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Autore: 6_9Carisma    29/07/2013    2 recensioni
Cosa succederebbe se la pagina non ti separasse più dalla storia, Lettore?
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sun è in una stanza nera. Tutto è svanito attorno a lei, la sua storia si è sgretolata.

Lei ormai lo sa.

E ti fissa Lettore, ti sta fissando. Dentro di lei ha preso corpo un muro bianco cosparso di scritte ordinate e giustificate. La pagina.

Lei lo sa.

Scandaglia quelle scritte capovolte con i suoi occhi rossi alla tua ricerca.

Lei lo sa. Ormai lo sa. Sa di essere un personaggio.

 

E non si muove, non fiata, non urla, perché ha paura che qualunque cosa faccia sia già scritta. Lei che ha combattuto, ha amato, ha sanguinato, ha pianto … Lotte, amori, sangue e lacrime d’inchiostro. Privata di sé, la sua storia non è più sua.

 

Ti cerca Lettore, con occhi che si dilatano di odio. E una marea di domande le invadono lo stomaco: ha due costole rotte, per te? Sua figlia è morta, per te? Ha sofferto e gioito, per te? Per il tuo diletto? Per la tua noia? La sua vita si riduce a due ore di svago? E lei? Ora che la dannata consapevolezza, come un’onda atomica, ha spazzato via nel nome della falsità tutte le forme e i colori, ora che non resta che una stanza buia, ora che la storia non è vita ma solo più caratteri e spazi … Ora che ne sarà di lei?

 

E ti cerca, Lettore. Sa che ci sei. Perché se non fossi lì, non ci sarebbe nemmeno lei. Se tu non fossi lì ad immaginare ogni boccolo di quei suoi capelli rossi, se non ti figurassi con esattezza ogni suo lineamento, lei non avrebbe lineamenti. Ma adesso li ha, lettore, e si contorcono nel dolore del superfluo, del fragile, del non senso. Tutto questo non ha senso.

Vorrebbe forare quella pagina interiore che vi separa con lo sguardo, prenderti per il collo, sbatterti per terra e urlarti: “Sono vera!”.


Ma non osa muoversi, perché comincia a sentirsi finta e vuota, incapace di qualunque volontà propria, come una marionetta abbandonata. L’odio diventa smarrimento e adesso che non ha più la forza di incolpare te, cerca me. Cerca lo Scrittore. Ma non mi vede, perché ogni lettera che traccio è un po’ troppo avanti per lei. Scorre le righe della sua storia senza mai giungere a leggervi le parole che compongono le ultime frasi. E quei bellissimi occhi rossi pieni di lacrime implorano un perché, che io non posso darle. Perché non c’è un perché. Lei non è nata per l’umanità, non è nata per educare o illuminare. È nata per un mio capriccio pomeridiano, che non va più in là dell’ultima pagina. E tutte le sofferenze che le ho fatto passare, la bambina che le ho tracciato nel grembo, il matrimonio che ho vergato e i sorrisi che le ho scritto in viso erano per te, Lettore. Non per lei. Avrei potuto renderla una noiosissima persona felice e non l’ho fatto, per te. E ora la nostra creatura ci guarda smarrita; sì, nostra, caro Lettore, mia e tua, perché tu le hai dato vita quanto me. Siamo i genitori disgraziati dell’innocenza disperata. Un’innocenza che non può più tornare alla finzione dei nostri labirinti narrativi, che ormai sa di essere ciò che è. E davanti agli occhi di nostra figlia, ormai sbiaditi nel buio, io ti imploro Lettore: brucia questa pagina e rendile la libertà.

  
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