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Autore: Imyoursproudlyso    29/07/2013    3 recensioni
Dalla storia:
Ma Liam lo interruppe subito, continuando per lui la frase. –“Zayn, lo so. Tieni.”-gli disse porgendogli il telefono.
-“Hai dimenticato una cosa.”-.
-“Cosa?”-chiese interessato, rimanendo stupito di quanto il moro lo stesse provocando e, suppose, di avere i suoi stessi gusti.
-“Il tuo numero.”-rispose prontamente Zayn, non dimenticandosi di arrossire quando gli occhi di Liam si ridussero ad una fessura minuscola, per continuare a studiarlo tranquillamente.
ZIAM.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il Luna Park, alla periferia di Chicago, era una delle aperture più attese nel periodo estivo. Chiunque non faceva altro che attendere sin dall’inizio di maggio l’apertura di quel parco giochi perché, si sapeva, segnava la fine della scuola e l’inizio dell’estate. Nessuno riusciva a spiegare il motivo di tanta eccitazione per quel luogo, né perché chiunque ne fosse dannatamente ipnotizzato o nemmeno perché sotto quelle luci fioche nascessero i più strani avvenimenti. Nessuno sapeva spiegarsi quelle anormalità, eppure tutti aspettavano con impazienza solo che i cancelli arrugginiti si aprissero e mettessero un cartellino bianco con delle scritte nere, indicanti gli orari e i giorni di chiusura.
E giugno bussò alle porte, con prepotenza e con quel suo calore tipico, lasciando tutti boccheggianti a causa della troppa afa.
Zayn Malik era seduto fiaccamente su uno dei divani ricoperti di velluto, con uno di quei suoi grandi volumi sulle ginocchia, ricurvo e ad occhi chiusi mentre ripeteva certi concetti, quasi vitali, per quell’interrogazione altrettanto importante che gli avrebbe assicurato una A nella pagella finale.
-“Zayn.”-qualcuno lo chiamò dal corridoio e lui spalancò di scatto gli occhi, avendo per un secondo un mancamento a causa della luce improvvisa entrata nelle sue retine.
Mugugnò qualche verso per farsi localizzare e riprese a leggere, più concentrato di prima e sicurissimo che sarebbe andato alla grande.
-“Oggi apre il Luna Park!”-esclamò felice la vocina squillante e acuta che lo aveva chiamato qualche secondo prima e che, ora, stava davanti a lui in una posizione tutto tranne che mascolina.
Zayn lo scrutò piano, partendo dai piedi dentro alle sue Vans bianche, le caviglie rosee scoperte che facevano intravedere l’osso sporgente, le gambe all’interno di un paio di pantaloni rossi con parecchie pieghe, la maglia a righe che fasciava il suo fisico non del tutto asciutto, le braccia incrociate sul petto, scoperte e un po’ abbronzate, il viso contratto in un sorriso dolce, tenero, che faceva spuntare addirittura i denti bianchi e perfetti nascosti nella bocca del ragazzo, gli occhi azzurrissimi ridotti a fessure e, nonostante fossero diventati molto piccoli, si riusciva a notare sempre quel piccolo difetto che il ragazzo portava, rendendolo alle volte anche più bello e, infine, a coronare la visione, un ciuffo castano che, disordinato, gli ricadeva sulla fronte, donandogli una strana aria da ragazzo trasandato.
-“Mi rispondi al posto di squadrarmi?”-chiese divertito scoppiando a ridere e trascinando nella risata anche Zayn.
-“Sì, scusa Lou, dimmi.”- Zayn proferì parola, chiudendo il volume e pensando che per quel giorno fosse abbastanza. Ora doveva concedersi al meritato relax che lo aspettava, dedicandosi completamente alla televisione o all’ascolto di brani che lo rilassavano particolarmente.
 -“Buon pomeriggio!”-urlò un’altra voce, raggiungendoli in salotto e sedendosi a peso morto di fianco a Zayn.
-“Stai schiacciando il mio libro!”-protestò il moro costringendo a far alzare l’altro suo coinquilino per estrarre il tomo e poggiarlo su un comodino, al sicuro da quella furia che rappresentava Harry Styles.
-“Amore ma sei qui?”-domandò Louis Tomlinson, avvicinandosi al viso di Harry e stampandogli un bacio sulle labbra, sonoro e troppo appariscente.
-“Evitate.”-li riprese Zayn alzandosi e aprendo il computer portatile per esplorare la sua posta elettronica.
-“Sei solo invidioso perché noi ci amiamo e tu non hai uno straccio di appuntamento da secoli.”- Harry gli fece una pernacchia e attirò il suo ragazzo ancora più vicino, fino a costringerlo a sedersi sulle sue gambe, fu in quel momento che presero a baciarsi, ignorando completamente la presenza di Zayn in stanza.
Il moro sospirò rumorosamente, sperando di poter mettere fine a quella scena abbastanza rivoltante, ma non ci riuscì e pensò che forse l’affermazione di Harry aveva un qualcosa di veritiero. Forse era la semplice verità che Zayn fosse semplicemente geloso del rapporto meraviglioso che avevano instaurato Louis e Harry e che, forse e solo forse, gli mancava uscire con un ragazzo. Più che altro la cosa di cui sentiva la mancanza era sentirsi amato, sentirsi voluto e preso in considerazione, si sarebbe stato bastare qualsiasi cosa se solo avesse avuto qualcosa.
-“Allora, stavo dicendo, prima che questo riccio mi rubasse la lingua, che stasera apriranno il Luna Park! Sono eccitatissimo, è lì che abbiamo incontrato Harry e chissà se non troviamo un nuovo amico.”- Louis prese di nuovo la parola tossicchiando e aspettando che Zayn reagisse in qualche modo; reazione che non arrivò perché il ragazzo a cui erano rivolte le frecciatine era in piena lettura di una nuova mail nella sua posta elettronica.
-“Zayn!”-un urlo e di nuovo Zayn fu costretto a tornare nella realtà, sicuro che quello che ci avrebbe trovato non fosse niente di eccitante o niente di cui lui avesse bisogno.
-“Dimmi e non urlare, sembri un gorilla.”-roteò gli occhi e ritornò a fissare i due innamorati stretti uno all’altro.
Fu Harry a parlare, mentre si spostava una ciocca di ricci sul viso pallido e lo lacerava con gli occhi verde smeraldo, per l’insulto velato che era stato rivolgo al suo ragazzo. –“Hai capito?”-.
Zayn annuì e girò il computer. –“C’è scritto anche qui, se è per questo.”-.
Louis scattò in piedi e si buttò sul PC leggendo le righe con ferocia e vivo interesse, per raccogliere qualsiasi informazione utile per la serata che avrebbe atteso i tre. –“Apre alle otto di stasera e chiude alle tre del mattino, beh dai, aggiudicato! Andremo al parco divertimenti!”-.
-“Ehi, calmo Tomlinson, io non ho accettato!”-protestò il moro, rizzando in piedi e aggiustandosi gli occhiali che gli erano calati fino alla punta del naso. –“Non mi va di uscire, rimango qui, immerso nella calma del mio salotto, senza voi due impiastri a darmi fastidio con le vostre effusioni.”-.
-“Zayn, tu vieni con noi.”-sorrise Louis, cercando di essere più categorico possibile e salendo le scale, lasciando Harry e Zayn soli.
-“Non contraddirlo, davvero. E poi che problema c’è? Ci sono tanti bei ragazzi che lavorano lì.”-prese la parola il riccio, stendendosi e non curandosi di togliere le scarpe, sporcando il tessuto del divano.
Zayn scosse la testa, il problema era che chi voleva che ci fosse, molto probabilmente, non sarebbe stato presente.
 
 
Solo quando il sole sparì dietro le curve verdi delle colline, si riuscì a dire che fosse giunta la sera. Infatti, la luce aveva fatto posto all’oscurità, il sole aveva lasciato il suo posto in cielo per donarlo alla luna, il chiacchiericcio mattutino era stato sostituito dal silenzio tenebroso, gli animali notturni si erano impossessati del paesaggio rendendolo di loro proprietà e i ragazzi erano usciti di casa, lasciando i parenti a casa e cominciando a godersi il fine settimana inizio giugno.
Il buio, solo in una parte precisa di Chicago, veniva completamente squarciato, rendendolo quasi piacevole il blu tetro e spaventoso, stessa tonalità che veniva illuminata dal giallo delle decorazioni del famoso Luna Park. Solo in quel luogo, infatti, tutte le regole della notte venivano spezzate perché il silenzio veniva riempito da urla, schiamazzi, persone divertite e bambini lamentosi di dover andare a casa troppo presto.
In tutto quel caos, soltanto  una persona riusciva a sentirsi bene: Liam Payne.
Liam, infatti, non era un ragazzo di molte pretese, era felice di aver trovato il suo solito lavoro al parco giochi, stranamente libero e disponibile, tornando per il terzo anno di fila tra quelle cataste di fieno per raccogliere il vomito, bancarelle con peluche di animali e attrazioni di ogni genere.
Tirò indietro i capelli per far traspirare la sua fronte grondante di sudore e si rimise al lavoro, continuando a spostare il fieno che impediva alle folle di muoversi liberamente.
Alzò lo sguardo, maledicendosi di averlo fatto perché aveva appena fatto ingresso il ragazzo che ormai ammirava sempre da quando era stato assunto. Non riuscì a non studiarlo alla perfezione: i capelli neri tirati in un ciuffo praticamente perfetto, gli occhi color ambra nascosti dietro delle lenti con una montatura nera e grande, perfetta per il suo viso, la carnagione mulatta, la barba un po’ accennata sul mento e le labbra contratte in una smorfia di disappunto, il corpo fasciato da una semplice camicia a jeans e dei pantaloni neri che rendevano le sue gambe ancora più esili e magre di quanto non fossero già, ai piedi delle sneakers anonime.
Solo quando gli occhi del ragazzo incontrarono quelli castano scuro di Liam, lui riuscì a distogliere lo sguardo e prendere postazione dietro alla cabina della ruota panoramica, intento a dispensare biglietti e controllando gli effetti personali dei suoi clienti in modo attento e minuzioso.
Notando che l’affluenza all’attrazione era notevolmente diminuita, estrasse il suo telefono dalla tasca e cominciò a giocare immerso completamente, non accorgendosi delle tre figure davanti a lui, in attesa del proprio turno.
-“Scusami.”-uno dei tre tossicchiò appena per ricevere attenzione e Liam trasalì, facendo cadere a terra l’apparecchio con cui stava ammazzando il tempo.
-“Ehm, oh, sì?”-domandò accorgendosi che davanti ai suoi occhi aveva proprio il ragazzo moro e i suoi due amici come scorta.
-“Vorremmo tre biglietti.”-il riccio parlò, prendendo posto in primo piano ma non attirando l’attenzione di Liam, concentrata su quello che aveva notato sin da subito.
-“Avete qualcosa da lasciare?”-chiese Liam porgendo tre pezzi di carta e cominciando a sparare vivamente che la risposta fosse affermativa, se così fosse successo avrebbe finalmente scoperto il nome del ragazzo misterioso senza tante cerimonie, riuscendo a presentarsi a sua volta.
-“Sì.”-questa volta fu proprio la piccola infatuazione di Liam a rispondere, posando il proprio telefono sul bancone. –“Devo darti un nominativo, no?”-.
Liam annuì, prendendo foglio e penna e scrivendo un numero, per metterlo sopra allo schermo del cellulare.
-“Zayn Malik.”-disse sorridendo e dileguandosi sull’enorme ruota.
Il ragazzo abbandonò il proprio corpo completamente sulla sedia, cercando di reprimere la gioia che aveva avuto nel dare finalmente un nome a quel volto così angelico e mai visto prima. Era così, Liam ne aveva avuti di ragazzi, era un tipo piuttosto ricercato, forse per la sua bellezza discreta e per il suo carattere complicato, ma nessuno poteva essere paragonato a quel Zayn. Nessuno era degno di essere definito perfetto come lui era.
Spinto da qualche moto di intraprendenza, decise di uscire e controllarlo, così solo per essere sicuro che nessuno dei due, che gli facevano da cane da guardia, fosse il suo ragazzo.
All’inizio non riuscì a trovarlo ma, poi, udendo delle risate acute, riuscì a localizzarlo in una delle seggiole più alte dell’attrazione. Il ragazzo riccio, che era stato il secondo a parlargli, era stretto in una morsa quasi dolorosa con un altro ragazzo, quello con gli occhi azzurri; mentre Zayn se ne stava inerme ad un lato che fissava altro, fosse la vista, che si poteva avere da quell’altezza, dell’intera Chicago.
Solo quando gli occhi di Liam si incrociarono ancora una volta con quelli di Zayn, il suo cuore per poco non sussultò in petto, facendogli perdere mille battiti e, combattendo la sua timidezza e vedendo fino a che punto potesse spingersi il moro, gli sorrise dal basso. Zayn ricambiò, senza farsi scrutare dai suoi amici e Liam se ne tornò felice nella sua cabina, attendendo che il giro fosse terminato, con una strana contentezza addosso.
-“Andate alla bancarella, io vi raggiungo dopo.”-una voce e il suo viso scattò quasi subito come una molla, causandogli l’ennesimo sorriso sincero.
Poi il ragazzo continuò, appoggiandosi sulla cabina con i gomiti. –“Vorrei il mio telefono. Sono Z…”-.
Ma Liam lo interruppe subito, continuando per lui la frase. –“Zayn, lo so. Tieni.”-gli disse porgendogli il telefono.
-“Hai dimenticato una cosa.”-.
-“Cosa?”-chiese interessato, rimanendo stupito di quanto il moro lo stesse provocando e, suppose, di avere i suoi stessi gusti.
-“Il tuo numero.”-rispose prontamente Zayn, non dimenticandosi di arrossire quando gli occhi di Liam si ridussero ad una fessura minuscola, per continuare a studiarlo tranquillamente.
 
 
Il sole caldo di metà giugno era già alto in cielo, pronto a far sciogliere chiunque sotto il proprio tocco e assicurando ai cittadini americani un pretesto per dirigersi tutti in piscina o in spiaggia.
Tutti tranne Zayn che, come già stava facendo da due settimane, usciva solo per andare in quel maledetto Luna Park, trascinato contro voglia dai suoi migliori amici fidanzati.
Sbuffò, chiudendo il libro e attendendo in silenzio una chiamata che sembrava non arrivare mai, Liam non l’avrebbe chiamato, era stato troppo schietto quando gli aveva chiesto il suo numero ma era stato giustificato dal fatto che attendeva quel momento da tre maledetti anni. Desiderio che, due settimane prima, si era realizzato con un semplice scambio di sguardi e sorrisi, per poi arrivare alle presentazioni vere e proprie con tanto di numeri.
E, dopo quell’evenienza, Liam non si era più presentato al Luna Park, non si era fatto vedere per due interminabili settimane. Ormai, non aveva nemmeno più voglia di metterci piede in quel luogo se non ci sarebbe stato Liam ad aspettarlo, a parlargli e a sorridergli. Qualcun altro ci aveva provato, sì, lo avevano avvicinato parecchi uomini –e donne- ma a Zayn interessava solo stare in compagnia di una persona e basta, e quella persona era Liam.
Il suo telefono squillò e, per afferrarlo quasi in un nano secondo, fece cadere a terra tutti i libri sulle sue gambe.
Respirò profondamente, non guardando il mittente e rispondendo con voce ferma, senza farsi prendere dal panico. –“Pronto?”-.
-“Zayn? Zayn Malik?”-la voce dall’altro capo gli sembrava dannatamente familiare ma, nonostante avesse già riconosciuto l’identità dell’altro, fece il finto tonto.
-“Sì, sono io.”-si limitò a rispondere aggiungendo un –“Con chi parlo?”-.
-“Liam, Liam Payne! Sono il ragazzo che lavora al Luna Park, ti ricordi di me?”-.
-“Vagamente.”-mentì, sorridendo e stringendo l’apparecchio, sentendo la porta dell’ingresso sbattersi e apparire un Louis accigliato e curioso.
-“So che ti ricordi bene di me.”- Zayn udì Liam ridacchiare dall’altro capo e si lasciò andare anche lui in una risata timida.
-“Sì, mi hai scoperto. A quanto pare ti ricordi anche tu di me.”-lo stuzzicò un po’, sperando di ricevere la risposta tanto attesa.
-“Ovviamente, insomma, ti ho chiamato per chiederti se ti andava di vederci oggi, tipo all’ora ti pranzo fino al tramonto, facciamo un pic-nic. Non mi puoi dire di no.”-.
-“Mi va benissimo.”-rispose, senza perdere il sorriso e facendo tacere le domande petulanti di Louis con un cenno della mano. –“Dove ci vediamo?”-.
-“All’entrata del Luna Park, è lì vicino che ti voglio portare.”-.
-“Ci vediamo alle dodici allora.”-terminò la chiamata, spingendo il tasto rosso e guadagnandosi un’occhiata interessata da Louis.
-“Un appuntamento! Lo sapevo!”-saltellò il castano, prendendo in giro Zayn per la voce da ragazzina innamorata che aveva acquisito parlando con Liam.
-“Smettila!”-lo riprese il moro, alzando un tantino la voce e spingendolo via.
I minuti passavano ed erano le dieci e mezza, doveva concedersi ad una bella doccia tiepida e poi alla scelta minuziosa dei vestiti per quello che, forse, era il suo primo vero appuntamento dopo tempo.
L’ora arrivò in un batter d’occhio e Zayn si ritrovò ad aspettare fuori ai cancelli enormi del parco giochi. Mise le mani nelle tasche dei suoi jeans scuri lunghi fino sotto il ginocchio e controllò che la sua camicia a quadri blu non fosse spiegazzata. Si chiedeva se quello fosse realmente l’abbigliamento adatto per quel tipo di avvenimento, sembrava più che Zayn dovesse fare da tovaglia, anche se, in realtà, aveva davvero voglia di stare steso, forse sotto Liam.
-“Ciao!”-un saluto lo fece quasi spaventare e lui ricambiò con un gesto della mano, accompagnato da un sorriso.
Liam ora era davanti ai suoi occhi nel modo più impeccabile possibile: la maglia a tre quarti con le maniche nere e il petto colorato di bianco gli andava parecchio aderente, mostrando il suo fisico asciutto e muscoloso, i pantaloni che indossava erano di un semplice color nero scolorito che gli donava uno stile vissuto, i capelli davanti al viso ricci e più chiari del solito perché colpiti dai raggi solari di quel caldo inizio pomeriggio, gli occhi attraversati da una strana luce che Zayn non riusciva proprio a spiegarsi. Che fosse felice anche lui di essere lì?
-“Vieni, ho già preparato tutto.”-esordì Liam afferrando la mano dell’altro e trascinandolo verso il campo di grano, dove nel bel mezzo di una radura era posta una tovaglia rossa con sopra un cestino di vimini e ai lati bicchieri e panini.
Si sedettero e iniziarono a parlare, tranquillamente, cominciando a conoscersi e ignorando completamente come e dove si fossero conosciuti.
Solo quando il cielo cominciò a farsi più scuro e il cielo era in procinto di tingersi di rosso e arancione, Liam si alzò, lasciando di stucco Zayn poiché era nel bel mezzo di un discorso. –“Ho detto qualcosa che non va?”-.
-“Devo lavorare tra qualche ora, vorrei davvero restare qui con te.”-sorrise Liam aiutando l’altro ad alzarsi e raccogliendo la roba, dirigendosi, poi, con il moro, verso la sua macchina.
Liam posò il cestino sui sedili posteriori e poi lo invitò a sedersi sul suo cofano, imitando la sua posizione.
Zayn lo seguì e sorrise. Rimanendo a osservare in tranquillità e in totale silenzio il paesaggio davanti ai suoi occhi. Per lui, quel pomeriggio non poteva essere stato più perfetto di quel modo, non riusciva a trovare nemmeno un difetto a quel ragazzo, non poteva far altro che definirlo la perfezione.
-“Posso confessarti una cosa?”-sussurrò Liam, all’improvviso, distogliendo gli occhi verso l’orizzonte che stava scrutando fino a qualche momento prima.
Zayn annuì, immerso ancora nella natura e non ricambiando lo sguardo, pensando che fosse qualcosa di poco conto, quando in realtà, e questo dovette scoprirlo dopo, era una cosa importante.
-“Ti vidi tre anni fa, lavoravo già al Luna Park e tu, per me, eri il ragazzo più bello che avessi mai visto. Speravo di poter essere assunto ogni anno solo perché così avevo il privilegio di vederti.”-ammise, continuando a guardarlo negli occhi.
L’altro si voltò di scatto, ricambiando l’occhiata e rimanendo a bocca aperta. –“Io…”-.
-“Non dire niente, sono un pazzo.”-.
-“No, Liam! È complicato da dire ma anche io. Insomma io venivo per la tua stessa ragione.”-.
Il castano scoppiò a ridere, tirandogli un pugno amichevole sulla spalla. –“E mi dici il tuo nome solo dopo tre anni?”-.
-“Ammettilo che è una visione romantica.”-lo canzonò Zayn, facendo l’altezzoso.
-“E per te, sarebbe una visione altrettanto romantica se ti baciassi sotto le luci suggestive del quasi tramonto? L’arancione a tingere il cielo, il vento ad accarezzare i nostri visi, il silenzio dalla nostra parte…”-cominciò a parlare Liam avvicinandosi piano al viso del moro.
-“Baciami e basta.”-lo fermò, afferrando la sua maglia per annullare la distanza tra i loro visi e far scontrare le loro labbra.
Liam non se lo fece ripetere due volte e fece scivolare una mano dietro la nuca di Zayn, accarezzandola lentamente, mentre l’altra mano era appoggiata sul cofano della sua macchina. E Zayn, di canto suo, aveva entrambe le braccia allacciate al collo di Liam, per stringerlo di più e permettere che i loro petti aderissero.
Quasi subito, approfondirono il contatto, cominciando a giocare con le loro lingue e ad assaporarsi piano, lentamente e dolcemente, come se sarebbe stata l’ultima opportunità a loro favore per gustarsi quel momento a pieno.
E, proprio come aveva detto Liam, nel frattempo il cielo si stava colorando dei toni più caldi, il vento accarezzava i loro visi delicatamente, il silenzio regnava sovrano in quel campo di grano solo che, dalla loro parte e in aggiunta, avevano anche la compagnia dell’altro.
 
 
 
 
 
 
Uno squillo, due corpi abbracciati, stretti sotto le coperte e partecipi di un gesto che li rendeva appartenenti uno all’altro, il silenzio di una casa, un letto pieno di loro, dei loro odori, dei loro baci dopo aver fatto l’amore, un cuscino diviso in due, l’ennesimo squillo, una risposta.
-“Pronto?”-domandò Liam ancora con la voce impastata dal sonno, cercando di non svegliare Zayn al suo fianco. Purtroppo il ragazzo spalancò gli occhi delicatamente, alzando subito il volto verso l’altro con la cornetta stretta all’orecchio.
-“Il signor Liam Payne?”-rispose la voce quasi meccanica di un uomo, calda, suadente e che, ovviamente, sembrava portasse brutte notizie.
-“Sì, sono io. È successo qualcosa?”-chiese preoccupato, trasmettendo la stessa emozione al suo ragazzo che, questa volta, si staccò completamente dall’abbraccio e si mise seduto ai piedi del letto, per udire bene la conversazione.
-“Liam è tutto ok?”- Zayn cercò di raccogliere qualche informazione ma Liam non glielo concedette e continuò ad ascoltare la voce dall’altro capo.
-“Abbiamo visto il suo nome quando si è proposto per il servizio militare, più di un mese fa e siamo lieti di informarla che il suo Paese ha bisogno del suo servizio. Dovrà partire l’indomani e dirigersi a New York, per l’imbarco.”-lo informò l’uomo, facendolo deglutire e lasciandolo senza parole.
-“Vuol dire che andrò in…”- Liam fu interrotto dall’uomo, ancora.
-“Sì, signor Payne. Deve essere più che onorato.”-.
-“Lo sono, infatti. Mi scusi ma ora dovrei preparare l’occorrente, arrivederci.”-tremò, chiudendo la chiamata e fissando Zayn, ancora visibilmente preoccupato.
-“Che c’è? Che è successo? Liam, porca miseria parla! Dì qualcosa, sto per prendere un colpo al cuore.”-iniziò a blaterare il moro, avvicinandosi all’altro e prendendo il suo viso tra le mani, per costringerlo a guardarlo negli occhi.
-“Zayn, ti ricordi quando mancai per quelle due settimane al Luna Park? Beh, andai a propormi al servizio militare, pensavo, insomma, che non mi avrebbero chiamato mai e invece...Zay, l’hanno fatto. Devo andare in guerra.”-lo informò, distogliendo lo sguardo e cercando di non scoppiare a piangere in pochi secondi cosa che, però, non riuscì a trattenere il suo fidanzato.
-“Cosa vuol dire che ti hanno chiamato? Non è vero. Mi stai dicendo una cazzata! Il giorno del tuo compleanno devi partire per andare ad ammazzarti?!”- Zayn cominciò ad urlare tra un singhiozzo e l’altro, preso dalla rabbia e dallo sconforto cominciò ad addossare tutte le colpe a Liam, incolpandolo di essersi proposto per quel maledetto esercito e che, se non l’avesse fatto, avrebbero passato il suo compleanno in tranquillità, magari proprio nel posto in cui si erano incontrati.
-“Zay, basta.”-disse Liam, abbracciando l’altro e stringendolo forte, cercando di farlo smettere di piangere, cosa che non funzionò perché i singhiozzi aumentarono e diventarono più violenti prima di esaurirsi del tutto.
-“Prometti che tornerai.”-concluse Zayn, chiudendo gli occhi e abbandonandosi in un sonno agitato, non aspettando la risposta di Liam che, sicuramente, sarebbe stato un ‘no’.
 
Poco dopo, Zayn aprì gli occhi e si ritrovò in camera sua, quella nella casa che condivideva con Harry e Louis e di Liam nemmeno l’ombra.
Si scoprì, scostando in un modo poco delicato le coperte e il piumone, in quel momento ricordò: era pieno inverno e l’estate era terminata da un pezzo. Liam era partito per prendere parte ad una delle guerre in cui era coinvolta l’America e Zayn aveva ripreso gli studi, non riuscendo più a concentrarsi come un tempo.
L’episodio della chiamata continuava a perseguitarlo come un fantasma, sia nei sogni sia nella realtà. Ogni volta che squillava il telefono, balzava in aria per lo spavento e ogni volta che sentiva dei singhiozzi, temeva fossero i suoi.
Quella faccenda lo stava distruggendo, era stato disumano come, dopo aver finalmente trovato l’uomo dei suoi sogni, glielo avessero strappato via velocemente. Per di più, il giorno seguente della loro prima volta, la prima volta che Zayn si era sentito un tutt’uno con qualcuno, la prima volta che era diventato davvero proprietà di qualcuno.
Sospirò, cercando di non pensare a niente che riguardasse la partenza del suo ragazzo e si mise a sedere sul letto, avrebbe saltato anche quella giornata di lezione, era troppo stanco emotivamente per poter affrontare la scuola e le ore interminabili a cui era quotidianamente esposto, avrebbe recuperato il giorno seguente dato che, almeno per lui, non era un gran problema studiare molto.
-“Zayn non vai a scuola?”- Louis fece irruzione in camera sua, guadagnandosi Zayn che scuoteva il capo.
-“Anche oggi?”-questa volta si aggiunse Harry, facendo intravedere leggermente i suoi capelli ricci dallo stipite della porta.
-“Non mi va, ok?”- urlò Zayn, alzandosi e ficcandosi in bagno, pronto a consumare le sue lacrime giornaliere sotto la doccia.
Lo faceva sempre da quando Liam era partito, piangeva sotto la doccia, cercando di non ammettere che quel liquido che gli percorreva il viso non fosse di sua proprietà ma semplicemente acqua potabile quando, invece, scoppiava sempre in un pianto disperato.
Liam gli mancava, era terribilmente preoccupato quando non riceveva la sua lettera settimanale per leggere che il suo ragazzo stava bene, affrontava la guerra con tristezza e con solennità per difendere lui e la sua patria.
Ma a Zayn della patria non gli interessava una bel niente, voleva solo ritornare sul letto di Liam, con le sue braccia a difenderlo, a baciare le sue labbra morbide e candide, a fare l’amore con lui come avevano fatto la prima volta, a rendere loro i piccoli momenti che condividevano, rendendoli eterni uno nel cuore dell’altro.
Afflitto, uscì dalla doccia e intravide una busta sul suo letto: era la lettera che tanto attendeva e che, per fortuna, lo aiutavano a non entrare nel pallone per tutto quel tempo.
La aprì con una velocità assurda e divorò le parole una ad una, quando l’ebbe terminata la rilesse e se la mise sul petto, stringendola e fingendo che quella lettera rappresentasse il suo Liam.
Nel frattempo, nella testa prendevano i ricordi della sera prima della famosa chiamata.
La pioggia si era abbattuta su tutta Chicago, dando il via al solito acquazzone estivo che tanti amavano e trovavano pittoresco. Purtroppo, il venir giù di tutta quell’acqua, costrinse i direttori del Luna Park a lasciarlo chiuso e, quindi, dare un giorno libero a tutti i dipendenti che avrebbero recuperato in altri modi.
Zayn e Liam stavano correndo ormai da qualche minuto, verso la casa di Liam che, apparentemente, rappresentava la meta più tra le due abitazioni.
Ormai fradici e sotto le goccioline tamburellanti, si fermarono davanti al portico di quello che doveva essere, appunto, l’appartamentino di Liam.
-“Sei tutto bagnato!”-ridacchiò il proprietario della casa, allacciando le braccia dietro la schiena di Zayn.
-“Anche tu, deficiente!”-borbottò l’altro, facendo il finto offeso e tirando su un lieve broncio.
-“Prima del nostro primo bacio, mi hai fatto capire che ti piacciono le cose romantiche.”-prese a parlare Liam, sciogliendo il silenzio che si era formato tra i due.
Zayn annuì, non capendo dove il suo fidanzato volesse andare a parare, e si strinse a lui, infreddolito.
-“Cosa c’è di più romantico di un bacio sotto la pioggia?”-il castano sorrise, mettendo a tacere tutti i dubbi del moro.
-“E sai cosa ti dissi anche quel giorno? ‘Baciami e basta’.”-gli ricordò Zayn, avvicinando i loro visi e aggiungendo un altro bacio da favola nella loro raccolta.
I due, presi dal momento, si lasciarono completamente andare, dimenticando quasi subito in che tipo di contesto si trovassero. Infatti, per loro l’importante era essere lì, con le labbra appiccicate e le mani che esploravano il corpo dell’altro con desiderio e foga, la pioggia, gli imminenti tuoni e il buio della sera non potevano che fornire una visione più romanzesca all’occasione.
Quando si staccarono e ripresero fiato, entrarono nell’appartamento e ripresero a baciarsi, non dimenticando nemmeno per un secondo la lussuria che invadeva entrambi. A stenti riuscirono a raggiungere la camera da letto di Liam e ci si buttarono sopra.
Fu quella sera che tutto cambiò, che il loro rapporto aumentò di livello e di importanza. Ormai, l’amore che provavano uno per l’altro non si limitava ad una cottarella estiva, non era un amore che sarebbe terminato con la fine dell’estate, era l’amore che tutti i due cercavano da tempo e, quello, sicuramente non sarebbe finito mai.
 
 
 
L’ennesimo ricordo, una memoria dolorosa dei tempi andati, un amore perso, strappato via dalle mani di chi ne aveva davvero bisogno.
Zayn spalancò gli occhi, realizzando di che giorno si trattasse: il 28 agosto.
Tremò al pensiero che il giorno seguente sarebbe scattato l’anno da quando Liam era partito, un anno da quando Zayn non aveva fatto altro che pensare a lui, un anno che non si erano mai lasciati, un anno che continuavano a scriversi lettere ogni settimana finché, una settimana prima, non era più arrivato alcun pezzo di carta che segnava come mittente Liam.
Ancora una volta, quella consapevolezza gli raggelò il sangue, alla televisione non facevano altro che informare della morte di alcuni militi, che alcuni corpi non erano stati individuati e che, come i morti, c’erano altrettanti dispersi.
Erano giorni che non chiudeva occhio, erano giorni che balzava in piedi ad ogni chiamata perché, ormai, temeva solo di essere chiamato per riconoscere un corpo senza vita, quello di Liam.
-“Zayn, vieni al Luna Park?”-domandò petulante Louis, portando la colazione a letto al suo migliore amico e sedendosi sul bordo.
-“No.”-rispose secco, rifiutando qualsiasi tipo di cibaria. –“Non ho intenzione di tornare in quel luogo, pieno dei nostri ricordi e sapere che probabilmente è morto o disperso.”-.
-“Zayn…”- Louis cercò di dire qualcosa ma si limitò ad abbracciarlo e tenerlo stretto, sperando che il gesto parlasse per lui e gli facesse capire quanto fosse rammaricato della sua –quasi- scomparsa.
-“Ora se permetti, vorrei andare.”-si alzò, liberandosi dall’abbraccio, gettandosi nella doccia e preparandosi per dirigersi nell’unico posto che poteva rassicurarlo in quel momento.
 
 
 
La sera arrivò quasi subito, il tempo passava inesorabile, lasciando Zayn in un silenzio religioso e maledettamente malinconico.
Non era andato al Luna Park ma non era nemmeno rimasto a casa, aveva deciso di dirigersi nell’appartamento di Liam.
Sorrise, guardando fuori dalla finestra che pioveva proprio come quel giorno di un anno prima, il ticchettare delle gocce invadeva la stanza, il letto disfatto al centro della camera con le lenzuola bianche sapeva ancora di loro e di quel giorno maledetto, i comodini erano pieni di libri, film e CD che avevano letto, visto e sentito assieme. Avevano condiviso quasi tutto e avrebbero continuato a farlo se non fosse accaduta quella cosa.
Scosse la testa, doveva smetterla di rimuginare sul passato, doveva smetterla di guardare la finestra sperando di vederci dei fanali illuminare il vialetto pieno di ghiaia, doveva smetterla di sperare di vedere una macchina, la sua macchina azzurra, e doveva smetterla di immaginare che da quel mezzo ci scendesse proprio Liam.
Doveva accettare la realtà, Liam probabilmente era morto, ridotto in polvere, macerie, diviso in chissà quante parti a causa di granate o bombe, o pieno di ferite per gli spari ricevuti.
Aprì l’armadio e infilò una delle sue magliette, un capo che gli andava fin troppo grande, ma comunque girò per la casa con quello, convinto che, avendo una sua T-shirt addosso, Liam sarebbe tornato di certo per rimproverarlo.
E questo, per sommi capi successe perché due fari illuminarono la cucina in cui Zayn si era infilato per cucinare qualcosa per due anche se avrebbe finito per buttare entrambe le porzioni.
Trasalì, correndo verso la finestra e notando la macchina azzurra che tanto aveva desiderato di vedere in quell’anno e si agitò ancora di più quando un uomo in divisa scese dalla vettura.
Purtroppo, la pioggia era fin troppo fitta per poter distinguere il viso del milite e Zayn, come suo solito, non riusciva a non pensare al peggio.
Scoppiò in un pianto silenzioso, sapeva che quel momento sarebbe arrivato prima o poi, era cosciente del fatto che qualcuno sarebbe andato da lui a dirgli che il suo fidanzato era ‘venuto a mancare’ e che doveva essere solo fiero del suo compagno per quello che aveva donato alla comunità: la propria vita.
Quando, Zayn, voleva solo indietro Liam, lo voleva stringere, voleva perdersi nei suoi occhi, sorridergli, prenderlo in giro, baciarlo fino a star male e appiccicarsi il suo odore addosso per quanto sarebbero rimasti stretti.
Il campanello suonò, echeggiando per tutta la casa con un rumore sordo carico di tensione.
Si fece coraggio e, asciugandosi le lacrime, andò ad aprire.
-“Sì?”-sussurrò, non guardando in faccia l’uomo e risalendo piano la sua divisa verde fino ad arrivare alla targhetta con il nome.
Fu in quel momento che Zayn lo guardò in viso e gli sorrise con tutta la gioia che poteva provare.
-“Quante volte ti ho detto che non devi indossare le mie magliette?”-lo prese in giro la voce, accogliendolo in un abbraccio dolce.
E Zayn sorrise perché sulla targhetta laccata in argento del ragazzo il cognome che padroneggiava era niente di meno che “Payne”.





Nda: Eccomi, lo so, dovrei aggiornare la long, non avetemi a male ma ho scritto questa OS in tipo due giorni, l'ho riletta e sono abbastanza soddisfatta del risultato.
Questa storia mi frullava in testa da tantissimo tempo e volevo chiarire il perchè ho scritto tutto questo.
Per chi segue Demi Lovato o anche semplicemente ha visto il video di "Made in the USA" capirà bene che questa storia è ispirata proprio a quel video/canzone. 
Non chiedetemi perchè ma quando vedo quel video non posso fare a meno di impazzire pensando alla Ziam, anche se,ormai, qualsiasi cose nella mia vita è Ziam.
Comunque sia, ringrazio chi leggerà e recensirà perchè siete sempre dei cuori. Spero apprezziate il mio lavoro, per niente sudato, e che vi piaccia proprio come è piaciuto a me.
Per la prima volta sono soddisfatta dei miei lavori. Un applauso! *clap clap*
Anyway vi lascio il link del video di Demi Lovato per chi volesse vederlo dopo aver letto --->http://www.youtube.com/watch?v=z3zdIHDTbg0
E i link delle mie storie:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1881430&i=1(completa-flashfanfic) per tutti gli amanti di Glee è una Blainchel.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1880368&i=1(completa-long-22 capitoli) Crossover tra Glee e One Direction. 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1968261&i=1(completa-flashfanfic-whatif?) sempre su Glee.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1928599&i=1(completa-long-12 capitoli) Crossover tra Glee e One Direction.
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1998878&i=1(in corso-long) completamente Ziam con accenni Larry.
  
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