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Autore: A r l i e    28/07/2013    11 recensioni
Ogni nazione, custodiva gelosamente qualcosa di molto prezioso e significativo appeso su una parete della propria dimora.
Era un dono, un regalo prezioso, che Italia aveva fatto loro senza neanche accorgersene.
Alla sera , ogni nazione, si fermava ad osservarlo per alcuni istanti sorridendo amaramente: Tutti ne erano consapevoli, quella era solo un illusione, una bellissima illusione a cui nessuno rinunciava.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axis Powers/Potenze dell'Asse, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il dono di Italia

Ogni nazione, custodiva gelosamente qualcosa di molto prezioso e significativo appeso su una parete della propria dimora.
Era un dono, un regalo prezioso, che Italia aveva fatto loro senza neanche accorgersene.
Alla sera , ogni nazione, si fermava ad osservarlo per alcuni istanti sorridendo amaramente: tutti ne erano consapevoli, quella era solo un illusione, una bellissima illusione a cui nessuno rinunciava.
E pensare che si trattava di un semplice ritratto o almeno così pareva agli occhi di chi nazione non era.


La sera scese sulla cittadina italiana non appena scoccarono le cinque del pomeriggio;
Il vento gelido soffiava per i viali costellati da foglie secche, mentre il cielo si colorava di una tonalità tendente al porpora, permettendo ai primi lampioni nascosti nella penombra di illuminare i vicoli ormai abbandonati dalla luce solare.
Dalla finestra di un piccolo edificio in pietra, Gilbert osservava l’andatura veloce dei passanti stretti nei loro cappotti irrigiditi dal freddo, attendendo l’arrivo di Feliciano.
L’albino aveva chiesto all’italiano di incontrarsi lì, nell'aula d'arte della scuola veneziana dove spesso Feliciano dava lezioni di disegno: aveva un compito importate per lui.
Appena udì i passi e la voce di Italia rimbombare nel corridoio, si voltò verso la porta dalla quale un attimo dopo entrò il castano allegro e solare come sempre.
«Veh~ Ciao Prussia!» esclamò chiudendo la porta alle sue spalle «Scusa il ritardo, ma la mia siesta oggi è durata più del solito, mi spiace.»
Prussia sorrise al vederlo così dispiaciuto.
Si avvicinò a lui e gli cinse il collo con un braccio, spingendo la testolina castana contro la sua spalla per scompigliargli i capelli con la mano libera.
«Tranquillo Ita-chan, sei in perfetto orario» mentì.
Era impossibile prendersela con lui.
«Menomale» sospirò accenando un sorriso « madi cosa mi dovevi parlare?» continuò incuriosito, ricordando la telefonata della sera precedente « Sembrava una cosa così importate che quasi non volevo presentarmi…» ammise chinando il capo «...sai, dato che adesso siamo alleati…»
«Nah! Nulla di importate, Ita-chan! » lo rassicurò Prussia, allentando la presa attorno al collo del ragazzo «Vorrei che mi facessi un ritratto. Nessuno finora è stato all’altezza di riportare su carta il mio meraviglioso sorriso, ma sono sicuro che tu invece ci riuscirai.»
«Un ritratto?»
«Sì, hai capito bene. Non si tratta però di un comune ritratto, deve essere particolare.»
«Particolare? Non ti capisco…»
Prussia cominciò a spiegare dettagliatamente cosa cercava dall’italiano, così come aveva fatto in precedenza con gli altri pittori, incapaci di riprodurre il suo volto su di una tela.
Feliciano lo osservava incuriosito annuendo ogni tanto, preso dalle parole di Gilbert.
«Non ho mai fatto un ritratto del genere, ma credo di potercela fare.» disse alla fine Italia.
«Non avevo dubbi.»
La luce tenue e giallasta di due lampadine appese ai lati della porta d'ingresso, illuminava quanto bastava la piccola aula d’arte.
Prussia, seduto su di una poltrona in legno, osservava Italia disegnare: era sicuro e concentrato, mai l’aveva visto così durante gli allenamenti di Germania.
Alla fine, quando posò la matita, Feliciano tornò ad essere il solito ragazzino solare e con la testa tra le nuvole di sempre.
«Cosa te ne pare?» chiese consegnando la tela a Prussia.
Gli occhi cremisi dell’albino si spalancarono.
Quel ritratto l’aveva colpito, era proprio quello che cercava.
«Allora?» chiese impaziente l’italiano, attendendo un parere dall’altra nazione che ancora non aveva proferito parola.
«È magnifico!»

***

Austria e Germania si ammutolirono appena entrarono nell’ufficio di Gilbert. I loro occhi erano puntati sulla parete alle spalle del prussiano, il quale seduto alla scrivania li guardò inarcando un sopracciglio.
«Beh? Sono diventato così magnifico da farvi perdere la parola?» chiese ghignando.
L’indice di Ludwig si alzò puntando qualcosa sopra la testa del fratello.
«Uh?» l’albino si voltò verso il punto indicato dal tedesco, notando con piacere che si trattava del ritratto fatto giorni prima da Italia. «Ah intendi questo! Bello vero?»
Gli altri due annuirono all’unisono.
«L’ha fatto Italia…» continuò Prussia, tornando a posare lo sguardo su Austria e Germania. «Ehi Bruder, vedi che adesso puoi abbassarlo quell’indice» ghignò.
«S-stavo per farlo!» borbottò l’altro rosso in volto.
Austria sbuffò incrociando le braccia al petto «Italia…» mormorò scuotendo il capo «Invece di disegnare e fabbricare bandiere bianche a nastro, dovrebbe fare qualcosa di più utile essendo nostro alleato»
«Ha parlato chi si fa parere il culo da Ungheria…» sussurrò Prussia, ridacchiando tra se e se, senza farsi sentire dall’austriaco. Meglio non cominciare a litigare, aveva faccende più urgenti da sbrigare.
«Comunque…» fece Germania esitando «Sai dov’è Italia adesso?» chiesero all’unisono Roderich e Ludwig.

***

«Germania!»
Italia saltò addosso al tedesco, cingendo il suo collo con le sue braccia esili.
Era così felice di vederlo lì, proprio davanti casa sua.
Ludwig arrossì, ricambiando quella sorta di abbraccio dando delle piccole e goffe pacche sulla schiena dell’altra nazione « I-Italia, cerca di non saltarmi addosso ogni volta che mi vedi!» 
«Ma sono felice di vederti!» disse facendo spallucce.
Solo dopo aver salutato Germania si accorse anche di Austria, il quale si teneva a distanza di sicurezza dagli abbracci dell’italiano.
«Guten Morgen, Italien» lo salutò schiarendosi la voce «Siamo venuti qui per quel ritratto che hai fatto a Prussia.»
«Ecco…noi ne vorremmo uno uguale» continuò il biondo.
Il sorriso di Italia scomparve improvvisamente, lasciando posto ad un espressione sorpresa e meravigliata « Anche voi? Anche Spagna,  il fratellone e Giappone ne hanno voluto uno uguale» rispose il castano incrociando le braccia al petto.
«Se per te  è un problema, non fa nie-»
«Affatto!» esclamò Feliciano, poggiando una mano sul braccio di Ludwig  «Per me è un piacere!» disse sorridendo.
«Danke, Italien»

***

«Non ho parole…» mormorò Germania, osservando la tela appena dipinta dal suo alleato.
Il ritratto era venuto benissimo, lui non si immaginava di certo così.
Era sorprendente.
«…ma dimmi, come fai a capire come sarei con…» le parole gli morirono in gola. Gli faceva strano pronunciarle.
«Vuoi sapere come faccio ad immaginarti con cinquanta anni in più, forse?» chiese di rimando giocherellando con la matita che stringeva tra le dita.
Ludwig annuì, senza distogliere lo sguardo dal ritratto.
Italia l’aveva disegnato con l’aspetto di un settantenne.
L’aveva immaginato magro, con le borse sotto gli occhi e con qualche macchia di vecchiaia sparsa qua e là per il viso.
La pelle del collo sembrava raggrinzita e indurita, ma lasciava intravedere la clavicola sporgente.
I capelli bianchissimi, erano sempre pettinati rigorosamente all’indietro.
«All’inizio, quando Prussia mi aveva chiesto di ritrarlo con l’aspetto di un settantenne, non sapevo proprio da dove cominciare.» ammise abbozzando un sorriso «Poi mi è bastato guardarlo negli occhi per capire come sarebbe stato: un vecchietto astuto e arzillo sempre con quel solito sorrisetto stampato sulle labbra.» ridacchiò portando una mano davanti alla bocca. «Il segreto è negli occhi…tutto qui. Gli occhi di un comune ventenne sono diversi dagli occhi di una nazione che dimostra venti anni.» spiegò con una serietà che mai gli era appartenuta «Gli occhi sono gli specchi dell’anima, quello che realmente siamo.»
Lo sguardo di Germania si posò incredulo su Italia, era stato davvero lui a pronunciare quelle parole?
Le sue labbra si piegarono in un piccolo ma sincero sorriso.
«Ad esempio quando vedo una ragazza carina, la prima cosa che noto sono gli occhi!» disse rovinando l’atmosfera.
Il sorriso di Ludwig scomparve improvvisamente «Sei un caso disperato.» sbuffò stampandosi una mano in faccia.
«Veh? Cosa ho fatto adesso? »

 

Ogni nazione  teneva a quel ritratto più di ogni altra cosa al mondo.
Quando finirono i conflitti mondiali, con il passare del tempo, tutti si recarono a casa di Italia per farsi ritrarre.
Anche Sealand, spinto dalla curiosità e dalla voglia di vedersi più grande si fece ritrarre, però lui preferì vedersi con l’aspetto di un  ventenne, e Italia lo accontentò.
Ad un comune mortale può dare terribilmente fastidio essere ritratto con l’aspetto di un settantenne, ma ad una nazione no.
Perché?
Essendo immortali, mai avranno la possibilità di invecchiare.
Loro resteranno giovani in eterno.
Sono come una primavera
Eppure, l’eterna giovinezza non è la chiave della felicità, e questo le nazioni lo sanno bene, ecco perché ogni sera si fermano ad osservare quel ritratto, immaginando come sarebbe stato diverso vivere una vita da comune mortale.


 


Angolo di Arlie. 
Ecco, linciatemi pure, sono consapevole di aver scritto roba senza senso.
Questa è la prima fanfiction che pubblico con il mio nuovo nick name.
 (eh si, prima ero Charlie Aru, chi si ricorda di me? *i grilli cantano*)
Primo tentativo mal riuscito di scrivere qualcosa di serio.
Dunque, questa One-shot è nata quattro mesi fa, e solo oggi ho avuto il coraggio di pubblicarla. (colpa di una mia amica a cui Hetalia neanche piace...figuriamoci...)
Un pomeriggio, mi sono imbattuta in una scena, diciamo comica: Un artista di strada stava ritraendo un bambino, costretto dalla madre e il padre a sorridere.
Il bambino, annoiato e scocciato aveva messo il broncio e l'artista per fargli un dispetto l'ha ritratto con cinquanta anni in più e con il fatidico broncio. 
I genitori del bambino e il piccoletto viziato non hanno preso molto bene questo gesto e se ne sono andati via senza pagare. 
E io da brava hetaliana ho immaginato come avrebbe reagito una nazione al loro posto.
Spero che vi sia piaciuta almeno un po'. 
Alla prossima se non morirò,
Arlie.

 

A Sol Soniador F Jones a Sery_Vargas e ad un'altra persona che mi fa dannare e che sicuramente non cagherà questa storia neanche di striscio.
Le mie autrici, disegnatrici, e chi più ne ha più ne metta preferite :3
Lo so, che non è il massimo, ma ho deciso di dedicarla a voi.
Vi voglio bene.
La vostra Charlie ^_^ 

 



 

   
 
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