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Autore: RomanticaLuna    29/07/2013    0 recensioni
Il Distretto 2 è sempre stato splendido, allegro, pieno di bimbi spensierati che correvano per le viuzze, le voci dei vecchi che ricordavano i vecchi tempi e raccontavano antiche leggende ai giovani. Lo scalpiccio dei lavoratori, alle miniere, i giochi, i divertimenti, le risate. Tutto è svanito, oggi. La guerra ha portato via ogni cosa che amavo.
La storia di una ragazzina che, attraverso i suoi grandi occhi azzurri, vede delle persone che ama morire a causa di Capitol City.
Genere: Azione, Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Cinque Tributi ancora in gioco. Tra cui Jane. “Solo uno potrà vincere. Solo uno tornerà nel suo Distretto”. Queste parole mi riecheggiano nella testa e fanno male al cuore. Solo uno. Certo, Jane è la favorita…ma non vuol dire che ha la vittoria in tasca. Ogni giorno accendiamo il televisore e teniamo compagnia agli ultimi sopravvissuti. O loro tengono compagnia a noi. Si, perché anche se siamo una famiglia numerosa, in questi giorni il silenzio regna sovrano. Fa quasi paura, tanto quanto quello strano Buio mandato da Capitol City contro i ragazzi. Ormai sono tutti stremati. Le forze li hanno abbandonati, non piove ed il sole è caldo. Nonostante le foglie si capisce che le temperature all’interno dell’arena devono essere altissime. I tecnici vorranno far finire in fretta il reality, staranno pagando troppo. Ormai farebbero prima a mandare quelle loro strane creature per finirli. Margaret e Rose entrano in sala da pranzo e contemporaneamente aprono gli sportelli delle mensole, in cerca di qualcosa da mangiare. Oggi si sono vestite uguali e non è semplice distinguerle. Ma dalla nostra parte abbiamo sempre i loro caratteri tanto diversi.
“Rose, piangono i bambini!” urla Alex dalla cucina.
“Tocca a Nicole!” ribatte lei. Mi alzo controvoglia dal divano, dirigendomi verso la stanza dei bambini. Tito saltella sul letto, lanciando indumenti contro Karina. Jason piange a squarciagola, i piedi incastrati tra il letto e il muro.
“Basta!” urlo e subito si fa silenzio nella stanza. Anche i singhiozzi di Jason si smorzano un pochino. Inizio da lui, liberandolo dalla stretta presa del letto e massaggiandogli le caviglie, rassicurandolo e assicurandomi la fine dei suoi dolori. Poi tocca a Tito, accucciato sul cuscino con un paio di calzini appallottolati tra le mani.
“Cosa stai facendo con le mie calze?” gli chiedo trattenendo una risata di fronte alla sua espressione di paura ed imbarazzo.
“Nente tata” dice “Ha iniziato lei” e punta il dito verso la bambina che gli sta di fronte. Nonostante abbia solo un anno, il carattere di Karina si è già mostrato: ribelle, selvatica, allegra e burlona. Le piacciono gli scherzi. Ma è anche in grado di dare amore, accoccolandosi tra le braccia di qualcuno di noi o prendendo le nostre dita tra le sue manine.
“Mi ha lanciato Jackson dalla finestra” continua Tito. Jackson, quel vecchio coniglio senza un orecchio, vecchio, logoro e sporco. Era da tempo che Alex voleva buttarlo via, Karina deve averlo presa in parola.
“No apposta” si difende lei. Negli ultimi giorni la sua capacità di parlare è aumentata considerevolmente, al contrario del gemello, che non ha ancora pronunciato nemmeno una sillaba.
“Si che l’hai fatto apposta!” urla Tito. Lancio uno sguardo in strada. Del vecchio e puzzolente coniglio di pezza ormai è rimasto solamente un orecchio.
“Dai, non è grave! Ne prenderemo un altro più carino!” cerco di calmarlo.
“No! Io voglio quello!”
“No più! son molto!” grida Karina. I suoi occhi si riempiono di lacrime prima che riesca ad aggiungere la parola “Scua ito”. Poi corre via, seguita da Jason. Io rimango sola con Tito, con le sue lacrime e le sue urla di disperazione per aver perso il suo migliore amico.
“Quel vecchio coniglio ha vissuto una vita splendida e gioiosa. È passato tra le mani e le braccia di tutti, è stato coccolato e strapazzato. Aveva più 19 anni, nessun coniglio vive così tanto! Voleva andare anche lui da mamma e papà!”bisbiglio piano.
“Ma Jackson era del papà! Per ricordarmi di lui!” piange ancora.
Giusto, era uno dei vecchi pupazzetti di papà prima ancora di passare ad Alex.
“Ora è tornato a lui! Non ti serve un coniglio di peluche per ricordarti del papà, lo avrai sempre qui” dico puntando un dito contro il cuore “lui ci protegge da lassù, è comodo su una stella e ci guarda!”
“E se cade?”
“E se cade arriva un angelo che lo prende e lo porta su una stella più bella!”
“E anche Jane andrà su una stella?”
“No, Jane tornerà da noi!”
“E se non vuole tornare? Se uno dei ragazzi cattivi della tv non la lascia più tornare?”
“Lei riuscirebbe a liberarsi dai suoi aguzzini e correrebbe fino a noi!”
“E se…”
“Ora basta Tito, dormi un po’ e calmati, vedrai che tra qualche giorno Jane sarà qui con noi!” gli dico baciandogli la fronte. Lui si stende e chiude gli occhi.
Appena esco in corridoio trovo i gemelli stretti l’una nelle braccia dell’altro. Karina piange e dice continuamente “No volevo” mentre Jason annuisce e le stringe la mano. “Amicizia” è un significato della sua gemma, lo zaffiro, e sono sicura che quando crescerà sarà un ottimo amico per chiunque. Per Karina in primo piano, ma anche per il resto del Distretto.
“Kari” la pizzico un po’ sulle spalle fino a che lei si gira.
“No volevo” dice ancora una volta.
“Lo so piccola, lo so! Ma adesso smettila di piangere!”
“Ma ito abbiato co me”
“No, Tito non potrà mai essere arrabbiato con te, sei la sua sorellina!” la rassicuro.
Lei si stacca dall’abbraccio e corre per il corridoio, verso a quella che fino a qualche giorno fa era la stanza dei signori Prince. La apre con fatica e si catapulta sul lettone. Afferra un orsetto scuro, lo stringe al petto e torna da me. No, si ferma davanti alla stanza in cui dormiamo tutti insieme.
“Ito” bisbiglia e, non ricevendo risposta in cambio urla più forte “Ito! Ito! Ito! Ito!” finché la faccia di Tito si volta a guardarla.
“Pe te” dice Karina allungando l’orsetto “Son due”
Lui lo guarda un attimo, so che vorrebbe lanciarglielo in faccia e rimanere da solo ma mi stupisce accettandolo. Abbraccia Karina e le da un bacio sulla guancia prima di bisbigliarle qualcosa all’orecchio. Poi si rimettono entrambi a ridere ed escono dalla stanza. “Amore” il significato dello zaffiro rosa che sbatte sulla caviglia di Karina.
“Nicole scendi!” urla Alex dal piano di sotto. Prendo i bambini e mi catapulto in salotto, dove il resto della famiglia è ammucchiato sul divano.
“Cosa succede?” chiedo.
Porge una lettera. “E’ da parte di Jane” dice, piano. Come può Jane scrivere una lettera rinchiusa in un’arena senza penna, inchiostro o possibilità di mandare un messaggio?
La leggo in fretta e rimango sbalordita dalle frasi che si susseguono davanti ai miei occhi.
Cara Alex, ce l’ho fatta! Come promesso sono ancora viva! Nemmeno Capitol City è riuscita a farmi fuori! Credo che domani ci permettano di tornare a casa, di vedervi! Hanno interrotto i giochi, siamo rimasti in cinque! Cinque vincitori…un po’ mi dispiace, perché non potrò dire di essere la prima e sola vincitrice degli Hunger Games, ma sono felice che sia tutto finito. Queste notti le ho passate a piangere sul cuscino. Stavo perdendo la voglia di vivere, sai? Quando hanno ucciso Kevin. Io il segno di una lacrima io….beh, lo sai! Salutami tutta la ciurma, non vedo l’ora di tornare a casa e rivedervi! Forza e coraggio fratelli, vi voglio bene. Jane.
“Hanno fermato i giochi? Perché?” chiedo spaesata.
“Avranno avuto problemi, cosa ci interessa? Jane è viva e torna da noi!” urla Margaret.
Giusto, cosa può fregarmene del perché la capitale abbia deciso di farla finita, è finita! Avremo di nuovo Jane in casa, rivedremo i suoi capelli rossi e ribelli, sentiremo di nuovo la sua voce e potremo abbracciarla dopo tanto tempo! Sembra…un sogno! Un sogno che si avvera! Una storia a lieto fine!
 
 
Theodor passa a prenderci alle 15:50, le valige vengono caricate nel bagagliaio, noi veniamo fatti accomodare. Tutto è pronto per tornare a casa, per abbandonare quella strana città di dolore, disgrazie e paure. Torniamo alla felicità o, almeno, ci proviamo! Abbandono la capitale con gioia, pensando a due settimane fa, quando sono arrivata. Ero incosciente della vita, una bambina che avrebbe potuto perdere sua sorella. Ma ora mi sento cambiata. Sono cambiati i miei orizzonti, i miei ideali, si sono…aperti, amplificati. Dopo la carneficina che ho visto ho capito il male che distrugge il mondo, ho toccato con mano la paura e abbracciato a lungo l’odio verso Capitol City. Ma solo ora che la lascio capisco quanto questi giochi siano importanti per lei. Non sono un divertimento, non solo per lo meno. Alla capitale gli Hunger Games servono, altrimenti lei non sarebbe più importante, non avrebbe la supremazia, non sarebbe più la terra di mezzo, la meta principale, la più ambita! Non sarebbe più niente, solo un altro Distretto, diviso dal resto del mondo, chiuso e senza uno scopo preciso. Se il primo presidente non avesse deciso che il Distretto più piccolo fosse la capitale di Panem beh, adesso sarebbe solo un inutile appezzamento di terra ed alberi. Una decisione l’ha forgiata ed una decisione la può distruggere…la nostra! Se il Presidente Snow non riuscisse a tenerci sotto controllo, la sua adorata Capitol City perderebbe di importanza…lui perderebbe di importanza! Diventerebbe un qualsiasi cittadino!
 
 
Finalmente rivediamo i nostri campi amici, gli alberi, le case piccole ed alte, i giardini ed i bambini che corrono per le vie asfaltate. Distretto 2, finalmente a casa!
Theodor ci accompagna fino al muretto di casa nostra. Sembra strana senza tutti i giocattoli sparsi per il giardino, senza Luke che corre contro i bambini ed i vecchietti che si avvicinano. A proposito, chi sa come sta Luke, non lo vedo da due intere settimane! L’ho affidato alle cure della signora Meddison e non le ho più nemmeno scritto per avere notizie! Il mio povero cagnolino! Non ho nemmeno il tempo di scendere dalla macchina che le mie domande ricevono una risposta. Luke saltella scodinzolante per tutto il giardino, saettando vicino alle ruote della macchina che si sta fermando. Salta sulle gambe di tutti, ci lecca felice ed abbaia. Appena scendiamo tutto il Distretto ci viene incontro. I vicini ci salutano, gli amici ci abbracciano. Sembra una grande festa di matrimonio in cui partecipa tutta la comunità. Appena entro in casa con la valigia sento, finalmente dopo tanto tempo, odore di casa. Quell’aria fresca, di erba e di fiori che aleggia nel Distretto. Rivedo i quadri, le fotografie, l’arredamento tipico del 2, il panorama semplice del paesaggio, la povertà delle case. Entro in camera di getto, capendo subito di non essere da sola. Una figura esile coperta da una coperta lilla è stesa sul letto di Jane. Mi avvicino piano, seguita da Karina ed Elinor. Tolgo piano la coperta che lascia intravvedere qualche ciuffo rosso.
“Jane” urliamo tutte e tre in coro. La testa rossa si muove leggermente, apre gli occhi, ci studia e…sorride! Jane sorride!
Abbraccia le bambine mentre mi dice “Ciao pulce, mi vai a prendere dell’acqua?”. La solita Jane. Appena tornata e già intenta a dare ordini! Non cambierà mai! Però, sono contenta che sia tornata, ora siamo di nuovo la famiglia unita che eravamo prima dell’inizio della Rivolta. Prima dei Giorni Bui. Prima di tutto questo. Ora siamo di nuovo gli Evervood!

 
 
  
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