Alone.
Nuotava tra le critiche,affogava tra i pensieri,calava tra la gente,si aggrappava a se stessa continuando a infrangersi tra gli scogli,ogni suo frammento si sgretolava nel mare,era vestita del suo sangue e circondata dalle sue paure,aveva il fiato tra la morte ma lui mai aggrappò le sue mani porse all'aria.
Era asciutta da un telo di spine indossato su tutto il corpo,sentiva il dolore ripetersi tra il suo sguardo,pungeva ogni volta la sua bocca creasse curve,ogni volta la sua bocca sorridesse.
Ricopriva le sue colpe osservando il sangue colare le sue braccia,e le lacrime tagliarle il viso. Lei sopportava tutti i ricordi che le urlavano nella mente,i falsi ti amo sussurrati nelle orecchie e le promesse sbattute tra le porte,rimaneva sola e si consolava tra melodie che pronunciavano il nome di qualcuno che non avrebbe mai smesso di far rumore.
La porta bussava,i bambini scivolavano tra l'allegria,la musica prendeva il sopravvento aumentando di grado il volume,e le sue mani stiravano i capelli,sentendo il dolore battere nel petto che anche esso lasciava scie di sangue. Il suo corpo non reggeva,emotivamente non accettava le perdite,stava morendo dentro,e la maniglia continuava a girare trovando un verso giusto,la porta prese il balzo tra il vento e la spinta,ma mai strinse forte quanto un suo abbraccio.
Lui era l'unica cosa che poteva salvarla dal dolore.