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Autore: valigie per restare    29/07/2013    4 recensioni
Ma alla fine quello che ha più paura del futuro e della loro relazione, è Ern. Perché lui è ancora piccolo, lui è uno di quelli che due giorni c'è e altri dieci non si sa, perché sa che prima o poi si stancherà ma non lo vuole ammettere, perché potrebbe non parlare per giorni ma preferisce non farlo, per questo parla sempre. 
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Paura del buio'
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Impazzire pensando che tu non eri in grado di tenerla
ogni volta che dice me ne rivado.



 

Weldon è abituato a sentire o vedere Ern piangere. All'inizio fa male, ma poi passa perché Ern si asciuga le lacrime e mentre ricomincia a sorridere “Non mi importa di quello che pensano o dicono gli altri” sta dicendo, ma alla fine non è vero perché dopo due giorni Ern è tra le braccia del suo ragazzo di nuovo a piangere mentre incomincia a dire che non è colpa sua se lo ama, o che le persone dovrebbero farsi i fatti propri e che non sono loro quelli che stanno con un ragazzo molto più grande. Che poi è sicuro che se fosse una ragazza non ci sarebbero problemi, la gente direbbe solo “L'amore non ha età”. Ma dopo un po' la smette di piangere e ritorna tutto come due giorni prima, sempre con la solita frase a chiudere tutti i suoi pianti, perché quella frase è l'unica cosa che li tiene ancora legati.
Weldon è anche abituato all'esagerazione nelle frasi “Non sapevo ti fossi sposato e avessi un figlio” o “Da quando hai un figlio?” dette dagli amici di vecchia data, quelli che non vede da quando era più piccolo di Ern. Weldon gli ignorerebbe soltanto, ma siccome è un ragazzo educato, alla fine è abituato anche alla sua solita riposta,“Non è mio figlio, è il mio ragazzo”, alle facce sbalordite dei suoi amici che se ne vanno senza salutare perché non capiscono che lui lo ama veramente e che non gli importa dell'età, ma soprattutto è abituato a vedere Ern sospirare e abbassare la testa, ma alla fine non è colpa di nessuno, tantomeno sua.
È abituato alle felpe strane di Ern, quelle che lui non indosserebbe neanche se glielo chiedessero in ginocchio, agli orecchini da ragazzino che trova sparsi per casa quando dopo giorni si decide a pulirla, alle solite frasi che gli dice sua madre al telefono, “Ancora non vi siete lasciati?” o “Dovresti trovarti un ragazzo della tua età Weldon, è troppo piccolo per te” quando la sente una volta al mese, alle battute di Aona, le stesse che capisce solo Driss perché secondo lui quei due sono fatti per stare insieme anche se non l'hanno ancora capito.
È abituato ad ascoltare Ern parlare di tutto e di niente, di loro, di quanto siano belle le scarpe che gli ha regalato Terrance per il suo ultimo compleanno o del nuovo piercing di Hale, o di quanto vorrebbe portarlo con lui agli allenamenti di football della scuola ma non lo fa perché dice di non essere bravo, ma Weldon non ci crede, e non fa niente se non gli insegnerà mai a giocare.
È abituato a sentire la consistenza dei capelli di Ern sotto i palmi delle mani, ai suoi messaggi pieni di faccine e cuori, alle sue suppliche la mattina chiedendogli di accompagnarlo a scuola prima di andare a lavoro perché è sempre in ritardo, alle foto sparse sulle pareti della loro casa, alla musica che si disperde nell'aria, all'ago nella pelle e all'odore d'inchiostro.
Ern è una catastrofe racchiusa in un piccolo corpo da sedicenne che preferisce guardare le partite di football piuttosto che uscire, è un raggio di sole durante un temporale, è un letto dopo una giornata faticosa, è tutto quello che desidera.
Weldon è perfetto per Ern, ma quest'ultimo non sopporta solo una cosa. Non sopporta quando Weldon si comporta da padre, sì forse ha ragione, ma lui un padre ce l'ha e non importa se non lo sente da mesi, ma ce l'ha, quindi non vuole che Weldon prenda il suo posto perché i sentimenti che provano l'uno verso l'altro sono ben diversi da quelli di un padre e un figlio. Per questo va su tutte le furie quando il sabato sera preferisce stare in casa e Weldon “Dovresti farti degli amici, veri intendo” dice e lui può solo rispondere “Ne ho già troppi, e poi mi basti tu”.
E anche se Russell quando li vede sorridersi a vicenda o intrecciare le proprie mani tra loro, “Secondo me voi non vi lascerete più” dice, Weldon non può che annuire perché Russell non sa cosa succede nella loro casa, diventata di entrambi da quando Ern ha deciso di lasciare la sua, non sa delle crisi di Ern, non sa dei “Ti odio”, dei “Sono un bambino, cazzo“ o dei “Non ho scelto io di innamorarmi”, semplicemente non può saperlo perché lui non ha questi problemi con Hale, ma non fa niente, è questa la vita.
Aona invidia il loro rapporto perché non hanno segreti, perché si raccontano tutto. Weldon sa che Ern non parla con sua madre per colpa sua, che a scuola non va bene perché la odia o che vorrebbe fare il tatuatore come lui, ma che non è bravo a disegnare. Ern preferisce scoprirgli poco a poco i segreti di Weldon, così è più bello.
Weldon ha trentaquattro anni, un ragazzo sedicenne, una marea di tatuaggi e una casa enorme che sarebbe troppo vuota senza le parole o la passione per gli zaini di Ern. Vorrebbe tanto sposarsi ma ha paura perché è sicuro che quello che lo affiancherà all'altare sarà un altro, vorrebbe adottare dei bambini e vivere felice, ma solo con Ern, per questo si preoccupa di dirgli sempre ti amo perché sa che un giorno Ern “Io non più” starà dicendo mentre andrà via, lasciandolo da solo in quella casa che sperava essere riempita da risate e amore. 
Ma alla fine quello che ha più paura del futuro e della loro relazione, è Ern. Perché lui è ancora piccolo, lui è uno di quelli che due giorni c'è e altri dieci non si sa, perché sa che prima o poi si stancherà ma non lo vuole ammettere, perché potrebbe non parlare per giorni ma preferisce non farlo, per questo parla sempre. 
E una volta lo ha detto a Weldon, “Ho paura perché so che tu mi amerai, ma io non lo so, non riesco a capirlo”, e lui gli ha detto semplicemente “Non importa, pensa ad ora, mi ami ora?”, Ern ha annuito e Weldon lo ha baciato.
Eppure Ern non capisce. Non capisce perché la notte sente piangere Weldon ma non fa niente per fermarlo, non capisce perché i suoi genitori non vogliano che stia con lui, non capisce perché continua a sorridere nonostante stia uno schifo. Ma poi dopo due mesi si sta ancora chiedendo perché non abbia fatto niente, e allora capisce, rimane lì e continua a sorridere perché c'è Weldon, lo deve fare almeno per lui perché nonostante tutto lo merita. E capisce anche che Weldon non è così forte come gli fa sembrare, per questo lo sente piangere la notte.
Ern però alla fine è sicuro, o almeno spera, che continuerà a stare con Weldon anche se ci saranno altri mille ragazzi, perché solo lui sa farlo calmare quando piange, solo lui gli bacia il collo come gli piace. Perché è stato lui a insegnargli a fare l'amore, perché Weldon è tutte le sue prime volte e merita ogni cosa che potrebbe dargli.
E nonostante tutti i problemi è bella la loro vita insieme. È bella perché c'è il rumore della pioggia che cade sui vetri delle finestre, perché l'inverno la notte si riscaldano sotto le coperte mentre fuori nevica, perché Ern insiste per comprare un cane o perché hanno un loro tatuaggio che li lega.
E sicuramente Ern non potrà mai tenere la mano di Weldon per strada come fa sua sorella con il suo ragazzo, ma preferisce farlo in modo diverso piuttosto che non farlo proprio.

 

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Eccomi di nuovo qui con la seconda one shot della serie "Paura del buio", qui c'è la prima, che a quanto pare sembra piaciuta, almeno spero. Se non avete letto di Driss e Aona, male, molto male. Scherzo, meglio così.
Passiama a Ern e Weldon che sono l'amore nonostante i problemi che hanno, come spero abbiate capito, legati all'età. Questa one shot è incentrata soprattutto su questo, sulla differenza di età che li separa.
Spero siate riusciti a capire quello che volevo trasmettervi, se no pazienza, alla prossima che non ho neanche incominciato a scrivere.

Grazie a tutti, Sara vivibì. 

 

  
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