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Autore: xujunqing    29/07/2013    12 recensioni
Due vite completamente diverse si incontrano in uno stressante Lunedì in una metro di Tokyo.
Due uomini non più giovani.
Uno è il tipico giapponese, l'altro è l'anti-giapponese.
Eppure si vogliono bene, si piacciono, ma Ando opporrà resistenza fino alla fine, così come lo strampalato Eiji insisterà fino alla morte.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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                                                   Capitolo primo.

- Metro.


Le mie giornate erano sempre le stesse: mi svegliavo, andavo a correre, tornavo a casa, indossavo il classico completo giacca e cravatta e salivo sulla metro. Per educazione e costume, nella nostra società, la gente in metro è molto silenziosa, tranquilla, quasi non si sente il suono del respiro dei passeggieri. L'unico rumore che avrete possibilità di udire su una metro di Tokyo saranno quelli dei tasti del notebook e quelli del cellulare.
Ma quel Lunedì, -dannato Lunedì-, purtroppo, un signore infantile entrò di fretta dentro il vagone,  che conversava al cellulare. No, non conversava, urlava, ripetendo monotonamente -pare al suo capo- di essere quasi arrivato in ufficio, che non avrebbe più ritardato, che quella sarebbe stata l'ultima volta. Quel chiasso da lui provocato mi svegliò e come prima cosa vidi molta gente girarsi a guardarlo; era colpevole di un fatto maleducato e deplorevole e in quel momento era al centro dell'attenzione. Quasi incuriosito, diedi uno sguardo anch'io -nonostante avessi gli occhi ancora assonati- per osservare quella persona che era oramai diventata la rogna di tutti noi passeggeri.
Inizialmente mi sembrò di vedere una figura piacevole, ma man mano che gli occhi iniziarono a fare il loro lavoro, mi venne quasi un colpo: occhiali dai vetri rotondi, taglio di capelli a scodella, orrenda camicia gialla con fantasie violette. Mi parve quasi di vedere l'opposto di m
e, perché, io personalmente, utilizzavo lenti a contatto, avevo i capelli molto corti e indossavo camicia di colori neutri e delicati, così come ogni salaryman dovrebbe vestirsi. Eppure, quel bambinone di almeno quarantanni con la valigetta sembrava un povero pazzo mai cresciuto.

Ritornando al dunque, quello squilibrato, sfortunatamente, mi coinvolse in un gioco di sguardi; appena notò infatti che stavo osservandolo in maniera a dir poco sconvolta, cominciò a sorridermi in un modo così spaventoso che non riuscii a resistere a quella visione. I suoi occhi, seppur belli, espressivi e di una forma speciale, mi terrorizzarono, il suo sguardo sembrò quello di qualche personaggio di film dell'orrore, per non dire altro, seppur bellissimo.

« Salve. » Mi sussurrò, nonostante mi parve quasi forzato, cercando di non attirare l'attenzione per la seconda volta. « Posso sedermi? » Mi chiese sorridendo e sfoggiando la sua espressione tenebrosa ma interessante per l'ennesima volta.
« Sì, si sieda. » Gli risposi per educazione, girando la testa da un'altra parte e tirando verso di me la mia valigetta con i documenti e il lavoro completato il giorno prima, che avrei dovuto consegnare al capo il più presto possibile. Quella sera stessa, povero me, non riuscii a riposare bene perchè, i giorni precedenti, non feci che dormire in ufficio, a causa del troppo stress.
Fui costretto a stare sveglio per completare di fretta il lavoro assegnato.
« Posso vedere cosa c'è dentro? La prego! » Ed indicò la mia ventiquattr'ore. 
« Scusi, ma non posso e sono di fretta. » Questa era la scusa più plausibile e quella di cui non avrebbe potuto contestare, alla fine mi sbaglio, o siamo sconosciuti?
Rimasi di stucco; come poteva un uomo essere così sfacciato e maleducato, e soprattutto, come poteva chiedere ad uno sconosciuto di mostrargli cosa ci fosse dentro la borsa?
« Dai, sono curioso! » Le sue sottili e femminili dita andarono sulla mia valigetta e iniziarono a tirarla verso di sé; inutile dire che fu l'inizio di un tira e molla ridicolo ed infantile. Il risultato? La valigetta cadde a terra così come tutto il mio lavoro, la mia voglia di vivere e di andare a lavoro. Gli sguardi della gente inevitabilmente si focalizzarono verso di noi, che, in fretta e furia raccattavamo le carte e cercavamo di sistemarle il meglio possibile.
« M-mi dispiace tanto... » Pronunziò flebile quell'idiota cercando di sdrammatizzare il tutto, cominciò a sorridere e mi tese la mano nonostante ci trovassimo ancora per terra. « Mi chiamo Mihara Eiji, e Lei?»
« Lasci stare, mi chiami Ando. » Gli dissi, uscendo dal vagone della metro ed invitando pure lui ad avanzare, visto che era così sbadato che non si era accorto ch'eravamo già arrivati alla stazione di Bakuro. Così occupato ad osservar
mi ed infastidirmi, dal vago uscì per ultimo con la testa fra le nuvole e strafottente del fatto che il suo capo lo sgridasse continuamente per i suoi ritardi.
 

Insieme alla folla uscii dalla stazione sulle scale mobili, ripensai un attimo alle mie idee sulla vita: poco prima d'incontrare Eiji credevo che la vita fosse solo una tortura monotona a cui nessuno poteva scampare. Ma volte l'esistenza viene condita da degli incontri particolari che ti fanno cambiare idea in maniera radicale. Guardate Eiji, cari lettori, che con semplicità e armonia si gode la propria vita, per darsi il tempo di dormire quanto necessita, per lavarsi come dice lui e senza fretta, decidendo da solo quello che vuole.
E' quello che dovremmo fare tutti noi, vittime di una società alienante e stressante, che non ci permette di dedicarci a ciò che siamo veramente, che non permette di ricordarci che siamo essere umani e non macchine, che non viviamo di mansioni ma di aria, che non ci nutriamo di carte ma di alimenti, che la nostra vita sociale non si basa nel vivere davanti ad un computer per lavorare.


« Mi scusi per l'accaduto di oggi, mi dispiace tantissimo! A domani, binario 4, stessa ora! Chu~ » Una voce divertente proferì queste parole affannose. Mi girai, sentii lo schioccare di un bacio confuso di Eiji su una parte a caso del mio viso.
Velocemente, di corsa, il mio conoscente si dissolvé tra la folla.


[Angolo autrice: Questa... cosa è nata in un momento di strana e pazzesca ispirazione dopo aver visto Naked Blood (il film horror) che non c'entra niente con la storia... ma mi ha ispirata moltissimo. Boh. A parte questo, recensite pure, non importa se negativamente o positivamente, un abbraccio. xjq.]
  
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