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Autore: Ezechiele2517    29/07/2013    1 recensioni
" L’inferno è il tuo ultimo porto, vele nere e un pesante legno ti condurranno laddove tu sai, la nave dei morti è giunta per te!"
Navigando in un mare di sangue un vecchio capitano e la sua giovane amata parlano d'amore.
Genere: Horror, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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<< Sto forse sognando?>>

Capitan Blacke grattò la cicatrice sul sopracciglio sinistro con le tre dita superstite della mano destra.
Sì era nuovamente addormentato, tutta colpa del maledettissimo oppio! Quella merda Cinese fotteva davvero il cervello!
L’oscurità lo circondava.
Lontano, sempre più lontano, udiva il placido sciabordare del mare, quel mare che il capitano non vedeva da così tanto tempo.
La donna sorrideva, traspariva un oscura malizia da quel sorriso, trentadue perle luccicanti nella sua bocca, bianco avorio che squarciava le tenebre, tagliente e terribile come il più scomodo silenzio.
Il primo pensiero che balenò alla mente di Blacke fu di chiamare Steban, il piccolo mozzo Cubano, il moccioso gli avrebbe portato del Bumboo, una vera benedizione per la sua gola impastata dal fumo.
Provò a chiamarlo a gran voce, ma fra il dirlo e il farlo stava più di un semplice mare.
 L’oscura presenza continuava a fissarlo, il suo sorriso lucente lo abbagliava. Lontano, molto lontano un gabbiano lanciò il suo straziante urlo.
Chi è questa donna? Che vuole da me?
Si chiese il vecchi pirata prestando per la prima volta attenzione  alla sua sinistra compagna.
<< Capitano Blacke >> La sua voce era delicata e decisa.<< Dove sei capitano Blacke? >>    
Il suo tenue accento spagnolo assomigliava allo scrosciare delle piogge nella stagione dei monsoni.
Lui era lì!...Sì disse in un impeto di auto convinzione, era li dove era sempre stato e dove orami stava da più di tredici anni, in quella isoletta a largo di Santa Lucia, covo di razzie nei tempi andati ora niente più che una casa di riposo dove consumare i suoi ultimi giorni stordito dal rum e dall’oppio. Una misera fine per un famigerato pirati dei Carabi, ma come è noto, la vecchiaia arriva per tutti e con essa il peso delle ferite di una vita sopra le righe.
Lontano, terribilmente lontano il vento urlò il suo disappunto.
<< Vieni avanti >> Disse il capitano con un filo di voce << Fatti avanti, così che i miei occhi possano riconoscerti. >>
La donna avanzò sinuosa scostando le tenebre che la avvolgevano come luttuosi drappi. Era giovane, aveva un corpo sensuale, capelli neri e corti, pelle color dell’ebano.
<<  Maria, amore mio…>> Il  suo cuore ebbe un sussulto.
La donna lo fissava austera dall’alto verso il basso, ora non sorrideva più, occhi neri puntati sul capitano come minacciose bocche da fuoco.
Blacke iniziò a sudare, il caldo degli incendi lo circondava, fiamme infernali avvampavano ovunque. Tutto d’un tratto era tornato un semplice mozzo a bordo della Queen's Revenge durante l’assedio di Gorge Town, con il capitano Teach che strillava ordini mentre le palle di cannone Inglesi che si inabissavano attorno alla nave sollevando alti spruzzi di acqua salmastra.
<<  L’inferno ti attende Blacke. >>
<<  Maria…>> Le parole gli morirono in bocca.
<<  L’inferno è il tuo ultimo porto, vele nere e un pesante legno ti condurranno laddove tu sai, la nave dei morti è giunta per te! >>
Blacke indietreggiò, l’equipaggio della Queen gli si fece attorno  incurante della battaglia. Li riconobbe: uomini e donne, facce morte, gole tagliate e membra imputridite dalla salsedine.
Alcuni fra quelli erano stati suoi marinai, altri suoi nemici, molti ancora ostaggi e prigionieri.Tutti morti, allungavano le mani nella sua direzione come supplichevoli mendicanti intonando un cupo canto funebre. Al centro stava Maria, la donna d’ebano con i denti di perla, stupenda e terribile, seduta su un trono di teschi umani, ai suoi piedi il capitano Teach svettava sulle cupa folla, alto più di sei piedi e con una palla di cannone al posto del capo, brandiva una gigantesca sciabola sulla quale stava infilzata la sua testaccia mozzata contorta in un insensata risata.
<<  Maria amore mio, che significa tutto questo? Dove mi trovo? >> Blacke sudava freddo, le figure attorno a lui avevano cominciato a tirarlo e ad afferrarlo, provò a dimenarsi ma non ci fu nulla da fare, la folla lo sommerse impietosa.
<< Maria…>> Riuscì a dire con un filo di voce.
Dall’alto del trono la donna lo guardava minacciosa e quasi divertita da quel pietoso spettacolo. 
D’ un tratto s’alzò in piedi e avanzò verso di lui simile ora più che mai ad una divinità dei pagani abitanti delle isole più che ad un essere umano.
<< Tu morirai Blacke. >> Esordì con violenza improvvisa. << Morirai perché sei vecchio, morirai perché non c’è nessuno disposto a proteggerti da me, sei solo e nessuno si ricorderà di te se non i tuoi morti! >>
<< Maria, perché mi dici queste cose? Perché tutta questa crudeltà a me che ti ho tanto amata? >>
La donna si fermò a pochi passi da lui, la folla di morti si fece da parte per lasciarla passare.
Vicino, tutto attorno a loro, le fiamme dell’inferno avvampavano violente.
<<  Parli di amore…tu…scherzo della natura! Mezzo uomo! Codardo figlio di una cagna! Nemmeno sai cosa sia l’amore, tu lo chiami, lo invochi a mascherare gli orrendi crimini che hai commesso, lo supplichi di farti dimenticare quella ragazzina innocente che ti salvò la vita quando giungesti naufrago e braccato su quella bianca spiaggia, lei che ti diede cibo e protezione, mentre tu in cambio…tu verme!... Le portasti via la sua innocenza, la prendesti con la forza delle tue mani quando le sue ti avevano delicatamente accudito e vegliato come la più pura delle creature.>>
Una lacrima salata trovò il suo sentiero dall’occhio buono di Blacke carezzando le rughe fino a perdersi nell’ispida barba.
<<  Non ho mai provato quel sentimento per un'altra Maria, mai ….mai in tutta la mia vita, tu mi hai salvato, eppure quando mi sono accostato a te, animato dal più puro dei sentimenti, mi hai respinto in modo così crudele che la peggior tortura sarebbe sembrata pietosa a confronto.>>
<< Avevo dodici anni Blacke, avevo dodici anni quando te ne sei andato, scappato dopo aver violato il mio corpo da bambina, avevo dodici anni quando ho affidato me stessa alle onde dell’oceano…>>
 Immagini affollavano la mente del vecchio pirata, immagini di un marmocchio sudicio che cerca la madre su e giù per i vicoli nei bassifondi di Londra. Si sentiva perso…perso e solo, attorno a lui, il suo dolore aveva preso la forma di oscuri tentacoli, un gigantesco leviatano lo aveva afferrato per i polsi, le caviglie e la gola trascinandolo con impietosa lentezza sempre più giù, giù nel ventre di quel mare di sangue.
<< Ci vediamo all’inferno pezzo da otto! >> Tuonò la testa di Teach.
Non oppose resistenza il vecchio Blacke, non cercò di liberarsi e non pensò di tenere il respiro mentre si inabissava. Dall’alto Maria lo osservava placida affondare come se avesse aspettato quel momento per tutta la vita. La piacevole brezza notturna gli carezzò il viso un ultima volta, poi l’oceano lo inghiotti.

Lontano, così terribilmente lontano, una donna rise e un violino prese a suonare le note di un allegra ballata

Aprì gli occhi.
Davanti a lui il mare e il cielo stellato si fondevano in un abbraccio infinito, giù sulla spiaggia gli uomini bivaccavano attorno ai falò affidando le quotidiane preoccupazioni alle canzoni di mare e all’abbraccio di qualche formosa baldracca.
Si asciugò la fronte con la manica della giacca, alle sue spalle provenivano i famigliari passi di Steban, il moccioso gli si accostò piano piano, come per non svegliarlo, appoggiò sul tavolino di bambù alla sua sinistra un grosso boccale di Bumboo, prese con delicatezza la lunga pipa dalle mani del capitano e la ripose li accanto
Blacke aspettò che se ne fosse andato poi afferrò il bicchiere con la mano buona e ne bevve avidamente.
All’orizzonte un sinistro bagliore squarciò in un lampo le tenebre.

<< Arriva l’alba…>> Si disse il vecchio << L’alba arriva sempre,l’alba arriva per tutti… >>
 
 
   
 
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