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Autore: TheGreatAndPowerfulZael    29/07/2013    3 recensioni
[Questa fan fiction partecipa al contest “différent” di doresu no shoujo e _Aurara]
Hiroto e Reina, studenti universitari in un futuro prossimo, si ritrovano in una situazione strana quando il primo si trova a dover insegnare alla seconda. Scoppierà l'amore, ma non tutte le cose andranno per il verso giusto... il tutto sotto la perenne presenza della luna.
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-Che fai tu, luna in ciel? Dimmi che fai, silenziosa luna.-
La candida pelle era macchiata più volte da chiazze cremisi, sanguigne. Non avrebbe mai dovuto farlo, ma il suo cuore gli diceva di ignorare ogni logica. Ma il povero Hiroto non ebbe alcuna pietà.

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Lacrime amare sgorgavano dai suoi occhi: la sua vita è stata un fallimento continuo. Se solo fosse nato ricco, sarebbe sempre rimasto con Reina, e Reina con lui.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isabelle/Reina, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore/Autori: _Nyarlathotep_ (Zael)
Titolo della storia: Love Depicted By The Moon
Rating: Giallo
Prompt (nel caso inseriate canzoni o banner): Citazione a "Canto Notturno di un Pastore Errante dell'Asia" di G. Leopardi, traduzione della canzone "Daylight's End" tratta dal videogioco "League of Legends"

Personaggi: Kiyama Hiroto, Yagami Reina
Pairing: Hiroto x Reina
Numero di parole: 2914 (credo sia la One-shot più lunga che io abbia mai scritto)
Disclaimer: I personaggi non appartengono a me ma alla Level-5, la canzone non appartiene a me ma alla Riot Games e la poesia non appartiene a me ma a G. Leopardi; tutte queste cose non sono state usate a scopo di lucro.
Eventuali note: "Io ci ho provato, se poi fa schifo, fa schifo." (cit. Zael)

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LOVE DEPICTED BY THE MOON

 
7  agosto 2700, ore 22.55
 
Il giovane era lì, sulla cima del promontorio. Attorno a lui, il cielo stellato, illuminato dalla luna, lo sovrastava. Le onde del mare continuavano ad infrangersi regolarmente alla base della formazione rocciosa, mentre una lieve brezza marina, dal profumo di sale, s’alzava verso l’entroterra, scompigliando i rossi capelli del ragazzo.
-Che fai tu, luna in ciel? Dimmi che fai, silenziosa luna.-
La candida pelle era macchiata più volte da chiazze cremisi, sanguigne. Non avrebbe mai dovuto farlo, ma il suo cuore gli diceva di ignorare ogni logica. Ma il povero Hiroto non ebbe alcuna pietà.
 
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Due anni prima, 12 gennaio 2698
 
Hiroto era appena uscito dalla facoltà di bioingegneria molecolare della Toudai, l’università frequentata quasi solo dai figli delle famiglie più potenti. Nonostante fosse uno studente part-time con borsa di studio, status che gli consentiva di non pagare le tasse e di tenere per sé quel poco che guadagnava, si stava già dirigendo verso uno dei suoi due lavori, ovvero il commesso in un negozio di vestiti piuttosto famoso, lì a Neo Tokyo. Sfrecciava fluttuando sull’asfalto, a bordo del suo Scooter X760, comprato di seconda mano ma rimesso a nuovo con mesi di sacrifici economici.
-Devo fare in tempo!-
Hiroto riuscì a presentarsi al lavoro giusto un minuto prima di essere linciato dal capo del personale, e così iniziò a servire i clienti come faceva di solito. Ad un certo punto, una cliente, più o meno della sua età, attirò la sua attenzione: i suoi capelli blu, in particolare, gli fecero venire in mente una delle sue compagne di facoltà. Tentando, a malincuore, di ignorarla, cercò di seguire gli altri clienti, ma ad un certo punto fu proprio la ragazza a rivolgersi a lui:
-Mi scusi, mi potrebbe dare una mano a scegliere fra due completi?-
Hiroto cercò di fare del suo meglio, ma la ragazza infine decise di prenderli entrambi. Hiroto quindi si avviò verso la cassa per completare la transazione, e chiese:
-Carta di credito o contanti?-
La ragazza estrasse una carta color platino, e rispose:
-Carta, ovviamente.-
Di sfuggita, poco prima di restituire la carta, Hiroto riuscì a leggere il nome: Yagami Reina. Ma allora lei era una delle sua compagne di facoltà!
-Senti... non è che ci siamo già visti da qualche parte?-
L’improvvisa domanda fece quasi sobbalzare il ragazzo, che rispose:
-Non credo, signorina. Sono terribilmente dispiaciuto, ma mi deve aver confuso con qualcun altro.-
-Ah, beh, fa nulla. Arrivederci, allora.-
-Arrivederci.-
Hiroto continuò a pensare a Reina fino a notte fonda, anche dopo essere tornato nel suo piccolo appartamento. Purtroppo lui e lei erano una coppia impossibile: lei era la figlia di uno dei più importanti magnati della nazione, e studiava alla Toudai probabilmente solo per quello; lui era un povero orfano, abbandonato e cresciuto in un istituto, riuscendo ad accedere alla Toudai solo grazie alle numerose borse di studio ottenute durante il suo percorso scolastico. Immerso fra i pensieri, s’addormentò.
 
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13 gennaio 2698
 
-Allora, chi mi sa dire perché la clonazione umana, dopo essere stata reintrodotta nel 2350, è stata di nuovo vietata nel 2509? Signorina Yagami, vuole rispondere lei?-
La ragazza purtroppo non sapeva cosa rispondere, e a quanto pare il professore aveva fatto a lei questa domanda proprio perché s’era accorto che Reina stava giocando col cellulare.
-D’accordo, chi vuole rispondere?-
Hiroto s’alzò in piedi, come di consuetudine mentre si dava una risposta, e disse:
-Dopo gli spiacevoli incidenti della rivolta dei cloni nel 2500, causata da uno sfruttamento intensivo di stim-pack sui campi di battaglia, sono stati svolti studi che hanno dimostrato il devastante effetto dei suddetti stim-pack sulle cellule clonate, portando dunque i succitati cloni alla follia e a massacri ingiustificati. Per questo, con la Convenzione di Venezia del 2509, è stato nuovamente posto il veto alla clonazione, la quale era stata sfruttata per metodi bellici e sperimentali senza alcun riguardo. Inoltre è da notare l’enorme movimento di protesta portato avanti in quegli anni da...-
Il professore lo interruppe e disse:
-Signor Kiyama, può bastare: mi congratulo con lei. Ah, se in questa università ci fossero più persone intelligenti come lei e meno persone qui solo per facoltosità economiche, potremmo puntare a essere la migliore università del mondo. In quanto a lei, signorina Yagami, prenda esempio: si può essere modesti e intelligenti, ed essere comunque migliori dei ricchi.-
La lezione finì, e Hiroto stava per montare in sella al suo scooter fluttuante, quando fu fermato proprio da Reina.
-Come hai osato mettermi in ridicolo?-
-Non è colpa mia.-
Reina lo fissò in volto e gli disse:
-Aspetta... tu sei il commesso di ieri! Ma guarda un po’ che coincidenza, sei pure un bugiardo... non ci eravamo mai visti, vero? Beh, preparati a una bella sorpresa.-
-Sono di fretta, devo andare al lavoro, ergo, se vuoi scusarmi...-
Acceso il motore, i pannelli iniziarono a fluttuare con un bagliore bluastro, innalzando lo scooter, e Hiroto partì. Ma un’amara sorpresa l’avrebbe trovato al lavoro, quando il capo del personale gli disse:
-Scusa, Hiroto, sei stato licenziato. Ordini dall’alto.-
-Me ne farò una ragione. Vabbé, allora andrò a vedere se allo spazioporto hanno bisogno di un part-timer a doppi turni.-
Ma, arrivato lì, con amarezza gli fu comunicato che era stato licenziato anche dal suo secondo lavoro.
-Ma cosa mi aspetto... quella lì se l’è presa. Sarà andata a casa, avrà finto qualche lacrimuccia e il padre avrà messo in moto la sua influenza sulle aziende di tutto il paese. Addio lavoro... e quindi addio soldi. Senza soldi, non potrò permettermi l’appartamento, e senza appartamento, perdo la borsa di studio. La mia vita è finita.-
Tornò a casa, e iniziò a mangiare qualcosa per stemperare la delusione. Il giorno dopo non c’erano lezioni, quindi poteva oziare quanto voleva. Ad un certo punto, verso le 22, il suo campanello trillò, e Hiroto, controvoglia, s’alzò dal kotetsu per andare ad aprire. Sorpresa delle sorprese, davanti a casa sua c’era Reina, con i genitori al seguito, oltre ad almeno una decina di guardie del corpo. Una volta fatti entrare in casa la ragazza coi genitori, il padre di Reina disse:
-Mia figlia mi ha detto che l’hai umiliata questa mattina alla lezione.-
-Con tutto il rispetto, signor Yagami, ho soltanto risposto ad una domanda alla quale sua figlia non ha saputo rispondere. È stato il professore a deridere sua figlia, io ho solo adempiuto al mio dovere di studente.-
-Reina, è la verità?-
-Papà, pensi davvero che la tua adorata e intelligentissima figliola possa mentire?-
Hiroto s’intromise, alzandosi:
-Ripeto, con tutto il rispetto, le pongo una domanda, signor Yagami, e spero che lei possa darmi una risposta imparziale: cosa ci guadagno io a mentire? Sono orfano, non ho nessuno su cui fare affidamento se non su me stesso, sono riuscito a continuare i miei studi solo grazie a borse di studio, e ora, sono stato licenziato dai miei lavori, e quindi non avrò introiti. In pratica, a fine mese dovrò lasciare l’appartamento, e di conseguenza perderò la borsa di studio. Sarà per pura fortuna se morirò solo e in qualche vicolo, mangiando spazzatura e bevendo acqua inquinata, e se non morirò in qualche esperimento sui vagabondi, ai quali mi aggiungerò a fine mese se questa situazione continua!-
Reina sembrava decisamente arrabbiata del fatto che Hiroto avesse interrotto la discussione che aveva con suo padre, e stava per aprire bocca, quando Hiroto concluse:
-Vuole farmi il test della verità? Non ho nulla da nascondere.-
La ragazza stava per ribattere, ma la madre le lanciò un’occhiataccia, intimandola di rimanere zitta. Il padre disse:
-Posso vedere i tuoi risultati scolsatici?-
Hiroto scomparve un momento, e tornò con un pacco di fogli, tutti ordinatamente disposti dalla scuola elementare fino al liceo.
-Per sopravvivere ho dovuto studiare: se questo non basta a provare che ho ragione, allora faccia di me ciò che vuole.-
Il padre di Reina guardò molto attentamente i documenti, e poi disse:
-Kiyama Hiroto... vorresti diventare l’insegnate privato di mia figlia? Ovviamente ben retribuito.-
Reina era senza parole, ma Hiroto disse:
-Io non avrei problemi ad aiutare sua figlia a studiare. Nonostante il suo carattere, sono certo che in lei si nasconde una mente vivace e naturalmente predisposta ad imparare.-
Reina, d’un tratto, arrossì leggermente a quel complimento, e i genitori annuirono. Hiroto poteva continuare a vivere tranquillamente, grazie a quella proposta.
 
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7 agosto 2700, ore 23.00
 
Hiroto si distese, stanco e ferito. Su di lui, splendeva la luna, e il ragazzo si ricordò della nenia che una delle impiegate all’istituto aveva composto solo per lui, ispirandolo ad essere una persona sempre nel giusto. Si mise a recitarla:
-Non chiedere al sole perché lei sorge,
perché lei vela la sua luce,
o perché nasconde il suo splendente sguardo,
quando la notte trasforma in grigio l’oro scarlatto.
Per i silenti cade il colpevole sole,
mentre il giorno si trasforma in oscurità,
una semplice verità lei non osa dire:
la sua luce può solo accecare e bruciare.
Nessuna pietà per i colpevoli,
trascina giù il loro sole bugiardo,
nella notte il sangue è così nero e argentato,
sui loro pallidissimi volti.
Luna crudele, porta la fine,
L’alba non sorgerà mai più.-
Sorrise: lui era come la luna, e fu proprio la verità a ridurlo in quello stato. A volte le menzogne potevano salvare la vita, certo.Almeno hanno salvato quella di Reina... anche se mi hanno spezzato il cuore. Osservò le ferite sul suo corpo, procurategli da Reina stessa.
Lacrime amare sgorgavano dai suoi occhi: la sua vita è stata un fallimento continuo. Se solo fosse nato ricco, sarebbe sempre rimasto con Reina, e Reina con lui.
 
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Un anno prima, 26 aprile 2699
 
-Hai capito allora?-
-Sì.-
Hiroto stava facendo una lezione a Reina sulla modifica genetica del DNA: finora avevano parlato di come estrapolare informazioni dal DNA per comprendere le caratteristiche che potevano portare i geni, come il colore degli occhi o dei capelli, la statura, la predisposizione a determinati compiti.
-Ora però viene la parte complessa, e il vero motivo della lezione di oggi: siamo in grado di manipolare i geni per poter modificare le caratteristiche? Che rischi ci sono nel farlo? È più sicuro manipolare i geni o sostituire i geni indesiderati con geni artificiali e/o naturali che ci consentano di ottenere le caratteristiche che desideriamo? Ebbene, le opinioni qui sono contrastanti, ma...-
Reina interruppe Hiroto:
-Scusami, Hiroto... possiamo fare una pausa? Sono già due ore che andiamo avanti, e il fatto che i miei genitori ti abbiano permesso di abitare qui nella nostra magione, concedendoti una stanza relativamente vicina alla mia, non giustifica...-
Hiroto fermò Reina, dicendo:
-Va bene, non serve scrivere papiri per fare una pausa. Anzi, siccome questa parte è piuttosto complessa, dato l’orario, preferirei continuarla domani, dato che non abbiamo lezioni alla Toudai.-
Uno dei vari androidi di servizio venne a comunicare una grave notizia a Reina:
-Signorina Reina, i suoi genitori sono alla televesione.-
-Proietta sul muro.-
L’androide si connesse al sistema satellitare e proiettò tramite gli occhi un telegiornale: una scritta a caratteri cubitali campeggiava sotto l’annunciatore; Reina lesse quelle parole con sgomento.
-Strage in un volo spaziale a curvatura 5: la nave diplomatica Musashi ha riscontrato un problema quando si è tentato di uscire dalla curvatura. Il nocciolo a fusione accelerata è esploso, facendo riemergere dalla curvatura solo rottami e corpi senza vita.-
Reina stava piangendo: mentre l’annunciatore pronunciava i nomi dei morti, fece anche il nome dei due genitori della ragazza. Hiroto cercò di avvicinarsi a lei, ma Reina, d’un tratto, gli si gettò tra le braccia.
-Reina?-
-Non lasciarmi... ormai sei l’unica cosa che ho.-
Il ragazzo cinse il suo corpo con le sue braccia, trasmettendole calore e sicurezza, finché la ragazza non disse:
-Sposami.-
 
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6 mesi prima, 3 febbraio 2700
 
I due ragazzi, alla fine, si erano sposati. L’intero capitale di una delle più importanti multinazionali era in mano a due giovani universitari, eppure il fatturato continuava ad aumentare, grazie all’esperienza di risparmio posseduta da Hiroto. Reina ora seguiva gli studi da casa, a causa delle sue condizioni: aveva un bambino dentro di lei, e non poteva permettersi sforzi. Le squillò il cellulare: era il marito.
-Pronto, Reina?-
-Dimmi, Hiroto.-
-Tutto bene lì?-
-Sì... tu piuttosto?-
-Sto tornando a casa, sarò lì fra mezz’ora... sempre se non trovo traffico.-
Riattaccarono, e, come promesso, in mezz’ora, Hiroto arrivò a casa, e subito si precipitò nella stanza matrimoniale che aveva preso il posto delle camere dei due sposini. Reina infatti aveva deciso di non usare la camera dei genitori, e di trasformarla in un luogo dovre porgere i saluti ogni qual volta fosse stato necessario.
-Tu stai bene, ma sai che per qualsiasi cosa io posso essere qui il prima possibile, vero?-
-Stai tranquillo. In ogni caso, ci sono anche gli androidi. Me l’hai spiegato tu che sono stati creati dopo il fallimento dei cloni perché fossero assolutamente obbedienti all’umanità.-
Hiroto la baciò sulla fronte:
-Ancora ricordi la nostra prima lezione... è per questo che alla fine ti ho sposata. Per te, è tutto importante... per me... quella più importante sei tu.-
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7 agosto 2700, ore 20.30
 
-Reina! È stato un incidente! Reina!-
La ragazza aveva in mano un coltello da cucina.
-Ah sì? Lo chiami incidente investirmi?-
-Cosa potevo fare, quell’animale è spuntato dal nulla!-
-ABBIAMO PERSO NOSTRO FIGLIO! AVRESTI DOVUTO UCCIDERE QUELL’ANIMALE!-
Reina avanzava minacciosa e in lacrime. Mentre Hiroto rientrava, da un cespuglio del giardino antistante la casa sbucò un animale: caso vuole che Reina, quel giorno avesse deciso di aspettare il marito vicino al cancello. Il susseguirsi fu rapido. Spuntato fuori l’animale, il ragazzo perse il controllo della macchina a levitazione, e inavvertitamente colpì Reina al ventre, impattando quindi contro la piccola vita che ancora si formava dentro il corpo della moglie. Reina svenne, e Hiroto la portò dentro. Tramite uno scanner, i coniugi videro che il cuore del bambino non batteva più. E Reina decise di vendicarsi.
-Mi sono stati portati via i genitori. E tu, l’uomo che amo, mi ha portato via il nostro stesso figlio! Per cosa dovrei vivere adesso?!-
Affondò il coltello colpendo il braccio del marito, che iniziò a sanguinare. La ragazza era in lacrime, ed era armata. Cercando di calmarla, Hiroto ricevette altre ferite alle braccia, finché Reina non colpì l’addome e il petto del ragazzo.
-Reina...-
Le ferite non erano gravi, ma il dissanguamento complessivo poteva essere fatale: Hiroto, a fatica e spargendo sangue ovunque, si diresse verso l’auto, uscendo dalla casa. La mise in moto, e si diresse al promontorio dove i due si erano sposati e dove avevano per la prima volta unito i loro corpi.
-Mi dispiace, Reina... addio. Ti amo.-
Reina, nel frattempo, riprese in mano lo scanner, e lo puntò di nuovo sul suo ventre. E lì, rimase scioccata nel vedere che il cuore aveva ripreso a battere. Controllò le istruzioni dello scanner, e lesse ad alta voce:
-Durante il primo utilizzo, lo scanner raccoglie i dati riguardanti la madre e il feto. Le funzioni vitali verranno mostrate soltanto dal secondo utilizzo in poi.-
Reina lasciò cadere il coltello sporco di sangue, e disse:
-Cosa ho fatto... Hiroto!-
Reina si fiondò verso la seconda macchina, tracciando il segnale GPS dell’altra.
 
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7 agosto 2700, ore 23.30
 
Hiroto non stava affatto bene. Le fasciature d’emergenza fatte con il kit di pronto soccorso avevano temporaneamente fermato le varie emorraggie, e le due siringhe di adrenalina avevano impedito il collasso. Ma era questione di attimi, e la sua vita poteva essere ancora in pericolo. Aveva perso troppo sangue, aveva bisogno di una trasfusione.
-Reina... perdonami.-
Sentì un rombo familiare, e, a fatica, si alzò. La macchina di Reina.
-Hiroto!-
Hiroto sfoggiò il suo miglior sorriso malinconico, mentre indietreggiava verso il bordo del promontorio, pronto a lanciarsi nel vuoto.
-Reina... mi dispiace. Io ti dovevo rendere felice, avevo solo questo compito nella mia mente. Ogni giorno non vedevo l’ora che finisse l’università o che terminassero gli impegni di lavoro per poter tornare a casa da te. Ti ricordi la prima volta che ci siamo parlati, al negozio di vestiti? E la prima litigata, dopo le parole del professore? Ogni ricordo che ho di te  mi aiuta quando tu non ci sei. Spero che i tuori ricordi di me facciano altrettanto con te.-
Reina corse subito, ma Hiroto riuscì a gettarsi nel vuoto.
-NO! HIROTO!-
Reina, miracolosamente, riuscì a prendere un piede di Hiroto, e, a fatica lo tirò su, distendendolo sull’erba del promontorio, e sdraiandosi vicino a lui.
-Perché, Reina?-
-Avevi letto le istruzioni dello scanner?-
-No.-
-Al primo uso, memorizza solo i dati principali dei due corpi, ma dal secondo uso fornisce anche i parametri vitali.-
-Quindi?-
-Non hai ucciso nessuno. Tuo figlio... anzi, nostro figlio, deve aver la pellaccia dura come la tua.-
A quelle parole, il volto di Hiroto s’illuminò di gioia.
-Davvero?!-
Reina annuì. Il ragazzo iniziò a piangere per la felicità, e poi la moglie gli disse:
-Beh, c’è anche un’altra cosa che ti devo dire.-
Hiroto era tutt’orecchi.
-Lo scanner mi ha rivelato il sesso del bambino. Avremo una figlia.-
-La chiameremo Luna.-
-Perché?-
-Perché ogni momento importante che abbiamo passato assieme, è stato sotto la luna. E anche ora, siamo sotto di lei.-
Hiroto baciò Reina sulle labbra. E la luna, sorniona in cielo, illuminava i due innamorati, stanchi, quasi sorridendo: lei è il simbolo della morte e del dolore... eppure, questa volta, ha portato solo amore e vita.
  
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