizzata di me...Mi ha chiamata "Principessa"...PRINCIPESSA IO??

Oddio, che schifo! Quasi quasi preferivo continuare a farmi dare del girino appena partorito da Trecy, piuttosto che...aspetta, ma sono io o il perverito ha calcato eloquentemente la parola "disperato"?

E di nuovo mi torna in mente quel "Cercasi partner, disperatamente"di questa mattina.

  
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